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Autore: pokepony10    22/07/2017    0 recensioni
Quante cose accadono nel mondo e noi nemmeno lo sappiamo? Sono tante e solo poche sono raccontate nelle pagine di storia, dopotutto il lavoro di uno storico non è raccontare la vita di un solo individuo, ma raccontare le grandi scoperte, errori ed evoluzioni del mondo che ci hanno portati fino ad oggi. Poi esistono gli scrittori, quello che provo ad essere io, che hanno il potere di dare voce a quelle persone di cui nessuno sa nulla. Poco tempo fa sono entrata in possesso di queste pagine e leggendole sono rimasta molto colpita. Ammetto che odio tenermi le cose interessanti solo per me, quindi ho deciso di trascrivere l'autobiografia e quindi di rendere il tutto pubblico. Il nome dell'autrice è kymyky, vive un'avventura che stravolge leggi fisiche e morali, ad essere sincera è piuttosto contorta quindi non temete, alla fine cercherò di chiarire alcune logiche sulle quali ho cercato di documentarmi il più possibile. Dopo questa premessa preferisco non dire altro, mi odiereste per i miei spoiler.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve io sono Kymyky Kawakay e sono figlia di una famiglia di illustri medici. Mio padre, il dottor saway, mi ha sempre trattata come un maschio tagliandomi i capelli corti e facendomi mettere sempre un camice che fino a 10 anni probabilmente mi andava troppo lungo , tanto da toccare terra. Ho passato 18 anni della mia vita rinchiusa in una casa. Sono stata specialmente in camera mia poiché le altre stanze sono sempre state chiuse a chiave. Sono stata rinchiusa soffocata da libri di scienza, fisica, chimica, astronomia, matematica e informatica, tutti libri usati da mio padre per i suoi studi, ma io non volevo diventare una scienziata, volevo essere una contadina dispersa nel nulla… ma lui ha scelto il mio destino… ha innescato in me una reazione strana nei confronti della mia vita.

Per quanto odiassi il suo futile lavoro e spietato come pochi, io ero uguale a lui, tendevo a esserlo almeno. Ne ho avuto la conferma il giorno in cui la curiosità mi spinse a domandarmi cosa ci fosse dietro quelle porte chiuse da fin troppo tempo. Quel giorno mio padre era uscito lasciandomi sola con mia madre. Lei è una donna dolce, fin troppo, solo quel giorno le rivolsi la parola in tono di figlia cosa che non avevo mai osato fare. -ma..ma..mamma…- iniziai a sibilare la parola più difficile per me da dire per quanto la conoscessi dai primi anni di vita. Quella donna che ora occupava il suo posto non era nessuno per me, solo una donna che e stata salvata dalla strada… nulla di più. -cosa c'è?- mi chiese con un sorriso pateticamente falso - tu sai dove sono le chiavi per la soffitta?- -bhe si … ma come mai me lo chiedi?- non sapevo che dire e mi inventai una bugia-.. Bhe ho sentito un rumore..- lei mi sorrise e si mise una mano nella maglietta- eccotele- mi disse porgendomi un mazzo di chiavi da forme bizzarre  -grazie- dissi avviandomi, ma lei mi fermò afferrandomi il braccio e mi sussurrò nell'orecchio -non sempre la curiosità fa bene, ti consiglio di tenere gli occhi aperti- io mi allontanai senza fiatare.

Passando per il soggiorno presi una candela e un fiammifero, nel corridoio per la soffitta la luce non c'era. percorsi il corridoio poco illuminato dalla candela che avevo in  mano. Ero finalmente arrivata, in fondo a quel corridoio dove vi era una scala. Posai la candela a terra e avvicinai la scala all'entrata della soffitta. presi la candela e salì, guardai le chiavi -quale tra queste?- sussurrai -il sangue… il sangue…- senti sussurrare una voce femminile -stupida donna mi fa sentire anche le voci.. Cosa ne sa di questa casa?!- dissi tirando un cazzotto sulla porta. Sentì un dolore alla mano, la aprì -sangue…- sussurrai, una sola chiave era stata sporcata -… che sia questa?- pensai -sangue … sangue….- sussurrava ancora la voce, sentivo il mio battito riempire il vuoto del corridoio, la paura stava dominando il mio corpo.

Con la mano tremante inserì la chiave sporca e chiusi gli occhi, sentì uno scatto, era aperta -ora meglio muoversi- pensai ed entrai nella buia camera con la candela accesa -brava…- sentì ancora la voce -chi sei? fatti avanti!- urlai -sh! Fai silenzio - la candela mi bruciò la mano e io la lasciai cadere per terra.

La candela rotolò fino a toccare qualcosa… anzi qualcuno -sorellona sei venuta ….- la fioca luce illuminò una bambina dagli occhi grandi e verdi, dai capelli castani corti e raccolti da due elastici. Indossava una giacca di forza. Era in piedi davanti a me con il viso pieno di cicatrici, per qualche secondo non risposi - sorellona non sei felice di vedermi?- elaborai la frase come se fosse un codice segreto -sorellona?...- chiesi indietreggiando lievemente -si… ti vedo sempre sui libri… sei venuta a salvarmi kymyky?- mi chiese. A sentire quel nome rabbrividì -… non…non so chi sei e che ci fai qua, ma per avere una camicia di forza devi essere pericolosa…- -non temere , non ti farò del male… sono solo la vittima qui- -vittima di chi? vittima di cosa?- ero sconvolta, non ho sorelle eppure lei assomiglia molto alla compagna di papà, ero confusa troppo per dare ascolto a quella mocciosa. -cosa posso fare per farmi credere?- mi domandò -nulla, levati di mezzo! non ti parlo, non ti conosco e puoi anche morire qua dentro, non ti aiuto, chiunque tu sia!-.

Mi uscirono parole senza il mio controllo e il mio corpo si avviò verso la candela come una mosca alla luce -cosa? Non puoi dire sul serio sorellona!- poi fermò con il piede la candela -levati di mezzo non voglio saperne di te, non sei altro che un'illusione, quella donna mi ha soggiogata fino a questo punto, non esisti, sparisci!- a quelle parole le diedi uno spintone. Con le braccia legate non trattenne la caduta con la faccia per terra. Sentivo singhiozzare quella bambina, si alzò con fatica e quando si girò aveva il volto insanguinato e gli occhi che lacrimavano -sorellona…- sussurrò tra le lacrime -come hai potuto!?- urlando e gettandosi verso di me. Sentì il tintinnio di catene, si era fermata a pochi centimetri da me, tirava con tutta la forza quella catena, mi odiava ma non mi interessava -smettila di lamentarti!- -continuerò fino a quando non morirò!- esclamò.

Corsi verso di lei e le diedi un potentissimo calcio -inizia a crepare!- dissi. Ma sapevo che era solo svenuta. Non volevo disturbi e per la prima volta le ginocchia mi tremavano dalla paura, quella bambina mi aveva terrorizzata -è solo un eccesso di adrenalina- pensai continuando a camminare. Sentivo le gambe pesanti come se il mio corpo si rifiutasse di camminare. Mi trascinai lentamente… io non avevo paura di quella bambina, ma di me. Avevo attaccato quella ragazza che non mi aveva fatto nulla, eppure era li sdraiata con il volto immerso nel sangue e nelle lacrime.

-sorellona… non andare… finirai come me..- sussurrò la bambina -non…non dire sciocchezze…- dissi facendomi forza -allora vai, ma ti assicuro che uscita da qui non sarai mai più la stessa- disse alzandosi -ma non eri morta?- -non preoccuparti… non manca molto…- sussurrò -ma che sciocchezze dici, dai alzati…- -che vuoi fare?- -tra ste chiavi ce ne deve essere una per quel collare che hai….- -le chiavi?...- -si stai ferma…- liberai la bambina e me la portai dietro. -ma per avere le chiavi … hai messo le mani…- -certo che no! per quanto la odio non la sfiorerei manco morta…. Anche se…- -pervertita, lasciami il braccio! anche se cosa?!- -nulla, è che è una tipa cosi…. - -invidi che lei ha dei cocomeri e te massimo delle mele?- -non confrontare la frutta con la taglia…- -non voglio spiegazioni scientifiche voglio solo uscire di qui, andiamo..- disse la bambina -io non prendo ordini da una mocciosa, se vuoi vai da sola …- -ma le chiavi le hai tu…- -allora seguimi- -certo…pervertita- -mocciosa- eravamo patetiche ma non capivo come io, che ora trovavo vagamente divertente la situazione, pochi minuti prima l'avevo quasi uccisa -a che pensi?- chiese -nulla andiamo-.

continuammo a camminare, i passi risuonavano come i nostri battiti. -Hai paura…- mi disse -si, ma non voglio che tu ne abbia- dopo poco ci ritrovammo dinanzi ad una porta -"laboratorio"- lessi mi apprestai ad aprire ma la bambina mi fermò -no qui no li… li …. - -dici cosa c'è?!- -li è cambiato tutto, sono stata portata via da mamma e rinchiusa la dentro… mi ha fatta male … tanto male…- i suoi occhi erano spalancati e mostrava terrore, era un sentimento mai toccato con mano -in… in che senso?- -toglimi questa roba di dosso e te lo mostro…- non potevo fare altro, aprì la camicia di forza e subito lei schizzò fuori dalle maniche. Notai sule braccia cicatrici e piccoli punti -… cosa sono quei punti?- domandai sconvolta -le iniezioni… io non sono stata altro che una cavia e tu essendo la prima figlia sei destinata alla sua stessa pazzia e per questo che ho intenzione di ucciderti!... Se tu muori lui sarà in galera ed io sarò finalmente libera di stare con la mamma- quelle parole mi terrorizzarono -cosa c'è? hai paura? Le pupille che si restringono e il volto bianco pateticamente terrorizzata… morirai anche tu come è morta tua madre!-.

Quell'ultima frase fu il colpo di grazia. non mi opposi cascai sulle ginocchia, ero stata convinta per tanti anni che la morte di mia madre era stata causata da quell'uomo dal cuore spregevole e folle ed invece è stata una mocciosa di 2 anni in meno a me ad ucciderla -perché…?- chiesi, non ebbe il tempo di rispondere che il discorso fu interrotto da uno sparo -papà!- urlai -mamma!- urlò lei, entrambe scendemmo di corsa la scala, il resto era da scoprire.
   
 
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