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Autore: TheDays    21/07/2017    1 recensioni
E' il 3000 d.C . Quattro ragazzi si ritrovano intrappolati in un bunker nell'unico Paese sopravvissuto alla più catastrofica crisi mondiale mai avvenuta: L'Antartide.
Sono stati scelti a pochi anni di vita per le loro abilità intellettuali e fisiche tra migliaia di candidati per una ragione: Ripopolare la Terra, dandole una seconda possibiltà.
Un potente sedativo ha permesso loro di sopravvivere addormentati per dieci anni nel bunker, ma svegliandosi non ricordano nulla della loro vita passata, eccetto il nome.
Ci saranno insidie, pericoli e avversità da superare per dare una nuova vita al Pianeta, ce la faranno Keith, Vera, Liza ed Aaron?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.
Vera
 


 
 
 
Come pensereste di sentirvi a svegliarvi di punto in bianco in un letto che non è il vostro? Disorientati? Scombussolati? Spaventati? Confusi?
No, peggio: Terrorizzati. Soprattutto se appena aprite gli occhi l’unica cosa che vedete è di essere sdraiati su un letto matrimoniale che non è il vostro, in una stanza totalmente bianca, ovviamente mai vista, e   profumo di camomilla che arieggia nell’aria.
Fatto sta, che quel giorno, mi alzai sulla schiena stiracchiandomi per bene, e strofinandomi gli occhi cercando di capire se tutto quello che stavo vedendo era un sogno. Notai solo dopo, che accanto al letto c’erano due comodini, uno per lato, sui quali qualcuno aveva messo un’ abat jour e un bicchiere d’acqua.
Mi avevano insegnato a non bere o mangiare nulla che provenisse da sconosciuti, ma stavo davvero morendo di sete, un po’ come se non bevessi da anni
Scesi con cautela dal letto, dando ancora una volta una rapida occhiata alla stanza: vidi una porta, sembrava molto spessa e pesante, in qualche materiale metallico. Dopo essermi stabilizzata, mi resi anche conto di essere nuda.
-Oh cazzo! -
Mi guardai intorno velocemente, in cerca di qualcosa da mettermi addosso: su una panca accanto al letto qualcuno aveva messo un lungo abito bianco e semplice; scrutandolo attentamente decisi di indossarlo.
Poco dopo mi resi conto che nella stanza non vi erano alcune finestre, né luci artificiali, eppure l’ambiente era illuminato; un po’ come se questa venisse direttamente dalle pareti.
Mi avvicinai con cautela alla porta, abbassando la maniglia, e aprendola. Un ragazzo dalla pelle ambrata e i capelli scuri lunghi fino alle spalle stava armeggiando con i fornelli: non erano come quelli delle nostre case.
Casa. Mi ero persino dimenticata di avere una casa, una famiglia. Anzi, i ricordi cominciavano a svanire piano dalla mia mente e i volti ormai sfocati dei miei genitori stavano sparendo lentamente.
-Perché non ti siedi e mangi qualcosa?- Il ragazzo mi riportò alla realtà. Era tranquillo, fin troppo.
-Perché sei così tranquillo?-
-Perché non dovrei esserlo?-
C’era qualcosa che non andava. Cominciai a sentirmi a disagio in sua presenza.
Chi era lui?
 
 
-AAAAAAAAHH!-
Un terrificante e stridulo urlo proveniente da dietro una porta identica alla mia spezzò un silenzio di qualche secondo. Con uno scatto di corsa io e lui aprimmo la porta, e l’urlo si placò.
All’interno della stanza una ragazza coi lunghi capelli biondi e spettinati si trovava nel letto, coperta fino al busto dalle coperte bianche. La sua espressione terrorizzata era indescrivibile. Gli occhi lucidi e rossi indicavano che durante l’urlo ci aveva anche lasciato qualche lacrima.
Il ragazzo di prima si avvicinò cautamente a lei, sedendosi sul bordo del letto, abbracciandola lentamente.
-Va tutto bene- cercò di calmarla –Va tutto bene-.
Finalmente la ragazza bionda parlò. –Cosa succede? Dove mi trovo? Questa non è casa mia-
A quel punto, non potei non fare quella domanda. –Chi siete?-
Il ragazzo dalla pelle ambrata mi scrutò attentamente, forse non sapeva se fidarsi di me. Fu a quel punto che notai con stupore che aveva gli occhi di colore diverso: uno azzurro, e uno nero.
Finalmente mi rispose. –Mi chiamo Keith, tu?- chiese a me di rimando, continuando a sostenere lo sguardo
-Vera- di quello non avevo nessun dubbio.
Poi si rivolse alla biondina strillante nel letto. –E tu, chi sei? Te lo ricordi?-
Se glielo chiese, significava che anche lui stava dimenticando alcune cose della sua vita. Ormai ogni mio ricordo si stava affievolendo, come se qualcuno avesse resettato totalmente la mia memoria, ed ero certa di non essere l’unica.
-Mi chiamo Liza… o almeno credo. Cacchio, sono così confusa, mi gira la testa-  affermò con poca sicurezza, tenendosi la testa fra le mani
-Ti porto un bicchiere d’acqua, aspetta- affermai prontamente.
Mi allontanai dalla camera da letto di Liza, cercando freneticamente il frigorifero. Quando lo vidi mi sorpresi di come fosse così diverso da quelli che avevo a casa mia.
Casa.
Di nuovo quella parola. Normalmente si usa quel termine per indicare qualcosa di piacevole, familare, conosciuto. Ma in quel momento la mia casa era tutto fuorchè familiare.
Nel frigorifero c’era ogni sorta di viveri, ma niente acqua. Tra le diverse catastrofi avvenute negli ultimi dieci anni, potevo con assoluta certezza dire che la peggiore fu la mancanza di acqua. Infatti i ghiacci si erano sciolti in quasi tutto il mondo ormai, e l’acqua dolce potabile era più rara di un cane a tre teste. Per questo motivo tutti gli abitanti del mondo si videro costretti a depurare l’acqua degli oceani.
“Trovata”
L’acqua si trovava in un distributore automatico che la filtrava, presi un bicchiere e ne versai un po’.
Poi accadde qualcosa di assurdo. Mi voltai con l’intenzione di tornare da Liza, ma rovesciai a terra l’acqua:
Davanti ai miei occhi un ragazzo dai capelli platinati e spettinati mi guardava estraniato.
Era in piedi, nudo.
“Cosa cazzo ci faccio qui?”
 
---
 
 
Hola chicos, nuova storia. Spero di pubblicare il prossimo capitolo il più presto possibile, e soprattutto spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e vi possa intrigare!
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