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Autore: Dama DeLupottis    22/07/2017    3 recensioni
Seguito di "Un bisturi al posto del cuore", ma può essere benissimo letta separatamente, visto che le storie hanno in comune solo i protagonisti. In sintesi parla della difficile storia d'amore fra un chirurgo e una sua (ormai) ex-paziente di ben 28 anni più giovane. Gli ostacoli non sono pochi, e da come si può intuire dal titolo alcuni di essi possono essere piccoli, ma molto "ingombranti"! non voglio svelare parte integrale della trama quindi...buona lettura!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Pov. Anna
 
Sono passate due settimane dall’inizio di quelle strane contrazioni. Secondo Dario e Antonella è tutto regolare, entrambi sperano che il bimbo si stia finalmente mettendo nella posizione corretta per uscire. Mancano solo sette settimane al parto, e il piccolo calciatore, o calciatrice, vuole farmi capire sempre di più che il momento si avvicina, e forse…anche che il suo caratterino non sarà sempre facile da gestire.
Non ho ancora preparato la borsa da portare in ospedale, ma Antonella comincia a mettermi fretta, dicendomi che non tutti sono ritardatari come la sottoscritta, soprattutto da neonati.
 
Io e Dario non abbiamo più toccato l’argomento più scottante, entrambi cerchiamo di evitarlo, un po’ come se stessimo procrastinando ogni decisione fino al momento del parto. In fondo…così è! Fino a che non sapremo di chi effettivamente è figlio questo bambino, non potremo prendere alcuna decisione in merito.
 
Manuel è venuto a trovarmi qualche giorno fa. E’ innamoratissimo del suo nipotino e sembra quasi entusiasta all’idea di diventare padre. Tuttavia non credo che rappresenterebbe una chissà quale delusione per lui se il bambino non fosse suo. Avrebbe già un altro frugoletto con cui giocare. Per qualcun altro invece, sarebbe devastante, e io spero che il destino prima o poi si decida a concedere una gioia anche a lui, perché di denaro ne ha fin troppo, ma di amore…ne avrebbe molto bisogno.
 
Sto facendo uno spuntino di mezza mattina a base di frutta, leggendo delle riviste che parlano di neonati. Vorrei arrivare pronta al momento del bisogno, ma la verità è che niente può prepararti a sufficienza a diventare madre, fino a quando non lo sei davvero.
 
Sento suonare il campanello della porta d’entrata. Probabilmente sarà l’esattore delle tasse. Ah no! Come si chiama? Amministratore condominiale, ecco! Va beh! Tanto la funzione è sempre quella più o meno! Ora che Dario si è messo in casa una donna incinta, dopo un primo momento di perplessità, sembra abbia cominciato a guardarlo più di buon grado, ma non so quanto durerà! Dario trova sempre una ragione per farsi odiare!
 
Vado ad aprire la porta, pensando di trovarmi davanti l’uomo occhialuto con un po’ di panza, e invece no, mi trovo tutt’altra persona:- Mamma!- esclamo a dir poco scioccata
 
Il suo sguardo si abbassa subito sul mio ventre, e nonostante la mia mano si sia apprestata ad avvicinare i lembi della vestaglia, non mi è possibile nascondere ciò che ormai è evidente a chiunque.
 
- Oh cielo! Allora è vero!- esclama portandosi una mano alla bocca dallo stupore
 
Mi sposto a lato della porta, invitandola ad entrare senza avere il coraggio di dire nulla.
 
Una volta chiusa la porta alle mie spalle, noto che rimane ancora in piedi davanti a me, a fissarmi sbalordita.
 
- Come l’hai saputo?- domando sentendomi così una cattiva persona per averglielo nascosto.
 
- Me l’ha detto Lidia!-
 
Ah già! La pettegola che avevo incontrato durante la mia gita in montagna con…lasciamo stare!
 
- Non  puoi neanche immaginare cos’abbia provato nel sentirmi fare i complimenti per il nipote in arrivo, e soprattutto per lo splendido genero! Ho voluto vederti di persona perché non volevo che ti schermassi ancora dietro al tuo maledetto cellulare.- continua squadrandomi con uno sguardo di rimprovero, in cui riesco a vedere sia la rabbia, che la delusione nei miei confronti:- Sono venuta a cercarti nella palazzina in cui mi dicevi di abitare e…sorpresa! Un’anziana signora mi ha detto che in quell’appartamento non ci abitava più nessuno, che una ragazza era tornata in Bulgaria, mentre l’altra, incinta, si era trasferita non si sa dove. Tuttavia, nel momento in cui mi ha parlato di un uomo sui 50 anni…beh…c’ho messo poco a fare due più due…-
 
Ma farsi i cazzi propri, mai eh? Maledetti vicini di casa!
 
Mi avvicino al divano, facendole cenno di accomodarsi. Vorrei darle delle spiegazioni, ma non so proprio da che parte cominciare, e quindi mi limito a dire:- Mi dispiace! Te l’avrei detto in seguito!-
 
- In seguito quando? Una volta partorito?-
 
- Più tardi forse!-
 
Chissà cosa pensavo quando avevo deciso così! Forse credevo che trovandosi un neonato in carne ed ossa davanti, lo shock iniziale sarebbe stato presto addolcito dalla sua presenza. In realtà lo credo ancora! Penso che trovarmi così, in uno stato di gravidanza avanzato, in una casa che non è nemmeno mia e con un uomo che forse non è neppure il padre, sia la peggiore delle situazioni.
 
- Io sono tua madre!- esclama cercando di scuotere in me una qualche reazione
 
- Lo so!- rispondo in maniera pacata:- Ma io avevo bisogno di tranquillità! E sappiamo entrambe che con te nei paraggi, è impossibile averla!-
 
- Qui invece sì?- continua con ostinazione:- Perché sei tornata qua? Con tutti i posti in cui saresti potuta andare!-
 
- Quali posti mamma?- domando cominciando a perdere il controllo che mi ero imposta di mantenere.
 
Ricordo ancora quanto ho cercato di trovare altre soluzioni, quanto mi sono opposta all’idea di tornare qua, ma alla fine, ho dovuto ammettere che Vayda aveva ragione: lei aveva capito sin dall’inizio che casa mia era questa qui, con lui, anche se io non volevo ammetterlo.
 
- Perché non stai con Manuel? Lidia ha detto che sembravate così felici insieme!-
 
“Così felici”? Beh…Lidia forse aveva anche visto bene! Peccato che non era Manuel quello con cui mi aveva visto ridere insieme...ma Matteo. Quella persona che se soltanto rivedessi, probabilmente prenderei a schiaffi!
 
- Non era Manuel quello!- mi limito a dire:- C’eravamo lasciati già da un pezzo!-
 
- Lasciati? A causa di…questo?- domanda indicando la mia pancia
 
Istintivamente avvicino di nuovo i lembi della vestaglia per coprirmi, e poi scuoto la testa:- No mamma! E’… più complicato di così!-
 
Non voglio dirle come sono andate veramente le cose. Fino a qualche anno fa, non si parlava proprio di sesso in casa nostra, e non ho la minima intenzione di cominciare ora!
 
- Non mi dire che il bambino è suo!- esclama con un tono quasi disgustato.
 
 Un tono al quale io non posso fare a meno che ribattere con convinzione:- Potrebbe! Anzi…lo spero davvero!-
 
- Anna non dirai sul serio?! Come hai potuto essere così imprudente e soprattutto tornare sui tuoi passi! Eri migliorata così tanto! Avevi finalmente la vita che hai sempre sognato! Un ragazzo perfetto…-
 
Rieccola a farmi la predica! A giudicare…a puntarmi il dito contro senza sapere nulla!
 
- Come fai a dire che era perfetto? Neanche lo conoscevi! - sbotto irritata:-  E la mia vita? Cosa ti fa pensare che fosse come avevo sempre desiderato? Forse era la vita che tu avresti preferito, ma a me mancava qualcosa! Un qualcosa che ho soltanto stando qui!-
 
- Oh andiamo! Smettila di fare la ragazzina! Stai per diventare madre ora! Sii un po’ responsabile!-
 
Le sue parole mi fanno male. Tutti questi rimproveri, provenienti dalla persona che mi ha messo al mondo, che mi ha cresciuto, una persona cui in fondo voglio ancora molto bene, mi feriscono a tal punto da indurmi quasi al pianto. Tuttavia mi impongo di trattenere le lacrime, perché non ne vale la pena: non voglio mostrarmi debole, non con chi preferisce starmi a giudicare piuttosto che sostenermi nelle difficoltà che io ho deciso di affrontare.
 
- Io sono responsabile, mamma! Proprio per questo ho deciso di tenerlo! Ma voglio anche essere felice!-
 
- E’ troppo tardi ormai per essere felice!- esclama tristemente questa volta, quasi con compassione. E questa è proprio l’ultima cosa che vorrei.
 
- Vattene mamma!- mi alzo decisa dal divano, accusando i soliti dolori all’addome. Sembrano quasi più forti. Segno che neanche al bambino sta molto simpatica la nonna biologica, e stavolta, sono totalmente d’accordo con lui. Per fortuna Antonella, sarà una nonna perfetta!
 
- Posso fare qualcosa? Vuoi un bicchiere d’acqua?- domanda con fare improvvisamente apprensivo una volta accortasi del mio dolore.
 
- No mamma! Voglio solo che tu te ne vada!- esclamo sedendomi di nuovo, facendo respiri profondi per cercare di recuperare un po’ di calma e anche un po’ di sollievo dalla pressione che sento sul fondo della mia schiena.
 
- Vieni a casa con me! Troveremo un modo per andare d’accordo!- esclama con un tono dolce facendomi una carezza sul volto. A quanto pare, bastava solo una figlia un po’ sofferente per farla intenerire.
 
Le sue parole sembrano quasi preghiere ormai, ma io non posso proprio esaudirle:- Mamma io sto bene qui!- esclamo con voce serena ma convinta:- E se tieni anche solo un po’ a me, devi trovare il modo di accettare questa cosa!-
 
Dopo qualche secondo di silenzio risponde storcendo un po’ il naso:-  Beh…sono un po’ tante le cose da accettare!-
 
- Provaci, per favore! Anche se spesso litighiamo, sei pur sempre mia madre e…non voglio perderti!- confesso sentendomi sempre più stanca e indolenzita:- Ora però ho bisogno di riposarmi!- concludo cercando invano di individuare una posizione che mi sia più comoda.
 
- Sei sicura di poterti arrangiare qua da sola? Potrei rimanere a farti compagnia!-
 
- No davvero! Preferisco così! Mi farò sentire in seguito!-
 
- E va bene! Tienimi aggiornata! E Niente più bugie! D’accordo?-
 
Annuisco e finalmente quando la vedo scomparire dietro la porta, tiro un sospiro di sollievo. Ok è andata!
 
Mi massaggio la pancia, sperando che anche il bimbo capisca che ormai lo scompiglio è passato e che può tornare a fare i suoi soliti pisolini, o perlomeno a starsene un po’ più tranquillo. Spero mi ascolti a breve! Nel frattempo magari cercherò di chiudere gli occhi e schiacciare un mini-pisolino. Mi sento davvero a terra questa mattina! E al pensiero di dover sopportare altre sei o sette settimane così, mi sento ancora più male!
 
MI sveglio dopo neanche quindici minuti a causa di una breve fitta abbastanza intensa, e comincio a temere che qualcosa non vada sul serio. Forse è il caso che chiami la ginecologa per chiedere un consiglio…
 
Mi alzo per prendere il telefono, ma immediatamente sento una strana sensazione al basso ventre. 
 
Quando abbasso lo sguardo per controllare, mi accorgo che i miei pantaloni sono tutti bagnati.
 
Oh cielo! Mi si sono rotte le acque! In anticipo di quasi 2 mesi!
 
- Ok Anna! Tranquilla!- ripeto a me stessa mentre prendo il telefono e inoltro la chiamata…
 
- Dai Dario!! Rispondi ti prego!!!- esclamo supplicando.
 
Il telefono continua a squillare a vuoto, e controllando il calendario, mi rendo conto che oggi è mercoledì, giorno di sala.
 
- Dannazione!- esclamo, mentre telefono all’unica altra persona che mi dovrebbe aiutare in questa situazione.
 
- Pronto?-
 
- Manuel aiutami!- esclamo leggermente alterata
 
- Che succede Anna?- domanda in tono preoccupato
 
- Mi si sono rotte le acque! Devi accompagnarmi in ospedale!-
 
- Cosa? Non…non posso! Sono ad un meeting fuori città! Anche se partissi subito non riuscirei ad essere lì prima di due ore! Non c’è Dario?-
 
Nel sentire questo, senza nemmeno rispondere, riattacco e cerco di telefonare a qualcun altro. Ma chi posso chiamare? Massimo sarà in sala con Dario, Antonella sarà in ospedale…però forse sentire lei mi calmerebbe. Forse riuscirebbe a convincermi a chiamare un taxi o a mandarmi qualcuno di fiducia.
 
Quando sento anche il suo cellulare squillare a vuoto, mi abbandono sul tappeto in preda alla disperazione. Non c’è nessuno in questo momento! Nessuno che possa aiutarmi, o che solo mi possa stare vicino.
 
Per un attimo penso quasi di telefonare a mia mamma, ma poi mi rendo conto che viaggiando coi mezzi pubblici: ci metterebbe un secolo a tornare indietro, e forse io non ho tutto questo tempo. Inoltre non voglio farla preoccupare. Deve ancora digerire la notizia della gravidanza, figuriamoci quella di un possibile parto in anticipo!
 
Non voglio chiamare l’ambulanza: un sacco di donne partoriscono e il bimbo non nasce mai subito. Il travaglio può durare anche delle ore. Questo è quello che mi han detto al corso. Deve essere per forza così! L’unica differenza è che non tutte le donne sono pre-termine di quasi due mesi, con un bambino che molto probabilmente non è ancora del tutto formato, e che, come se non bastasse, potrebbe già avere qualche altra anomalia di suo!
 
Non posso mettere a repentaglio la sua vita! Che madre sarei? Che madre sono?
 
In preda alla disperazione, compongo un ultimo numero, prima di decidere se chiamare il taxi o il 118 e finalmente una voce familiare mi risponde:- Ciao Anna! Come stai?-
 
- Andrea! Grazie al cielo! Devi aiutarmi! Sono a casa da sola e mi si sono rotte le acque! Dario è in sala, Manuel è fuori città e tua madre non mi risponde!-
 
- O-ok! Che devo fare?- domanda agitandosi un pochino
 
- Devi accompagnarmi in ospedale!-
 
- Ok ok! Arrivo subito!-
 
- Fai presto!- esclamo sentendo un’altra fitta.
 
Intanto che aspetto Andrea, mi cambio velocemente e finisco di preparare il borsone. Non so se avrò dietro tutto l’occorrente perché non pensavo che sarebbe accaduto tutto così presto, ma al momento non m’importa. Le fitte sono molto distanziate l’una dall’altra, il che mi fa pensare di avere ancora tempo, ma non essendo un medico, non ho la minima idea dei problemi cui potrei andare incontro, e questa ignoranza non mi rende affatto tranquilla.
 
Finalmente arriva Andrea: dalla sua faccia non riuscirei proprio a dire chi dei due sia più spaventato. Ultimamente sono sempre stata circondata da persone molto più grandi di me, che in questo momento sarebbero riuscite a darmi la sicurezza di cui avevo bisogno, e invece mi ritrovo con un diciottenne neopatentato che sta letteralmente dando di matto.
 
Quando saliamo in macchina, dall’abitacolo invia l’ennesima chiamata al telefono della madre, che come sempre non risponde.
 
- Ma che cavolo?! Di solito risponde sempre!!-
 
- Ok! Non importa! Metti in moto!- esclamo non vedendo l’ora di arrivare in ospedale
 
Dopo neanche cinque minuti di guida, mi rendo conto che le critiche di Massimo non erano del tutto infondate e l’aver scelto un neopatentato come accompagnatore non è stata fra le mie idee migliori: ogni volta che metteva piede sulla frizione, la macchina sussultava, ogni tanto procedeva a salti, a qualche semaforo addirittura si spegneva, il tutto con una decina di clacson che suonavano dietro alle nostre spalle, ciascuno con un ritmo diverso.
 
Nel frattempo Andrea non faceva altro che scusarsi.
 
 - Anna mi dispiace! Di solito non guido così! Accidenti!- esclama frenando ancora di colpo:- E’ che non sono bravo a reggere lo stress!-
 
- Sì questo l’ho capito!- mi limito a dire tenendomi stretta la pancia e sperando di arrivare in ospedale almeno senza fare incidenti.
 
Ad un certo punto squilla il telefono: è Antonella. Finalmente!
 
Metto la chiamata in vivavoce ed esclamo:- Antonella! Mi si sono rotte le acque! Andrea mi sta portando in ospedale!-
 
- Dannazione! Guarda che ingorgo!- esclama lui in quel preciso istante e comincia a suonare anche lui il clacson ad un furgone che facendo retromarcia sta bloccando tutte le corsie.
 
- Sta’ fermo!- lo rimprovero seccata tirandogli il braccio:- Non risolverai niente a far così!-
 
- Certo! Così nel frattempo partorisci nella mia macchina!-
 
- Calmatevi entrambi!- esclama Antonella dall’altra parte della linea:- Non partorirà in macchina! Ho già allertato l’area di ostetricia, stanno mandando qualcuno ad aspettarvi al pronto soccorso. Adesso scendo anch’io e ci vediamo lì!-
 
- Non riattaccare ti prego!- urlo facendo sobbalzare anche Andrea.
 
- Ok tranquilla! Resto in linea! Resto in linea! – ripete come un mantra nel tentativo di calmarmi almeno un po’:- Tu intanto respira come ti hanno insegnato al corso preparto! Fallo con me dai! Inspira…ed espira! Inspira…ed espira! Butta fuori bene l’aria! Ecco, così! Brava! Di nuovo: inspira….ed espira!–
 
Concentrandomi sulla voce rassicurante di Antonella e sulla respirazione, non mi accorgo nemmeno più del tempo che scorre e della guida di Andrea. Anzi…ora che ci presto attenzione, è sensibilmente migliorata. Sarà per il mantra di sua madre, per la respirazione che sta facendo pure lui, o per il fatto che la ragazza in travaglio che gli siede accanto si sia un po’ calmata… chissà! Probabilmente una combinazione del tutto.
 
Finalmente arriviamo in pronto soccorso. Lì come preannunciato, ci sono ad attendermi Antonella, una carrozzina, e il personale di ostetricia pronto a portarmi in reparto. Non faccio nemmeno in tempo a ringraziare il mio accompagnatore, che già mi trovo catapultata in questa nuova ma rassicurante realtà.
 
Noto che mi è arrivato anche un messaggio al telefono: è Manuel che mi dice di essersi messo in viaggio e chiede insistentemente come sto. Gli mando un breve messaggio vocale, dicendo che mi trovo in ospedale, e che finalmente mi sento al sicuro. In realtà non è proprio così, ho ancora tanta paura che qualcosa vada storto, e c’è ancora una persona che manca all’appello: Dario.
 
 
Pov. Dario
 
- Aspira!- ordino allo specializzando che mi sta di fianco
 
- E’ davvero ottima questa protesi! E’ il terzo che facciamo, questo?- domando a Massimo
 
- Quarto! Gli altri pazienti hanno avuto un ottimo decorso, è composta da un materiale che da anni viene utilizzato per la ricostruzione della teca cranica. E’ molto inerte e non si sente per niente al tatto…- spiega agli studenti che ci circondano.
 
- D’accordo è ben posizionata! Avvitiamo!- esclamo porgendo la mano per avere l’avvitatore.
 
Proprio nel momento in cui comincio ad avvitare avverto un suono. Mi fermo per sentire meglio: è solo il telefono della sala. Posso continuare tranquillamente col mio lavoro mentre un’infermiera va a rispondere.
 
Non do mai minimamente peso a ciò che possano volere quelli che chiamano. Tanto io non posso muovermi! Dovranno aspettare o arrangiarsi da soli.
 
Nel momento in cui  fermo l’avvitatore per inserire l’ultima vite, sento l’infermiera parlare in maniera abbastanza concitata:- Le ripeto che non può essere! Avete sbagliato sala!-
 
- Che succede?- domanda Massimo senza scomporsi continuando a fare il suo lavoro
 
- No niente!- esclama la donna raggiungendoci:- Chiamavano dal reparto di ostetricia! Volevano il professor Camossi!!- conclude ridacchiando assieme a tutti i presenti.
 
Tutti ridono tranne io e Massimo che alziamo il capo e ci guardiamo dritti negli occhi. Non potrei dire chi dei due li abbia più spalancati. Improvvisamente gli altri si accorgono della nostra strana reazione e tornano di nuovo seri.
 
Noi ce ne stiamo fermi. Entrambi con il bisturi a mezzaria. Entrambi con un sacco di brutti pensieri che hanno preso a vorticare nella nostra mente.
 
- E’ troppo presto!- esclama Massimo, il primo a ritrovare la parola:- Sono solo…-
 
- Trentatré settimane!- concludo io sentendomi ancora mezzo paralizzato.
 
Poi torno in me: realizzo che qualcuna sarà sicuramente più spaventata di me e che ha bisogno di vedermi accanto.
 
- Chiama in reparto!- esclamo senza perdere altro tempo:- Trova qualcuno che mi possa sostituire!-
 
L’infermiera mi guarda attonita, come tutti. Nessuno capisce ciò che sta succedendo, e non li biasimo.
 
Questa volta sono stato davvero bravo a non far trapelare la notizia, ma al momento non me ne frega nulla di mandare tutto a puttane…io devo raggiungerla!
 
- Mi hai sentito? Ho detto chiama!- urlo facendo sobbalzare tutti.
 
- Ah! Certo! S- Subito!- esclama rientrando finalmente in possesso del suo corpo e dirigendosi al telefono.
Fisso l’ultima vite che mi rimane in attesa di ottenere una risposta.
 
- Al momento non c’è nessuno che la possa sostituire! In reparto c’è solo il dottor Trevino!-
 
- Che cosa?!- esclamo inorridito:- Schiaccianoci? De Santis? Che fine hanno fatto?-
 
- Sono impegnati con un’emergenza al pronto soccorso!-
 
- Merda!- esclamo in preda alla rabbia
 
- Dario!- mi richiama Massimo allontanando le mie mani che ancora stringono tutti gli strumenti con il dorso della sua:- Calmati!- conclude esortandomi a fare un passo indietro.
 
Lo guardo negli occhi per un attimo cercando di recuperare la mia razionalità. Poi faccio un respiro profondo, mi sgranchisco il collo e torno in postazione esclamando con tono fermo e perentorio:-Ok! Mandami lui! Presto!-
 
- Ma che dici?!- interviene il mio collega:- Lorenzo è bravo…molto bravo…ma non è in grado di sostituirti!-
 
- Lo so!- esclamo senza scompormi:- Ma può sostituire te!-
 
- Me? Ma che stai…? Sei tu quello che deve essere sostituito! Non io!- risponde piccato
 
Probabilmente una buona parte di questa sua reazione è dovuta al fatto che si sente sminuito per questa mia decisione di sostituirlo. E’ difficile da accettare per un chirurgo sapere di poter essere sostituibile. Io lo capisco benissimo. Ma forse c’è una cosa più importante che attualmente gli sfugge…
 
- L’hai detto tu stesso!- ribatto prontamente:- Lorenzo è bravo! Talmente bravo, da poter prendere il tuo posto!- faccio una piccola pausa per essere sicuro di aver catturato la sua attenzione e poi proseguo:-  Andrai tu da lei! E non lo sto facendo per farti un torto! Anzi! Ti sto affidando la persona più importante della mia vita!!-
 
- Io? Ma che c’entro io?! Lei vuole te!- esclama con un tono forse un poco spaventato. Quasi come se abbia paura di non essere altezza.
 
- Io non posso muovermi! L’hai sentito anche tu!- esclamo con ovvietà:- Sarò bloccato qua dentro ancora per un’ora come minimo! Ho bisogno che tu vada da lei, che le dica di stare tranquilla e che farò il possibile per raggiungerla quanto prima! Lei si fida di te…e anch’io!- concludo rimarcando l’ultima frase puntando il mio sguardo nel suo:- Falla sentire al sicuro….fino a quando non potrò farlo io!-
 
Le mie parole ormai sembrano quasi preghiere. Non posso lasciare la sala, ma al tempo stesso non posso abbondare Anna. Massimo è l’unico che in questo momento può aiutarmi, e non posso permettermi di accettare un rifiuto.
 
- Io….io non so se sia…- continua in tono titubante
 
- Per favore Massimo! Non lasciarmi adesso!- lo supplico nuovamente con le parole e con lo sguardo, e finalmente…lo vedo cedere:- D’accordo! Ci vado!-
 
Il mio sorriso di sollievo, penso valga più di mille grazie. Sfortunatamente non ho il tempo di dirglieli tutti, dato che Lorenzo, ha raggiunto la sala con ammirevole tempestività.
 
- Eccomi! – esclama affiancando Massimo:- Quando vuoi…sono pronto!-
 
- Fammi mettere un altro punto qua…ok! E’ tuo!- esclama passando a Trevino tutta la strumentazione che aveva in mano, prima di voltarsi per raggiungere l’uscita.
 
- Massimo!- lo richiamo prima che si aprano le porte:- Prenditi cura di lei!-
 
Massimo accenna un mezzo sorriso e annuisce. Annuisco di rimando, ma subito Lorenzo richiama la mia attenzione:- Dario! Il paziente continua a sanguinare!-
 
- Dannazione!- esclamo accorgendomi della situazione:- La struttura interna non tiene! Non finirò mai entro un’ora!-
 
Non so se Massimo sia riuscito a sentire quest’ultima parte, ma al momento non ho tempo per pensarci: devo riuscire ad arginare questo problema in modo rapido ed efficace. Devo staccare nuovamente per un attimo i miei pensieri che volano verso il reparto di ostetricia, e concentrarmi unicamente su questo problema…mentre Massimo…lui si prenderà cura dell’altro. E lo farà nel migliore dei modi. Di questo ne sono sicuro.
 
 
Pov. Anna
 
I minuti scorrono e il dolore si fa sempre più forte. Le uniche parole che continuano a risuonare nella mia testa sono “Tra poco”. Sì perché tutti continuano a ripeterle quasi come se debbano bastare a consolarmi. “Tra poco arriverà l’anestesista”, “Tra poco ti porteremo in sala”, “Tra poco sarà tutto finito”, una serie infinita di espressioni, alle quale si aggiunge pure quella di Massimo: “Vedrai che tra poco Dario arriverà!”
 
Ma quanto dura questo maledetto “poco” ? Massimo non mi ha mentito: ha detto che Dario non si sarebbe riuscito a liberare prima di un’ora, ma l’ha detto tanto tempo fa. Il dolore e la paura forse mi fanno avere una percezione distorta del tempo che sta passando, ma sono sicura che l’orologio continui imperterrito con il suo “tic tac” cadenzato, così come il macchinario che sta monitorando lo stato di salute del mio bambino.
 
Dicono che “tra poco” dovranno farmi un cesareo d’urgenza, perché il bambino è podalico, oltre che ad essere naturalmente piuttosto prematuro.
 
E’ arrivato anche Manuel ormai, ma la sua presenza non mi tranquillizza più di tanto. Se ne sta nell’angolo della stanza ad assistere immobile e silenzioso al mio delirio. E’ come se fosse una pianta ornamentale all’interno di questa stanza.
 
Accanto al mio letto invece c’è la “mia famiglia adottiva” : Antonella sedutami a lato che mi stringe la mano, e Massimo in fondo al letto, che ogni tanto mi prende un piede nel tentativo di stemperare la tensione e magari strapparmi un sorriso. Entrambi stanno facendo il possibile per farmi stare tranquilla e non farmi pensare al peggio. Non so che farei se loro non ci fossero, e per quanto io stia mentalmente ringraziando Dario per essere riuscito a mandarmi almeno Massimo, non posso fare altro che maledirlo anche solo un pochino, per essere lui quello “insostituibile” in sala. Per un attimo, avrei tanto voluto fosse il contrario.
Egoisticamente, avrei voluto, per una sola volta, essere io a passare in primo piano.
 
Ogni tanto mi arriva anche qualche messaggio da Andrea, che nonostante sia stato costretto dai genitori a tornare a casa per prepararsi alla terza prova di domani, vuole fare il possibile per starmi accanto ed essere aggiornato. Se avessi avuto un fratello, l’avrei desiderato esattamente come lui, nonostante la sua pessima guida!
 
Ad un certo punto, sembra che i famosi “tra poco” si stiano veramente avvicinando, e cominciano a dirci di decidere chi sarà ad accompagnarmi in sala.
 
- Antonella?- mi rivolgo alla mia migliore amica, sperando in un suo assenso
 
Lei mi stringe la mano con un’espressione mortificata: - Tesoro io…non ce la faccio! Mi dispiace! C’è un motivo se non faccio il chirurgo…ed è che non riesco a sopportare la vista del sangue o l’ambiente asettico della sala. Io…perdonami… non ce la faccio proprio!- conclude scuotendo il capo:- Può venire Massimo però! –
 
- Io? Assolutamente no!- esclama lui immediatamente:- Ho già assistito ad un parto e mi è bastato! Non ne voglio più sapere! – conclude mettendo addirittura le mani avanti.
 
- E’ un cesareo questo! E’ diverso!- puntualizza la moglie
 
- Per favore!- incalzo io cercando di convincerlo con lo sguardo da cucciolo indifeso
 
- Sai che non riesco a sopportare la sofferenza delle persone a cui tengo!- dice rivolgendosi ancora ad Antonella
 
- Sarà sotto anestesia! Non sentirà dolore!- ribatte lei senza accennare a mollare:- Devi solo starle accanto!-
 
- Vi prego non lasciatemi sola!- m’intrometto nuovamente
 
Entrambi mi guardano con compassione, ma nessuno dei due sembra smuoversi così tanto da trovare il coraggio di acconsentire.
 
- Ci sarà Manuel con te!- aggiunge Antonella, voltandosi a guardarlo.
 
Manuel spalanca gli occhi, ma non dice nulla. Sa che non può rifiutarsi, ma a giudicare dal viso pallido che si ritrova, non deve essere affatto entusiasta della cosa. E a dire il vero, nemmeno io lo sono! Non voglio un fantasma di pezza vicino, voglio qualcuno che sappia davvero starmi accanto.
 
- Non lasciatemi sola!- ripeto nuovamente. Poi mi accorgo che la mano di Massimo si è fatta più vicina, vicina abbastanza da riuscire a stringerla fra le mie:- Massimo! Ti prego!- lo supplico un’ultima volta
 
Lui mi guarda ancora indeciso, ma sua moglie ha ancora un ultimo asso nella manica:- Hai promesso a Dario di starle accanto! Cosa direbbe se sapesse…-
 
- Ahh…e va bene! Entro anch’io!- conclude vinto dalla lealtà verso il suo amico. O dal timore?
 
Beh non importa il motivo…l’importante è che ci sia! Anche se tutti sappiamo, che avrei preferito qualcun altro…
 
 
Pov. Dario
 
Non appena metto l’ultimo punto interno e vedo che la struttura tiene bene, tiro un sospiro di sollievo e immediatamente guardo l’orologio: un’ora esatta.
 
- Perfetto! Chiudi tu Lorenzo!- intimo al mio “collega in prestito”.
 
- Con piacere Dario! Ci penso io ora! Tu vai!- esclama avendo ormai capito la situazione.
 
Esco dalla sala e mi libero dagli indumenti sterili il più in fretta possibile e poi comincio a correre.
 
Corro più che posso schivando le persone nei corridoi, chiedendo scusa a destra e a manca ma senza fermarmi, corro verso gli ascensori e trovandoli occupati mi precipito sulle scale. Non so se il mio vecchio cuore riuscirà a reggere quattro piani di fila, ma non m’importa! Non ho intenzione di rallentare. Non riuscirei mai a perdonarmi se non arrivassi in tempo. Non posso lasciarla adesso! Devo farcela a tutti i costi!
 
Quando raggiungo il piano di ostetricia, vedo un letto in lontananza che si sta dirigendo verso la sala parto. Oltre al personale, distinguo nettamente due uomini vestiti di verde e una piccola donna dai capelli castano-dorati  ondulati che indossa il camice bianco: Antonella.
 
- Aspettate!- urlo riprendendo la mia corsa con tutto il fiato che mi rimane
 
Ed ecco che finalmente incontro il suo sorriso, accompagnato da una lacrima di gioia mentre pronuncia il mio nome. Basta quello a restituirmi tutto l’ossigeno di cui avevo bisogno.
 
 
Ciaooo!!! Finalmente sembra sia giunto il momento!! Ci sono delle parti (specialmente la prima) che mi convincono poco, ma ho deciso di non tardare ulteriormente con la pubblicazione. Immagino che tutti/e sarete in vacanza ormai…io ho finito gli esami solo da 3 giorni e a breve devo prepararne altri! In ogni caso, auguro a tutti voi una splendida estate e ringrazio davvero tanto quelli che mi seguono ancora! Un bacione grande grande!!  E…alla prossima!! Sarà maschio? Sarà femmina? E soprattutto….chi sarà il padre?? Stay tuned!! =)
 
  
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