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Autore: Bloodred Ridin Hood    21/07/2017    1 recensioni
Commedia sperimentale sulle vicende di vita quotidiana della famiglia più disfunzionale della saga.
Immaginate la vita di tutti i giorni della famiglia Mishima in un universo parallelo in cui i suoi membri, pur non andando esattamente d’accordo, non cerchino di mandarsi all'altro mondo gli uni con gli altri.
[AU in contesto realistico] [POV alternato]
[Slow-burn XiaoJin, LarsxAlisa] [KazuyaxJun] [Accenni di altre ship]
[COMPLETA]
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Asuka Kazama, Jin Kazama, Jun Kazama, Lars Alexandersson
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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15
Troubled Adolescence
(Jun)

 

Quello stesso giorno,
qualche ora prima...

 

“E così Jin non vuole parlarti.” sospiro tenendo lo sguardo sulla strada.
Stringo le dita attorno alla superficie ruvida del volante.
“Esatto. Mi ha detto letteralmente di non rompergli i coglioni.” brontola Asuka seduta al mio fianco.
“Asuka!” Le lancio una veloce occhiata di rimprovero.
Sa bene che non mi piace che usi queste parole.
“Che c’è?” chiede lei alzando le spalle “L’ha detto lui, non io!”
Non rispondo.
Deve proprio essere furioso.
Sento una stretta al cuore. Sento di avere esagerato e di essere stata troppo dura con Jin ieri sera. Mi dispiace avergli detto quelle cose e mi dispiace che adesso non voglia parlare con nessuno, ma anche lui ha le sue responsabilità! Accidenti, sembra che ce la stia mettendo tutta per portarmi al limite della sopportazione! Mi ha tenuto nascosto di aver comprato una moto, porca miseria!  
Rabbrividisco. Il solo pensiero mi fa venire i capogiri!
“Ma gli passerà, vedrai!” riprende Asuka notando la mia espressione.
Sembra sicurissima della sua affermazione.
“Fa sempre così.” riprende “Dà i numeri per qualcosa, rimane qualche giorno super-imbronciato, o qualche settimana se la cosa è grave, e poi torna al suo normale livello di imbronciamento.”
“Comunque Asuka.” intervengo poco dopo “Molto astuto da parte tua spostare il discorso su Jin, ma non pensare che questo mi faccia dimenticare dove ci stiamo dirigendo e perché.”
Asuka sposta lo sguardo sulla strada e fa una smorfia.
“Beh, con tutto il rispetto, non sono sicura che questo servirà davvero a qualcosa” commenta imbronciata “Insomma dove siamo, alle elementari? Quella mi odia senza motivo e non saranno certo due chiacchiere a cambiare le cose!”
“Certo, come no! Ce l’hanno tutti con te!” commento sarcastica.
“Zia, tu non conosci quella pazza!” ribatte lei nervosa.
“Va bene, ma tu vedi soltanto di non farti venire uno dei tuoi momenti di rabbia!” la avverto “E gradirei che evitassi di dire tutto quello che ti passa per la testa. Per il resto, lascia fare a me e vedremo di sistemare le cose in fretta.”
Asuka sbuffa, visibilmente infastidita.
“Figurati, farò in modo di non spiccichare proprio parola! Almeno così riusciremo a tornare a casa il prima possibile.” borbotta.
“Benissimo!” rispondo “Comunque dovremmo essere arrivate.”
Lancio uno sguardo veloce allo schermo del navigatore affianco al volante. La residenza dei Rochefort dovrebbe essere proprio qui in zona.
Mi preparo per accostare.
“Non mi dire che è questa specie di castello!” Asuka abbassa la testa per vedere meglio oltre il cristallo della macchina “Sapevo che erano francesi o qualcosa del genere, ma non immaginavo che avessero sradicato un castello dalla Francia e che l’avessero piazzato qua.”
Asuka ridacchia della sua battutina.
La casa è parzialmente nascosta da un alto muro di pietra semicoperto da piante rampicanti, ma, per quel che si vede, sembra in effetti un castello uscito da una fiaba europea.
Usciamo dall’auto e ci dirigiamo verso il cancello.
Asuka sbuffa di nuovo, visibilmente ansiosa.
“Continuo a pensare che stiamo solamente perdendo tempo.” borbotta “Te l’immagini se anche il resto della sua famiglia è fuori di testa come lei?”
“Asuka, adesso piantala!” sbotto premendo il tasto del citofono.
Mi schiarisco la voce, pronta a presentarmi, ma nessuno risponde.
“Non sono in casa?!” mi chiedo a voce alta qualche secondo dopo “Eravamo d’accordo che ci saremo incontrati a quest’ora!”
“Bene! Che gente maleducata!” esclama Asuka cogliendo la palla al balzo. "Andiamocene!”
“Beh, il cancello è stato lasciato aperto.” ragiono a voce alta “Forse il citofono non funziona e questo è un invito ad entrare.”
“Zia!” protesta Asuka “No! Non puoi entrare senza permesso!”
Muovo una delle ante del cancello di ferro per allargare il passaggio.
Si sente un inquietante cigolio. Quando è stata l’ultima volta che questi cardini hanno visto dell’olio?
Mi volto verso di Asuka, che mi guarda perplessa ancora dall’altra parte del cancello.
“Che c’è?” le chiedo impaziente “Andiamo!”
“Ma… non sono sicura che il cancello lasciato aperto sia la stessa cosa di un invito ad entrare!”
“Senti, non sono uscita prima dal lavoro per farmi tirare il pacco!” ribatto con decisione “L’accordo era di incontrarci a casa loro a quest’ora! Sta zitta e seguimi!”
Asuka alza le spalle, poco convinta e finalmente mi segue all’interno del giardino.
“Comunque questo posto è un po’ inquietante.” borbotta guardandosi intorno.
In effetti il giardino è un tantino trascurato e in questo pomeriggio un po’ grigio appare quasi lugubre. Ci sono diverse statue ormai invase dalle piante rampicanti, di quegli strani tipi dal gusto un po’ gotico che vedresti bene in un cimitero all’occidentale.
Passiamo a fianco ad una fontana in disuso da un pezzo. C’è pochissima acqua nel fondo ed è ormai diventata una melma verdastra.
“Senti, in questo posto sembra che nessuno ci metta più piede dal secolo scorso.” mi sussurra Asuka all’orecchio “Siamo sicure che sia la casa giusta?”
“Sì.” mi limito a dire.
“Porca miseria! Sembra il giardino di Dracula.” continua Asuka mentre passiamo a fianco ad una stranissima statua di una sorta di angelo con le corna e lo sguardo indemoniato.
“Ma che dici?!” commento agitando una mano per allontanare il pensiero “È arte!”
“Arte!” ripete Asuka ironica “Ciò non toglie che sia il giardino più strano e inquietante che abbia mai visto!”
“Ora non esagerare!” le dico “Avranno il giardiniere in ferie o qualcosa del genere!”
“Ah! Giardiniere in ferie da cinquant’anni almeno!” esclama Asuka “Anzi, scommetto che è morto qui e ora inciamperemo sul suo cadavere!”
Faccio finta di non sentire.
Arriviamo finalmente davanti alla porta di casa. È un grande portone di legno scuro, con due teste di leone di ferro battuto incastonate nel legno, dalle quali pendono due batacchi.
Chiudo la mano su uno degli anelli e busso energeticamente contro la porta.
Non si sente alcun rumore da dentro, nessuna voce, nessun segno di vita, un solo scatto metallico della serratura e una delle due ante del portone si schiude appena.
Rimango ad aspettare per qualche secondo, studiando la situazione. Asuka mi guarda sempre più confusa.
“Io scapperei finché è possibile.” bisbiglia.
Mi scosto un ciuffo di capelli dalla fronte e rifletto. Sono effettivamente confusa anche io da questo tipo di accoglienza. Nessuno che ci risponde al citofono, nessuno che sembra notare la nostra presenza e una porta che sembra essersi aperta da sola. Che devo pensare?!
Spingo la porta con una mano, questa si muove con un forte cigolio e ci mostra una parte dell’atrio che fa da ingresso alla casa.
Sembra molto buia al suo interno, ma, cosa ben più strana, sembra assolutamente deserta.
Busso ancora contro la porta.
“C’è nessuno?” provo a dire.
La mia voce echeggia nel corridoio buio e vuoto.
“Te lo dico io, non c’è nessuno ed è meglio che ce ne andiamo prima che qualcosa arrivi a berci il sangue!” continua Asuka con un sussurro strozzato “Nessuno sa che siamo qui vero? L’avrei detto a Jin, se solo me l’avesse consentito! Moriremo qui assieme al povero giardiniere e nessuno ci troverà!”
“Asuka, basta! Non sono in vena di scherzare!” dico seria, poi busso ancora una volta.
Sbuffo, sto davvero iniziando a perdere la pazienza. Perché diamine non viene nessuno a riceverci? Odio perdere tempo inutilmente! Sono uscita prima dal lavoro appositamente per questa ragione!
“Permesso?” chiedo aprendo ancora di più la porta e facendo un passo all’interno della stanza.
“Zia Jun!” protesta Asuka “Torna qui!”
Mi guardo intorno. È un lungo corridoio del quale non riesco a vedere l’estremità perché completamente in ombra. Lungo le pareti ci sono diversi quadri e ritratti che hanno tutta l’aria di essere lì da tanto tempo.
“Permesso?” chiedo ancora alzando la voce.
Ormai sto praticamente urlando.
Faccio qualche passo in avanti e Asuka mi segue titubante.
“Sono Jun Kazama, ci siamo sentiti per telefono.”
“Stiamo scherzando?” borbotta Asuka guardandosi attorno sconcertata “Questo posto mette i brividi, veramente! Ma dove siamo finite?”
La ignoro e mi schiarisco la voce, per continuare a parlare.
“Io e mia nipote Asuka siamo qui per parlare del piccolo incidente che ha avuto con la vostra…”
“... con la signorina Lili!” una voce roca e debolissima arriva dal buio in fondo al corridoio, completando la mia frase.
Sobbalzo e cerco di scrutare meglio l’oscurità. Anche Asuka sussulta e mi stringe una mano attorno all’avambraccio.
Riesco finalmente a scorgere la figura esile di un vecchio che si avvicina silenziosamente.
“Benvenute a casa Rochefort.” parla con un soffio di voce, esibendo un forte accento straniero.
Si ferma e, ancora in penombra, solleva un braccio per indicarci una porta a vetri sul lato sinistro del corridoio.
“Vi prego di accomodarvi.”
Faccio qualche passo in avanti, verso la porta indicata e finalmente sono in grado di vedere meglio il mio interlocutore. Rimane in ombra, come se temesse di esporsi alla luce, è molto vecchio e ci osserva con i suoi occhi pallidissimi da dietro le lenti degli occhiali.
L’uomo apre la porta di quello che sembra proprio un salotto francese del diciannovesimo secolo.
“La ringrazio.” dico, ancora un po’ confusa dalla situazione e poi entro nella stanza, andando a sedermi in uno dei divanetti.
Asuka mi segue. È confusa e diffidente, glielo si legge perfettamente in faccia, ma viene a sedersi accanto a me.
Il soggiorno è appena più accogliente del resto della casa vista finora. Una grande vetrata lascia entrare un po’ di luce, sebbene il cielo sia ancora grigio e coperto. I mobili sono eleganti e di gusto antico, fatta eccezione per una stranissima struttura al centro della stanza, come una sorta di altalena che pende dal soffitto.
“Anche lui è un pezzo dell’arredamento?” mi sussurra Asuka riferendosi al vecchio.
“Asuka, non essere maleducata.”
“Hai visto quanto era strano? E perché la porta si è aperta da sola se lui era da tutt’altra parte?” continua bisbigliando, poi si guarda intorno “E ora dove è finito?”
In effetti non ci ha seguito all’interno del salone e non ho la più pallida idea di che fine abbia fatto.
“Starà tornando.” rispondo cercando di essere convincente.
Cerco di reprimere quel poco di irritazione che comunque inizia a turbarmi. Il comportamento di questa gente è alquanto insolito, al di là di possibili differenze culturali, e la loro accoglienza lascia un po’ a desiderare.
Passano alcuni minuti e finalmente il vecchio torna a farsi vedere. Ci raggiunge con un vassoio con una teiera e delle tazze da tè.
“Vogliate perdonare la signorina Lili, è impegnata con la sua routine di ginnastica quotidiana, ma ci raggiungerà quanto prima.” ci informa posando il vassoio sul tavolino davanti a noi “Gradite del tè?”
Routine di ginnastica?! Cerco di elaborare velocemente il concetto.
Sono uscita prima da lavoro per aspettare che una ragazzina completi la sua routine di ginnastica?!
“Sì, grazie. Molto gentile.” rispondo comunque alla domanda.
“Ehm, per me no, grazie.” rifiuta invece Asuka.
Mi chiedo se sia perché sta ancora pensando che ci vogliano succhiare il sangue o qualcosa del genere! Chissà perché i ragazzini di questa età sono così impressionabili! Devono essere tutti quei videogiochi e tutte quelle serie tv che gli mettono in testa queste fesserie!
“I genitori della signorina Lili non sono in casa?” chiedo impaziente prendendo la tazza di tè che mi viene offerta.
L’uomo prende posto in una delle poltrone davanti a noi e prende la sua tazza fra le mani tremolanti.
“Mi dispiace, ma no.” risponde calmo “Messieur e Madame Rochefort al momento si trovano nella loro residenza di Monaco.”
Sorseggio un po’ di tè cercando di mascherare la mia indignazione.
Prima che possa aggiungere altro, però il vecchio riprende a parlare.
“Io sono Sebastian, il capo maggiordomo della residenza giapponese. In assenza dei signori Rochefort sono anche temporaneamente responsabile della custodia della signorina Lili, quindi oggi siederò con voi in qualità di suo tutore.”
“Capisco.” rispondo.
Meglio di niente!
“Beh, mi trovo in una situazione simile.” ragiono a voce alta “I genitori di Asuka vivono a Osaka, e oggi sono qui al posto loro.”
Appoggio la tazza sul tavolino.
Si instaura un silenzio un po’ imbarazzante. E dire che avremo già potuto iniziare il discorso se la ragazza non avesse avuto la sua stupida routine di ginnastica!
“È… ehm… una bella casa.” commento per far passare un po’ di tempo.
Sebastian annuisce.
“Lo è, anche se questa dimora ha visto decisamente tempi migliori.” risponde vagando con lo sguardo lungo i muri “Grandi feste e balli hanno animato le sale di questo palazzo in passato, oramai è difficile mantenere il vecchio splendore.”
Sebastian sospira.
“Del personale della casa sono rimasto solo io e il palazzo è in decadenza.” aggiunge poco dopo con aria sinceramente addolorata.
Appoggia la tazzina sul tavolino e solleva lo sguardo sul lampadario di cristallo sopra di noi.
“Forse la famiglia Rochefort sarà persino costretta a vendere la residenza in un futuro non troppo lontano.”
“Oh…” commento soltanto.
Non mi aspettavo che il mio commento innocente potesse aprire le porte a quello che sembra un argomento delicato come questo.
“I Rochefort hanno perso molti dei loro possedimenti negli ultimi anni.” spiega ancora Sebastian “Ma le cose si sono fatte serie dopo che la Mishima Zaibatsu ha reclamato i propri diritti sulla proprietà di alcuni pozzi petroliferi in nord Europa.”
Asuka mi stringe di nuovo un braccio. Mi volto da lei e noto l’espressione shockata sul suo volto.
Sospiro nervosamente. Spero proprio che non si faccia venire idee strane e che non decida di entrare in questo argomento.
“Capisco. Mi dispiace molto.” intervengo sperando di chiudere la questione il prima possibile.
Prendo ancora la tazza di tè e ne bevo un altro sorso.
Sebastian alza lentamente lo sguardo su di me.
“Mi è parso di capire che voi siete imparentati con il signor Mishima.”
Sussulto. Abbasso la tazza e prendo un fazzoletto di carta per pulirmi la bocca. Per poco non mi è andato di traverso il tè!
“Beh sì, la nostra famiglia ha qualche legame di parentela con… Heihachi Mishima.” rispondo vaga “Ma vorrei sottolineare che noi non abbiamo alcuna connessione con l’attività della Zaibatsu.”
Sebastian annuisce e abbassa gli occhi, con uno sguardo triste.
Si instaura un nuovo silenzio imbarazzante. Asuka mi manda delle strane occhiate, come se cercasse disperatamente di comunicarmi qualcosa, ma non riesco davvero a capire cosa.
Mentre cerco di decifrare l’espressione enigmatica di mia nipote, si apre improvvisamente la porta del salone e una ragazza con dei lunghi capelli biondi fa la sua entrata in scena.
“Sebastian!” esclama con rabbia.
Guarda me e Asuka di sfuggita, poi si volta dal maggiordomo e gli parla in francese. Non sono in grado di capire il contenuto della conversazione, ma dal suo tono intuisco che la ragazza è per qualche motivo piuttosto scocciata.
Sebastian risponde con voce calma, ma Lili sembra letteralmente furiosa. Il maggiordomo sembra cercare di farla ragionare, ma Lili non sembra intenzionata a volersi calmare.
“Vedi che è fuori di testa?” mi bisbiglia Asuka all’orecchio con un’espressione di sufficienza.
Non avrei usato le stesse parole, ma di certo il suo comportamento è un bel po’ maleducato.
Sebastian insiste e finalmente sembra fare ragionare la ragazza. Lei sospira rumorosamente e prende posto nella strana altalena appesa al soffitto.
Non posso non notare la smorfia che si insinua nel volto di Asuka.
Lili ci guarda e forza un sorriso.
“Chiedo scusa se vi ho fatto aspettare.” dice semplicemente “Sebastian non mi aveva avvisato di questo incontro.”
Sebastian la guarda in silenzio e sospira.
Non sono affatto convinta che sia la verità.
“Bene, molto piacere di conoscerti Lili.” comincio “Io sono Jun Kazama, la zia di Asuka.”
Asuka incrocia le braccia al petto e si appoggia allo schienale del divano con un lieve broncio.
“Sono qui per parlare dell’episodio successo a scuola qualche giorno fa.” spiego.
“Oh, capisco.” annuisce Lili con un sorrisetto cattivo “Quindi Asuka è venuta per porgermi le sue scuse?”
Asuka spalanca la bocca, con un’espressione quasi scandalizzata. Le poggio una mano sulla spalla, con la speranza di calmarla prima che possa pensare di rispondere qualcosa.
“Signorina Lili.” interviene Sebastian “Forse è meglio lasciare finire la signora Kazama.”
“Sì, grazie.”  riprendo schiarendomi la voce “Forse è meglio cercare di capire che cosa sia successo tra voi due. Mi pare chiaro che il vostro rapporto è partito con il piede sbagliato e questa è la giusta occasione per cercare di chiarire le incomprensioni che possono esserci state.”
Sorrido.
Lili guarda Asuka, poi torna da me.
“Beh, sì. Potrebbe essere utile.” dice con aria altezzosa “Per esempio vorrei chiedere ad Asuka perché ha preso così male l’idea che io possa dirigere il gruppo di danza al posto suo? Mi pare ovvio che io abbia più esperienza di lei in questo campo.”
Asuka inspira rumorosamente.
“È il mio gruppo!” ringhia “Se pensi di saper fare molto meglio, perché non ne ne organizzi uno anche tu e ti fai una coreografia tutta tua invece di sabotare i gruppi degli altri?”
Lili sospira, poi guarda me.
“Come vede, sua nipote è estremamente permalosa e non accetta l’idea che ci possa essere qualcuno più abile di lei a fare qualcosa.”
“L’hai deciso tu che sei più abile di me!” ribatte immediatamente Asuka “Oltre che bugiarda sei pure presuntuosa!”
Lili ridacchia.
“Ti viene proprio impossibile accettare l’idea che per una volta potresti non essere tu al centro dell’attenzione, vero?”
“Senti chi parla!” sbotta Asuka “Chi è che è seduta su un’assurda altalena da soggiorno in questo momento?”
“Cos’hai da ridire sulla mia balançoire?”
“Per favore ragazze!” mi intrometto “Cercate almeno di venirvi incontro!”
Di questo passo non faremo alcun progresso oggi.
Sebastian sospira.
“La signorina Lili ha sempre avuto problemi a fare amicizia.” ammette con una punta di rassegnazione.
“Sebastian! Ma che diavolo dici?!” esplode Lili, improvvisamente rossa in volto.
“Chissà come mai.” borbotta Asuka sottovoce per farsi sentire solo da me.
“È la verità!” continua Sebastian “Fin dai tempi dell’asilo, quando metteva la colla nelle sedie dei compagnetti!”
“Sebastian, sta zitto!” continua Lili minacciosa “È successo un sacco di tempo fa, non c’entra niente con questo!”
Sorrido.
“Beh, anche Asuka ha un carattere un po’ complicato.” osservo.
Asuka mi guarda come se l’avessi pugnalata alle spalle.
“Che c’è? Vorresti per caso negarlo?” le chiedo “Pensa a tutte le tue innumerevoli bravate!”
Rimane senza parole, a guardarmi in difficoltà.
“In un certo senso voi ragazze non siete poi così diverse.” osserva Sebastian e quasi quasi mi trovo d’accordo.
In effetti Asuka sembra aver trovato una ragazzina testarda e orgogliosa quanto lei.
“Suvvia, perché non lasciate tutto alle spalle e non ricominciate da capo con una stretta di mano?” propongo alle due “Per quanto riguarda il gruppo di danza potreste collaborare e mettere a votazione le questioni sulle quali non vi trovate d’accordo!”
Asuka mi guarda di nuovo come se le avessi chiesto l’impossibile.
“Almeno provateci.” suggerisco “È normale avere delle incomprensioni a questa età. Soprattutto in ambienti come quello scolastico. Queste cose sono normali anche in età adulta! Se penso a tutte le incomprensioni avute a lavoro o persino al circolo…”
Mi volto da Lili e Sebastian. Loro non sanno del circolo, è d’obbligo fornirgli il giusto contesto.
“Sono la co-presidentessa di un gruppo attivista per la salvaguardia dell’ambiente.” sintetizzo con orgoglio.
“Zia, ti prego.” sospira Asuka “Non iniziare!”
Poi si alza e si avvicina a Lili.
Le porge la mano.
“D’accordo.” borbotta “Mi dispiace, Lili. Cancelliamo tutto e ricominciamo da capo.”
Lili osserva la mano di Asuka e sembra rifletterci per qualche secondo, poi mostra un sorriso gentile e la stringe.
“D’accordo Asuka.” dice “Cerchiamo di essere amiche d’ora in avanti?”
Asuka annuisce, sebbene non mi sembri troppo convinta.
“Ci puoi contare.” ripete sibilando tra i denti.
La stretta di mano sembra energica e decisa, così come le espressioni tirate delle due ragazze.
“Ottimo!” commento.
Asuka torna a sedersi e mi guarda con aria impaziente.
“Ora possiamo anche andare…” bisbiglia.
“Signora Kazama.” dice poi Lili servendosi del tè “Mi parli del suo gruppo per la salvaguardia dell’ambiente, la prego.”
Sono sorpresa. Non riesco a trattenere un grande sorriso.
“Oh! Ti interessa sul serio?”


“Insopportabile! Hai visto quanto è odiosa?” si lamenta Asuka agganciando la cintura.
“Oh per l’amor del cielo, Asuka!” la rimprovero mettendo in moto l’auto “Ammetto che inizialmente mi ero fatta una certa idea su di lei, ma poi…”
“Ma poi è stata abbastanza astuta da chiederti del tuo circolo e ha capito come poteva conquistare la tua fiducia!” esplode furente “Cavolo zia, possibile che non ti rendi conto di essere stata manipolata?! Basta che la gente ti chieda di parlare del circolo e diventi un’altra persona!”
“Adesso basta Asuka!” la avverto “Non sono nata ieri e non ti permetto di parlarmi in questo modo!”
Sbuffa e si mette a braccia conserte.
“D’accordo, scusami.” dice un po’ forzatamente “Ma sono sicura al cento per cento che ti ha chiesto del circolo solo per fare una buona impressione su di te, e quindi, alla fine, per metterti contro di me.”
“Asuka! Questo discorso è ridicolo!”
Lei picchia le mani violentemente sulle ginocchia.
“Accidenti, non lo vedi che sta andando tutto esattamente come quella strega ha pianificato?” continua furibonda “Guardaci! Adesso sei arrabbiata con me!”
“Certo che sono arrabbiata con te!” sbotto “Stai praticamente insinuando che mi sono lasciata abbindolare da una ragazzina di quindici anni!”
Mi immetto nel traffico.
“Perché è esattamente quello che è successo!” esplode.
“Asuka, o ti calmi o ti rispedisco dai tuoi genitori in giornata stessa!” la minaccio nervosissima “Perché non ne posso veramente più di dover combattere tutti quanti, tutti i giorni!”
Asuka prende un respiro profondo.
“D’accordo, mi calmo.” dice seccata tanto per accontentarmi.
Inspiro anche io.
“Renditi conto dell’assurdità di ciò che stai dicendo!” ragiono poi cercando di recuperare la calma “Tu staresti insinuando che Lili abbia deciso di fare l’iscrizione ufficiale al mio circolo, per fare un dispetto a te.”
“Sì!” risponde lei sicurissima.
“Non ti passa assolutamente per la testa che forse sia davvero interessata ai nostri temi o che forse… stia cercando di fare amicizia? Dopotutto Sebastian ha detto che ha qualche difficoltà in quel senso.”
Asuka rotea gli occhi all’indietro.
“Senti, te lo dico io, quella mi odia e ce la sta mettendo tutta per farmi venire un esaurimento nervoso!” riprende cercando di parlare più tranquillamente possibile “Ce l’ha con me perché sa che sono in qualche modo imparentata con Heihachi e vuole forse vendicarsi perché lui ha messo sul lastrico la sua famiglia o qualcosa del genere!”
“Oh! Quante sciocchezze, Asuka!” la fermo.
“Non sono sciocchezze!” protesta lei “Quando il maggiordomo ha spiegato la storia della casa e ha parlato della Zaibatsu mi è stato tutto chiaro, finalmente!”
Sbuffa.
“Maledizione! Che poi io non sono nemmeno imparentata con Heihachi!” continua “Perché se la prende con me?!”
“Quindi, mi sembra di capire che la storia della tregua con tanto stretta di mano era tutta una farsa per te.” le rinfaccio “Non mi sembra che tu abbia il benché minimo interesse a cambiare atteggiamento nei suoi confronti.”
Lei alza gli occhi al soffitto dell’auto.
“Certo che era una farsa, zia! E per lei è stato lo stesso! Non mi fiderei neanche un secondo di una così!” ammette “Non siamo alle elementari, rancori di questo genere non si risolvono così con due chiacchiere e una stretta di mano. Quello di cui lei avrebbe bisogno è una seduta psichiatrica, te lo dico io!”
Scuoto la testa.
“Sono profondamente delusa da questo tuo atteggiamento, Asuka.” ammetto con sincera disapprovazione “Non capisco veramente come tu possa essere così prevenuta nei confronti di questa povera ragazza, dalla quale, per inciso, non sei poi così diversa.”
“Ah! Questo è un insulto che proprio non posso accettare.” dice lei con una risata sarcastica.
“Credevo fossi più matura di così, Asuka.” sussurro con profondo rammarico “Sono veramente dispiaciuta.”
Le mie parole sembrano scivolarle addosso, senza neanche toccarla, tanto è convinta di essere dalla parte della ragione.
“In ogni caso, fidati, di certo non mi metterò di nuovo nei guai con lei, anzi le starò più alla larga possibile, a costo di mollare il gruppo di danza.” commenta voltandosi a guardare attraverso il finestrino.
Questo è davvero strano.
Non è assolutamente da lei gettare la spugna e ammettere sconfitta così. Il suo tono di voce poi è strano, la sua voce è improvvisamente tremolante.
“Mollare il gruppo di danza?!” ripeto confusa.
“Lo so, la lascerò vincere, almeno temporaneamente. In questo preciso momento ho altro a cui pensare, non posso occuparmi anche di questo.”
Non capisco. A che si riferisce?
Sarà semplicemente turbata dalla nostra discussione?
Che stia facendo in modo di passare per vittima?
Dopotutto non sarebbe la prima volta.
“Che intendi dire?” chiedo “Sei preoccupata per le verifiche di fine semestre?”
“Esatto.” risponde, poi guarda in avanti e indica un punto all’angolo dell’incrocio “Lasciami pure qui. Vorrei prendermi un milkshake al Dragon prima di tornare a casa. Dopo questo pomeriggio ho proprio bisogno di una dose di zuccheri!”
La guardo pensierosa. Il suo tono sembra essere tornato quello di sempre, ma c’è qualcosa che non mi torna.
Lei mi rivolge un sorrisino innocente.
“Sei sicura?” chiedo conferma “Poi prendi la metro per tornare?”
“Sì. Non preoccuparti.”
L’accontento. Accosto e la faccio scendere. Magari stare un po’ per conto suo l’aiuterà a rinfrescarsi le idee.
Riparto e inizio a pensare che forse avrei bisogno di una pausa anche io.


Apro la porta di casa e a quanto pare sono la prima ad essere rientrata.
Tenendo il telefono tra l’orecchio e la spalla, digito con una mano il codice per la disattivazione dell’antifurto.
“Sì, Michelle. Mandami la documentazione per email, dopo cena gli darò un’occhiata.” parlo al telefono.
Chiudo la porta con il piede e mi sfilo le scarpe. Poi avanzo lungo il corridoio con le buste della spesa ancora in mano.
“No, non sono passata in sede, avevo da fare stasera.” dico ancora al telefono.
Entro in cucina e appoggio le buste del supermercato su due sedie.
“Ma Jun, avevi detto che te ne saresti occupata tu!” mi fa notare Michelle dall’altro capo del telefono.
Mi passo una mano sulla fronte, riavviandomi i capelli.
“Hai perfettamente ragione. Ma indovina un po’?” rispondo non riuscendo a nascondere la mia irritazione “Mia nipote l’altro giorno ha avuto la geniale trovata di picchiare un’altra ragazza nel cortile della scuola e oggi sono uscita prima da lavoro per andare a sistemare la questione!”
Entro in salotto e mi lascio cadere sul divano, sfinita.
“Sono pure dovuta uscire prima da lavoro, lasciandomi un mucchio di cose da fare per domani.” borbotto “Mi sembra di stare per impazzire!”
“Jun, va tutto bene?” chiede Michelle improvvisamente preoccupata.
“Sì, credo. Ho solo un grande mal di testa.” rispondo “A volte penso che avrei solo bisogno di una vacanza lontana da tutto.”
Michelle rimane un po’ in silenzio.
“E con quel Lars come va?” domanda poi diffidente.
“Oh per l’amor del cielo, Michelle!” esclamo “Non pensare più a Lars e piantala con questa tua insensata paranoia!”
“Scusa scusa!” risponde prontamente lei “Era solo per sapere.”
“Se proprio lo vuoi sapere è andato al posto mio a prelevare dei campioni da analizzare in una fattoria fuori città, dato che io non potevo farlo.” spiego, poi sospiro “Spero che non si perda. Quel Lars è un ragazzo d’oro, non so cosa farei senza il suo aiuto.”
“Sì, vabbè.” commenta Michelle diffidente “Comunque, dato che mi sembri molto stanca, ora ti lascio. Fammi sapere se vedi quella roba che ti ho mandato!”
“D’accordo, vedrai che la manifestazione si farà! Ci inventeremo qualcosa come sempre.”
Ci salutiamo e chiudiamo la telefonata.
Come se non avessi altri pensieri, a quanto pare un gruppo industriale vicino alla Mishima Zaibatsu sta cercando di boicottare la nostra prossima manifestazione per l’ambiente.
Accendo la televisione.
Dovrei andare a sistemare la spesa, ma non ho la forza di alzarmi. Non ho mai un attimo di pausa in questa vita!
Quando ero una liceale non era così che immaginavo il mio futuro.
Pensavo che avrei trascorso la mia vita in modo completamente diverso, vivendo in un posto tranquillo, a contatto con la natura e tanti animali. Forse la realtà è che non mi sono mai abituata al caos della vita metropolitana e il fatto di dover combattere pure a casa non rende di certo le cose più semplici.
Ripenso alla discussione con Asuka di poco fa e a quella con Jin di ieri sera.
È vero che Asuka a volte è testarda e ingestibile, ma Jin è totalmente un altro paio di maniche. Ultimamente non passa giorno senza che litighiamo almeno una volta.
Sospiro.
Forse davvero sto sbagliando anche io.
Forse è vero che voglio avere ancora troppo controllo sulla sua vita ed è questa la prima causa dei nostri attriti. Sarebbe così sbagliato dargli l’indipendenza che vuole? D’altronde io alla sua età vivevo già da sola lontana dalla famiglia.
È solo che ho l’impressione che sia ancora troppo impulsivo! Vorrei che prendesse le sue decisioni con saggezza e con meno irruenza.
Forse però se gli dimostrassi di avere fiducia in lui, anche lui si fiderebbe più di me e accetterebbe meglio i miei consigli?
Cambio canale e ne finisco a guardare distrattamente un documentario sui canguri.
L’Australia.
A mente lucida mi rendo conto di avere un po’ esagerato ieri ad avergli precluso la possibilità di andare a studiare all’estero. Dopotutto si sta impegnando tantissimo per accedere a quel corso e non ci ha chiesto un solo centesimo per poter mettere in pratica questo progetto. Sta usando solo interamente le sue forze, il che è indubbiamente molto lodevole.
Stringo i pugni.
Sarei una madre orribile se non gli permettessi di poter ottenere ciò per cui ha lavorato così tanto e gli darei un pessimo esempio.
Deglutisco.
Ormai ho deciso.
Per quanto avrei preferito che lasciasse perdere questa idea, ho deciso di offrire a Jin la possibilità di andare a fare un anno all’estero. Vorrà dire che lo chiamerò spesso e mi assicurerò che stia bene, che mangi e che stia lontano da gente poco raccomandabile.
Sospiro ancora e spengo la TV.
È arrivato il momento di sistemare la spesa.


Sono quasi le nove e Jin e Asuka non sono ancora rientrati a casa. Non mi stupisco più di tanto per Jin, visto che vorrà evitarci il più possibile, ma mi sembra un po’ strano da parte di Asuka.
Siamo comunque seduti a tavola, io, Kazuya e Alisa. Lars mi ha telefonato poco fa, era sulla strada del rientro, ma ha trovato traffico. Sarà qui in un’oretta circa.
Ho l’impressione che Alisa sia un po’ a disagio. Da quando è arrivata non si era mai ritrovata ad essere sola con noi senza nessuno dei ragazzi e ultimamente, quando siamo a casa, passa spesso il tempo con Lars. Mi domando se il fatto di essersi ritrovata da sola oggi possa farla sentire un po’ in imbarazzo.
“Allora, Alisa. Come è andata a scuola?” chiedo cercando di rompere questo difficile silenzio.
“Molto bene!” risponde lei in tono gentile “È stata una giornata interessante.”
“Che bello!” sorrido “Che avete fatto?”
“Beh, il professor Chaolan ha fatto un esperimento in giardino!” continua Alisa “Ha messo in funzione un mini-razzo sul modello di quelli usati nell’industria aerospaziale!”
“Oh!” aggrotto le sopracciglia confusa.
Non sapevo che Lee facesse questo genere di lezioni pratiche. Credo che né Jin, né Asuka me ne abbiano mai parlato.
“L’esperimento non è andato molto bene però.” aggiunge Alisa.
“Ah no?” chiedo.
“Il razzo è andato a schiantarsi contro la grande statua di Heihachi.”
Sia io che Kazuya ci fermiamo momentaneamente di mangiare e guardiamo Alisa.
“Il razzo ha fatto cosa?” chiedo incredula.
“Si è schiantato contro la statua.” ripete Asuka “Gli ha distrutto completamente il volto!”
Io e Kazuya ci lanciamo un’occhiata.
“Ci prendi in giro, ragazzina, o è successo sul serio?” chiede poi Kazuya con un ghigno divertito stampato in volto.
“È successo sul serio, lo giuro!” risponde subito Alisa in atteggiamento quasi difensivo.
Si sente la porta di casa che si apre proprio in quel momento.
Mi alzo.
“Poi ne riparliamo, Alisa!” le prometto “Voglio sapere tutti i dettagli.”
Non riesco a trattenere un sorriso.
La statua del vecchiaccio è stata sfigurata! Appena ho un attimo libero devo ricordarmi di fare una telefonata a Lee.
Esco dalla sala da pranzo e vedo Jin e Asuka che cercavano di dileguarsi su per le scale.
“Ah, eccovi finalmente!” esclamo.
Loro si fermano di scatto.
Si girano e mi guardano come se li avessi appena beccati a fare qualcosa di losco.
Sollevo un sopracciglio.
È vero che hanno fatto più tardi del solito, ma questo atteggiamento sulla difensiva è alquanto strano. Così come è strano il fatto che siano tornati insieme quando fino ad un paio di ore fa, a detta di Asuka, non si parlavano!
“Tutto bene?” provo a tastare il terreno.
“Sì!” risponde Asuka un po’ troppo velocemente.
Mi metto a braccia conserte.
“Avete fatto pace?”
Si guardano in silenzio, un po’ spaesati.
Non me la raccontano giusta questi due, proprio per niente.
“Sì!” risponde Asuka con un sorriso forzato “Ci siamo fermati fuori a chiarirci, per questo abbiamo fatto un po’ tardi.”
“Più o meno.” aggiunge Jin, che non sembra troppo d’accordo con la versione della cugina.
“Immagino abbiate avuto un sacco da dirvi allora!” osservo.
Non ci crederebbe nessuno e sanno benissimo che non sto abboccando.
Non ho la più pallida idea di che cosa stessero combinando, ma forse oggi non lo voglio sapere. Ne ho davvero abbastanza di tutto!
Per oggi ho deciso che li lascerò passare.
Solo per oggi.
Sciolgo le braccia e sospiro.
“Venite a mangiare qualcosa almeno?”
“S-sì! Subito!” risponde Asuka “Vado ad appoggiare la roba e a lavarmi le mani.”
Jin annuisce.
“Anche io.”
Asuka riprende a salire le scale e Jin la segue.
“Jin, aspetta!” lo chiamo.
Lui si ferma, si gira e mi guarda con aria vagamente preoccupata.
“Che c’è?”
“Ci ho ripensato e… ho deciso che…” abbasso lo sguardo mostrando un piccolo sorriso “... hai il permesso di andare in Australia se lo vorrai fare.”
Jin sgrana gli occhi per la sorpresa.











 
  
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