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Autore: Le_sorelle_Laclos    21/07/2017    3 recensioni
Forse, se Josephine non avesse sostenuto sua sorella Oscar, insegnandole ad ascoltare il proprio cuore e spingendola di fatto ad accettare l'amore di André, non sarebbe successo nulla di irreparabile alla famiglia Jarjayes. Ma Josephine non è pentita di ciò che ha fatto, tutt'altro: il destino della sorella minore non poteva che essere fuori da ogni schema, come sempre da quando è nata. Ma per quanto riguarda il destino della stessa Josephine? Esiste davvero anche per lei quella felicità completa che Oscar le scrive di aver trovato? E come si può sperare in un futuro felice, quando, già all'inizio del 1787, la Francia sembra destinata a scivolare inesorabilmente verso il baratro?
Dopo le Le amicizie pericolose, continua lo scambio epistolare tra Oscar "Françoise" Grandier e Josephine de Jarjayes de Liancourt.
Genere: Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oscar François de Jarjayes, Sorelle Jarjeyes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cara Sorella...'
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25. Alain (e non solo)

 

Parigi, 20 maggio 1787

 

Madame,

 

Non ho parole per esprimere il mio dispiacere per il fatto che io non fossi ad accogliere il Vostro servitore quando questi è giunto presso la nostra umile dimora. Tuttavia, auspico che la nostra vicina, che l’ha udito bussare al nostro uscio, e lo ha accolto al posto mio, abbia usato nei suoi confronti tutta la cordialità che si deve al più gradito dei visitatori; perciò confido nel fatto che il Vostro emissario abbia trovato ristoro e dignitosa accoglienza.

Madame Louise, donna di gran cuore, quasi una seconda Madre per me e mio fratello, al mio rientro a casa mi ha riferito le parole del messaggero e io posso solo sperare nella Vostra infinita gentilezza e bontà di cuore, perché la Vostra intenzione di prendermi a servizio non sia mutata a causa della mia assenza.

Farò in modo di trovarmi all’indirizzo indicatomi, nella dimora di rue *** domani stesso appena dopo l’alba e, se non sarà troppo tardi per accogliere la Vostra proposta, sarò onorata di servirVi con assoluta dedizione,  impegno e tutta la mia gratitudine.

Vi ringrazio infinitamente, per la Vostra generosità

Diane de Soisson

 

 

Non ho potuto sottrarmi alle insistenze di mia sorella Diane e ho infine ceduto, prestandomi a scrivere quanto sopra sotto dettatura e con il suo stretto controllo.

Tuttavia, sarebbe un vero peccato lasciare inutilizzato tutto questo bel foglio (che ho sottratto al nostro attuale comandante) perché, così come le parole, nemmeno la carta va sprecata (ho l’impressione che sul fatto che le parole non vadano sprecate qualcuno avrebbe bisogno davvero di riflettere a lungo; peraltro, qualcuno che Voi frequentate apparentemente con grande gradimento e trasporto). A riprova di questo, noto come una serata in presenza mia e del mio commilitone, con la possibilità di discutere e scambiare opinioni, non abbia sortito gli effetti che ha avuto invece il nostro intervento in occasione dei disordini alla Caserma di ***. Siamo gente del popolo, la maggior parte di noi non conosce la scrittura né sarebbe in grado di leggere i testi delle grandi menti illuminate con i quali voi vi dilettate a trascorrere il tempo combattendo il tedio, ma abbiamo un grande senso del Dovere e della Giustizia, così come sappiamo essere pieni di dignità nel nostro essere soldati. Nell’intervenire, eravamo mossi dalla volontà di essere uomini corretti, così come lo è stato chi ci ha comandato in passato e ci ha insegnato il nostro valore di uomini del popolo, fieri di esserlo. Poche, pochissime parole, ma forti, vibranti di una nobiltà d’animo che va oltre il blasone di sangue che si acquista con la nascita, come per uno scherzo del destino, ma che si può perdere insieme agli averi, quasi che il denaro potesse fluire dalle tasche, portando con sé il sangue.

Avete ascoltato il racconto di quanto accaduto e per voi si è trattato di un episodio tale da colpirvi profondamente; per noi non è stato che un intervento fra i tanti che ci impegnano quotidianamente per le vie di Parigi. Siamo uomini forti; nessuno dei miei compagni è rimasto gravemente ferito… e in ogni caso ce la caveremo, come abbiamo sempre fatto; a proposito… non vi scomodate a inviarci altri ciarlatani, perché già ne abbiamo abbastanza di quello che talvolta (ben di rado, a dire il vero) sopportiamo in caserma. Già una volta, in passato, avemmo a che fare con il medico della famiglia Jarjayes … e l’occasione portò non poco disordine in caserma.

Voi non mi dovete nulla, né a me, né ai miei commilitoni. Più che altro, dovete qualcosa a voi stessa: il concedervi di guardarci con occhi diversi, così come, forse, state già iniziando a fare.

Devo rendervi giustizia: forse avete veramente ascoltato le parole del Comandante, i suoi racconti ma non solo, e se davvero il vostro animo è turbato quanto leggo nella vostra missiva, allora ancor di più siete in debito con voi stessa.

D’altra parte siete la sorella del Comandante: non è possibile che siate davvero così diverse l’una dall’altra. Forse allora André non aveva torto … e avete diritto ad una possibilità.

Non posso che ringraziarvi per la promozione a Sergente: forse non siete a conoscenza del fatto che impedimenti legati ai quarti di nobiltà mi precludono qualsivoglia avanzamento di grado, a prescindere da quale possa mai essere il mio valore come soldato; tuttavia … la prenderò come un complimento.                       Lo spazio è davvero terminato. Alain

 

 

 

 

 

 

________________

Angolo delle autrici.

Carissime lettrici (ed eventuali lettori), con immenso piacere salutiamo e ringraziamo la nuova guest star del carteggio delle sorelle Jarjayes! Stavolta è arrivata la viva voce di Alain, che per l’occasione abbiamo affidato a *zan zan zan* mgrandier! Consapevoli di essere in una botte di ferro e di vino bòno, ve la regaliamo come lei l’ha regalata a noi!

Alla prossima missiva,

Pamina71 & VeronicaFranco

   
 
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