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Autore: Lamy_    22/07/2017    1 recensioni
L’ibrido che possiede il Fuoco Rosso, la stessa che è stata bandita dalla comunità di Nephilim, ridotta ad una emarginata, e che cerca a tutti i costi di condurre una vita normale, è pronta a tornare in azione. Uno spietato assassino sta mietendo vittime, pertanto è necessario un intervento tempestivo per porre fino agli omicidi. Il Console ha bisogno di un team che si muova nell’ombra, che non abbia scrupoli a infrangere le regole, e soprattutto che risolva l’emergenza. Astrea Monteverde è la persona adatta alla missione.
Ma, tra una relazione da portare avanti ed un gruppo di ragazzini a cui badare, deve tenere a mente una cosa: il suo peggior nemico le sta dando la caccia e non ci impiegherà molto a trovarla.
Nuovi incontri, nuovi amori, nuovi tradimenti e incantesimi animano un’avventura tutta da scoprire.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Rafael Lightwood-Bane, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OTTO MESI DOPO:
 
La musica rimbombava in tutto il locale, il ghiaccio freddo creava una sottile nube bianca che si sollevava dal pavimento, e l'odore di alcol aveva impregnato l'aria. Il Pandemonium non aveva mai visto una festa come quella. Magnus si era dato molto da fare per far sì che la serata fosse speciale per una persona speciale: Alec compiva ventotto* anni. Il Nephilim non voleva festeggiare, ma Magnus aveva insistito con la promessa che avrebbe organizzato una cenetta intima. Infatti, Alec si era infuriato quando Jace e Izzy lo avevano bendato e trascinato fuori dal suo appartamento. Aveva intuito che qualcosa non andasse dopo che sua madre era passata a prendere Max e Rafe. Faretti incassati nel soffitto riflettevano sul pavimento bianco lucido un arcobaleno di colori, dal rosso al viola. La pista era stata impegnata da Nascosti e una manciata di Nephilim che ballavano allegramente. Il padrone del locale si muoveva fluido tra gli invitati, i quali si complimentavano con lui per gli ottimi gusti in fatto di party.
Dall’altra parte della città, Raphael aspettava pazientemente che Astrea fosse pronta. Controllò l’orologio e sospirò di sollievo perché erano ancora in tempo.
“Ahia! Mi fai male!”
“Taci. Non puoi andare alla festa di Alec con queste sopracciglia!”
Astrea sbuffò, poi si arrese lasciando che Sally le spuntasse le sopracciglia con la pinzetta. Era ancora in accappatoio, la pelle umida, e i capelli tirati indietro da una fascia. Non era una ragazza che si prendeva morbosamente cura dell’aspetto, non faceva ricorso a creme per il viso e per le mani, non trascorreva interi pomeriggi con cerchi di cetriolo sugli occhi, ma si limitava semplicemente alle cose basilari. Durante quegli otto mesi aveva cominciato a frequentare assiduamente Sally al punto da diventare migliori amiche, benché si scontrassero spesso per motivi futili. Da quando era stata scacciata dalla comunità dei Nephilim, si dedicava a lavorare sottobanco per i Nascosti, faceva loro favori in cambio di denaro, almeno così avrebbero potuto pagare le bollette. Alla fine, si trattava di favori fattibili quali gemme preziose per le Fate, taniche di alcol per i Vampiri, sessioni di allenamento per giovani Licantropi, e diverse volte si era ritrovata a rubare ingredienti magici per i folletti. Al contrario, il lavoro di Raphael era pulito e in perfetto stile mondano; si occupava di riparare le panche delle Chiese, gli organi, di stuccare e dipingere le pareti, e gli avevano anche chiesto di occuparsi del catechismo pomeridiano. La paga non era alta ma era comunque un punto di partenza per uno abituato al lusso e alle ricchezze senza freni. Si era abituato alla vita da mondano, al nuovo appartamento, ad avere una relazione stabile, ed era sicuro che Guadalupe sarebbe stata fiera di vedere il suo niño vivere in  modo del tutto normale. Doveva ammettere, però, che era stato difficile tornare insieme ad Astrea. Avevano deciso di passare l’intera estate a Santillana del Mar per discutere dei problemi di coppia e per superarli. Lei con riluttanza aveva appreso la notizia dello pseudo tradimento di Raphael, poiché si erano lasciati quando lui per un paio di volte era stato a letto con Sylvie, e per questo in tre mesi non si erano né baciati né sfiorati, per darsi il tempo di far rimarginare le ferite. Soltanto verso la fine di agosto era confermato che fossero tornati insieme. Avevano anche dovuto affrontare le morti di Remus, Mark e di Stan, amici che per uno strano gioco del destino erano stati vittime di un diabolico piano. Per lo meno il resto dell’estate era trascorso piacevolmente tra intere giornate al mare, cenette romantiche, escursioni, e notti di passione.
Astrea era la cosa migliore che gli fosse mai capitata nella vita e non poteva farsela scappare. Il ticchettio dei tacchi di Sally lo destò dai pensieri.
“Quella ragazza è un disastro come donna.” Disse la vampira lasciandosi cadere sul divano accanto a Raphael. Lui rise appena.
“Sì, non è pratica del mondo femminile.”
“Ragazzi! Come diavolo si mette questo affare?” la voce di Astrea giunse in salotto ovattata ma comunque palesemente affranta; Magnus le aveva fatto recapitare gli abiti che avrebbe dovuto ad ogni costo indossare quella sera.
“Pensaci tu.” Lo sguardo sgomento di Sally non ammetteva repliche. Raphael allora si alzò dirigendosi in camera. Sul letto giaceva un vestito nero dalla trama intricata; era di raso, una cintura sottile in vita di velluto rosso si abbinava agli stivali porpora nello scatolo posto sul cuscino. Astrea, braccia al petto, sopracciglia corrugate, lo fissava come fosse un macchinario di torture.
“E’ quello l’affare che ti crea fastidio?”
“Sì. La parte incrociata va davanti o dietro?”
Raphael afferrò il vestito, la stoffa liscia scorreva delicatamente tra le sue mani, e represse una risata.
“Basta controllare dove si trova l’etichetta. L’incrocio va dietro.”
Astrea arrossì per quel dettaglio stupido che le era sfuggito, ma era solita indossare jeans e maglie monocolore facili da infilare. Tolse l’abito di mano al ragazzo, si chiuse in bagno, e ne uscì un minuto dopo avvolta nel raso nero.
“Come lo chiudo?”
“Vieni qui, ci penso io.”
Ormai Raphael era avvezzo ad aiutarla, si prendeva cura di lei nei minimi dettagli: si accertava che mangiasse cibi sani e che si allenasse il giusto; si premurava di portarla a letto e coprirla quando era troppo stanca e finiva per addormentarsi sul divano; le comprava il necessario per quando affrontava il periodo più odiato dalle donne (assorbenti, medicinali, e dolci a volontà); alle volte le pettinava i capelli bagnati dopo la doccia come faceva sua nonna quando era piccola per farla rilassare. La coccolava e la viziava senza troppi problemi, Astrea se lo meritava e lui adorava avere qualcuno di cui occuparsi.
“Magnus non poteva scegliere vestito peggiore.” Borbottò lei guardando con disprezzo l’immagine che lo specchio restituiva. Raphael finì di allacciare i nastri per chiudere l’indumento, poi la fece voltare verso di sé e le sistemò la fascia di velluto poco sopra i fianchi. Poi le baciò velocemente la guancia. Astrea aveva deciso di tagliarsi i capelli fino alle spalle e tingerli di castano scuro, eliminando ogni traccia di argento come se potesse eliminare anche Thomas. E poi, come si suole dire, un taglio nuovo porta ad una nuova vita; e lei ci sperava con tutta se stessa.
“Sei stupenda. Magnus ha fatto un’ottima scelta.”
“Dici così perché sei il mio ragazzo e sei obbligato.”
“Dico così perché sei effettivamente stupenda.”
Astrea sorrise timidamente sentendosi stringere due mani sulla vita. La verità era che lo sguardo di venerazione con cui Raphael l’ammirava ogni momento le faceva esplodere il cuore di un’insolita gioia.
“Sappi che sei davvero sexy con questa camicia blu, Santiago.”
“Sempre così diretta, Monteverde.”
“Abbiate pietà del mio udito sviluppato e piantatela con le smancerie. Ho voglia di scolarmi un intero bar, perciò datevi una mossa!” Sally proprio non ne poteva più di aspettare e voleva godersi una serata di relax e follie.
Astrea si affrettò a calzare gli stivaletti e a truccarsi gli occhi con la matita nera. Il terzetto scese in strada e si incamminò verso la sgangherata Cadillac nera che Astrea aveva preteso con tutta se stessa e che Magnus aveva rimesso in moto con un pizzico di magia.
“Una Lamborghini era chiedere troppo.” Commentò Sally, il lungo abito vinaccio le si arricciava alle caviglia mostrando il costoso paio di Jimmy Choo che portava ai piedi.
“Non ti permetto di offendere il mio gioiello!” ribatté Astrea socchiudendo gli occhi a mo’ di sfida.
“E’ l’unico gioiello che hai e l’unico che puoi permetterti, amica mia.”
Raphael aveva lasciato tutte le ricchezze accumulate al DuMort, non volendone più sapere della sua vecchia non-vita, e non era in grado di regalare alla sua ragazza diamanti e altre pietre preziose, ma Astrea non badava a certe cose.
“Non fare la snob, morta vivente.”
Sally rise a quel nomignolo senza offendersi e fece l’occhiolino alla sua migliore amica. Quella sera avrebbe guidato Raphael, perché Astrea indossava i tacchi, e si prodigò per aprire la portiera ad entrambe le donne. La vampira fu la prima a sgusciare sui morbidi sedili di pelle color caramello (un'altra magia di Magnus), mentre Astrea sorrise in modo assai malizioso al ragazzo prima di entrare. La cappotta era alzata e la frizzante aria di settembre si fuse con le note di ‘Wake me up when september ends’ dei Greenday che si propagavano dalla radio.
 
 
Quando la Cadillac si fermò davanti al Pandemonium, Simon emise un fischio di apprezzamento. Izzy, invece, non comprese affatto tutto quell’entusiasmo per una macchina. Aguzzò lo sguardo sull’outfit di Astrea e Sally; entrambe furono promosse dal giudizio della Shadowhunter amante della moda.
"Sbrighiamoci ad entrare, altrimenti Alec dà di matto e strozza Magnus!" disse divertita Isabelle sfilandosi la stola argentata che le ghermiva con eleganza il collo. Un mini abitino bianco tempestato di perline e paillettes abbracciava con estrema sensualità le sue forme, e per un momento Astrea si chiese se anche lei facesse quell’effetto nell’abito che indossava, ma ovviamente Izzy Lightwood era imbattibile. Da una via laterale sbucarono Jace, pantaloni neri strappati sulle ginocchia e giacca grigia, e Clary, sobria in una gonna di jeans e in un top verde smeraldo, mano nella mano. Per quella, almeno, erano tutte giovani coppie senza figli e senza responsabilità.
“Ho bisogno di bere.” Disse Sally, quindi si avviò verso l’ingresso col suo unico e inimitabile passo sicuro. Raphael cinse le spalle di Astrea con un braccio e insieme agli altri si addentrarono nel locale.
Il Pandemonium era un universo parallelo, una mescolanza di mondi. Musica moderna teneva la gente piantata in pista, i camerieri si muovevano esperti e sinistri tra i tavoli e i numerosi divanetti di pelle argentata, e una nuvola di ghiaccio copriva le caviglie. Magnus li vide e si avvicinò al gruppo con passi di danza. Un completo blu elettrico fasciava la sua figura slanciata. I numerosi anelli brillavano sotto i riflettori, così come i glitter tra i suoi capelli e sulle palpebre. Alle sue spalle, una scritta luminosa proclamava: Buon ventottesimo compleanno, fiorellino. Astrea era sicura che Alec alla vista della scritta era rimasto interdetto e con una voglia disperata di sradicare lo striscione dalla parete.
"Alexander vi aspetta. Andate da lui prima che gli esploda la testa."
"Noi andiamo a fargli gli auguri. Ci si vede!" esclamò Izzy trascinando con sé Simon. Sally era già seduta al bancone a bere un drink e a chiacchiere con un’altra vampira, forse una del suo clan.
“Quello è sushi?” la domanda di Clary fece sorridere ampiamente lo stregone, dal momento che la festa era l’apice di quelle organizzate in precedenza.
“Ovvio, biscottino. Non mi sono fatto mancare niente!”
La Nephilim, senza aggiungere altro, spinse un Jace alquanto irritato all vista del pesce crudo verso l’abile cuoco che lanciava coltelli in aria e affettava filetti di orata in pochi secondi. Magnus tornò con gli occhi lucenti sulla silhouette della sua amica.
“Astrea Monteverde, sei uno spettacolo!”
“E’ solo grazie alla tua testarda crociata contro i miei vestiti che sono conciata così, altrimenti io avrei indossato un jeans e una felpa.”
La risposta dello stregone fu una smorfia disgustata.
“Almeno questo outfit mette in risalto la tua seconda!”
Magnus sparì tra la folla prima che Astrea potesse scaraventargli contro una lunga e triviale lista di insulti.
“Direi che possiamo andare a fare gli auguri ad Alec.” Esordì Raphael, e le indicò il festeggiato accerchiato da amici e familiari.
“Anche tu pensi che io abbia un seno piccolo?”
Raphael alzò gli occhi al cielo e scrollò la testa. Evitò di rispondere temendo di uscire leso da quella discussione.
 
 
“Un altro giro!” gridò Jace al cameriere. Il gruppo si era rintanato nel soppalco riservato solo a Magnus Bane occupando il divano circolare al cui centro spuntava un tavolino di cristallo. La pregiata superficie trasparente era sporca di liquore. Due camerieri riempirono per la terza volta i bicchieri e tornarono al bancone con l’ordine di servire loro un giro di shottini. Alec bevve per primo inaugurando la terza tranche di bevuta. Astrea mandò giù la sua Tequila Sunrise contenuta in un flute decorato da un ombrellino giallo e da una stecca sottile di liquirizia. Raphael, al suo fianco, stava sorseggiando blandamente un bourbon. I camerieri tornarono dopo due minuti circa, i visi pallidi e sudati, lasciando sul tavolino una serie di bicchierini multicolore. Magnus afferrò uno shottino e sollevò il braccio.
“Un brindisi all’uomo della mia vita, al padre dei miei figli, e al vostro eccezionale amico!”
“Ad Alec!”
I bicchierini si svuotarono in una manciata di secondi. Clary scosse la testa con una smorfia sul viso. Jace le tolse l’alcol di mano e lo buttò giù.
“Non sei abituata a bere, testa rossa.”
“Credo che solo Astrea riesca a bere quanto un ragazzo!” esclamò Isabelle mentre il suo drink era ancora a metà. Astrea rise portandosi i capelli dietro l’orecchio.
“Il Fuoco Rosso brucia qualsiasi sostanza estranea al mio corpo, e l’alcol è una di queste. Bere mi rende soltanto più allegra ma non posso ubriacarmi.”
In effetti, le sue gote erano tinte di rosso e la sua pelle scottava leggermente, segno che il Fuoco stava già smaltendo l’alcol.
“Questa è la mia canzone! Dobbiamo assolutamente scendere in pista a ballare!” esultò Simon balzando in piedi alle prime parole di ‘Titanium’ di Sia e David Guetta; spinse Izzy e Clary verso le scale per sollecitarle a ballare con lui.
“Astrea, anche tu!” la invitò Clary con un sorriso ampio, al che era impossibile rifiutare. Astrea si sfilò il giacchino a tre quarti e lo lanciò sul divanetto. Si chinò su Raphael e gli baciò la guancia.
“Torno subito.”
“Fa la brava, fuego. Non farti notare troppo!” l’avvertimento di Raphael la fece sogghignare. Poi si fece trasportare dalla musica e iniziò a ballare come se quella fosse l’ultima sera della sua vita.
 
 
La festa era finita intorno alle tre di mattina. Astrea e Raphael riaccompagnarono Sally al DuMort per poi tornare a casa una mezz’ora dopo. Alec era rimasto davvero stupito dalle frecce color blu metallizzato che gli aveva regalato Astrea, ma non immaginava che si trattasse di armi comprate illegalmente da una fata. Quando entrarono in casa, un forte odore di cenere li accolse. Raphael spalancò immediatamente la finestra.
“Raphael.”
Il ragazzo si avvicinò ad Astrea, che tra le mani stringeva qualcosa, e trattenne il respiro. Il Console aveva spedito loro un messaggio di fuoco da Idris. La Nephilim lo scartò e lo lesse:
“Gentilissimi Astrea Monteverde e Raphael Santiago, siete pregati di presentarvi domattina presso gli uffici del Console Blackwell. L’incontro verterà su una questione di urgenza vitale. Cordiali Saluti, la segreteria della Guardia.”
Non appena ebbe poggiato il foglio sul tavolo, il cellulare di Raphael vibrò un paio di volte; erano due messaggi da parte di Sally e Magnus.
“Anche Sally e Magnus sono stati chiamati dal Console.”
Tutta la spensieratezza e l’allegria di quella serata erano state spazzate via da quel messaggio. Una morsa attanagliò lo stomaco di Astrea e le venne la nausea.
 
 
Ritornare ad Idris dopo tutto quello che era accaduto fu un colpo per Astrea. Quando erano arrivati a casa di Alec, attraversarono il Portale. Ora stavano oltrepassando la Piazza dell'Angelo. Faceva abbastanza freddo, e così Astrea si strinse nel trench grigio scuro. I suoi stivali picchiavano contro le mattonelle della piazza. Ricordava le facce sbigottite dei suoi amici quando l’Inquisitore l’aveva dichiarata un Nascosto, ai mormorii dei Nephilim presenti, al Fuoco che desiderava dare tutta Alicante in pasto alle fiamme. Sally camminava al suo fianco senza dire niente, senza respirare, senza emettere un solo suolo vivo. Palpabile era la tensione di Raphael a pochi metri tra lei che bisbigliava qualcosa a Magnus; non aveva chiuso occhio la notte precedente e stentava a mantenere la sua solita flemma. Soltanto lo stregone era sereno, o almeno era quella l’impressione che dava. L’ufficio del Console spiccava con le sue guglie dorate e la sua facciata coperta di rune, il portone era aperto, una bocca pronta ad addentare chiunque entrasse, e vi erano soltanto due guardie appostate fuori. Non rivolsero neanche uno sguardo ai quattro amici, forse era stato loro imposto, e indicarono il corridoio da seguire. A metà scalinata li aspettava una donna dall’espressione cordiale e un sorriso appena accennato. Era Rita Blackwell.
“Benvenuti ad Idris. E’ un piacere avervi qui.”
“Disse la stronza che mi ha bandita.” mormorò Astrea non preoccupandosi che la donna potesse udirla. Magnus l’ammonì con un’occhiataccia severa.
“Ben comprendo che questa situazione possa generare una certa riluttanza da parte vostra.”
“Metta da parte i convenevoli, e andiamo al sodo. Non abbiamo tempo da perdere. I Nascosti non sono ben accetti ad Alicante.” Disse Sally, una macchia nera contro le pareti gialline dell’ingresso. La Blackwell annuì, poi fece loro cenno di andarle dietro e risalì le scale.
Lo studio del Console era stato spostato nell’ala est dell’edificio, mentre la vecchia stanza in cui aveva lavorato Goldstorm era stata sigillata e vietata a tutti. Era tipico degli Shadowhunters nascondere le loro malefatte. Il Console chiuse la porta a chiave e si sedette alla scrivania; una smorfia di preoccupazione le storceva i lineamenti fini del viso. Era senza dubbio una bella donna, aveva circa quaranta anni, lunghi capelli neri intrecciati a qualche filo grigio, e due occhi verdi sempre truccati di viola.
“Vi ho chiamati per sottoporvi una questione di vitale importanza. Sono stati ritrovati tre quattro cadaveri: una fata, un licantropo, un vampiro e un Nephilim. Inoltre, qualche settimana fa è scomparso uno stregone. Alle vittime è stato strappato il cuore e attorno ai loro corpi sono state disegnate delle rune.”
“Un serial killer. E quindi?” Sally non era per nulla toccata da quella situazione di morte, anzi si fissava le unghie curate con nonchalance. Rita si levò dal collo una chiave e aprì un cassetto, poi depose sulla scrivania cinque cartelle verdi. Magnus sussultò sulla sedia. Fu allora che Astrea si insospettì.
“Che succede, Mag? Che cosa sono quelle?”
Lo stregone con gli occhi chiese il permesso di parlare e il Console acconsentì con un battito di palpebre.
“Le cartelle verdi riguardano i testimoni della Guerra Oscura che sono stati messi sotto protezione. Solo il Console e l’Inquisitore conoscono le identità dei testimoni.”
“E’ un pericolo se qualcuno è arrivato a loro. Abbiamo inviato un Centurione a controllare e ci ha portato le foto, ma nulla di più. Essendo un caso di massima segretezza, io e l’Inquisitore abbiamo deciso di non coinvolgere nessun Nephilim.”
“Le vittime sono i testimoni?” domandò Raphael, comodamente seduto e falsamente calmo.
“No. I corpi senza vita sono stati abbandonati presso le abitazioni di quattro dei testimoni. E’ il segnale che qualcuno ha scoperto la loro identità e io non posso permettere che venga loro fatto del male, sia che si tratti di Nephilim sia di Nascosti.”
Astrea si alzò con impeto di rabbia e puntò il dito contro il Console.
"E' sicuramente colpa vostra. Chissà per quale antico torto state pagando. Qualcuno vi odia e vi sta attaccando, ed io non lo biasimo."
Raphael notò che gli angoli della bocca di Rita erano tirati, tremavano e faceva fatica a parlare.
“Perché noi?”
Sally proruppe in una risata agghiacciante.
“Ha scelto noi perché nessuno sospetterebbe mai che tre nascosti e un mondano si mettano ad indagare per conto del Clave. Potrebbe scatenarsi una rivolta dei Nascosti che costerebbe il posto al Console in carica. Mi corregga se sbaglio, signora Blackwell.”
“E’ così. Non posso chiedere a nessun altro di indagare. Non posso esporre i testimoni ad ulteriori pericoli. Soltanto voi potete capire chi sia il colpevole muovendovi nell’ombra.”
“Chi le dice che lo faremo senza nulla in cambio?” Astrea provocò il Console, ma sembrava proprio che avesse pensato a tutto.
“Sono disposta a scendere a patti. Posso garantire una doppia razione di sangue ai vampiri di New York e accesso illimitato alla nostra biblioteca per il signor Bane. E posso restituire l’Istituto di Lisbona alla sua legittima proprietaria.”
“Sta speculando sulla vita di quattro poveri ragazzi, Console. E’ meschino anche per lei.” Commentò Raphael, le sopracciglia inarcate, un sorriso di sfida sulle labbra. Astrea avrebbe voluto baciarlo per quella battuta. Rita non si sentì attaccata, ma la maschera di cordialità si spaccò e cacciò fuori il suo tono autoritario.
“Qualcuno è arrivato ai testimoni e io sono autorizzata dal Clave a ricorrere a qualsiasi strumento, e ho scelto voi. Pretendo un basso profilo, un lavoro rapido e una soluzione prima che una ribellione getti nel caos il labile rapporto tra Cacciatori e Nascosti.  Accettate?”
 
 
 
Dopo essere tornati a New York, avevano cenato a casa Lightwood-Bane. Raphael stava bevendo distrattamente la sua birra, perso in chissà quale pensiero. Astrea gli tolse la bottiglia dalle mani e ne benne un paio di sorsi, per poi restituirgliela.
“Avete intenzione di accettare?” chiese Alec dopo essersi assicurato che i bambini dormissero.
"Non ne ho idea. Prima mi esiliano e poi mi vogliono come agente segreto. Non vi convince."
"Quei ragazzi saranno terrorizzati." Magnus sospirò, forse immaginava che fossero i suoi figli ad essere attaccati a quel modo. Astrea lo fulminò con gli occhi.
"Fai sul serio, Mag? Dicono di voler proteggere le persone e chiamano noi? Gli ultimi esseri che gli Shadowhunters vogliono vedere."
"Magnus ha ragione. Credo che dovreste accettare. Così potrai ridare onore alla famiglia dei Monteverde." disse Alec.
"I miei genitori hanno ancora onore. Sono io quella caduta in disgrazia."
"Astrea..." provò a dire Raphael, ma lei era già scappata via.
"Va da lei."
 
 
"Sei sveglio?"
"Sì."
Astrea accese il lume sul suo comodino e il letto fu invaso da un debole giallastra.
Raphael già sapeva cosa stava per dirgli.
“Secondo te cosa dovremmo fare?”
“Astrea, tu hai già deciso. Devi soltanto ammetterlo ad alta voce.”
“Lo ammetto solo se tu giuri di restare con me.”
“Lo giuro.”
Astrea prese il cellulare e fece scorrere velocemente le dita sullo schermo indirizzando il messaggio a Magnus e a Sally: Accettiamo.
 
 
 
Salve a tutti! :)

Sono tornata (purtroppo per voi!).
Questa storia continua a frullarmi in testa di continuo e ho ben pensato di scrivere anche una terza parte.
Mi auguro che mi accompagnerete in questo nuovo viaggio leggendo, ridendo, imprecando contro le decisioni sconsiderate dei personaggi, soffrendo con loro.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima baci.
 
 
(*Alec nel 2017 ha effettivamente 28 anni essendo nato nel 1989)
 
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.

 
  
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