Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: JustAMermaid    20/07/2017    1 recensioni
{ JJBA RAREPAIRS WEEK 2017 }
Due creature della notte si incontrano.
{ Dio Brando/Kars | per il giorno quattro della #jjbararepairsweek, con il prompt "Primo bacio" | Modern AU, No Powers AU | don't like, don't read | La cosa migliore che puoi fare con due personaggi assholes è metterli insieme. Ma forse anche no. }
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Dio Brando
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'JJBA RarePair Week'
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Era riuscito a scappare di pura fortuna.

Dio aveva chiuso la porta di casa sua appena aveva sentito l’ennesimo piatto rompersi per terra, il mazzo delle chiavi della macchina in mano. Non gli importava dove andasse, tutto per stare lontano dalla persona che avrebbe dovuto chiamare padre.

Fortunatamente era riuscito anche a capire che anche Diego se ne era andato via quella sera – aveva aperto la porta di camera sua a calci dopo non averlo sentito rispondere più e aveva visto la finestra aperta, sentendosi stranamente calmo – e sapeva bene che suo fratello se la sapeva cavare. Erano molto simili, dopotutto. Sicuramente era scappato da quei suoi due amici del maneggio.

Entrato nella macchina e acceso il motore, Dio non ci pensò due volte a mettere la marcia e premere sull’acceleratore. Riuscì appena a spostarsi davanti a casa prima di vedere Dario uscire e urlargli dietro cose che Dio avrebbe voluto fossero coperte dal rumore del motore. Resistette all’impulso di fare marcia indietro ed investirlo, giusto per farlo stare zitto.

Aveva vent’anni. Poteva benissimo già andarsene da casa e portare Diego via con sé, oppure fare un salto a casa di loro madre, sperando che li avrebbe ospitati seppure la donna fosse in povertà ormai, ma i soldi mancavano anche a loro. A Dio rimanevano solo quelle serate spese in club con i suoi conoscenti – non si riferiva mai a nessuno come amico, poiché credeva che nessuno si meritasse la sua amicizia – a bere e cercare di dimenticare il problema. Quasi nessuno sapeva quanta fama avesse tra i locali notturni e la gente che li abitava. Era rispettato, e anche temuto. Non c’era niente di meglio di quello.

Questa volta decise di optare per un bar ai confini dell’altro vicinato. Chissà, magari avrebbe potuto estendere la sua portata anche lì. Sarebbe stato interessante, anche se era da solo.

Tenne gli occhi fermi sulla strada. Non lo era sempre stato, alla fine?

Raggiunto il posto, parcheggiò in un vicolo e si ritrovò subito dentro il locale, dove, sopra la porta, luccicava un’insegna al neon, che andava a intermittenza. La musica non era sparata a tutto volume, e Dio fu grato di questo. Si sistemò su una delle sedie del bar, di fianco alla pista occupata solamente da una ventina di persone che ballavano e si divertivano, e ordinò un normalissimo drink.

Dio non straniva più quanto considerasse quella la sua casa.

Era sul punto di bere finalmente un sorso dal bicchiere quando dovette fermarsi.
- Quello dovrebbe essere il mio posto, grazie tante.

Dio poggiò di nuovo il proprio cocktail sul tavolo, girandosi di scatto, già pronto ad aggredire chiunque avesse avuto il coraggio di parlargli.

Davanti a lui, con una mano appoggiata al bancone e l’altra sul fianco, c’era un uomo che avrebbe potuto avere al massimo due o tre anni in più di lui. I lunghi capelli dal colore violetto erano legati appena sotto il collo, il minimo per tenerli a posto, e appoggiati sulla spalla destra. Vestiva con un semplice pantalone nero e camicia bianca abbottonata a stento sopra il petto. Era muscoloso, e dai suoi lineamenti si poteva capire avesse provenienza mesoamericana, probabilmente era messicano.

Dio si fermò a guardare i suoi occhi, dopo averlo osservato bene. Molte persone avevano detto a Dio come i suoi occhi sembrassero fatti d’oro, visto il colore ambrato, soprattutto le persone con le quali era andato a letto solo per una notte. Gli rimase impressa una cosa, il fatto che molti ammettessero che dessero persino una strana aurea di pericolo e sottomissione, come se fossero gli occhi di un predatore.

Gli occhi di quell’uomo avevano la stessa aurea, e Dio capì cosa intendessero le persone che gli avevano detto quelle cose. Erano di un violetto intenso, e sembravano scrutare Dio come a trovare ogni suo possibile punto debole per affrontarlo. Era lo stesso sguardo che Dio riservava agli sconosciuti.

Era come guardare nello specchio, ma Dio non si sarebbe mai fatto sottomettere da se stesso.

Lo squadrò dall’alto al basso, scrollando le spalle. – Non credo ci sia il tuo nome scritto qui sopra.

Lo sconosciuto alzò un sopracciglio, pronto a ribattere, ma poi i suoi occhi sembrarono sgranarsi, come se una realizzazione lo avesse colpito. Non fece altro che ghignare nella sua direzione, le braccia incrociate.

- Oh, devi essere nuovo qui. Scommetto che non sei mai venuto in questa zona, vero? – Si fece più vicino, quasi a un palmo dal viso dell’altro. – Vedi, io e miei amici facciamo le regole da queste parti, anche se purtroppo non sono presenti questa sera. Il mio nome è Kars, e tu sei…?

Ora, chi si credeva di essere? Probabilmente questo Kars non sapeva nemmeno che Dio avesse un’importanza pari – anzi, superiore – alla sua nel resto della città. Povero illuso.

- Sono di sicuro meglio di te – rispose Dio, ritornando al suo drink. – E non ho bisogno di “amici” per guadagnarmi ciò che è mio di diritto, a differenza tua.

Kars assottigliò lo sguardo, e Dio vide la luce pericolosa nei suoi occhi farsi ancora più forte. Ma non temette il peggio.

- Sei una persona… peculiare. Sei fortunato che ci sia solo io qui, per ora.

Dio ghignò. – Peculiare, eh? Mi danno del bastardo, stronzo… Ma mai peculiare.

- Scommetto che ti danno anche del testardo.

- Pure.

Era uno strano incontro, quello, e Dio si rilassò quando vedette che ora Kars lo guardava più con curiosità che con odio. Non voleva ancora abbassare la guardia, ma ormai anche lui più intrigato che altro.

- Dio Brando – disse. – Mi chiamo Dio Brando.

- Brando, uh? – Kars sembrò pensarci su un attimo. – Non è quella famiglia che fino a dieci anni fa era schifosamente ricca? Vieni dall’altra parte della città?

Dio cercò di ignorare il fatto che Kars avesse detto la seconda frase come un insulto. Non che l’avesse presa male, aveva ragione su una cosa, in fondo.

- Purtroppo sì, ma non sono come… - “Mio padre” - … Come loro.

- Ah. Capisco. – Kars decise infine di sedersi vicino a lui, come se la discussione di prima non fosse mai avvenuta per via del posto. Invece, chiamò il barista, facendosi portare un bicchierino di vodka. Dio poteva davvero dirsi impresso del fatto che il barista sembrò sussultare appena Kars lo chiamò, e di come si mosse subito per portargli ciò che gli aveva chiesto.

- Visto come si è agitato? – disse poi Kars, il bicchierino alzato contro le luci del bar, colorando il contenuto di verde e blu – Questo è potere. La gente mi teme. Ho deciso di condividerlo con pochi.

- I tuoi amici?

- Sì. Purtroppo non sono qui questa sera, problemi personali, ma mi fido di loro. Sono una persona altamente selettiva. Dovresti sentirti fortunato del fatto che non ti abbia ancora riempito di botte, o che io ti stia parlando.

Dio continuò a guardarlo, improvvisamente serio. Non sapeva per niente con chi aveva a che fare.

Lo osservò meglio, soffermandosi sulle larghe spalle fino alle sue labbra piene. Aveva un bel taglio del viso. Dio dovette cacciare dalla mente i possibili modi con i quali avrebbe potuto farlo stare zitto. Ma come si permetteva?

- Oh, sono meno importante di te allora?

- Direi.

- Ti conosco da cinque minuti e già ti considero uno stronzo.

- Ma che coincidenza, è la stessa cosa anche per me.

Dio non sapeva bene come fosse finito a bere un secondo bicchiere, e nemmeno del perché lui e Kars stessero continuando a parlare a vanvera delle cose che passavano nella loro testa – ed insultarsi anche –, tanto che Dio dovette essere cauto a parlare della sua famiglia. L’ultima cosa che voleva era la compassione di qualcuno che aveva appena conosciuto. Per carità, Kars non sembrava nemmeno il tipo, era molto schietto con lui, cosa che apprezzò.

Stette sul punto di ordinare il terzo – ormai aveva imparato a reggere bene gli alcolici – quando sentì il rumore di una bottiglia che si spaccava sulla testa di qualcuno.

Si girarono entrambi. C’erano schegge di vetro per terra, e un uomo stava tenendo la testa insanguinata tra le mani, mentre un secondo con il resto della bottiglia in mano veniva tenuto da due altri per farlo smettere, ma non sembrava funzionare tanto. La musica si era fermata, e una quinta persona spiccò tra la folla per la grande idea di caricare un pugno contro la pancia di quello che era tenuto dagli altri.

Fu come le onde di un sassolino gettato in acqua. Poco a poco, una rissa iniziò nel locale, e ciò non fece altro che far sospirare Kars.

- Ma li hai visti? Un branco di animali.

Qualcuno decise di correre contro Dio e dargli un pugno in faccia, ma lui se ne accorse prima. Si alzò, e fu il suo pugno a colpire la guancia del tizio che aveva fatto quella sfortunata decisione, che si accasciò a terra sputando un dente.

- Niente male – disse Kars.

Dio incrociò il suo sguardo, un sorriso beffardo che si faceva largo sulle sue labbra.

- Mi sottovaluti. Ma ora mi sto stancando, che ne dici di andare?

Kars picchiò il bicchiere sul banco, alzandosi con calma.

- Perché no? Vogliamo cavarci la nostra via per la salvezza insieme, Brando?

Dio annuì, convinto. Era il momento di andarsene.

 
***
 

Quando riuscirono ad andarsene, era quasi mezzanotte.

La luna non si riusciva ad intravedere tra le nuvole e lo smog della città, che colorava il cielo di viola più che blu, e i rumori della lotta dal locale si erano appiattiti.

Dio sputò per terra, sul marciapiede illuminato dai lampioni. Una macchia di sangue uscì dalla sua bocca per cadere sull’asfalto. Non sentiva niente di rotto, ma era anche abituato a ricevere calci e pugni. Si girò verso Kars.

- Ehi, - disse, – hai del sangue sulla fronte.

Kars si passò una mano sulla fronte, asciugando via il rosso. I suoi occhi caddero sul suo palmo insanguinato, poi ricambiò lo sguardo di Dio, impassibile.

Erano un passo l’uno dall’altro.

Si mossero nello stesso momento. Dio prese il viso di Kars tra le sue mani, avvicinandolo, mentre l’altro gli strinse le spalle.

Le loro labbra si incontrarono. Non fu niente di gentile o delicato, e Dio ne fu felice. Le loro labbra si muovevano insieme ma non seguendo l’altro, solo il proprio ritmo personale. Erano baci affamati, ma non disperati. Erano baci nati per soddisfare loro in primis.

Dio confermò i suoi pensieri, le labbra di Kars erano morbide come aveva intuito e quel momento lo stava intrattenendo più di quanto avrebbe dovuto. Strinse i suoi capelli quando sentì le mani di Kars scendere giù fino ai suoi fianchi.

Quando Dio strinse di più, si staccarono finalmente, cercando di riprendere fiato. Erano ancora vicini.

- Beh, non guardarmi così – disse Kars, interrompendo il silenzio. – Ho visto come mi guardavi.

- Fammi il piacere, come se non lo avessi notato anche io. Ti credi di più di ciò che sei.

Kars inclinò leggermente la testa. Dio notò benissimo il tono di sfida in ciò che disse pochi secondi dopo.

- Allora potremmo pareggiare i conti. Vedere chi è il migliore qui, e farla finita.

Dio guardò la sua macchina dov’era parcheggiata, come se niente l’avesse toccata.

Pensò al fatto che suo padre gli avrebbe urlato a non finire il giorno dopo, come tutte le volte. Pensò al fatto che Diego sarebbe tornato a casa la mattina di domani, senza avvisare nessuno. Penso anche al fatto che quella non era stata definitivamente la prima volta, e che ormai ci era abituato.
Iniziò ad incamminarsi verso la macchina.

- Dov’è che abiti?







 
N.A { GAIA SPEAKS


Non potete credere che casino è stato organizzare questa storia. Ad esseri onesti non ne sono neanche tanto contenta, ma è ok. Credevo mi uscisse fuori di peggio lmao.
Comunque, non preoccupatevi, sarete liberi dal mio inferno di crackships dopo questa settimana forse.
Passiamo subito alle cose importanti!

Perché la Dio/Kars? OOOOOH da dove inizio. In realtà devo dare la colpa parzialmente alla mia BFF qui conosciuta come Feeldespair perché stavamo discutendo un mio AU Modern dove tutti cattivi principali di JoJo vivono insieme e non ricordo a chi era uscita l'idea di rendere Dio e Kars ex (perché ovviamente l'endgame di Dio è con Pucci, per chi mi avete preso) ma Oh Boy se non mi sono dedicata a questa ship con tutta la mia anima.
Fun fact: questa fanfiction è proprio su come i due si sono incontrati in questo AU prima che l'intera Fuckhouse - mi piace chiamarla così - si fosse formata! Aggiungete questo AU alla pila di quelli che sto scrivendo - solo che questa volta state certi che arriverà. E' il mio AU preferito che ho fatto fin'ora e ci sono tanto, tanto attaccata. E sì, Dio e Diego qui sono fratelli!
Devo dire che la maggiorparte del mio amore per loro come ship viene dal Fuckhhouse AU perché ci sono molte dinamiche in mezzo e non vorrei fare spoiler, ma anche fuori da questo contesto devo dire che è una ship che mi intriga molto. Sia Dio che Kars vogliono raggiungere l'apice della loro specie e diventare, semplicemente, superiori al resto. Inoltre, senza Kars Dio non sarebbe neanche potuto diventare il vampiro che tutti odiamo con tanto amore, visto il fatto che è stato Kars a costruire la maschera.
Devo dire che a differenza del resto delle ship che ho scritto per la rarepair week, loro sono l'unica che non vedo in un contesto romantico. Li vedo solamente ad andare a letto qualche volta ed insultarsi mentre hanno la loro fight for dominance. Nemici con benefici, potremmo dire.

Ci vediamo domenica con l'ultima fic: Kakyoin/Rohan!
Le recensioni aiutano sempre!

Alla prossima!
  
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