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Autore: myunroro    21/07/2017    2 recensioni
Junmyeon pensava che Jongdae avesse frainteso la situazione, ma non sapeva come dirglielo. Jongdae sapeva esattamente come stavano le cose, ma la verità faceva male.
[SuChen]
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chen, Chen, Suho, Suho, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Let Me Be A-Part Of You
( 1 / 1 )

 
Fandom: EXO
Pairing: SuChen 
Words: 6.578
Rated: NC-15
Note: I personaggi avranno l'aspetto attuale ma le vicende non si svolgono necessariamente nel presente, o anche sì.
Warning: Side!ChanBaek
 

Anche quella mattina Junmyeon si svegliò con il braccio destro indolenzito. Il muscolo gli stava bruciando sotto il peso di quella chioma biondo cenere, ma sapeva già che non avrebbe accennato alla cosa, non quando Jongdae dormiva ancora così intensamente da non accorgersi nemmeno del raggio di sole che dalla finestra gli puntava dritto sugli occhi. Junmyeon provò a raddrizzarsi un poco, ritirò il braccio di pochi centimetri per far scorrere nuovamente il sangue, ma al primo movimento Jongdae afferrò la sua mano e si fece solo più vicino al petto del maggiore, come se stesse cercando ulteriore calore nel mese più caldo dell'estate.
Niente da fare, era intrappolato.
Passarono una manciata di minuti prima che Jongdae cominciasse a sentire la pesantezza del sonno scivolargli via dagli arti e con un piccolo gemito provò ad aprire le palpebre, ma nel momento in cui i suoi occhi incontrarono la luce del sole, il ragazzo tossì un nuovo lamento voltandosi immediatamente a nascondere il viso nell'incavo del collo di Junmyeon.
- Chiudi la tenda? -
Chiese il minore con la voce ancora impastata dal sonno. Se Jongdae avesse alzato lo sguardo, avrebbe notato l'aria sorpresa del compagno che ancora cercava di lottare contro il muscolo indolenzito del braccio. Junmyeon non poteva dire di non esserci abituato, ormai Jongdae reclamava il suo letto sempre più spesso e ogni volta il maggiore non poteva che sentirsi in colpa mentre guardava Sehun raccogliere il suo cuscino e trascinarsi al piano superiore del dormitorio per la notte*.
- E' già tardi, e Sehun ha bisogno di prendere le sue cose. -
La voce di Junmyeon arrivò molto più insicura e molto meno autoritaria di quanto avrebbe voluto, ma sinceramente aveva ancora qualche problema ad affrontare quella situazione. Jongdae sfregò il naso contro la sua spalla e portò una mano al volto per sfregarsi gli occhi, i capelli gli cadevano disordinati davanti alla fronte e sparsi sul cuscino dove lasciavano un leggero profumo di muschio ed estate, un profumo che Junmyeon aveva avuto il piacere di scoprire come lo shampoo di Jongdae e che, lo doveva ammettere, amava molto.
Quando finalmente Jongdae riuscì a tenere entrambi gli occhi aperti, le sue labbra si stesero in un sorriso alla vista del maggiore e subito dopo Junmyeon lo vide sollevarsi appena per avvicinarsi alla sua bocca, per poi ripensarci e cadere nuovamente di peso sopra lo stesso braccio ormai insensibile.
- Alito mattutino. -
Furono le sole parole che gli uscirono, poi finalmente Jongdae decise di fare un piccolo sforzo e mettersi seduto con le gambe incrociate mentre un lunghissimo sbadiglio accompagnava il suo stiracchiamento di routine. Junmyeon ne approfittò subito per togliere il braccio dal materasso e fargli recuperare il movimento con piccoli esercizi di stretching. Erano stati fortunati quel giorno, la sera prima erano rientrati a notte fonda dopo aver girato ben tre programmi consecutivi e il loro manager li aveva informati che avrebbero avuto tempo fino a mezzogiorno per recuperare le forze, prima che il minivan parcheggiasse nuovamente sotto il palazzo per portarli sul set dove sarebbero stati ospiti di un'intervista.
Fuori dalla stanza Junmyeon poteva sentire i membri camminare su e giù per i corridoi, piatti e pentole che sbattevano, il rumore della doccia, la vita del dormitorio. Anche lui sarebbe dovuto essere li fuori, non era da lui fare tardi, ma Jongdae aveva dormito più del previsto e questo aveva costretto anche lui a rimanere a letto.
Il bussare di qualcuno fuori dalla porta attirò l'attenzione dei due giovani e pochi secondi dopo Sehun emerse dall'uscio con il pigiama addosso e uno spazzolino in bocca.
- Buongiorno. -
Salutò con nonchalance avviandosi subito nella sua parte della camera a recuperare biancheria e vestiti puliti.
- La colazione è in tavola, più tardi andate e più rischiate di non trovare niente. -
Jongdae sospirò, inarcò le spalle facendole schioccare un'ultima volta, poi scese dal letto a piedi nudi e a passo lento e pesante uscì dalla stanza per poi tornare subito indietro e lanciare un'occhiata a Junmyeon.
- Non vieni? -
- Arrivo. -
E Jongdae scomparve di nuovo. Sehun era seduto sul suo letto, lo spazzolino che si muoveva velocemente mentre i suoi occhi erano fissi su quelli del maggiore, quasi accusatori. Poi Sehun si tolse l'oggetto di bocca puntandoglielo addosso.
- Devi parlargli, Minseok hyung russa e io ho il sonno leggero. -
- Lo so. -
Junmyeon si alzò mal volentieri e cercò le pantofole sotto il letto, controllò il suo aspetto sul piccolo specchio della parete e si voltò a rivolgere un piccolo sorriso di scuse a Sehun.
La verità era che Sehun aveva ragione, lui e Jongdae dovevano parlare e dovevano farlo il prima possibile, sicuramente prima che la situazione gli potesse sfuggire di mano. Purtroppo aveva già provato molte volte a portare a galla la discussione con Jongdae, ma lui sembrava non cogliere gli indizi e ogni volta finiva per interromperlo dicendo come Junmyeon fosse troppo bello illuminato solo dalla lampada della camera da letto o come la permanente gli stesse particolarmente bene in quei giorni e la discussione finiva con una serie di baci più o meno bagnati che lo portavano inevitabilmente al dolore al braccio la mattina seguente.
- Gli parlerò, te lo prometto. - Disse il maggiore con un sussurro mentre si avviava a sua volta in cucina.
 
Junmyeon aveva sempre saputo che all'interno del gruppo stava succedendo qualcosa. Non era un segreto, erano ragazzi e come tali avevano bisogno di seguire certi impulsi e di soddisfare certe fami che non sempre era possibile placare in altri modi. Ne avevano discusso tutti assieme e di conseguenza, ora, tutti sapevano che una porta chiusa quasi sempre significava 'non disturbare'.
Lui e Jongdae erano sempre stati ottimi amici, in un certo senso il ragazzo lo aveva sempre aiutato a mantenere la calma ad essere un buon leader, a sostituirlo quando lui non era presente e in ogni momento, era accanto a lui.
Per questo, quando Jongdae era apparso in camera sua quella sera, Junmyeon non aveva rifiutato, non aveva proprio parlato in realtà. Avrebbe mentito se avesse detto che le notti con lui non erano piacevoli, i fatti parlavano chiaro, ma il vero problema era il comportamento che il minore aveva cominciato ad assumere attorno a lui. Come se non fossero solo amici, come se Junmyeon, senza saperlo, avesse accettato di essere una sua proprietà. Jongdae aveva frainteso la situazione e lui non sapeva come dirglielo senza spezzargli il cuore. Per di più, Jongdae aveva capito il suo punto debole: i baci. Ogni volta che Jongdae si spingeva un po' più avanti, ogni volta che cercava di ottenere qualcosa con uno dei suoi baci a fior di labbra, Junmyeon si trovava automaticamente perso e disposto a fare ogni cosa gli venisse chiesta. Era tutta colpa di quelle labbra, così particolari, così accattivanti che era impossibile rifiutare. Inoltre il ragazzo aveva paura di come Jongdae potesse reagire alle sue parole, aveva paura che la relazione tra loro due potesse cambiare e che il minore si potesse allontanare da lui. A Junmyeon piaceva la sensazione di calore che gli dava il corpo di Jongdae schiacciato contro il suo petto, gli piaceva anche svegliarsi con il profumo del ragazzo sotto il naso e adorava riempirlo di battutine la sera, prima di dormire, e guardarlo mentre si lamentava di quanto Junmyeon non fosse divertente.
Non voleva che Jongdae lo abbandonasse, voleva solo che capisse come stavano davvero le cose.
Voleva solo che si accorgesse che era una cosa temporanea finché entrambi non avessero trovato la loro vera strada.
 
Poco dopo le due, Junmyeon stava aspettando assieme agli altri membri che lo staff gli desse l'okay per poter superare il separé del dietro le quinte ed entrare sul palco. Quel giorno avevano un'importante esibizione che li aspettava e il ragazzo cominciò a scrollare le braccia in un tentativo di rilasciare la tensione. La mano che si appoggiò sulla sua spalla aveva un tocco così familiare che Junmyeon non ebbe bisogno di voltarsi a controllare chi fosse per saperlo.
- Sei nervoso hyung? -
- Un po'. -
Junmyeon saltò un paio di volte sul posto e lanciò un'occhiata verso il membro dello staff del programma che alzò una mano in silenzio avvisando come mancassero solo due minuti all'inizio.
- Andrai alla grande. -
Junmyeon sorrise, cercò la mano di Jongdae con la sua e gliela strinse per svariati secondi, in silenzio.
- Un minuto! - Urlò l'uomo in nero che teneva ancora chiuse le tende del retro.
Tutti i membri si misero in fila in ordine di apparizione, Jongin in testa con un piede già sullo scalino del palco, gli occhi di ognuno puntati sulle dita del membro dello staff che cominciò a fare il conto alla rovescia dai dieci secondi.
Improvvisamente Junmyeon si sentì strattonare una spalla da dietro e si voltò sorpreso trovandosi nuovamente di fronte a Jongdae.
- Bacio porta fortuna. -
E senza nemmeno pensarci due volte il maggiore socchiuse gli occhi e aspettò che Jongdae gli stampasse il suo solito bacio breve ed innocente sulle labbra. Era una tradizione, dopo il loro primo bacio il minore aveva preso il vizio di chiedere a Junmyeon un piccolo bacetto prima di ogni esibizione. Era una cosa da niente, labbra contro labbra per una frazione di secondo, così casto e semplice che nemmeno lo staff dei programmi si sorprendeva del gesto, come se fosse scaramanzia più che amore. Junmyeon, in realtà, la pensava allo stesso modo.
Jongdae lo chiamava il 'bacio porta fortuna' e se per lui era importante, Junmyeon non avrebbe avuto il coraggio di negarglielo.
Le tende vennero aperte e uno alla volta Junmyeon vide i membri scomparire fuori dalle quinte. Jongdae gli rivolse un sorriso d'incoraggiamento e il maggiore salì sul palco un po' meno teso.
 
Quella sera Sehun aveva ancora l'asciugamano legato in vita quando Jongdae si presentò davanti alla porta della loro camera. Junmyeon venne assalito dal ricordo della promessa che aveva fatto al suo compagno di stanza quella mattina e che non era riuscito a mantenere, ma lo sguardo che Sehun gli riservò mentre si affrettava a raccogliere cuscino e pigiama bastò come punizione.
- Mi sei mancato. - Disse Jongdae nel momento in cui la porta si chiuse alle loro spalle.
Junmyeon sorrise senza sapere come rispondere.
Erano soli, una lunga notte davanti a loro e forse sarebbe stato il momento adatto per poter parlare del loro problema. Il maggiore osservò in silenzio mentre Jongdae si avvicinava a lui e gli baciava una guancia dolcemente, poi prese un po' di coraggio.
- Jongdae... -
- Oggi eri magnifico sul palco. Tutte quelle ragazze... ero un po' geloso. Mi è concesso essere geloso delle tue fan? -
Ancora una volta Junmyeon dovette fermarsi e riformulare la frase. Deglutì a fatica e fece un lungo sospiro, glielo doveva a Sehun.
- Dae, possiamo parlare? -
Ma Jongdae era sfuggito dalla sua presa e gli dava ora le spalle. I capelli, di un color cenere sotto la luce fioca della lampada da notte, ondeggiarono nel momento in cui il ragazzo scosse la testa quasi impercettibilmente, poi portò una mano alla fronte e scosse ancora più le ciocche chiare. Junmyeon lo vide togliersi la t-shirt (che Jongdae aveva rubato dal suo cassetto una mattina) e poi voltarsi verso di lui con gli occhi lucidi e semi chiusi. Jongdae si leccò le labbra e poi le morse in modo accattivante.
- Prendimi. -
Junmyeon rilasciò involontariamente un gemito e sentì il battito cardiaco accelerare.
I loro problemi potevano aspettare.
Fu dopo un paio d'ore, quando Junmyeon scorse la figura del minore distesa sul materasso con il respiro pesante e la fronte imperlata di sudore, gli occhi chiusi finché cercava di recuperare le forze, che il ragazzo decise di rimandare direttamente la loro chiacchierata, in qualunque caso Jongdae non sarebbe stato del tutto cosciente.
E forse non lo era davvero perchè quando Junmyeon spense la lampada da notte, Jongdae si rannicchiò contro il suo petto, l'immancabile braccio destro schiacciato sotto il suo collo, e forse il maggiore non avrebbe dovuto farlo, ma istintivamente si mosse a lasciargli un ultimo lungo bacio sulle labbra e quando la sua testa colpì nuovamente il cuscino, la voce di Jongdae gli arrivò più flebile che mai.
- Ti amo hyung. -
Junmyeon finse di essersi già addormentato.
 
L'occasione arrivò di nuovo durante un programma radiofonico quando lo speaker annunciò una pausa di quindici minuti in cui Junmyeon si ritrovò assieme a Jongdae dentro uno sgabuzzino buio assieme a detersivi e manici di scopa.
In quel caso entrambi sapevano che non ci sarebbe stato il tempo necessario per qualcosa di più di una breve pomiciata tra la polvere, ma tra un bacio e l'altro Junmyeon si ritrovò ad ansimare qualche parola sconnessa circa il fatto che dovessero parlare. Jongdae continuava a zittirlo con le sue labbra e quando il maggiore prese un po' di coscienza e allontanò il ragazzo quel tanto che serviva per poterlo guardare negli occhi, Jongdae sfuggì al discorso cominciando a baciargli il collo mordendolo e succhiando la pelle proprio nell'incavo sulla spalla, dove sapeva che gli sarebbe più piaciuto.
Mentre tornavano in sala di registrazione, Jongdae alzò brevemente gli occhi sul volto del maggiore.
- Di cosa volevi parlare? -
Junmyeon si lasciò andare in mille sospiri, era senza speranza.
- Non era importante -.
 
Quella sera Jongdae aveva una schedule per conto suo, mentre Junmyeon si era rifugiato in una bettola poco conosciuta con un piatto fumante di Jajangmyeon e la sola compagnia di Chanyeol.
- Problemi con Jongdae? -
Aveva chiesto il ragazzo dopo che Junmyeon aveva spento il telefono alla terza chiamata persa di Jongdae.
- Pensa che siamo una coppia. - Disse in tutta onestà e tirare fuori quelle parole non fu così difficile come aveva pensato, anzi, adesso sentiva il bisogno di raccontare ancora di più. - Mi segue tutto il giorno, dorme nel mio letto, indossa i miei vestiti. Sehun vuole farmi causa perchè non riesce a dormire in stanza con Minseok. -
Chanyeol si pulì le labbra dalla salsa di soia e punto le bacchette contro il suo hyung.
- In realtà anche io pensavo foste una coppia. -
- E' lui che lo fa credere a tutti. Siamo solo compagni di squadra... amici semmai. -
Il minore lo guardò con quei suoi occhi grandi e gentili. Sembrava essere rimasto senza parole.
- I-io pensavo che voi due... - E fece un gesto con la mano molto vago che Junmyeon impiegò qualche secondo a capire.
- Cosa c'entra, anche tu lo fai, vuole forse dire che tu e Baekhyun siete una coppia? -
Lo sguardo di Chanyeol passò all'istante da perplesso ad impaurito, per poi trasformarsi in una risatina nervosa. Non rispose.
Junmyeon evitò la cosa, prese in mano il bicchiere di birra già mezzo vuoto e lo svuotò interamente in un sorso unico. - Stasera gli parlo. E questa volta per davvero. -
 
Jongdae tornò in camera poco prima dell'una, la borsa che gli cadeva pesante sulle spalle e i segni della stanchezza sotto gli occhi. Junmyeon si fece trovare davanti alla finestra, in piedi e con le braccia incrociate.
Il minore si trascinò fino a lui e lo salutò con un bacio a stampo, senza notare l'espressione dura negli occhi del ragazzo davanti a lui.
- Non serviva che mi aspettassi sveglio. -
- Dobbiamo parlare. -
Per una volta Junmyeon fu irremovibile. Il suo tono era freddo e non ammetteva obiezioni.
- Hyung, ho molto sonno. La registrazione non finiva più e... - Jongdae provò a mordersi un labbro in modo seducente. - Potremmo fare qualcosa di più divertente invece. -
Il maggiore chiuse gli occhi e cercò di scacciare tutti i pensieri di una notte meravigliosa avvinghiato a Jongdae. - No. Stasera parliamo. -
Il cambio repentino nel volto di Jongdae fu così visibile che, per un momento, Junmyeon ebbe la tentazione di rimangiarsi tutto. Ma non poteva, non questa volta.
Avevano trascorso dei giorni stupendi assieme, delle notti indimenticabili e lui stesso non avrebbe mai dimenticato la sensazione della sua pelle a contatto con quella del ragazzo, ma dovevano mettere le cose in chiaro e se questo voleva dire dover rinunciare a qualche strusciata, lui era più che disposto a farlo. Voleva una relazione sana con Jongdae e non voleva che il ragazzo pensasse che quello che avevano condiviso fosse qualcosa che potesse portarli da qualche parte.
Jongdae si lasciò cadere sul bordo del letto con gli occhi bassi e il maggiore lo prese come un consenso a parlare.
- Jongdae io... penso che tu abbia frainteso la situazione. Io e te, intendo, non... non siamo un noi. Tu sei tu e io sono io e magari ogni tanto questo tu ha bisogno di un io che lo aiuti a trovare sollievo. Ma questo non significa niente. - Con il sennò di poi Junmyeon si accorse di quanto poco tatto avesse usato, ma era nervoso, davvero davvero nervoso e non aveva idea di cosa aspettarsi da Jongdae che guardava il pavimento e non rispondeva, quindi decise di peggiorare ulteriormente la situazione. - Tu non mi ami Jongdae, tu pensi di farlo perchè ci baciamo e il sesso è fantastico ma è solo questo. Un giorno troverai una persona che ti farà capire cosa vuol dire amare sul serio e mi ringrazierai per questo. -
A questo punto Junmyeon avrebbe accettato qualunque reazione pur di vedere il minore muoversi. Era rimasto nella stessa posizione con gli occhi nascosti dai capelli e senza la minima ombra di un'emozione il volto. Poi improvvisamente Jongdae cominciò a tremare e prima che il maggiore riuscisse ad entrare nel panico più assoluto, si accorse che Jongdae stava ridendo.
Piccole risate, poi un'unica risata isterica. - Hyung non serviva che me lo dicessi, lo sapevo già. -
Junmyeon venne preso alla sprovvista. - Lo sapevi? -
- Certo, cosa credi? Che mi fossi davvero innamorato di te? -
E per un qualche motivo Junmyeon vide le sue labbra tremare sulle ultime parole, ma poi riprese il discorso.
- Pensavi che venissi da te per avere qualcosa di più del sesso? -
Questa volta non tremò, ma sottolineò la parola 'sesso' con disprezzo, come un'offesa e Junmyeon sentì lo stomaco contrarsi in disgusto. Era la stessa identica parola usata da lui, perchè suonava così fuori luogo? Perchè si sentiva come se gli stesse crescendo la rabbia dentro a quelle parole? Non era quello che voleva anche lui?
Junmyeon sentì il bisogno di andare oltre, di continuare a negare il loro rapporto perchè qualcosa dentro di lui, cercava di frenarlo, di rimangiarsi tutto e lui non voleva pensare di essere arrivato troppo tardi, lui era quello lucido e con la testa sulle spalle, non poteva cedere a delle illusioni.
- Ho parlato con Chanyeol, anche lui mi ha dato ragione quindi pensiamo che... -
- Chanyeol? Park Chanyeol? - Il maggiore si sentì sempre più incerto. - Il Park Chanyeol che anche se tu non te ne sei accorto sta vivendo al piano di sopra da tre settimane? -
Junmyeon fece un passo indietro subendo il colpo. Ecco perchè Chanyeol non gli aveva risposto, ma come aveva potuto non accorgersene? Le sue certezze cominciarono a crollare sempre di più e con esse il bisogno disperato di sapere che non era lui a sbagliare, che stava ancora facendo la cosa giusta. E stava quasi per ribattere nuovamente ma ciò che più temeva accadde.
Jongdae si morse un labbro e nascose il volto, dalla guancia opposta Junmyeon vide una goccia cadere, poi due, tre e il suo cuore si strinse così tanto che per un momento non riuscì a respirare. Era lui la causa della sua sofferenza?
Si staccò dalla parete e cercò di raggiungere Jongdae, ma questo si spostò subito evitando il suo tocco. Junmyeon sentì l'amaro salirgli in bocca.
- Vado a dire a Sehun di tornare in camera. - Annunciò poi asciugandosi l'angolo dell'occhio. - Sapevo che sarebbe arrivato questo giorno e non voglio sembrare ancora più patetico, l'ultima cosa che volevo era piangere davanti a te. -
- Ma... - Junmyeon non riuscì a trovare le parole. Fino a quel momento Jongdae aveva detto che lo sapeva, che non si era aspettato niente di più, perchè adesso sembrava così distrutto? - Le cose che mi hai detto? -
Il minore si perse in una risata nervosa, debole, spenta come i suoi occhi in quel momento.
- Lo sapevo, o meglio, me lo immaginavo, ma speravo di sbagliarmi. -
Junmyeon sentì il labbro tremargli e dovette prendere un grande respiro perchè la stanza era diventata improvvisamente soffocante e il caldo era insopportabile. Vedere Jongdae camminare via da lui lo mandò in panico, non era quello che voleva, non era quello che aveva chiesto.
- Aspetta. -
E Jongdae si fermò sui suoi passi ma continuò a rivolgergli le spalle.
- Non devi andartene, se vuoi puoi rimanere, possiamo continuare a dormire assieme se ti va. A-a me andrebbe. -
Jongdae uscì dalla stanza imprecando.
 
I giorni seguenti furono un incubo. Junmyeon si era aspettato delle conseguenze ma non di quelle dimensioni e non di certo da parte sua.
Le prime notti il ragazzo aveva dovuto pregare Sehun di dormire con lui, non riusciva ad abituarsi allo spazio vuoto accanto a sé e, cosa peggiore, lo shampoo di Sehun sapeva di frutti di bosco e non di muschio.
Schedule a parte Jongdae non si vedeva mai, rimaneva al piano superiore anche quando tutti gli altri si radunavano assieme e le poche volte che Junmyeon aveva preso coraggio ed era andato a parlargli, il ragazzo aveva messo su un sorriso ironico e aveva detto che "anche Minseok hyung aveva le braccia forti come le sue". Oltre che con Jongdae, quindi, Junmyeon si era ritrovato a fare i conti con la sua stessa gelosia, ma come poteva una persona dirgli che lo amava e scappare nel letto di qualcun altro alla prima occasione?
Doveva disintossicarsi, Jongdae aveva creato una routine quotidiana a cui Junmyeon sembrava essersi ormai abituato, ma era ora di guardare in faccia la realtà e per quanto la notte si svegliasse ancora cercando il ragazzo accanto a sé, anche se il suo orgoglio gli avesse fatto ammettere che si era sbagliato, Jongdae non sarebbe mai voluto tornare a ciò che erano prima.
 
- Chen! Tocca a Chen! - Junmyeon guardò verso il ragazzo cercando di reprimere ogni emozione prima ancora che potesse venire a galla. Il conduttore televisivo prese una stecca di metallo con una piccola mano di plastica all'estremità e la puntò contro Jongdae. - Dicci, se fossi una donna chi vorresti come fidanzato? -
Jongdae scoppiò a ridere i quel modo finto che usava lui per nascondere l'imbarazzo.
- Xiumin hyung? -  
E Junmyeon lo sapeva, era certo che avrebbe detto lui, ma dentro di sé una punta di gelosia non riuscì a rimanere nascosta.
- Sei sicuro che io non sarei una scelta migliore? -
Vide il volto di Jongdae venire invaso dalla sorpresa e poi un'ombra di insicurezza venne nascosta dall'ennesimo, falso, sorriso.
- Mh, no. Le tue battute mi fanno vergognare per te, non potrebbe mai funzionare. Scelgo Xiumin hyung. -
E Junmyeon ridacchiò facendo finta che le sue parole non lo avessero toccato così a fondo.
- Che cliché. -
Borbottò alla fine e avere l'ultima parola non gli diede neanche un briciolo di soddisfazione.
 
Quella notte Junmyeon non chiuse occhio. Non riusciva a togliersi il pensiero di Jongdae dalla testa. In un impulso del momento gli aveva anche mandato un messaggio a cui non aveva ricevuto risposta.
Odiava quella situazione, ancora di più odiava sé stesso per non essersi pentito di ciò che aveva fatto quando non passava minuto della sua giornata in cui non rivedesse il sorriso di un Jongdae appena sveglio al mattino ogni volta che chiudeva gli occhi.
Jongdae gli mancava, era innegabile, ma come gli mancava?
In un disperato tentativo di recuperare un po' di sonno, Junmyeon infilò le pantofole e strisciò i piedi fino alla piccola cucina dove una tisana alla menta e passiflora, con un po' di fortuna, lo avrebbe aiutato a calmarsi.
Perso nei suoi pensieri, non si accorse di non essere solo finché non accese la luce della cucina e si trovò davanti all'ultima scena a cui avrebbe voluto assistere. Chanyeol, con la schiena attaccata al frigo, spinse via violentemente un Baekhyun che inciampò e finì contro il tavolo, poi aiutandosi con lo schienale di una delle sedie si sollevò in piedi facendo finta di niente.
- Hyung! - Esclamò Chanyeol con la voce che gli si strozzò in gola. - Baekhyun stava giusto per tornare di sopra. -
Junmyeon spostò lo sguardo da un ragazzo all'altro, nessuna espressione visibile.
- E così aveva ragione anche su questo... - Disse con un filo di voce.
- Cosa? - Chiese Chanyeol scambiando uno sguardo di panico con Baekhyun.
- Niente. - Concluse il maggiore dei tre. - Baekhyun ha un marchio enorme sul collo e sappiamo tutti e tre che quando tornerò di sopra tu andrai con lui. - Un lungo sospiro gli sfuggì dalle labbra. Come poteva essere stato così stupido?
Chanyeol sembrò riflettere per qualche secondo su cosa fare, poi si raddrizzò in piedi ma tenendo le spalle curve, quasi come se avesse paura di una sfuriata di Junmyeon da un momento all'altro.
- Se lo sai allora, noi... noi andiamo. - Dissero i due ragazzi uscendo a testa bassa dal dormitorio, ma non prima di assicurarsi con un'ultima occhiata che il loro leader stesse bene.
Quando la porta si chiuse, il silenzio fu peggio della scena a cui aveva appena assistito, adesso aveva ancora più tempo per pensare. Era inutile che continuasse a negarlo, come poteva smettere di pensare a Jongdae quando ogni cosa glielo ricordava? Aveva ricordi del ragazzo in ogni singolo angolo di quel dormitorio, con ogni espressione, in vestiti diversi a seconda della stagione. Il suo ricordo preferito era un Jongdae in inverno che guardava fuori dalla finestra, indossava uno dei maglioni di Natale di Junmyeon e dal suo cellulare si udivano le note di 'Christmas Day'. Il maggiore aveva immortalato quella scena con la sua polaroid, all'epoca nuova di zecca e quella sera, per la prima volta, Jongdae era andato da lui.
- Cosa ho fatto. -
Prima ancora che Junmyeon se ne rendesse conto, le sue gambe avevano già cominciato a muoversi e stavano salendo le scale verso il dodicesimo piano. Cominciò a bussare nell'istante in cui la sua mano riuscì ad allungarsi abbastanza da poter sfiorare la porta, senza esitazione. Cominciò a battere e bussare e battere ancora, non gli interessava che fosse notte o che potesse svegliare qualcuno, voleva e doveva parlare con Jongdae. Questa volta, per sistemare le cose nel verso giusto.
Sentì dei passi dalla parte opposta della porta e il rumore metallico dello spioncino che veniva sollevato e fatto ricadere.
Silenzio.
Nessuno aprì la porta, nessuno chiese nemmeno chi fosse. Jongdae doveva aver dato istruzioni di non aprirgli.
Ricominciò a bussare, questa volta più insistentemente e ci vollero parecchi minuti perchè finalmente vedesse la porta cedere sotto i suoi colpi.
Minseok ne emerse con gli occhi semi addormentati e il segno dell'eyeliner che gli creava delle pesanti occhiaie, aveva le labbra gonfie per il sonno e le guance rosse. Ma soprattutto, aveva uno sguardo colpevole come se si sentisse in colpa.
- Myeon, torna domani è tardi. -
- Devo parlargli. -
- Lui non vuole e sta già dormendo, torna domani. -
Junmyeon sapeva che era una bugia, se lo sentiva che Jongdae era ancora sveglio, ma prima ancora che potesse ribattere Minseok gli rivolse una smorfia come per scusarsi.
- Domani. -
E la porta si chiuse un'altra volta.
 
La mattina seguente Jongdae non c'era quando Junmyeon tornò a cercarlo, ma quel pomeriggio avevano un servizio fotografico in periferia e, fortunatamente, il minore non poteva scappare anche ai suoi doveri di celebrità.
Junmyeon intercettò uno spiraglio di speranza quando Jongdae venne chiamato per primo davanti alla macchina fotografica, il servizio prevedeva solo foto singole e non di gruppo, quindi al termine del proprio set di fotografie, ognuno era libero di tornare a riposare nel minivan.
Quando Jongdae si inchinò ringraziando tutti per il loro lavoro, Junmyeon si infilò davanti agli obiettivi già pronto ad accaparrarsi il prossimo turno. Se i suoi conti erano esatti, avrebbe avuto una buona mezzora di tempo da solo con Jongdae.
 
Il minivan era parcheggiato accanto all'entrata sul retro dell'edificio, così da evitare sguardi indiscreti di fan o passanti, ma i vetri oscurati facevano già un buon lavoro da sé.
Quando salì nell'ultima fila di sedili del veicolo, Jongdae stava dormendo, un cappello appoggiato sopra il volto per bloccare la luce del sole.
- Dae? -
Provò a chiamare, ma non ricevette risposta.
C'era qualcosa nella sua posizione che fece dubitare al maggiore che stesse davvero dormendo. Nel lasso di tempo in cui aveva potuto osservare il ragazzo dormire da vicino, aveva imparato alcune cose sulle sue abitudini, per esempio che Jongdae non riusciva mai a dormire con il collo reclinato all'indietro come stava facendo in quel momento, gli procurava sempre grandi dolori alla schiena.
Rimase in silenzio per svariati minuti, rimase immobile ad osservare Jongdae mentre pretendeva di dormire pur di evitare di parlare con lui. Non lo poteva biasimare, l'ultima volta che avevano parlato Junmyeon era stato un vero idiota.
Junmyeon aveva gli occhi fissi su di lui quando Jongdae aprì appena un occhio per controllare se il maggiore fosse ancora li e lo richiuse subito una volta confermata la curiosità, ma ormai era stato scoperto.
- Cosa vuoi? - Disse duramente.
- Parlare con te. -
- Ancora? Devi specificare un'altra volta che tra di noi può funzionare solo quando vogliamo divertirci? -
E l'ironia era sempre stata il punto forte di Jongdae, ma in quel momento era insopportabile. E reale, perchè quello era davvero ciò che Junmyeon gli aveva detto.
- No, sono venuto per dirti altro. -
Jongdae finse una risata e si mise composto sul sedile guardando il maggiore con strafottenza.
- Sono tutto orecchi. -
Junmyeon si sentiva ferito, dentro di lui sentiva un nodo di parole che si era preparato e che non riusciva più a venire fuori. Lo stomaco gli bruciava dall'acido che continuava a salire e scendere e la nausea non aiutava. Aveva commesso un errore, ma non era giusto che Jongdae lo trattasse in quel modo.
- Cosa vuoi che ti dica? Che mi sbagliavo? Che ho fatto un errore e adesso me ne sono pentito? -
- Non penso che tu lo sia, ho sentito che Sehun ha fatto in fretta ad abituarsi al mio posto. - E poi Jongdae spalancò gli occhi e balbettò qualche lettera cercando di correggersi. - Il posto accanto a te, volevo dire quello non volevo dire che quel posto è mio. -
Eccolo il vero Jongdae, il ragazzo un po' insicuro che vuole mostrarsi più forte di quello che è davvero. Il Jongdae vicino al quale Junmyeon voleva svegliarsi ogni giorno.
Il minore aveva abbassato lo sguardo, imbarazzato per lo sbaglio nella frase precedente e Junmyeon si inebriò dell'immagine del suo Jongdae mentre cercava un appiglio per non crollare nuovamente di fronte a lui. Era l'ultima cosa che voleva, Junmyeon voleva solo vederlo felice qualunque soluzione trovassero perchè lui potesse esserlo.
- Ascolta, penso che siamo arrivati fino a questo punto per una serie di incomprensioni di entrambi. - Junmyeon provò a spostarsi un poco più vicino e lentamente fece scivolare la mano su una gamba del minore. - Ci comportavamo come una coppia, ma nessuno dei due aveva mai espresso all'altro ciò che voleva davvero. In più non... non avevo mai pensato che potesse succedere. Pensavo che fosse solo uno sfogo, un modo per cercare sollievo dopo una giornata difficile. Pensavo che fosse sbagliato e che sarebbe stato da egoisti pretendere di avere qualcosa di molto più grande di ciò che davvero era. -
Junmyeon vide il giovane stringere i denti a quelle parole, come se si sentisse ancora offeso e si affrettò ad aggiustare le cose.
- Non sapevo che anche... altri avessero passato la stessa cosa, non avevo idea di cosa stesse succedendo. Ma quando ti ho allontanato ho sentito un vuoto talmente grande, che ogni notte tenevo un orecchio teso aspettando che venissi da me. Non sei mai venuto. - Il maggiore provò a spostare la mano e afferrò quella di Jongdae, stringendola piano e facendo attenzione alla sua reazione. Non sembrava contrariato. - Ed è stato terribile, mi sono accorto di averti perso e l'aria mi mancava ogni notte prima di andare a letto e ogni giorno al mio risveglio. -
Jongdae cominciò a stringergli con forza la mano, stava cercando di trattenersi e Junmyeon sapeva che sarebbero passati ancora pochi minuti prima che qualcun altro sarebbe tornato al minivan e non aveva tempo per aspettare che Jongdae si calmasse.
- Fare l'amore con te... - E si impegnò a mettere maggior enfasi in quella frase, come se fosse quella giusta, come se volesse fare ammenda per lo sbaglio che aveva già commesso. Jongdae trattenne il fiato. - E' qualcosa che non potrò mai dimenticare, ci penso durante il giorno, lo sogno la notte, eppure rinuncerei anche a questo per poter sentire anche solo un'ultima volta uno dei tuoi abbracci nel momento in cui mi sveglio. -
Junmyeon azzardò un ultimo gesto e portò la mano libera sulla guancia calda di Jongdae, vide il ragazzo finché cercava di trattenere le lacrime e ricambiava la sincerità del suo sguardo, poi abbassò gli occhi e si voltò dalla parte opposta.
- "Tu non mi ami. Un giorno troverai una persona che ti farà capire cosa vuol dire amare". E questo che mi hai detto hyung. -
- Mi dispiace. - Disse Junmyeon ad occhi bassi, non c'erano scuse per quella frase, ma dentro di lui ancora pensava che, magari, un giorno Jongdae avrebbe potuto incontrare una ragazza che gli avrebbe dato una famiglia e una vita ricca di tutto ciò che una persona poteva desiderare e in quel momento Junmyeon sarebbe stato messo da parte. Il solo pensiero gli fece male al cuore.
Dio, come poteva essere stato così cieco da pensare di non ricambiare quei sentimenti?
- L'unica cosa che posso dirti è che ho dovuto perderti per accorgermi quanto in realtà tu facessi già parte della mia vita. E odiavo ogni singolo istante in cui non eri accanto a me, e sono rimasto sveglio ore ed ore a pensare se mi avessi già sostituito, se Minseok ti abbracciasse davvero la notte come volevo fare io. Ti ho visto alzare una barriera contro di me, camminare via, evitarmi, chiudermi numerose porte in faccia e ogni volta mi chiedevo solo se avessi fatto la scelta giusta e perchè mi facesse così male qui dentro. - Junmyeon spostò la mano che stringeva quella di Jongdae sopra il suo cuore.
- Quindi non voglio più incomprensioni, voglio essere sincero al cento per cento con te, Jongdae. -
Jongdae alzò gli occhi su di lui, c'era ancora quel luccichio che portavano le lacrime, ma questa volta era stato attento a non lasciarle scorrere. Junmyeon si avvicinò lentamente a lui, appoggiando la fronte contro quella del minore. - Io voglio te, l'unica cosa che mi importa adesso è poterti avere di nuovo al mio fianco, ma questa volta per davvero. Se accetterai di ricominciare da capo, vorrei... -
A Jongdae scappò un singhiozzo, ma invece di piangere rise subito dopo. - Stai cercando di chiedermi di essere tuo? -
- Se tu lo vorrai. -
- Lo voglio. - Lo interruppe subito Jongdae, un grande sorriso sulle labbra. - Grazie. -
Junmyeon si sentì improvvisamente leggero, più leggero di una doccia calda dopo due giorni di schedule.
Jongdae stava guardando le loro mani ancora intrecciate, fuori era tutto in silenzio e il tepore dell'auto non scoraggiò il maggiore a cercare un contatto. Si spinse in avanti e abbracciò Jongdae avvolgendogli le braccia attorno alle spalle, cercò di trasmettergli tutto ciò che non era riuscito a dirgli a parole, che lo avrebbe protetto, che si sarebbe fatto perdonare, che aveva imparato dai suoi errori ed ora era pronto per ritornargli tutto ciò che gli aveva ingiustamente ed ingenuamente tolto. Il profumo di Jongdae lo avvolse completamente, lo respirò a fondo e spinse il naso dentro alla sua chioma per poter bearsi della sua fragranza preferita. Il minore stava ricambiando il suo abbraccio con il volto incastrato nell'incavo tra spalla e collo, dove il corpo di Junmyeon sembrava aver creato uno spazio su misura per lui e fu quasi un peccato quando Jongdae si ritirò, per primo e guardò il compagno sbattendo le palpebre per non far cadere le lacrime.
- Ti amo. -
E Junmyeon ancora una volta fu preso alla sprovvista, ma dentro di lui sperava che fosse davvero così, che Jongdae non si stesse sbagliando, che non avrebbe mai lasciato affievolire quei sentimenti e si sentì in colpa a non rispondere lo stesso, ma voleva davvero ricominciare seriamente con lui e la sincerità veniva prima di tutto. Avevano tempo, Junmyeon lo sentiva, aveva solo bisogno di tempo prima che quelle stesse parole avrebbero cominciato ad uscirgli dalle labbra sempre, sempre più spesso.
Cercò di rimediare con un mezzo sorriso, poi si sporse in avanti per ringraziarlo con un bacio, ma Jongdae appoggiò entrambe la mani su ogni lato del viso e lo guardò negli occhi intensamente, le sopracciglia curvate in un'espressione stranamente seria e matura.
- Junmyeon, io ti amo. -
E finalmente Junmyeon capì. Il ragazzo non voleva che lui gli dicesse lo stesso, glielo si leggeva negli occhi, sapeva che non sarebbe stato reale. Jongdae voleva solo convincerlo, voleva che Junmyeon non dubitasse dei suoi sentimenti e il maggiore ne fu così grato e così felice che questa volta furono le sue labbra a tremare per l'emozione.
- Ti credo Jongdae. - Gli disse con un filo di voce.
Entrambi sorrisero, si scambiarono un sorriso d'intesa e nessuno poté più resistere alla tentazione di quel bacio.
Le labbra di Jongdae erano anche meglio di come Junmyeon se le ricordava, avevano quella curva particolare all'estremità che si incastrava perfettamente tra le sue e la sensazione dei capelli del giovane tra le sue dita era come accarezzare la seta. Una seta al profumo di muschio e estate.
Mentre Junmyeon registrava ogni singolo movimento di Jongdae, nel momento in cui la testa cominciò a girargli e capì di essere così inebriato dal ragazzo da non riuscire neanche più a stare dritto, si domandò come avesse fatto a vivere senza di lui per tutti quei giorni.
 
Quando lo sportello del minivan venne spalancata da un Baekhyun ignaro dei recenti fatti, Jongdae aveva la schiena premuta contro il cuscino dei sedili, mentre Junmyeon era disteso sopra di lui con le labbra allacciate sul suo collo.
Baekhyun impallidì immediatamente e richiuse lo sportello.
- Vi do due minuti per mettervi seduti e composti. - Urlò dall'esterno del van. - E hyung, con questo siamo pari! -
Junmyeon ridacchiò contro la pelle del compagno, Jongdae gli accarezzò i capelli tenendolo più stretto possibile a sé.
Rimasero immobili per qualche secondo, poi si concessero un ultimo bacio.
 
- end

 
* Ho usato la disposizione nuova del dormitorio secondo cui apparentemente, gli Exo avrebbero occupato il vecchio dormitorio dei Super Junior all'undicesimo e dodicesimo piano. La disposizione, sempre apparentemente, dovrebbe essere questa:
11° - Jongin, Chanyeol in camera singola + Sehun/Suho che dividono una stanza.
12° - D.O, Baekhyun in camera singola + Chen/Xiumin che dividono una stanza.
Di Lay non si sa per il momento >:C (too bad)

NOTE: Ed eccomi tornata con una nuova SuChen, ultimamente sto incontrando molte persone che si dichiarano fan di questa coppia e dopo le recenti gif ispiratrici, avevo proprio bisogno di sfogare un po' della mia frustrazione verso questi due imbecilli in qualche modo. Una non-AU semplice semplice e non troppo complicata che mi è venuta in mente osservando quanto Jongdae sia sempre alla ricerca disperata del suo hyung in mezzo al gruppo e gli stia appiccicato 24/7 (non che mi lamenti eh). Il titolo è una specie di gioco di parole tra "A part" e "Apart" che suonano uguali ma significano cose molto diverse. A chiunque raggiunga la fine vi volevo già ringraziare per aver letto la storia e ovviamente aspetto i vostri commenti per sapere cosa ne pensate e per far vedere anche che le SuChen shipper esistono e sono più combattive che mai (vi prego scrivetemi qualche Suchen anche per me però TT).
Ho molti progetti in mente ma per il momento mi concentrerò a finire la mia long HunHan che potete trovare qui --> X e a cui sto dedicando molto impegno. Grazie ancora a tutti quanti e alla prossima ;)

PS: C'è sempre il solito gruppo di fanfiction sugli exo che spammo un po' ovunque e dove siete tutte invitate ad entrare --> X

 
myunroro
   
 
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