Ringrazio anche solo chi legge.
★Autore:
Kamy
★Fandom:
KHR.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa alla Challenge “All
Summer Long” a cura di Piscina di Prompt e Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 1319.
★
Prompt: Gli ingredienti fondamentali per un'estate memorabile.
★Genere:
Fantasy.
★ Bonus: Imbucato alla festa.
Tsuyoshi
Ubbirow diede un paio di
pacche sulle spalle dell’altro
giovane.
“Laurel,
è estate, ce la possiamo godere. Siamo giovani!”
gridò.
L’elfo al suo
fianco schioccò la lingua sul palato e si
fermò davanti alla tenda, il parco era illuminato da una
serie di lanterne. Si
voltò e guardò la villa alle loro spalle.
“Io sono il
capitano delle guardie dell’armeria. Non ho
tempo per divertirmi” disse. La punta aguzza delle sue
orecchie tremò.
< E poi qui fa
così freddo da sembrare sempre inverno
> pensò. Il vento gli fece ondeggiare i lunghi
capelli verdi smeraldo.
“Laurel
Letterman, sei noioso” disse il russo indurendo il
tono. Indicò la tenda. “Dentro quella tenda ho
messo gli ingredienti
fondamentali per un’estate memorabile: alcol, morbidi sedili,
qualcosa da
fumare, un lettore musicale, foto di belle donne” lo
tentò.
“Mi dispiace,
sono già in ritardo per il mio turno” rispose
Laurel. Si voltò e si mise a correre con la
supervelocità, i suoi movimenti
erano leggiadri.
Ubbirow sbuffò,
guardando l’altro allontanarsi velocemente.
“Non si sa
divertire. Beh, io non voglio perdermi la
gioventù sprecando la mia estate”
borbottò.
< Strano che le mie
guardie del corpo non mi siano venute
incontro > pensò. Scostò la stoffa ed
entrò nella tenda.
“Hai dimenticato
un elemento essenziale per una buona estate:
essere un imbucato a una festa” disse una voce
all’interno.
Ubbirow batté
le palpebre, abituandosi alla penombra nella
tenda illuminato da una lampada ad olio.
Ubbirow
impallidì guardando il giovane uomo davanti a lui,
si sfilò gli occhiali da solo e lo osservò.
Impallidì, rabbrividendo e deglutì
rumorosamente.
“Sei uguale a
me” sussurrò.
“Scusa, ma ho
fatto uscire i tuoi uomini. E no, non
esattamente uguale, sono solo un riflesso nella mia terra. Terra rossa
così
liscia da essere uno specchio. Però è bastato per
ingannarli. Urla e io dirò
che sei tu il falso, dopo averti ucciso” rispose
l’altro.
Ubbirow deglutì
rumorosamente, un rivolo di sudore gli
scivolò lungo il viso.
“Ti giuro sul
mio onore che non farò stupidaggini come
urlare e se ti volevo morto avevo già preso la
pistola” ribatté.
L’altro si
accomodò pesantemente su una sedia, con le gambe
aperte.
“Bene, allora
offrimi un bicchiere di vodka. Dovresti
festeggiare, tuo padre è morto un’ora fa e tra
poco verranno a dirti che sei il
nuovo Boss della Mafia Russa” disse.
Ubbirow mise le mani sui
fianchi e scoppiò a ridere.
“Dimmi chi devo
ringraziare!” gridò.
Tsuyoshi riprese il
proprio vero aspetto, il suo corpo si
ridusse e comparve una coda di cavallo di fluenti capelli vermigli.
“Non
ringraziarmi, era solo un lavoro. Puoi chiamarmi Re
Rosso, se vuoi” disse.
Ubbirow si
gettò in ginocchio e gli prese la mano nella
propria, facendogli il baciamano.
“Io devo sapere
il nome di una così splendida e mortale rosa”
sussurrò con voce tremante.
L’altro volse lo
sguardo.
“Non hai sentito
parlare del ‘Peccatore’?”
domandò.
Ubbirow annuì,
appoggiando le mani sul pavimento.
“Il peccatore
può cambiare idea quante volte vuole.
Cambia vita, nome,
accento, modo di parlare. Copiando
perfettamente persone esistenti o creando identità del tutto
nuove.
Arriva, si fa amica la
vittima, la porta a un soffio dall’ottenere
il suo più grande sogno e, nel momento in cui lo realizza,
lo uccide.
Assassino, ladro,
qualsiasi cosa voglia. Fa i peggiori
peccati e ha il coraggio di dire di farlo per quel santo e pacifico di
Manuel.
Il Nono è stato il primo Vongola a non volere la guerra e
lui rischia sempre di
mandare tutto a monte” rispose.
Tsuyoshi piegò
le labbra in un sorriso.
“Certo che sai
lodare la gente” sussurrò.
Ubbirow lo
guardò negli occhi.
“Posso osare di
meritarmi il vostro nome, per questo?”
domandò con voce tremante.
Tsuyoshi
sbadigliò e
si nascose dietro la porta scorrevole, appoggiandosi allo stipite.
Osservò
Tyr alzare e
abbassare la spada di legno con una serie di urli secchi. I suoi
allievi ne
ripetevano i gesti, cercando di andare in sincronia.
Il
bambino socchiuse
gli occhi, le sue iridi rosso sangue brillarono di riflessi castani.
<
Sono tutti più
grandi di me e si considerano adulti, ma nessuno di loro lo
è veramente. Non
capisco perché pensano di potermi prendere in giro >
pensò.
Ottavio
lo affiancò e
si piegò in avanti, impallidì vedendo che
Tsuyoshi aveva un fumetto tra le
mani.
“Se
ti scoprono con
questo, ti puniranno” gli sussurrò.
Tsuyoshi
sbuffò e
Ottavio glielo tolse dalle mani, nascondendoselo sotto la stoffa della
parte di
sopra del kimono che indossava.
Tyr
si voltò nella
loro direzione.
“Bakatsu!” gridò.
Ottavio
rabbrividì e
indietreggiò, mentre il maestro si dirigeva nella sua
direzione con passo di
marcia.
<
Idiota, mi ha
fatto beccare dal sensei >
pensò
Tsuyoshi. Strinse le labbra fino a farle sbiancare, i capelli vermigli
gli
ondeggiavano intorno al viso.
“Figli
del peccato,
stirpe di dannati. Voi sarete Varia” sibilò Tyr. I
ragazzini sul tatami si
voltarono nella direzione, un paio caddero a terra pesantemente e una
ragazzina
sbuffò, scuotendo il capo.
“Peccato
che siamo dei
bambini senza peccato. Non puoi macchiare di rosso sangue rendendolo
vermiglio
un fiore che di base non si candido di base”
bisbigliò Ottavio.
Tyr
afferrò Tsuyoshi
per un braccio e lo strattonò, facendolo cadere in ginocchio.
“Sei
il fratello di un
santo che è disciplinato, che è casto. E tu sei
il più grande peccatore, mia
figlia me lo aveva detto!” gridò.
Ottavio
s’irrigidì, i
suoi occhi erano bianchi.
“Io
mi chiamo Tsuyoshi”
ribatté il piccolo.
“Ora
lo uccide” bisbigliò
un altro dei ragazzini.
“Perché
non impara a
stare zitto?” domandarono borbottando un altro paio di
bambini.
“State
zitti, o punirà
anche noi” li rimproverò a bassa voce il
più grandicello.
“Ingrato
animale! Tu
non hai un nome, perché hai rifiutato il nome di Agostino.
Hai rifiutato un
nome santo. Perciò, ora, sarai Bakastupido, abbreviato Bakatsu,
per
tutti. Perché sei stato doppiamente stupido, oltre che
doppiamente peccatore”
sbraitò Tyr.
“Io
non mi chiamo né
stupido, né Baka e soprattutto non Agostino. Mia madre mi ha
chiamato Tsuyoshi
e quando diventerò capitano dei Varia ti taglierò
la gola proprio per niichan!”
gridò Tsuyoshi.
Tyr
lo raggiunse con
uno schiaffo al viso e lo fece cadere a gattoni. Lo colpì
con un colpo della
spada di legno, aprendogli un taglio sulla schiena e creando un grosso
ematoma.
“Qual
è il tuo nome?!”
gridò Tyr.
“S-signore,
la prego…
potete punirlo dopo, ora c’è il
pranzo…” gemette Ottavio.
“Prendimi
il frustino!”
ordinò Tyr.
Ottavio
rabbrividì e
indietreggiò, sfilò dalla tasca un telecomando e
premette un pulsante
vermiglio.
Arrivò
un Gola Mosca,
con pesanti passi metallici, trascinando con sé una gabbia
metallica, chiusa da
un lucchetto, con all’interno dei contenitori di plastica con
dei bento.
Tyr
continuò a colpire
ripetutamente la schiena di Tsuyoshi, il bambino strinse gli occhi e
ingoiò i
gemiti di dolore.
“Hai
perso la lingua?!
Rispondi!” gridò Tyr.
Tsuyoshi
aveva il
respiro irregolare.
“Ottavio,
andiamo a
prendere il mio frustino” ordinò Tyr. Ottavio
annuì.
Tyr
si voltò verso gli
altri ragazzi.
“A
tutti non verrà
dato da mangiare e le ragazze saranno confinate finché
questo peccatore non
riconoscerà i tuoi peccati davanti a tutti”
sibilò. Si allontanò seguito da
Ottavio.
“Non
è giusto!”. “Vogliamo
il cibo”. “Come confinate?”.
“Questo maledetto…”. Diverse voci si
frapposero
sempre più alte.
Tsuyoshi
si rimise in
piedi con le gambe tremanti e superò il Gola Mosca, da cui
proveniva un ronzio.
Tsuyoshi
si tolse il
crocefisso che portava al collo e ne estrasse un coltellino. Lo
conficcò nel
collo del Gola Mosca, spegnendolo. E lo utilizzò per
scardinare il lucchetto
della grata di metallo, aprendola.
“Prendetevi
pure il
cibo che volete e se verrete rinchiusi nel dormitorio vi
aprirò io” disse
gelido.
<
E nemmeno ve lo
meritate, ma non voglio essere ucciso nel sonno >
pensò.
“Tsuyoshi, mi
chiamo Tsuyoshi” rispose il rosso.
“Promettetemi
che non nasconderete più il vostro nome,
tranne quando siete in missione” sussurrò roco
Ubbirow.
“Promesso”
rispose Tsuyoshi.