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Autore: Emmastory    20/07/2017    3 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VII-mod


Capitolo XXI

Bene e male

“Sono una di Loro.” Quattro parole che la mia mente continuava a replicare, e che per questo motivo producevano un’eco infinita nelle mie membra. Una notizia che aveva dell’incredibile, ma che nonostante la mia reazione, si rivelava essere vera. “Cosa?” azzardai a quella rivelazione, sentendola colpirmi e stordirmi come un dardo soporifero. “Hai sentito bene, lei è una di Loro adesso.” Rispose Aaron, quasi volendo proteggerla e facendo le sue veci. In completo e perfetto silenzio, non dissi nulla, ma indietreggiando, mi lasciai cadere sul divano. Preoccupato e sorpreso almeno tanto quanto me, Stefan si sedette al mio fianco, cingendomi un braccio attorno alle spalle. “È incredibile.” Mi ripetevo, parlando con me stesa e non riuscendo a ragionare su nient’altro. Finalmente, dopo un’attesa che mi era parsa interminabile, Ava aveva deciso di confessarsi a me e rivelare il suo tanto oscuro segreto, e come forse lei non si aspettava, reagivo nell’unico modo che mi fosse possibile. Ancora in stato di shock, la guardai negli occhi, scoprendo al loro interno una scintilla. “Allora?” mi incalzò lei, curiosa di conoscere i miei pensieri a riguardo. “No, io non… non posso farlo, non ora.” Dissi soltanto, alzandomi un dolore nel petto, una fitta nebbia in mente e una stranissima debolezza nelle gambe. Raggiungendo a fatica la mia stanza, vi entrai e mi richiusi la porta alle spalle, assicurandomi anche di usare la chiave. Ero attonita. Dati i miei trascorsi, ero certa di averle sentite davvero tutte, e ora che scoprivo di sbagliarmi, non avevo davvero parole.  Sdraiandomi sul letto, affondai il viso nel cuscino, per poi rialzare lo sguardo e prenderlo letteralmente a pugni. Stavamo dando asilo a una Ladra, ed io non riuscivo a credere che lei lo fosse davvero. In quel momento, il mio cuore appariva diviso in due metà uguali. Una convinta della realtà appena appresa, l’altra pronta a smentire tutto con il buon senso. Conoscevo Ava, e sapevo che non potevo far parte del gruppo di quei manigoldi. Nella moltitudine dei miei pensieri, questo era l’unico a consolarmi, sconvolta, iniziai senza volerlo a piangere in silenzio, e poco dopo, sentii una voce. “Vado a parlarle io.” Diceva, giungendo alle mie orecchie come flebile e quasi inudibile data la distanza fra il salotto e la mia camera. Di lì a poco, sentii qualcuno bussare alla mia porta. Con gli occhi ancora velati dalle lacrime, mi rifiutai di aprire, per poi cedere e scegliere di farlo. “Che ci fai qui, Aaron?” chiesi non appena lo vidi, con la voce rovinata e spezzata dal pianto. “Sono qui per parlarti.” Rispose, muovendo qualche passo in avanti ed entrando nella mia stanza. “Non c’è nulla che tu debba dirmi, Ava è una Ladra, e tu sai cosa significa.” Replicai, con il dolore dentro e il veleno in bocca. Alle mie parole, mio figlio non rispose, ma guardandolo, vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime, proprio come i miei. rimanendo in silenzio, si limitò a guardarmi, e solo poco dopo, scelse di esprimersi. “ Non lo capisci? Come fai a non capirlo? Io la amo!” disse, piangendo e sfogandosi fra le mie braccia. “Mi dispiace, avrei dovuto saperlo. Ora torna da lei, avanti.” Risposi, lasciandolo fare e schiudendo le labbra in un sorriso. “Significa che ti va bene?” continuò, sperando in una mia risposta positiva. Non proferendo parola, gli mostrai un secondo sorriso, e un abbraccio ci avvicinò, unendoci saldamente. Rinfrancato dalla mia reazione, Aaron lasciò la stanza, e smettendo finalmente di piangere, scelsi di dargli ragione. Per la seconda volta, mia aveva dato prova dei suoi sentimenti per lei. L’amava davvero, e da quel che avevo avuto modo di capire, la desiderava al suo fianco fino alla fine dei tempi. Guardando la mia immagine riflessa nello specchio, sorrisi, e inserendo gli eventi di questa giornata nel mio diario, decisi di dare ad Ava la possibilità di redimersi e scegliere fra bene e male.
 
   
 
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