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Autore: Aleandra266    22/07/2017    0 recensioni
Ti conosco dal taglio
tremendo della spada
ti conosco dal volto
che con fretta misura la terra
Risollevata dalle ossa
sacre dei Greci,
e valorosa come prima,
Ave, o ave, Libertà.
Genere: Generale, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Grecia/Heracles Karpusi, Turchia/Sadiq Adnan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve popolo di EFP!Emh...come state?Spero bene!E' la prima fanfiction che scrivo su questo fandom,dopo molto...MOLTO tempo in cui non ho più pubblicato nulla su EFP,già...e nulla,spero che la storia vi piaccia e che abbiate voglia di lasciare una piccola,minuscola recensione per farmi sapere cosa ne pensate. Ciaoooo! ;) --

Quando Grecia riaprì finalmente gli occhi,tutto ciò che vide fu la sagoma sfocata del suo amato Partenone che diventava sempre più piccola, sempre più lontana. Allungò la mano,come per aggrapparsi alle sue colonne in cerca di salvezza, ma inutilmente. Dopo averlo raggiunto all'acropoli di Atene,a Turchia non era servito molto per catturarlo:Grecia era sfiancato dai numerosi disastri messi in atto dai soldati dell'Impero Ottomano. Aveva lottato valorosamente,ma all'Impero era bastato un pugno ben assestato per riuscire a battarlo. Heracles cercó di pensare velocemente:aveva capito che si stavano allontanando da Atene,ma non sapeva dove lo stava conducendo.

-Lasciami andare- disse,la voce roca ed affaticata. Sadiq non gli rispose,continuando a camminare come nulla fosse.
-Lasciami andare!- Ripeté Grecia, più forte.

-Mi spiace,Heracles- disse infine Turchia -ma dopo tutto quello che ho dovuto passare per trovarti,non posso permetterti di sfuggirmi.-

Grecia in risposta emise un verso di frustrazione,divincolandosi nel tentativo di riconquistare la libertà. Di nuovo,inutilmente. La presa di Turchia era ben salda sulle sue gambe,e lui era troppo piccolo per riuscire a batterlo. -Lasciami. Posso camminare da solo.- Disse allora il greco,in tono stanco ma intriso d'orgoglio. Turchia scosse la testa:-sei talmente messo male che sverresti dopo due passi. Ma non temere,ragazzino:fra poco ci imbarcheremo e non sarò più costretto a portarti in spalla.-

-Dove stiamo andando?- Chiese Heracles,mentre un nodo d'angoscia gli serrava lo stomaco:ragazzino. Era così che lo considerava?Alla stregua di un moccioso? La sconfitta bruciava sulla sua pelle come una ferita cosparsa di sale,e non riusciva a non pensare a ciò che era successo al suo popolo,soprattutto essendo conscio del fatto che Sadiq Adnan non riservava alcuna clemenza a coloro che gli si opponevano. Turchia alzò gli angoli della bocca in un accenno di sorriso. -Lo vedrai- disse solamente. Rimasero in silenzio per il resto del viaggio.
Poi,improvvisamente,Sadiq lo rimise in piedi.

-Ti do il benvenuto sulla mia nave,Heracles- disse la nazione,in tono compiaciuto.

Grecia alzò gli occhi:di fronte a lui si stagliava un'enorme galea,che ben presto sarebbe diventata la sua prigione.

-Resta qui,io tornerò più tardi.- Gli ordinò Sadiq,aprendo la porta di una cabina. Si voltò e fece per andarsene,poi-come ripensandoci-si girò e gli lanciò un'occhiata penetrante:quella maschera bianca, nonostante non lo desse a vedere,dava ad Heracles i brividi. -Non ti conviene provare a fuggire- gli comunicò -perché verrei a cercarti,e come ben sai quando due nazioni si danno battaglia chi ne paga le conseguenze è sempre il popolo.- Poi,tranquillamente, si voltò ed uscì.

Grecia rimase a fissare quella porta serrata con un groppo in gola e,senza che potesse impedirlo,una lacrima scivolò lungo la sua guancia.


Nonostante avesse cercato di non cedere,Grecia si ritrovò ben presto a crollare addormentato su una brandina. 

Si sveglió sentendo qualcuno che cercava di sollevarlo,e scalció con forza,gridando in greco. La sua gamba venne però prontamente bloccata,e la voce infastidita di Turchia raggiunse le sue orecchie.-Hey,moccioso. Ancora non hai imparato la lezione?-
Heracles aprì gli occhi,confuso,ed indietreggió fissando con diffidenza l'uomo.

Turchia rimase stupito dall'ostilità che quegli enormi occhi verdi gli riservarono:Grecia era soltanto un bambino. L'ultima volta che lo aveva visto,era poco più che un neonato,e sua madre era ancora padrona del mediterraneo. Ma nessuna nazione poteva vivere per sempre:neppure Antica Grecia,che ben presto si era ricongiunta al suo compagno-Impero Romano-lasciando il suo unico figlio da solo. Un ragazzino, costretto da invasori e nemici a crescere in fretta per poter sopravvivere. Eppure, non aveva potuto nulla contro di lui:Impero Ottomano era stato più forte,e lo aveva sopraffatto. Grecia si era difeso bene,Sadiq doveva dargliene atto: ci aveva messo diverso tempo prima di scovare il suo rifugio, ed anche quando gli si era parato di fronte Heracles aveva combattuto.

Possedeva pur sempre lo stesso sangue di sua madre,dopotutto.

-Non desidero farti del male,Heracles- disse l'Impero,in un moto di compassione: dopotutto,ricordava bene cosa si provava ad essere così piccoli e soli.

Ma quelle iridi smeraldine continuarono a scrutarlo,diffidenti e sospettose. Non ci fu alcuna risposta da parte del minore.
Turchia sospirò,voltandosi nuovamente verso la porta:-siamo giunti a destinazione. Scendi da quel letto, dobbiamo...-
Prima che riuscisse a terminare la frase,Heracles approfittò di quel momento e gli si gettò addosso,buttandolo a terra e stringendo le mani sul suo collo. Turchia si maledisse mentalmente:avrebbe dovuto sapere che la resa di Grecia non sarebbe stata facile da ottenere.
Avrebbe potuto scrollarselo di dosso in meno di un secondo,invece rimase immobile sotto di lui, rivolgendo a quel viso dai lineamenti ancora fanciulleschi un sorriso beffardo.
-Avanti,Grecia- lo incitò,quasi perdendosi in quello sguardo verde e carico di rabbia. -Finiscimi. Dammi il colpo di grazia e vá,torna nella tua amata città. Dimostra che sei esattamente come tutte le altre nazioni...che sei come la tua preziosa madre. E' quello che vuoi,no?-
Un guizzo:Grecia esitò,e la stretta su di lui si allentò un poco.
Turchia sogghignó. -Come pensavo- disse,e ribaltò le posizioni. Lo inchiodò a terra prima di afferrarlo per i polsi e tirarlo su con la forza,ignorando le sue grida di rabbia e il dimenarsi disperato. Alla fine,smise di muoversi nella sua stretta:rimase fermo,immobile, il capo chino in avanti e i capelli in disordine che gli oscuravano la visuale.

-Guardami- gli ordinò Sadiq,ma Grecia non lo ascoltó.
Turchia serrò la mascella:era stanco di quei capricci. -Guardami!- Ripeté,scrollandolo con forza. Ma Grecia non sembrava intenzionato ad obbedire:con la mano libera,quindi,gli afferrò il mento e lo costrinse a sollevare il viso.
-La mia pazienza ha un limite,ragazzino- sibiló -non tollereró più alcuna impertinenza da parte tua. Spero di essere stato sufficientemente chiaro,altrimenti ne subirai le conseguenze. Ora,ti conviene muoverti.-

Gli strinse il braccio e lo obbligò a camminare,dritto verso la città.

Heracles non ebbe alcuna difficoltà a riconoscerla,nonostante la devastazione che regnava sovrana fra le strade:uomini feriti e sanguinanti,donne smagrite,bambini dai volti scavati e sofferenti. Nessuno emetteva un fiato,nessuno guardò lui o il "Sublime Stato": erano troppo spaventati.

Quella,quella era...

-Costantinopoli- disse Sadiq -l'antica Bisanzio, la Città d'Oro,ora parte dell'Impero Ottomano.Come Atene, d'altronde.-

Quelle parole lo fecero sussultare violentemente.

No
pensò non saranno mai veramente tue.-

Ma non lo disse ad alta voce,troppo impegnato a constatare con i propri occhi la miseria in cui i suoi abitanti erano caduti.

Il tempo passava,ma le cose non cambiavano:Grecia si rifiutava di ammettere la propria appartenenza all'Impero Ottomano,ostinandosi a disobbedire ed a indossare lo stesso chitone greco con cui era stato catturato,ormai diventato logoro. 

-Per quanto ancora pensi di continuare in questo modo,Heracles?- Gli chiese una volta Turchia,dopo che la nazione aveva rifiutato per l'ennesima volta di mangiare il suo cibo ed indossare abiti Ottomani. -Non otterrai la libertà smettendo di nutrirti,né tantomeno scomparirai:fattene una ragione, bambino: sei nelle mie mani ora. Ti conviene accettare la realtà.-
Grecia però non lo aveva fatto:almeno finché,una notte,qualcosa cambiò.

Heracles stava dormendo,quando sentì una mano familiare sfiorargli il viso. Aprì gli occhi,ma ciò che vide non aveva senso: una donna dai lunghi capelli castani,raccolti in un severo chignon,lo scrutava con amore. Aveva gli occhi verdi, proprio come i suoi.

Heracles rimase fermo per qualche secondo,troppo stupito per fare qualsiasi cosa che non fosse guardarla,poi gli gettò le braccia al collo.

-Madre...- mormorò, singhiozzando -sei qui,allora non mi hai abbandonato...-

Antica Grecia scosse la testa:-non avrei mai potuto farlo. Sei mio figlio,Heracles,avrei dato qualsiasi cosa pur di vederti felice. Purtroppo,il destino non conosce indulgenza.-

Le mani della donna lo accarezzarono sulla schiena, amorevolelmente. Erano esattamente come le ricordava:morbide e calde,ma allo stesso tempo decise.
Avrebbe voluto che quel momento durasse in eterno,ma poi lei si staccò,prendendogli il viso fra le mani:i suoi occhi erano colmi di preoccupazione. -Heracles- disse -ora devi ascoltarmi,d'accordo? Non abbiamo molto tempo. So che quello che stai passando è duro da affrontare. Tu sei forte,d'accordo? Ma Turchia lo è di più:ha più esperienza in battaglia, è più vecchio. Però hai qualcosa che lui non ha:astuzia,ed una buona dose d'intelligenza. Basta semplicemente portare pazienza, bambino mio.-

Grecia aggrottó le sopracciglia, sorpreso da quell'ultima frase.

-Cosa intendete dire,madre?- Chiese,titubante. Antica Grecia sospirò: in quel momento,Heracles si accorse che i suoi occhi sembravano molto più vecchi di come li ricordava:carichi di saggezza,si,ma anche di stanchezza.

-Troverai il momento giusto, Heracles- disse la donna -ma prima dovrai crescere,sopravvivere. E per farlo...-

Non continuò la frase,non ce ne era bisogno.
Heracles strinse i pugni,facendo vagare lo sguardo sulla stanza dove si trovava:ogni cellula del suo corpo fremeva dalla voglia di riprendersi ciò che era suo,e che Impero Ottomano gli aveva sottratto senza alcun remore.
-Heracles- la voce dolce di Antica Grecia lo richiamò, invitandolo a prestarle nuovamente attenzione -farai come ti ho chiesto?-

Silenzio.

Esitò: che alternativa aveva,oltre ribellarsi inutilmente e rischiare di farsi uccidere?

-Si- soffiò.  Le sue iridi si accesero di determinazione,mentre mormorava:-eleftheria,i thanatos.-

Sua madre sorrise,mentre le sue braccia si tendevano per donargli un ultimo abbraccio.

-libertà,o morte.- 
Ripeté, commossa.

Quel giorno,le fiamme che divampavano nel cuore di Heracles Karpusi si attenuarono,divenendo docili,in attesa del momento in cui avrebbero bruciato la tirannia. 

Epidauro,1 gennaio 1822

Tutto taceva:nel tempio sacro di Asceplio,non si udivano più il clangore delle armi e i rumori della guerra.

Gli occhi di Heracles lo scrutavano duramente da sotto l'elmo,mentre impugnava con fierezza l'Oplon nella mano sinistra,e con l'altra una Dory,arma a cui sua madre era stata tanto fedele. Nonostante la sua influenza,l'orgoglio di Grecia e la sua voglia di libertà non erano mai svaniti in quegli anni. Era cresciuto,fino a quando non aveva deciso che era giunta l'ora di mettere fine a quell'oppressione,ed il suo popolo era insorto con lui. Mentre Sadiq proibiva ai cittadini qualsiasi cosa che facesse riferimento alla loro cultura madre,reprimendo le insubordinazioni col sangue,i monaci organizzavano vere e proprie scuole clandestine in cui insegnare lingua e tradizioni greche:l'intelletto aveva vinto sulla forza bruta.
Sadiq non poté far altro che rimanere immobile sotto quello sguardo granitico,mentre la punta di quella lancia di bronzo gli pungolava gola ed orgoglio.

-Turchia- disse infine Heracles,in tono che non lasciava scampo -in nome del mio popolo insorto,mi dichiaro di nuovo indipendente. Elefthería,í Thánatos.-

Libertà,o morte.

Sadiq non poté impedire ad un sorriso amaro di increspare il suo volto,guardando negli occhi quella giovane nazione,diventata adulta:aveva perso.


   
 
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