Anime & Manga > Letter Bee/Tegami Bachi
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Autore: Akane    23/07/2017    0 recensioni
Ci sono storie sotto la superficie, storie non raccontate, storie accennate, storie mostrate solo a metà, storie addirittura nascoste. E spesso queste storie sono importanti per qualcun altro che un giorno si sfiorerà, si intreccerà, si aiuterà in qualche modo. Sono storie che si sviluppano nel tempo come una specie di otto. Perché tutto si ripete, tutto si tocca, tutto si intreccia.
Così come la storia di Gauche e Jiggy con quella di Lag e Zazie.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Goos Suede/Noir, Jiggy Pepper, Lag Seeing, Zazie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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la_proporzione_perfetta47 *Ecco qua il finale di una fic chemi ha tenuto compagnia per molto tempo fra il scriverla prima e il pubblicarla poi, sarà un anno in tutto? Penso di sì... La mia conclusione arriva col desiderio di scrivere qualche fic ancora su questo nuovo futuro, vediamo se mi uscirà qualcosa, state sintonizzati sulla mia pagina facebook per aggiornamenti di vario genere. Spero che la fic sia piaciuta, così come il finale e questo splendido manga, uno dei più belli mai fatti di sempre. Grazie per avermi seguita. Buon finale. Baci Akane*

47. IL GIORNO PERFETTO



"Ho trovato un modo per farti entrare  ma non avevo mai davvero avuto un dubbio  restando nella luce della tua aureola  ho il mio angelo, adesso  E' come se tu mi avessi svegliata  ogni mia regola che tu hai infranto  è il rischio che sto correndo  non ti respingerò mai  Ovunque guardi adesso  sono circondata dal tuo abbraccio tesoro riesco a vedere la tua aura sai che sei la mia unica buona qualità sei tutto quello di cui ho bisogno e di più  è scritto su tutto il tuo viso  tesoro riesco a sentire la tua aura prego che non svanirà mai (Riesco a sentire la tua aura) aura"
/Halo - Beyonce/


“Smettila di grattarti!” Disse Lag a Zazie.
- Ma mi gratta! - Rispose lui arricciando il naso, grattandosi a tutto andare mentre si avviava per strada accanto a Wasiolka.
“Però stai benissimo!” Esclamò entusiasta Lag nella sua testa.
- Ma mi gratta! -
- Zazie, smettila, sembra che hai le pulci! - Disse Connor raggiungendolo dalla propria via che si incrociava con quella di Zazie. Questi lo guardò e sbuffò smettendo di grattarsi.  - Stai bene, sembri una persona normale! - Aggiunse guardando il suo amico vestito sorprendentemente bene, con un completo serio di colore nero. La camicia bianca, la cravatta ancora slacciata. - E quella? -
- Hai finito col terzo grado? - Sbottò Zazie sulla difensiva trattandolo male perché si sentiva ridicolo con quel completo.
Connor ormai era abituato e lo ignorò attaccando a parlare di tutto quello che gli passava per la testa, a ruota libera.
I due arrivarono davanti all’Alveare dove alcune carrozze erano in fila pronti per partire una volta che tutti gli invitati sarebbero arrivati.
Radunati c’erano già quasi tutti.
Zazie vide Aria più bella che mai accanto ad un raggiante ed anche lui ben vestito Largo Lloyd. Lloyd dopo ulteriori giorni di elioterapia era migliorato ancora ed i due sembravano essersi messi finalmente insieme.
Il dottore Thunderland Jr stava tormentando Lode, Sun e Chiko perché voleva vivisezionarle, Garrard e Valentine parlavano con Aria e Lloyd e quando arrivarono Zazie e Connor si radunarono per salutarli, Lloyd si mise a ridere della cravatta aperta di Zazie, Aria si offrì di chiuderla, ma lui sventolò la mano dicendo che sarebbe stata l’ultima cosa prima di entrare in chiesa, o sarebbe morto soffocato.
- Comunque sei un figurino! - Disse il dottore sistemandogli una ciocca di capelli neri, perfettamente pettinati e quindi con una forma per una volta normale. - Anzi, sei irriconoscibile! - Zazie si girò con una smorfia. - Quasi da mangiare! - Il dottore amava fare il maniaco con lui perché lui reagiva sempre male ed infatti gli lasciò un pestata nel piede che lo fece ululare e ridere insieme.
- Dov’è Jiggy? - Chiese sperando di poter partire presto.
- Mio fratello lo sta convincendo a venire! - Silvet spuntò da dietro, arrivata in quel momento. Il gruppetto si girò a guardarla. Silvet era lì sola ed era anch’ella molto bella, quel giorno. Un bell’abito sbarazzino che probabilmente non aveva mai messo, i capelli raccolti in un’acconciatura ed un filo di lucida labbra.
- Cosa significa che lo sta convincendo? - Chiesero tutti in coro in allarme. Silvet chiuse gli occhi e sospirò.
- Non lo so esattamente, siamo passati a prenderlo e lui ha detto di andare che non poteva uscire, non so bene. Mio fratello ha detto di andare avanti. -
- Non se ne parla nemmeno, non si parte senza gli sposi! - Esclamò Lloyd.
- Probabilmente è un po’ di ansia, dopotutto è il loro grande giorno! -
Lode alzò gli occhi al cielo seccata mentre Sun non capiva cosa ci fosse da allarmarsi. Chiko rideva.
- Ha scelto lui la location! Ha voluto a tutti i costi sposarsi nella sua cattedrale, dalla sua famiglia. Che ha, ora? - Si lamentò Garrard che non amava molto aspettare senza fare nulla.
- Vado a vedere… - Disse Lloyd il quale era amico di Jiggy da molti anni.
- No lascia, vado io! - Lo superò Zazie. - Sono più veloce! - Con questo si mise a correre verso casa di Jiggy, lasciando un contrariato Lloyd a lamentarsi dell’insolenza dei giovani.
- Giovani? Sei tu che sei vecchio! Io mi sento ancora giovane! - Esclamò il dottore lanciandogli una frecciatina al suo amico.
- Lo dici solo perché così ti senti più libero di provarci con Zazie! Ti ricordo che questo non toglie i dieci anni di differenza che avete! E poi lo sai che è proprietà privata! - Per quanto scherzasse, Lloyd conosceva bene Thunderland. Proprio per le sue stravaganze non andava sottovalutato o dato per scontato. Era effettivamente in fissa con Zazie.
In risposta lui rise ma non disse nulla, con Garrard che alzava gli occhi al cielo e Valentine che si lamentava dell’attesa.
- Un matrimonio! E che sarà mai? Tutte queste cerimonie! -

Zazie arrivò presto da Jiggy e vide fuori appoggiato alla porta Gauche, ben vestito di bianco e pettinato anche lui.
Per un momento Zazie ebbe una visione e sovrappose il viso di Lag al suo che gli sorrideva mortificato.
“Credo che se fossi rimasto umano e fossi cresciuto, saresti diventato come lui, sbaglio?” Chiese Zazie ebete. Lag sorrise.
“Ho preso molto da lui quando mi sono formato, perché quando io prendevo forma, lui perdeva un pezzo del suo cuore, nello stesso identico momento.” Zazie annuì alla spiegazione, così si avvicinò a Gauche e gli mise una mano sulla spalla.
- Che dice? - Gauche si strinse nelle spalle senza capire.
- Che devo andare e che non può venire con me. Non mi fa entrare, è chiuso a chiave. -
- Ma ha detto che non vuole sposarsi? - Era così assurdo che gli veniva da ridere nel dirlo, Gauche fece un’espressione preoccupata.
- No, certo che no, ma… - Zazie capì che doveva prendere le cose nelle sue mani, per una volta, e affrontarle alla sua maniera, sebbene di solito nessuno voleva che lo facesse.
- Ok, ci penso io, vai dagli altri. - Gauche lo guardò esitando, ma Zazie sorrise spingendolo poco gentilmente.
- Forza forza, fra simili ci si intende, te lo spedisco subito! -
Così dicendo, con un calcio che per poco non lo sporcò nel suo bel vestito bianco, lo allontanò.
Quando fu andato, Zazie bussò coi pugni come per buttare giù la porta, poi spazientito chiamò a gran voce:
- Avanti Jiggy, sono Zazie, è andato via! Se non apri butto giù la porta, lo giuro! E guarda che sono capace! Volevo essere io oggi a sposare Lag invece sei tu che sposerai Suede, scusa se ho le palle girate! Esci subito o… - Finalmente la porta si aprì, per poco il pugno non colpì il viso di Jiggy, ma si fermò in tempo. Zazie lo guardò sorpreso, convinto di trovarlo in pigiama.
Invece indossava il suo vestito da cerimonia, trovato grazie ad un utile Largo Lloyd che aveva ben pensato di fargli un bel regalo di nozze.
Se non fosse stato lui il cerimoniere, in quanto unica guida ufficiale di Amberground ne aveva il potere, avrebbe scelto lui come testimone di nozze, invece aveva ‘ripiegato’ su Zazie.
Vestiva perciò bene, col suo abito di nozze color blu, perfino i capelli quel giorno erano sconvolgentemente a posto. Tutto perfetto. E dunque?
Jiggy buttò la cravatta e Zazie provò il forte istinto di fare la stessa cosa, poi prese gli occhiali da corsa e le chiavi del cavallo di ferro.
- Cosa vuoi fare? - Chiese senza parole Zazie mentre tornava dal suo imbambolamento. Jiggy vestito da sposo stava maledettamente bene e Lag gli diede un colpo in testa per il rossore particolarmente accentuato, una cosa che non gli sarebbe mai andata via.
- Cosa ti sembra? - Zazie spalancò gli occhi vedendolo chiudere la porta e andare al suo mezzo, non ci stava credendo nemmeno vedendolo, non poteva essere come sembrava.
- Scappi e lasci Suede? Sei pazzo? È l’amore della tua vita, lo hai aspettato cinque anni, poi quando è tornato nei panni di Noir hai fatto di tutto per riaverlo al meglio che potevi ed ora che è tornato lui al cento percento e che ti ha chiesto di sposarlo, dopo che hai detto sì, scappi? Non è un comportamento degno del mio Dio! - Zazie non si rese nemmeno conto d’averlo detto. Non aveva mai fatto mistero della sua adorazione nemmeno davanti a lui, ma non era mai andato oltre un certo limite.
Sentì la gelosia bruciante di Lag che si limitava ad ascoltare incredulo a quel che succedeva.
“Lag, vuole davvero andarsene?” Chiese mentre Jiggy saliva sul cavallo di ferro col suo bel vestito elegante.
“Non lo so, non mi fa mai entrare, è uno dei pochi che non mi ha mai permesso. Devono lasciarmi entrare e così posso leggere in loro e posso comunicare…” Zazie sospirò impaziente constatando che nemmeno un vero Dio poteva essere d’aiuto. Effettivamente le cose che Lag poteva fare a parte illuminare il mondo e dare una serie di benefici anche a livello salutare, erano ben pochi.
Jiggy avviò il motore, poi lo guardò in attesa.
- Non vieni? - Zazie rimase senza parole di nuovo. Il suo Dio, il suo idolo, la persona che aveva sempre venerato gli chiedeva di passare il resto della sua vita con lui?
Da un lato si trovò seriamente allettato dalla cosa, per quanto fosse impossibile crederci ci pensò. Lag era una sorta di spirito divino inconsistente, c’era, ma non fisicamente. Sarebbe stato solo tutta la vita e lì che altro aveva? Amici, un lavoro che gli piaceva, ma la sua vendetta personale era stata consumata, i gaichu probabilmente erano morti per sempre… cosa c’era lì per lui? Solitudine, rimpianti. Quando andava in giro a consegnare lontano, ci pensava. E se non tornava più? Perché tornare?
Però Lag gli diceva che comunque ormai aveva la sua vita, la sua vita era il Bee e gli piaceva rendere felici gli altri, gli piaceva molto quel che aveva indietro e lui lo sentiva. Zazie rispondeva che però gli mancava davvero. Davvero molto. Troppo per fare quel che faceva prima come niente fosse, ora lui non c’era, non c’era davvero. Non come voleva che ci fosse.
Guardò così Jiggy che gli chiedeva di seguirlo e pensò che forse con lui potesse andarsene nonostante tutto.
Poi però immaginò Gauche piangere e immaginò Lag piangere di conseguenza, perché se Gauche piangeva, apriti cielo. Il dolore di un Dio Sole poteva essere devastante! E poi lui non poteva saperlo triste.
- Jiggy, si affrontano i problemi, me lo hai insegnato tu. Nella vita si può conquistare tutto quello che si vuole, a patto che si sia disposti a perdere tutto. E questo Jiggy è il momento di conquistare! Hai l’amore della tua vita a portata di mano, il Jiggy che adoro e che venero e che mi fa andare avanti sperando di poter essere come lui, il Jiggy che a volte è l’unica ragione di vita rimasta, non scapperebbe! - Esagerò di proposito, però era vero che lo vedeva come il suo modello da sempre ed ora che Lag era il dio del sole e che i gaichu erano morti, compreso il responsabile della morte dei suoi genitori, poche cose, davvero poche, gli rimanevano. L’adorazione per Jiggy era una di queste. Il volerlo emulare, l’essere il più possibile come lui.
Jiggy lo guardò colpito da quelle sue parole, dai suoi sentimenti. Rimase serio per un istante soppesando il suo stato d’animo che doveva essere ben più devastante di quel che desse a vedere, infine chiuse il motore del cavallo di ferro, gli occhiali di gomma non ancora infilati pendevano intorno al collo.
- Zazie, non voglio scappare. Si può sapere perché diavolo l’hai pensato? Non lascerei mai Gauche nemmeno se lui mi respingesse e tornasse ad essere Noir! - Zazie si irrigidì facendo il broncio.
- Beh, tu hai mandato via Suede dicendo di andare che non potevi venire con lui… - Jiggy chiuse gli occhi lasciando andare la testa all’indietro, rivolta verso il cielo, snervato.
- Ed è così! Non si può fare il viaggio verso la chiesa insieme, porta male! Dannazione, Zazie! E dannazione a lui! Cosa ha capito? - Solo lì si rese conto che probabilmente Gauche insisteva nell’andare insieme perché aveva capito che non volesse più sposarlo.
- Beh, non è che sei stato tanto specifico quando hai detto ‘non posso venire con te!’ - Saltò su sulla difensiva Zazie. Jiggy scosse la testa esasperato e prese carta e penna dal taschino interno, dove su un tovagliolo scrisse a Gauche che si sarebbero visti direttamente in cattedrale e che lui e Zazie andavano col cavallo di ferro, perché gli sposi non potevano viaggiare insieme prima delle nozze.
Poi diede il biglietto ad Harry che volò a pochi isolati, andando da Gauche.
Zazie rideva insieme a Lag.
- A volte la tua stitichezza di parole è leggendaria, Jiggy! - Ormai aveva una certa confidenza con lui, anche se continuava a fargli lo stesso effetto di sempre.
- Andiamo? - Zazie sospirò e salì in moto decidendo che i capelli ordinati non erano cosa che faceva per loro.

Il paesaggio scorreva veloce come avevano potuto ammirare altre volte, un paesaggio però diverso, non più arido e notturno. Il cielo era terso ed azzurro, il sole li scaldava e l’erba cominciava a mutare l’aspetto di quegli spazi sconfinati.
- Stai bene, Zazie? - Chiese da davanti, mentre guidava.
- Sì, certo. E tu? - Rispose di rimando.
- Bene, è ovvio. - Domanda strana, si disse. - Ma come stai senza Lag? - Zazie si aggrottò.
- È sempre con me… - Diede la prima risposta, quella che dava sempre. Ma Jiggy non si fece sfuggire quello che vedeva fra le righe.
- Prima quando pensavi che ti proponessi di scappare insieme hai esitato. - Zazie fece una smorfia nascondendo il viso contro la sua schiena, strinse la presa intorno alla sua vita istintivamente, sentendosi meglio.
- È che a volte vorrei poterlo stringere ancora. Lo sento ed emotivamente non mi manca, anzi. Però… però mi mancano le braccia che mi stringono, mi manca il suo corpo da abbracciare, la sua bocca. Certe cose, sai… - Jiggy sapeva bene, sapeva anche meglio di lui anzi.
- Ad un certo punto mi sono rassegnato. Quando Gauche era disperso. Mi sono rassegnato, dopo un po’ che lo cercavo senza notizie. Ed ho aspettato la fine inesorabile, speravo di morire in qualche missione, mi buttavo in quelle peggiori ma nessuna era abbastanza difficile. - Zazie sollevò il volto a guardare la sua nuca dove i capelli rossicci volavano al vento, spettinandosi di nuovo.
- Come ci sei riuscito? A rimanere vivo, intendo. - Chiese piano capendo che la risposta poteva aiutarlo, sperando che lo facesse.
- Era troppo vivo in me. Ogni volta che la fine era vicina, ogni volta che bastava una mia piccola spinta ed il gioco era fatto, lo sentivo. Sentivo che mi diceva di alzarmi e di muovermi, che non era ancora ora. Non era ancora ora. E non sapevo perché, però mi alzavo e riprendevo. Non ho mai saputo perché in cinque lunghi anni di assenza totale, io dovessi andare avanti. Ma l’ho fatto. Solo dopo ho capito. Gauche non era morto, sarebbe tornato da me. - Zazie si rattristò appoggiando la fronte sulla sua schiena, sulla sua giacca liscia che si gonfiava con l’aria.
- È diverso, io so che non tornerà. Lag è il sole e sentirlo con me è già un grande regalo. A volte però vorrei solo… fare così! - Strinse la presa intorno al suo corpo e lo fece con una tale nostalgia che a Jiggy vennero le lacrime, mentre Zazie sentiva dentro di sé quelle di Lag, silenzioso e dispiaciuto per quella sua mancanza che mai in nessun modo avrebbe potuto colmare. Mai.
- Quello che volevo dire è che non puoi sapere perché è giusto resistere e andare avanti. Però dentro di te lo senti. Senti che devi. E segui quella forza invisibile che ti dice di andare avanti comunque, perché un giorno troverai la risposta. Un giorno capirai perché dovevi resistere. - Zazie non rispose, lasciò che le parole potenti e penetranti di Jiggy gli entrassero dentro e vi si aggrappò. Se il suo dio in terra diceva di tenere duro, valeva la pena tenere duro. Lui ci era riuscito ed oggi si sposava. Oggi colmava la sua felicità ai massimi storici.
Valeva la pena dargli retta.

Jiggy e Zazie arrivarono per primi alla cattedrale dove la sorella Neri ed il fratellino, cresciuti a vista d’occhio in poco tempo, li accolsero con un bel sorriso.
Dopo aver finito la costruzione della cattedrale, era stato disposto un rifugio per bisognosi e loro due ne erano a capo, se ne occupavano su richiesta del benefattore della cattedrale, Jiggy Pepper.
Dead End era rinata.
Jiggy e Zazie scesero dal cavallo di ferro e si sistemarono i capelli ormai sparati in mille direzioni come sempre. Neri scosse il capo ed invece di abbracciare Jiggy chiese all’altro fratellino di recuperare un pettine.
- Dai non serve… -
- Certo, ti sposi facendo il porcospino, sai che bello! Potevi venire in carrozza almeno oggi? - Chiese lei seccata guardando poi Zazie. - E tu? Bello il testimone con la cravatta aperta! Non chiedo nemmeno che fine ha fatto la tua! Vi siete trovati, non poteva essere una coppia diversa di sposo e testimone! Ah vieni qua e sta zitto! - Così dicendo prese Zazie per il colletto della camicia e iniziò a legargli la cravatta intorno al collo, mentre Zazie si lamentava del fatto che non voleva minimamente avere un guinzaglio al collo.
- Non ti ho chiesto il parere! Almeno tu sii decente! - Ordinò Neri stile generale. Jiggy fece segno a Zazie di non ribattere, infine arrivò il fratellino con il pettine e Neri pettinò entrambi rendendoli di nuovo decenti.
- Adesso si ragiona! Su entrate! - Con questo li spinse dentro. - Andate all’altare! -
- E la canzone? - Neri alzò gli occhi al cielo esasperata e facendo un cenno al famoso fratellino minore, gli disse di andare a suonare.
Il piccolo corse a lato dell’altare ed iniziò a suonare l’organo rendendo sacro quel luogo estremamente bello.
La cattedrale da fuori era grande e presentava un campanile molto alto, la campana d’oro rintoccava a festa. Dentro era ancora più bello, ogni dettaglio era curato ad arte e sebbene Zazie non se ne intendesse, rimase a bocca aperta a percorrere la navata centrale, fra i sedili di legno.
Si emozionò camminando accanto a Jiggy, pensò che aveva un suo modo di voler bene.
Non era stato molto accanto alla sua famiglia, ma aveva lavorato duramente per costruire un luogo così bello e carico di una sacralità che riempiva di speranza. Si fermò davanti all’altare insieme a Jiggy e guardò l’affresco lì davanti. Una donna con un bambino, l’imperatrice e Lag, tali lo vide Zazie. Sorrise con gli occhi lucidi.
“Questo posto è come te, Lag. Rappresenta la speranza per tutti i poveracci di questo mondo. Ed ora tu, come sole, rappresenti la speranza per i poveracci di tutto il mondo. Sono fiero di te. Anche se mi manchi da morire.”
Lag non rispose, ma due braccia lo strinsero forti e sicure togliendogli il fiato. Zazie spalancò gli occhi e per un momento pensò che Lag si fosse incarnato per un istante, un breve istante. Poi sentì le braccia troppo adulte per essere le sue e realizzò che era Jiggy. Questo non rese il momento meno emozionante, perché capì come mai lui, proprio lui, faceva una cosa simile. Si abbandonò all’abbraccio più incredibile di sempre e lo ricambiò stringendo gli occhi, mentre una lacrima scappava fugace.
“Ti amerò per sempre anche io, Zazie. E lo sai.”
- Non puoi avere l’abbraccio di Lag, ma puoi avere l’abbraccio di ogni altra persona. Non è la stessa cosa. Ma è un abbraccio. Ed in ognuno c’è un pezzo di lui, no? - Mormorò contro la sua testa. Jiggy lo fece solo perché in quel momento quel posto era completamente vuoto ad eccezione per il fratellino che suonava all’organo una dolce sonata.
Il mondo andava avanti, così come la vita ed anche se non era perfetta, poteva ancora valere la pena di essere vissuta.


La carrozza arrivò con una certa calma, con la ferrea convinzione di Lloyd che le spose dovessero farsi attendere. Gauche dopo la seconda volta che ribadiva che erano due sposi uomini, ci aveva rinunciato.
Scesero tutti quanti e Lloyd chiese di aspettare qualche istante ad entrare per dargli modo di sistemarsi e prepararsi.
Gauche e Jiggy non avevano voluto un prete, nonostante Jiggy avesse fatto costruire una cattedrale non era particolarmente credente.
Avevano deciso per un matrimonio civile, però avevano scelto la location per motivi prettamente sentimentali. Quel posto era caro a Jiggy.
Neri, vicino alle porte aperte, indicò agli invitati di entrare e disporsi nelle prime file dei banchi. Entrando videro Jiggy e Zazie con sollievo, sorpresi nel vedere un Jiggy così ben vestito ed entrambi così ben pettinati.
Gauche e Silvet si guardarono, soli davanti all’uscio.
Il sole splendeva alto, Lag era lì con loro ed entrambi lo sentivano chiaramente.
- Sto bene? - Chiese Gauche a Silvet. Lei sorrise con gli occhi pieni di lacrime che stentava a fatica a trattenere, la risata altrettanto lacrimosa di Lag.
“Non piangere Silvet!” Le disse con la voce rotta di pianto.
“Nemmeno tu, Lag!” Gauche sorrise pulendole una lacrima che scivolava traditrice da sotto l’occhio lievemente truccato.
- Sei perfetto, fratellone! -
- La mamma sarebbe contenta… - Disse poi, felice di poterla ricordare, mentre si rendeva conto cosa gli era mancato dal giorno del balenio in poi. Quel calore nel ricordo di lei. - Le somigli molto, lo sai? - Aggiunse poi lasciando perdere l’idea di asciugarle tutte le lacrime che ormai scendevano copiose.
- Davvero? - Chiese piangendo. Lui annuì sorridendo. - Jiggy è fortunato a sposarti, sarete felici! - Rispose lei a quel punto sistemandogli una ciocca di capelli bianchi.
Gauche annuì e si girò porgendole il braccio.
- Andiamo? - Lei annuì e lo prese, insieme varcarono la soglia percorrendo la navata, insieme ad un felicissimo Lag, davanti agli occhi raggianti di tutti i loro amici.
Ed era bello farlo sulle proprie gambe, insieme, fratello e sorella, entrambi con ogni cosa al proprio posto.
Gauche alzò gli occhi, notò brevemente tutti che li guardavano sorridenti, poi finalmente vide l’altare davanti cui c’erano Lloyd vestito per bene pronto a celebrare il matrimonio civile, poco distante c’era Zazie col suo tenero broncio e l’aria sempre un po’ malinconica.
Poi lì, in mezzo a loro, c’era lui.
Jiggy vestiva di blu, un bel blu oltremare, pantaloni e giacca lisci di una stoffa molto più pregiata di quel che avrebbe potuto immaginare per lui. La camicia classica, bianca. Nessuna cravatta o farfallino. Gauche sorrise notandolo. I capelli rossicci erano pettinati, era forse la prima volta che li vedeva così in ordine che gli incorniciavano il viso ed il collo. La cicatrice sotto l’occhio destro simbolo del loro amore. Come dimenticare ogni istante così prezioso?
Gauche percorrendo la chiesa accanto a sua sorella, verso l’unica persona che aveva davvero amato, si emozionò nel capire la differenza da prima. Da ogni versione di sé ad ora, gli era comunque sempre mancato qualcosa, c’era sempre stata una sorta di nostalgia incomprensibile. Sempre.
Ed ora che ogni pezzo era tornato al proprio posto, solo ora lo capiva. Solo ora vedeva la differenza.
Essere davvero vivi, completamente vivi, essere veramente sé stessi era ben diverso dall’accontentarsi di quel che si poteva essere, di quel che si poteva avere.
Aveva vissuto sempre pensando che un giorno forse avrebbe trovato quello strano qualcosa che gli mancava, ed ora che percorreva la chiesa verso la persona che amava e che stava per sposare. Ora capiva che quel giorno era arrivato. Il giorno in cui si sentiva pieno e completo.
Si fermò davanti a Jiggy lasciando Silvet dall’altro lato dell’altare rispetto a Zazie, in quanto sua testimone.
Si presero poi per mano, davanti a un Lloyd sorridente, pazientemente in attesa di quel momento forse da molto più tempo di tutti gli altri.
- Sei bellissimo. - Mormorò Gauche sorridendo felice, davvero completamente felice.
Il giorno in cui si poteva sentire pieno.
Jiggy sorrise ed un suo sorriso poteva valere tutte le fatiche che si dovevano fare per ottenerlo.
Lo guardò vestito di bianco, un abito elegante, in pantaloni, giacca e camicia dal taglio semplice ma perfetto. I capelli dello stesso colore, ordinati intorno al viso, un po’ più in parte del solito sulla fronte. Meraviglioso come sempre. Gli occhi viola brillavano pieni di una felicità che gli aveva visto identica solo prima del giorno del Balenio, quando si era innamorato di lui per la prima volta.
Jiggy riconobbe quella luce che per anni, poi, gli era mancata.
Il suo Gauche era tornato.
- No, tu sei bellissimo. - rispose indicando che lo era per quella parte che ora splendeva in lui.
Così Jiggy si protese e gli lasciò un bacio sulla guancia, dopo di che si girarono verso Lloyd, pronti a fare quel passo importante e tanto agognato.
Il girono in cui ogni risposta trovava luogo, ogni promessa vedeva la luce.
Il giorno in cui la felicità era totale e non solo a metà.
Il giorno in cui i sorrisi erano pieni e di desideri non ne nascevano più.
Il giorno in cui chi si amava l’avrebbe fatto per sempre e senza nuvole all’orizzonte.
Il giorno era quello.
Zazie li vide uno accanto all’altro, felici e raggianti, meritevoli di quel giorno perfetto.
Un po’ triste guardò fuori da una delle alte vetrate colorate, una era un po’ aperta e da lì vide un piccolo pezzo di cielo ed un piccolo pezzo di sole, i raggi penetravano la cattedrale in quel luogo sacro.
Infine sospirò e sorrise a Lag, comunque sempre lì con lui.

FINE
   
 
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