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Autore: nikita82roma    23/07/2017    4 recensioni
È la mattina del funerale di Montgomery. Kate si sta preparando per andare al distretto dove si incontrerà con gli altri prima di andare al cimitero. Riceve, però, una telefonata che cambierà la sua vita.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Terza stagione
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- Sei sicura di voler andare Kate? - Castle aveva raggiunto Beckett al distretto, avevano appena fermato un taxi e dato l’indirizzo dell’ospedale dove si trovavano Ryan, sua moglie ed il bambino.

- Sì, sono sicura. Tu? - Chiese vedendolo decisamente nervoso.

- Sì, non c’è problema.

- Ma? - Chiese Kate.

- Perché pensi che ci sia un “ma”?

- Perché hai la faccia di uno che ha un “ma” inespresso, Castle. - Disse lei semi seria.

- Non ce l’ho con il bambino, però… Se ripenso a come si sono comportati Ryan e Jenny al loro matrimonio… Non l’ho mai digerito del tutto, ecco. Non mi è piaciuto, non l’ho trovata una cosa rispettosa verso di te, loro sono tuoi amici, avrebbero dovuto pensarci, anche se quello era il loro giorno, sapevano che eri lì.

- Che eravamo lì. - Lo corresse lei.

- Sì ma… è diverso. Avrebbero avuto dimostrare più rispetto per te… io non me lo dimentico quello che è successo…

Kate gli prese la mano. Non se lo era dimenticata nemmeno lei, però aveva sempre pensato che non era giusto che loro si limitassero solo per la sua presenza, non voleva essere di intralcio alla felicità di nessuno. Evidentemente, però, per Rick era rimasta una ferita aperta, qualcosa che non aveva mai metabolizzato del tutto.

- Avevo sperato di ritrovarti quando sono rientrata quel giorno. Avevo capito di avere bisogno di te per andare avanti, perché ti amavo. Invece eri già andato via… - Sussurrò Kate confidandogli qualcosa che non gli aveva mai detto. Rick la guardò a bocca aperta e lei annuì solamente, prendendo la sua mano e stringendola. Aveva avuto bisogno di dirglielo, di dirgli che non aveva mai smesso di amarlo. Rick non rispose, sapeva che non c’era bisogno.

 

Avevano appena parlato con Lanie, era già arrivata ed insieme ad Esposito li aspettavano in camera di Jenny. Gli avevano dato numero di stanza e piano e Rick e Kate stavano nervosamente salendo in un ascensore troppo affollato verso il quinto piano. Beckett teneva tra le mani la grande busta dove c’era il regalo scelto personalmente da Castle, un grande orso bianco con un fiocco verde, in onore delle origini irlandesi della coppia. Quando Kate lo aveva visto oltre a trovarlo naturalmente molto tenero, fece notare a suo marito che probabilmente sarebbe stato più grande del bambino fino a quando non avrebbe compiuto un anno, ma la cosa non sembrò preoccuparlo più di tanto, ma d'altronde lei doveva conoscere bene le sue idee megalomani, non doveva stupirsi di un orso quasi a grandezza naturale come regalo per un neonato.

- Castle! Rick! Cosa ci fai qui? - Stavano camminando nel corridoio per andare da Ryan quando una voce attirò l’attenzione della coppia che si voltò verso l’uomo che aveva appena chiamato Rick.

- Ehy Dan! Kate, lui è Dan, è stato uno di quelli che leggevano i miei romanzi in anteprima e correggevano tutti i miei errori! Dan, lei è Kate, mia moglie!

- Piacere Kate… - Disse l’uomo dandole la mano.

- Noi stiamo andando a trovare un amico che ha appena avuto un bambino, tu? - Spiegò

- Ehm… io sto andando da mia moglie, nostra figlia è nata ieri mattina! Venite con me, così ve la presento! - Propose loro Dan visibilmente emozionato ed eccitato come tutti i neo papà.

- Vai tu Rick, io raggiungo gli Kevin. - Gli propose Kate, che avrebbe visto con piacere Ryan e suo figlio, ma non se la sentiva proprio di passare da un neonato all’altro.

- Ok… Ci vediamo lì. - Le diede un bacio sulla guancia e poi proseguì verso la camera di Jenny con la sua busta enorme in mano.

 

Shaun Killian Ryan era nato poco meno di ventiquattro ore prima per la gioia di papà Kevin e mamma Jenny con un parto relativamente breve, anche se a lei sembrava tutt’altro e proprio di quello stava parlando a Lanie e ad alcune sue amiche che erano lì. Quella stanza era decisamente affollata per Kate, tanto che le sembrò mancare l’aria quando sentì piangere il piccolo che fino a quel momento non aveva nemmeno capito dove fosse: lo teneva in braccio una delle amiche di Jenny in piedi vicino al letto, ma subito lo passò alla madre.

- Ehy Beckett! Sei sola? - Le chiese Ryan avvicinandosi con un sorriso smagliante.

- Castle sta arrivando, ha incontrato un ragazzo che lavorava con lui alla casa editrice e… arriverà tra poco. Tieni questo è per… lui! - Disse indicando il bambino e dando la busta a Kevin.

- Shaun, Shaun Killian Ryan. - Ripetè il detective orgoglioso.

- Per la dimensione… - Disse Kate mentre l’amico guardava l’orso.

- È un’idea di Castle, immagino.

- Già, proprio così. - Rispose facendo una smorfia.

- Katherine Beckett! Non pensare di cavartela solo perché siamo tutti qui per il piccolo Ryan! - La voce di Lanie alle sue spalle era decisamente minacciosa. Si voltò lentamente incrociando lo sguardo dell’amica.

- Ne possiamo riparlare poi? - Chiese supplicandola con lo sguardo.

- Va bene, ma tu sappi che io sono solo tanto, tanto tanto… Felice per te signora Castle! - Le disse abbracciandola.

- Grazie, ma non sono il centro della festa oggi! - Si avvicinò a Jenny che le mostrò il piccolo Shaun, con le guance paffutelle, un bel ciuffetto di capelli rossi e due occhi blu. - Ragazzi, è bellissimo!

Era decisamente emozionata a vedere quel piccolo ometto tra le braccia di Jenny. Gli sfiorò una manina con un dito ed il piccolo istintivamente lo afferrò stringendolo forte, sorprendendola.

- Lo vuoi prendere in braccio? - Le propose Jenny senza pensarci: Lanie e Javier la guardarono e poi guardarono Kate rimasta disorientata da quella richiesta.

- Sì… Sì… - Cosa c’era di male, in fondo, a prendere in braccio un bambino, si disse mentre si piegava e Jenny le adagiava tra le braccia Shaun, che sonnecchiava tranquillo. Non le fece l’effetto che pensava. Non le fece male, quel dolore che si immaginava di provare e che invece non aveva sentito nemmeno nel vedere Jenny con il suo bambino in braccio. Era una sensazione strana tenere quel bimbo così piccolo tra le braccia che si muoveva stiracchiandosi e apriva e chiudeva gli occhi al mondo. Aveva immaginato che nel tenerlo avrebbe pensato al suo bambino, invece non era così, non vedeva lui in Shaun, né immaginava se stessa in quella situazione e non solo perché tutto era così diverso da come l’aveva immaginato, tante, troppe volte. Quello che scoprì di provare in quel momento era una malinconica nostalgia di quello che sarebbe potuto essere ed un infinita dolcezza per quel piccolino che non la smetteva di fare smorfie facendola sorridere, senza accorgersi che, in quel momento, tutti stavano guardando lei.

- Sto cercando un detective che da ora in poi passerà molte notti in bianco ed avrà bisogno di una doppia razione di caffè al distretto. - Rick era arrivato in quel momento nella stanza e stava abbracciando Kevin con affetto: nonostante quello che aveva detto a Kate in taxi poco prima, non riusciva a portare rancore l’amico, dopo quello che avevano condiviso nel corso degli anni. Sentendo la voce di Rick Kate si voltò verso di lui ancora sorridendo per le smorfie di Shaun con il bambino in braccio, trovando, in fondo alla stanza, lo sguardo di Rick che la osservava senza essere capace di dire nulla ed anche lei rimase immobile qualche istante a fissarlo mentre il suo sorriso svaniva guardando il volto di lui diventare sempre più serio.

- Io… scusami Ryan… devo…  devo andare… scusami…. - Rick uscì dalla stanza sotto lo sguardo sbigottito di tutti i presenti.

- Che succede Kate? - Le chiese Esposito non capendo la reazione di Castle. Beckett si guardò con Lanie che invece aveva capito tutto.

- Scusatemi, devo andare anche io. Jenny è un bambino splendido. - Le disse di cuore mentre lo adagiava tra le braccia della madre. - Ci vediamo domani la distretto!

Uscì dalla stanza e corse nel corridoio cercandolo ma non era più lì. Arrivò davanti all’ascensore che stava già scendendo proprio in quel momento e decise di scendere a piedi senza aspettare. Arrivò al piano terra e lo vide mentre stava uscendo a passo veloce.

- Castle! - Lo chiamò con il fiatone per le scale scese di corsa, lui si voltò e lei gli andò incontro - Castle… aspettami! Aspettami…

Lui l’aspettò e lei lo abbracciò. Erano nel mezzo dell’entrata dell’ospedale tra gente che andava e veniva, ma non le importava nulla. Lui aveva bisogno di quell’abbraccio, lì in quel momento.

- Scusa ma… non ce l’ho fatta. - Le disse appoggiandosi con la testa sulla spalla di lei.

- Lo so…

- Non pensavo di vederti così… io… Non ero pronto… Non… scusami Kate…

- Andiamo a casa? - Gli chiese dolcemente Beckett mentre prendeva la sua mano e Castle si lasciò condurre da lei fino al parcheggio dove presero un taxi che li avrebbe riportati al loft.

 

Si fermarono a prendere del cibo giapponese per cena nel locale all’angolo. Sarebbero stati soli quella sera, Martha era fuori con le sue amiche ed Alexis con un non specificato Mark, sul quale Kate convinse Rick a non indagare. Non parlarono di quanto accaduto in ospedale, anche se Kate non riusciva a togliersi l’immagine di lui che la guardava ed i suoi occhi stupiti prima e straziati poi, così come non riusciva a togliersi da dentro quella sensazione provata mentre teneva in braccio Shaun. Ci pensò ogni momento, mentre mangiavano e Castle si sforzava di essere come sempre e lei anche, ma non lo erano e nessuno se lo disse.

Seduti per terra con la schiena appoggiata al divano e i contenitori vuoti del cibo appoggiati sul tavolo davanti a loro si godevano quei momenti di libertà, in cui potevano essere una coppia senza schemi e senza obblighi, quell’ultima sera prima di ricominciare a vivere con il terrore di essere interrotti da un momento all’altro per un qualche omicidio. Ci risero su, soprattutto quando Rick le fece notare che il distretto sarebbe diventato più invadente di sua madre.

 

Avrebbero fatto l’amore lì, per terra senza preoccuparsi di nulla, ma quella sera avevano bisogno di altro, avevano bisogno di amarsi in modo più intimo, stringendosi l’anima, mentre ognuno doveva fare i conti con i propri pensieri fino a quando non fosse stato pronto a confidarli all’altro.

Kate ripensò a tutti quei mesi, da quando tutto tra loro era cominciato, anzi era ricominciato. Lui l’aveva amata, le aveva regalato il sogno di una vita diversa che aveva temuto prima, voluto fortemente e poi perso. Lui l’aveva salvata, tenuta a distanza, fatto capire cosa volesse veramente e solo alla fine, erano diventati una cosa sola. Erano diventati innamorati ed amanti, erano marito e moglie, erano tutto quello che potevano essere l’uno per l’altra.

Per la prima volta dopo mesi, trovò un senso a tutto, arrivare a quella consapevolezza di sentimenti che aveva cercato da sempre. Erano dovuti sprofondare, perdersi, ritrovarsi e camminare insieme per arrivare fino a lì, a quel punto dove tutto era chiaro, dove il desiderio superava la paura, dove l’incoscienza valeva più della ragione. Si rese conto che tutto quello che voleva, adesso, era quello che più di tutto voleva anche lui. E Kate voleva mantenere la sua promessa, voleva rendere Rick felice e voleva essere felice con lui.

Aprì gli occhi e il volto di suo marito era a pochi centimetri dal suo e la guardava come fosse la cosa più preziosa al mondo e lei poteva perdersi nei suoi occhi blu e non ci sarebbe stato luogo migliore al mondo.

- Voglio riprovarci Castle, tu vuoi?

Lesse la risposta in quell’azzurro luccicava, con la luce che rifletteva nelle lacrime che nascevano per prendere il posto delle parole che non riuscì a pronunciare.

   
 
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