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Autore: Mary_Julia_Solo    23/07/2017    1 recensioni
[seconda parte di “Why?”]
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"Sei tu. Sei davvero tu. Credevo che nessuno sarebbe venuto. Credevo che mi aveste abbandonato. Credevo che nessuno tenesse a me tanto da trovarmi... Ma sei qui. Non sei un’illusione. Sei vero. Sei tu."
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Simon Lewis crede di star impazzendo. Sono passate due settimane da quando sua madre e sua sorella Rebecca sono misteriosamente scomparse. Sembra siano state rapite, ma come può essere certo che siano vive? Anche il rapporto che aveva con Clary è irrimediabilmente cambiato. La ragazza nutre ancora una profonda passione per il fratello, Jace, che fa di tutto per non parlarle. Dovrebbe fargli male sentirla allontanarsi sempre di più, ma ne è felice. Ha capito di non essere più innamorato della ragazza. Nulla può superare la disperazione che sente per il rapimento della sua famiglia. E quello di Raphael. Perché anche quello gli pesa sul cuore fermo. La situazione sembra senza uscita. Ma poi, succede una cosa che dovrebbe essere impossibile e la situazione si ribalta. Riuscirà Simon a salvare la sua famiglia? E riuscirà, finalmente, a capire quello che prova davvero?
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[le coppie rimangono le stesse]
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Isabelle Lightwood, Lydia Branwell, Raphael Santiago, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Because '
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Capitolo 6. – Save me cause I’m falling (pt.4)
Simon stava seduto sulle scale fuori dall’Istituto. Aveva fin troppi pensieri per la testa, che non lo lasciavano nemmeno dormire la notte. Da due settimane. Si sarebbe potuto dire che era un cadavere vivente, se già non fosse stato un vampiro. Fissava davanti a sé con sguardo perso. Ogni volta che provava a chiudere gli occhi vedeva sua madre e sua sorella, al buio, al freddo, spaventate, che gridavano perché lui le salvasse. Ma lui non poteva salvarle. Ormai passava tutte le notti a piangere. Sentendosi un debole e uno stupido. Stava perdendo le speranze. Mancavano da due settimane e non avevano ancora scoperto niente. Sì, stranamente gli Shadowhunters avevano accettato di aiutarli. Forse perché Clary aveva fatto una mezza crisi isterica, sentendo il racconto del migliore amico. O forse perché Isabelle aveva urlato contro Alec per mezz’ora, dicendo che quel messaggio di fuoco che avevano ricevuto era da pazzi e che non potevano lasciare due Mondane innocenti che probabilmente non avevano idea di cosa il Mondo delle Ombre fosse e il capo del più potente Clan di New York nelle mani di una psicopatica, e non importava cosa il Clave dicesse, non importava che ci fosse Valentine, tanto non avrebbe detto dove si trovava la Spada dell’Anima. E così, le ricerche procedevano da quasi quattordici giorni. Avevano provato a rintracciarle, ma senza risultato. Magnus aveva detto che probabilmente la forse vampira aveva uno stregone dalla sua parte, che impediva alla sua magia di raggiungere il luogo in cui erano. Non avevano più ricevuto messaggi di fuoco. E questo non preannunciava buone cose. Il motivo probabilmente era che non avevano capito assolutamente nulla. Come potevano indagare se non sapevano nulla di nulla? Sapevano solo che probabilmente quella psicopatica era una vampira, da quello che aveva scritto nel massaggio. E che non lavorava da sola. Aveva scritto “noi”. Quindi doveva avere dei complici. Certo, lo stregone. Altra informazione molto utile. Magnus aveva detto che avrebbe chiesto a suoi amici stregoni se sapessero qualcosa. Simon non vedeva come avrebbero potuto, ma confidava nel Sommo Stregone di Brooklyn, e sperava che sarebbe riuscito a scoprire qualcosa. Sentiva di star impazzendo. Aveva così tante cose che gli gravavano sul cuore… Avrebbe tanto voluto gridare, ma l’avrebbero sentito tutti e non voleva. Non poteva permetterlo. Si sentiva già abbastanza debole, non voleva che tutti vedessero che lo era davvero. Era un vampiro, maledizione! Non poteva permettersi di lasciarsi distruggere da una cosa del genere. “La tua famiglia sarà l’unica cosa che ti distruggerà il cuore già fermo, niño. Non lasciarti distruggere la vita. Dovrai andare avanti. Dovrai vivere per sempre.” Si passò una mano tra i capelli castani, sospirando. Si sentiva terribilmente in colpa anche per quanto era successo a Raphael, ma lui non… Non aveva potuto fare nulla. Se avesse potuto, avrebbe provato ad aiutarlo. Non sapeva cosa fare, stava precipitando nella disperazione. La sua famiglia era lì fuori, da qualche parte. Gridando perché lui le aiutasse, ma non poteva, non poteva… E Raphael lo avrebbe odiato, lo sapeva. Era colpa sua se era finito in quella situazione, dopotutto. E poi, quello che gli aveva detto… Che idiota. Non avrebbe mai smesso di sentirsi così stupido. Sentendo la porta dell’Istituto aprirsi e i passi di qualcuno dirigersi verso di lui, Simon si voltò. Era Clary. Da quando il disastro era successo, i due si erano a malapena parlati. A dire la verità, il neo-vampiro aveva parlato raramente con chiunque. Ogni volta che apriva bocca diceva un’assurdità. Aveva deciso di stare in silenzio e ascoltare. Lui non sapeva nulla di quel mondo. Avrebbe voluto, ma non sapeva nulla. Non davvero. L’unica persona che aveva voluto parlargli era stata Isabelle. Sembrava che anche lei faticasse a dormire. Si erano trovati molto spesso sul tetto dell’Istituto, in piena notte, a parlare. L’unica cosa che riusciva a calmare entrambi, probabilmente. Per quanto Aldertree si fosse lamentato, Alec era riuscito a fare in modo che Simon potesse stare all’Istituto costantemente. E gli aveva dato una delle stanze vuote che avevano. Clary non aveva insistito per stare con lui, e lui non aveva insistito per stare con lei. Quando Simon la guardava, continuava a rivedere la vecchia Clary, quella della quale si era innamorato, però sapeva che non era lei. Stesso viso, stessi occhi, stessi capelli. Ma non era più lei. Era Clarissa Fairchild. Aveva scoperto di essere figlia di Valentine Morgenstern, sorella di Jace. E sua madre era morta. Quelle cose l’avevano cambiata irrimediabilmente. Clary si sedette accanto a lui, sugli scalini, e lo abbracciò stretto. Separandosi da lui, gli chiese come stesse. Simon guardò in basso, scuotendo la testa.
-Non sono riuscito a dormire questa notte. Sono due settimane che va avanti così. –la rossa gli accarezzò i capelli, come per tranquillizzarlo. Gli disse che non avrebbero mai smesso di cercare. Che non doveva perdere le speranze. Anche se erano passati così tanti giorni. Disse anche che la vampira non avrebbe mai ucciso Elaine e Rebecca, ne era certa. Aveva detto che voleva giocare con loro, e per quanto suonasse inquietante, significava che forse quella psicopatica voleva effettivamente farsi scoprire. Simon doveva ammettere che quello che la sua migliore amica stava dicendo aveva un senso. “Acqua” aveva detto, e cosa veniva dopo l’acqua? Fuocherello. Fuoco. Non sapevano che cosa passasse per la sua testa, ma quella vampira voleva che la trovassero. Non riuscivano a capire quale fosse il suo secondo fine. Forse non ne aveva. Forse era solo uscita di testa. Simon guardò il cielo, color azzurro scuro, rosso, arancione e giallo. Gli piaceva quell’ora del giorno. Ricordava quando credeva che non l’avrebbe mai più potuta vedere. Quando credeva che non avrebbe più potuto vedere il sole. Era stato fortunato, doveva ammetterlo. Due settimane, forse di più, come vampiro normale e poi Valentine aveva cercato di ucciderlo e così era diventato un Diurno. La storia più tragica che avesse mai sentito. C’erano probabilmente vampiri che non vedevano la luce del sole da centinaia d’anni. Si sentiva egoista, ma non l’aveva certo deciso lui. Si alzò in piedi. Decise all’improvviso che, se non poteva salvare la sua famiglia e Raphael, almeno una cosa doveva metterla a posto. Altrimenti non se lo sarebbe mai perdonato.
-Ti va se facciamo un giro, Clary? –le porse una mano per aiutarla ad alzarsi. La giovane Fairchild si stupì piuttosto di quello scatto improvviso. Era molto preoccupata per Simon. Sapeva come ci si sentisse a non sapere dove fosse la propria famiglia. Quando sua madre era sparita, avrebbe dato persino la vita per ritrovarla. Non che fosse servito a molto. Ma la vita andava così. Molto spesso più male che bene. Però, doveva ammettere che non riusciva più a stare chiusa dentro l’Istituto a fare ricerche inutili. Era sicura che durante quelle due settimane, Alec e Magnus si fossero visti solo per cercare di capirci qualcosa. Erano davvero dolci a voler aiutare in quel modo, ma forse avrebbero dovuto prendersi un po’ di tempo per loro. Isabelle sembrava non dormisse da così tanto tempo da fare paura. Era probabile che le occhiaie sotto gli occhi di lei si notassero di più di quelle di Simon perché lui era un vampiro. Non sapeva cosa sarebbe dovuto cambiare, ma forse… Lydia e persino la sua sorellina, Margot, si erano subito offerte di aiutare. Jace, incredibilmente, anche. Ma continuava a non rivolgere la parola a Clary, e questo la spezzava dentro. Prese la mano di Simon, sorridendogli debolmente, grata che finalmente qualcuno la portasse via da lì.
-Certo, non ce la faccio più a restare qui. –i due si incamminarono tra le stradine del parco. Riuscirono a parlare piuttosto facilmente. Parlarono di qualunque cosa, meno di quello che stava accadendo. Riuscirono a parlare facilmente come facevano quando ancora erano solo amici. Simon avrebbe potuto dirle quello che pensava, quello che aveva deciso di dirle. Ma prima voleva essere sicuro. Voleva davvero essere sicuro che quella fosse la verità. Riuscirono anche a ridere, anche se era incredibile a dirsi. Ripensarono a tutte le cose imbarazzanti che erano successe loro nel corso degli anni, ripensarono a tutto il tempo in cui erano stati migliori amici, tutto il tempo trascorso insieme. Ne avevano passate tante insieme, anche se le loro avventure più pericolose quando erano piccoli erano state cose come nascondersi sotto il letto di Clary e mangiare un pacco gigantesco di biscotti, ritrovandosi con il mal di pancia per tutto il giorno successivo. Oppure quando a scuola un bulletto aveva preso in giro Simon perché era ebreo, e allora Clary gli aveva fatto dei disegni orribili con il pennarello indelebile sullo zaino. Riguardo le cose imbarazzanti, Simon ricordava quando si stavano tirando spallate a vicenda, non sapeva nemmeno più quanti anni prima, e Clary l’aveva colpito così forte che era volato nel fiume, e Luke era dovuto andare a salvarlo, prima che affogasse dal panico. Oppure quando lui era inciampato nei suoi piedi e aveva rovesciato il suo intero caffè su una ragazza che camminava davanti a lui. Quando lei si era voltata, lui aveva sorriso innocentemente e la ragazza aveva alzato gli occhi al cielo. Era sempre stato un disastro. Clary stava ridendo quasi soffocandosi mentre gli ricordava la storia del caffè. Lei infatti era stata dietro di lui a guardare tutta la scena, cercando di non scoppiare a ridere. Era bella quando rideva. Forse era così che si era innamorato di lei. Lei aveva riso, e lui era caduto. Forse letteralmente, non se lo ricordava tanto bene. Eppure ricordava quando aveva cominciato a capire che non la vedeva più solo come un’amica. Dovevano aver avuto quattordici anni lui e tredici lei. Stavano seduti al Java Jones, Luke e Jocelyn erano seduti lì vicino, sorridendo. Clary era intenta a disegnarli, a loro insaputa. Aveva un’espressione concentrata e adorabile. Quando disegnava, la ragazza sembrava liberare la sua anima. E in quel momento, Simon l’aveva guardata e aveva sentito uno strano calore nel centro del cuore, diverso da tutte le altre volte. Era sicuro di essere arrossito come un cretino. Clary aveva riso, chiedendogli cosa ci fosse che non andava, e lui si era sentito il battito accelerare. Da quel momento in avanti, nulla era stato più come prima. Simon aveva cominciato ad avere paura, standole vicino, aveva cominciato a temere che avrebbe combinato un disastro. Dopotutto era Disastro-Simon, come lo chiamavano alle medie. Così aveva aspettato che lei se ne accorgesse, che lo vedesse, ma non era mai successo. E poi, lei aveva scoperto di star vivendo una bugia, che il mondo in cui viveva era pieno di creature che avrebbero dovuto esistere solo nei libri fantasy. Peggio, aveva scoperto di essere una di quelle creature. Una Nephilim. Che aveva sangue angelico. E poi, aveva incontrato Jace. In quel momento, Simon si era accorto di aver aspettato troppo. Che ormai lei non si sarebbe mai accorto di lui. Perché lui era Disastro-Simon, mentre Jace era bello, biondo, con gli occhi azzurri e muscoloso. Tutto il contrario di lui, in pratica. E lo Shadowhunter era coraggioso, lui invece era stupido e incapace. Nel giro di una notte e un giorno si era fatto rapire due volte. E si era dovuto far salvare, per ben due volte. Clary era stata incredibilmente preoccupata quando era stato rapito dai vampiri, ma solo perché credeva che lui non sarebbe sopravvissuto, perché era troppo stupido per vivere in quel mondo. Effettivamente, pochi giorni dopo era morto. Diventando un vampiro aveva creduto di avere qualche possibilità con lei, soprattutto quando aveva scoperto che lei e Jace erano sorella e fratello. Ma lei aveva accettato il suo amore solo perché non poteva fare altrimenti, solo perché lui era il suo migliore amico. Ma non era mai stato vero. Se n’era reso conto troppo tardi. Meglio tardi che mai, in fondo. Ripensare a tutto quello che aveva avuto con Clary gli fece male, risentire quanto bella fosse la sua risata gli fece male, ma non importava. Perché vedendola così, capì che era tutto finito. Niente più calore nel cuore, niente più infarti al contrario. Tutto tornò indietro a quel giorno al Java Jones. L’aria primaverile, i sorrisi di Luke e Jocelyn, l’espressione concentrata di Clary, la sua matita che scorreva sul foglio. Ripensò a quel momento e se ne riempì la mente. Strinse gli occhi, non potendo chiuderli. Erano tornati davanti all’Istituto, il cielo era ormai blu scuro come gli occhi di Alec quando c’era poca luce. Ripensò a quel momento perché quello era il momento in cui tutto era cominciato. E quello, alla luce dei lampioni, davanti a una chiesa che a tutti sembrava abbandonata, era il momento in cui tutto finiva. Non poteva credere di starlo facendo davvero. Ma doveva sistemare almeno quella cosa, per togliersi un peso dal cuore. Non la amava. Non la amava più.
Clary non avrebbe mai pensato che Simon le avesse chiesto di fare un giro perché voleva effettivamente parlarle di qualcosa in particolare, quindi rimase molto stupita quando fece per salire le ultime scale che la separavano dalla porta principale dell’Istituto e il vampiro la fermò, dicendole che doveva dirle una cosa. Aveva pensato che quella commedia sarebbe andata avanti per sempre. Eppure si sbagliava. Simon sospirò, cercando di trovare le parole giuste. Era sempre stato fin troppo difficile parlare, per lui. Non era mai stato bravo.
-È da un po’ che ci penso. Ho un peso sul cuore, Clary. –la rossa scese i pochi scalini che aveva percorso e tornò da lui, prendendogli le mani fredde. La sua voce l’aveva fatta preoccupare. Fece per domandargli cosa stesse succedendo, ma lui non la lasciò parlare. –No, ascolta, ti prego. –sul viso di Clary comparve un’espressione stupita. Che cosa poteva volerle dire di tanto importante? Tanto importante che non voleva lasciarla parlare? –È da davvero tanto che ci penso, se devo essere sincero. Non… -esitò, non era sicuro che quelle fossero le parole giuste. –Non funziona più tra di noi, Clary. –la ragazza gli lasciò andare le mani. La… La stava lasciando? Perché sembrava proprio che lo stesse facendo. Si sentì incredibilmente sollevata, all’improvviso. Forse avrebbe sempre voluto farlo lei, ma aveva paura che gli avrebbe spezzato il cuore. Ma forse era colpa sua, forse era per quello che era successo con Jace, forse Simon l’amava ancora, ma… Il suo migliore amico continuò, stupendola ogni parola di più. Il neo-vampiro stupì anche sé stesso, a dire la verità. –Non è colpa tua. Ma ho capito… -esitò di nuovo. Non era sicuro che… Ah, non importava. Doveva farlo, con le parole giuste o sbagliate. Doveva farlo. –Eri solo una cotta adolescenziale. Sei sempre stata la mia migliore amica, sei sempre stata l’unica che vedevo. Ma ora ho capito. Con tutto quello che è successo. Ti ho detto che volevo passare tutta la vita con te. –cosa senza senso, visto che lui era immortale. –Ma non riesco a vederci. Insieme per sempre? No, Clary. Non così. Voglio che resti per sempre con me come amica. Ti voglio sostenere ogni momento della tua vita, ma… Eri solo una stupida cotta adolescenziale. Con tutto quello che è successo, sono maturato e… -fece un respiro profondo, sapendo di dover riuscire a dirlo. Stava facendo un po’ di casini, ma il concetto era di certo chiaro. –Ho capito che non ti amo più. –quando ebbe pronunciato quelle sette parole, si sentì incredibilmente più leggero. Non sapeva cosa aspettarsi come risposta e Clary non sapeva come ribattere. Ma era felice. Simon non l’amava più. Non gli avrebbe spezzato il cuore. Non avrebbe dovuto continuare a recitare quella commedia. Poteva smettere di fingere. Avrebbe potuto… Sì, era da pazzi, ma l’avrebbe fatto. Abbracciò il suo migliore amico –ora non avrebbe mai più sbagliato, erano tornati come prima, prima che tutto succedesse –di slancio. Sospirò.
-Sono contenta, Simon. Davvero. Sapevo che c’era qualcosa che non andava, ma… -si separò da lui, e vide che il vampiro stava sorridendo. Stava sorridendo davvero. Era felice! Era davvero felice di averla lasciata. Nessuno dei due poteva crederci. Entrambi si erano liberati di un peso. Non si erano mai viste due persone più felici di aver messo la parola fine al loro amore. Ma dopotutto non erano mai stati persone normali. Non dissero più nulla, si sorrisero come dei cretini per qualche altro interminabile secondo. Dopo tutto quello che avevano passato, avrebbero dovuto essere disperati, avrebbero dovuto ripensarci. Ma non c‘era niente da ripensare. Erano liberi. Si erano liberati da una relazione che faceva troppo male a entrambi. Non si erano nemmeno accorti di essere in catene. Ma ora avrebbero potuto volare liberi, nel vento, fin dove avessero voluto. Liberarsi era stato come respirare di nuovo dopo essere quasi stati affogati. Rivedere la luce dopo una galleria scura e infinita. Eppure, Simon era caduto troppo in basso per potersi rialzare. Era ancora nel vuoto. Annaspava nel vuoto. Nel vuoto in cui Clary l’aveva spinto. E anche senza che lei gli impedisse di risalire, non riusciva a tornare in superficie. Troppo vuoto. Comunque le cose non cambiavano. Sua madre e sua sorella erano ancora chissà dove e spaventate, insieme a Raphael. Per questo, pur vedendola, la luce sembrava ancora impossibile da raggiugere. Clary e Simon entrarono nell’Istituto. Il vampiro decise di andare a vedere se nel frattempo qualcuno era riuscito a scoprire qualcosa, anche se ne dubitava. La ragazza aspettò di essere sicura che il suo migliore amico non potesse più vederla e poi cominciò a camminare in fretta, sempre più in fretta, fino a correre, nella direzione delle stanze. Doveva parlare con Jace. Non le importava che fossero fratelli, doveva dirgli che lo amava. Anche se era una cosa sporca. Anche se era una cosa inaccettabile. Sapeva che lui l’avrebbe guardata con orrore, ma non le importava. Anche lei aveva un peso sul cuore e doveva liberarsene. Non pensò nemmeno un secondo a cosa gli avrebbe detto, avrebbe improvvisato. Era libera. Era libera e si sentiva euforica. Correndo le sembrava di volare alto nel cielo, come un angelo, senza che nessuno la giudicasse, senza che nessuno si aspettasse qualcosa da lei. Era libera! 

Angolo autrice:
Non sono mai stata così contenta di mettere fine a una coppia! Finalmente la Climon se n'è andata fuori dai piedi e, credo proprio, anche in un modo migliore rispetto alla serie :D Scusate per la Clace incestuosa alla fine, ma tanto è solo quello che pensa Clary (piuttosto antipatica a correre subito da Jace, però. Ma daai, anche lui si merita un po' di felicità. Cosa? E Raphael? Ah, già, forse anche lui, eh? :/) Comunque, lasciamo la nostra rossa a correre in corridoio. Tra due giorni, un fantastico discorso tra Mag e Simon (no, niente Clace, sorry :)) Riguardo la Spada dell'Anima, io ero convintissima che lo sapessero tutti che non ce l'aveva il Clave, ma l'ultimo episodio ha detto il contrario :(
A dopodomani (spero non mi abbandonerete proprio adesso :D)
P.S: Scusate per eventuali errori di distrazione o di grammatica (quelli di distrazione ho paura siano tanti, quelli di grammatica, spero pochi)
   
 
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