Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Rivaille_02    24/07/2017    3 recensioni
Quando Eren ritornò a casa, Mikasa ancora non c'era. Trovò un bigliettino sul tavolo della cucina scritto da lei: sarebbe stata a casa di Sasha fino alla mattina dopo.
«Anche oggi devo prepararmi la cena da solo?! Nossignore! Vado a mangiare fuori piuttosto» esclamò il ragazzo frustato. [...] Andò in camera e, aperta la porta, fece un salto all'indietro urlando. «Chi diavolo sei tu?!» chiese agitato alla strana creatura che stava occupando la sua stanza.
«Io? Levi. Sono uno shinigami» rispose l'altro calmissimo. Era una creatura piuttosto grande, nera, con le ali. «Tu devi essere Eren Jaeger, l'umano che si è impossessato del mio Death Note».
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Distretto di Trost, 27 Marzo 2017.
Un normale giorno di scuola in quella città abbandonata dal mondo. Situata in una piccola isola, la città era circondata dalle mura. Al di fuori di esse, viveva un pericolo per il genere umano: i giganti. La gente non ci badava tanto, fino al giorno in cui fecero irruzione impossessandosi di Shiganshina, la città natale del ragazzo più intelligente là dentro: Eren Jaeger, un diciassettenne che aveva iniziato a studiare un metodo per uccidere quegli esseri che gli portarono via i genitori. Viveva insieme alla sorella adottiva, Mikasa Ackerman, in un piccolo appartamento nella periferia. Andavano entrambi nella stessa università insieme al loro carissimo amico d’infanzia, Armin Arlert.
Erano le ultime ore ed Eren si stava annoiando. Non faceva altro che ripetersi cose del tipo: “Io queste cose già le so...non ha senso stare qui ad ascoltare le lezioni”. Per lui ogni giorno era una noia. Anche a casa: Armin era troppo impegnato nello studio per giocare ai videogiochi con lui e Mikasa stava sempre fuori con la sua amica, Sasha Blouse.
Guardò fuori dalla finestra: le mura erano a pochi chilometri di distanza. “Li ucciderò tutti, dal primo all’ultimo. Non ne rimarrà nemmeno uno!” pensò stringendo i denti. Da quanto risentimento provava verso i giganti, la punta della matita che teneva in mano si ruppe, ma lui non ci fece caso. Vide un oggetto cadere. “Cos’era? Era nero...” rifletté il ragazzo reggendosi la testa con la mano.
«Jaeger!». La voce della professoressa Zoë lo riportò alla realtà. Eren si alzò e la donna gli fece ripetere quel che aveva spiegato fino a quel momento.  Disse tutto alla perfezione, non per nulla era “la speranza dell’umanità”. Data la sua intelligenza, i militari credevano che potesse ideare un piano in grado da uccidere i giganti.
Il ragazzo passò il resto della giornata scolastica pensando a quel misterioso oggetto caduto dal cielo. Quando finalmente poté uscire, si precipitò nel luogo in cui era caduto. Si fermò davanti ad esso, lo prese e si accorse che era un quaderno nero.
«Un dono degli Dei? Per forza. L’inferno si trova sotto di noi, e con lui gli shinigami. Quegli esseri sono come i giganti. Disgustosi» disse mentre scrutava l’oggetto. Lesse la scritta sulla copertina: “Death Note”.
«“Quaderno della morte”?» gli scappò una piccola risata. «Seri?». Lo aprì e lesse le regole:
1. L'umano il cui nome sarà scritto su questo quaderno morirà.
2. Questo quaderno non avrà effetto a meno che chi scrive non abbia in mente il viso della persona mentre scrive il suo nome. Quindi, eventuali omonimi non verranno colpiti.
3. Se la causa della morte viene scritta entro 40 secondi dopo aver scritto il nome della persona, questa si verificherà.
4. Se la causa della morte non è specificata, la persona morirà semplicemente di arresto cardiaco.
5. Dopo aver scritto la causa della morte, i dettagli della morte dovranno essere scritti nei seguenti 6 minuti e 40 secondi.
6. Tutti gli esseri umani muoiono, senza alcuna eccezione.
7. Dopo la loro morte, il luogo in cui andranno è il Mu (Nulla).
Eren se la rise di gusto.
«Voglio sapere chi è quell’idiota che l’ha creato!». Si asciugò le lacrime dovute alle troppe risate. Dopo essersi ripreso, rilesse attentamente le regole. Divenne serio. «Proviamo a scrivere un nome qui sopra. Se funziona, proverò ad uccidere un gigante». Si ricordò della morte di sua madre. «Ucciderò “quel” gigante per primo» si corresse.
Tornò a casa e si chiuse in camera. Sua sorella non era in casa, quindi poteva stare tranquillo. Si sedette sulla sua sedia nera, mise il Death Note sulla scrivania e prese una penna. Si stiracchiò e iniziò a pensare chi potesse essere la sua prima vittima.
«Di classe mia mi stanno tutti simpatici...magari i ragazzi che se la prendono sempre con Armin» rifletté portandosi le mani dietro la nuca. «So i loro nomi. Ne scrivo solo uno, in modo da non creare sospetti». Si ricompose subito. Aprì il quaderno nero, impugnò la penna e scrisse il nome del capo della banda. «Se non scrivo nient’altro, dovrebbe morire di arresto cardiaco. Lasciamo tutto così, domani si vedrà». Lo chiuse.
Il giorno seguente si presentò a scuola normalmente con il Death Note nella sua borsa blu a tracolla. Appena entrò in classe, trovò la professoressa di Scienze, Hange Zoë, con l’aria cupa. Quando tutti furono presenti, l’insegnante annunciò una terribile notizia: il ragazzo che Eren aveva scritto nel quaderno era morto di arresto cardiaco. Il castano ci rimase di sasso. La donna chiese un minuto di silenzio.
Durante il cambio dell’ora, Armin andò al banco del suo amico.
«Quello era il ragazzo che mi molestava sempre...» disse scioccato.
«Ora che non c’è più, non dovrai più preoccuparti, Armin! Devi essere felice!» cercò di rassicurarlo Eren.
«Forse hai ragione...ma è lo stesso una notizia scioccante...». Il biondo guardò il ragazzo. «Eren...» lo chiamò.
«Dimmi tutto».
«Puoi abbracciarmi, per favore?» gli chiese con gli occhi lucidi. Le lacrime stavano  per uscirgli da quei grandi occhi azzurri come l’oceano. Allora Eren si alzò e lo strinse forte a sé. Armin, sentendo il calore delle sue braccia, iniziò a piangere.
Continuarono a ricordarlo anche i professori delle ore successive.
Quando Eren ritornò a casa, Mikasa ancora non c’era. Trovò un bigliettino sul tavolo della cucina scritto da lei: sarebbe stata a casa di Sasha fino alla mattina dopo.
«Anche oggi devo prepararmi la cena da solo?! Nossignore! Vado a mangiare fuori piuttosto» esclamò il ragazzo frustato. Gli stava bene rimanere a casa da solo, ma non quando doveva mangiare. Sapeva fare calcoli, decifrare testi antichi, disegnare, analizzare dipinti. Tranne cucinare. Era l’unica cosa di cui non era capace. Andò in camera e, aperta la porta, fece un salto all’indietro urlando. «Chi diavolo sei tu?!» chiese agitato alla strana creatura che stava occupando la sua stanza.
«Io? Levi. Sono uno shinigami» rispose l’altro calmissimo. Era una creatura piuttosto grande, nera, con le ali. «Tu devi essere Eren Jaeger, l’umano che si è impossessato del mio Death Note». Aveva un tono severo. Il ragazzo annuì.
«Quindi sei stato tu a lanciare questo quaderno dal cielo? Ho davvero ucciso io quel ragazzo?».
«E chi l’avrebbe ucciso, scusa? Tua nonna?». Aveva assunto un tono ironico.
«Certo che sei divertente, Levi» gli disse Eren ridacchiando.
«Ammetto che qualche volta posso essere divertente». Il ragazzo entrò chiudendo la porta. Si mise a sedere di fronte allo shinigami.
«Ho due domande. Uno: perché hai fatto cadere questo quaderno? E soprattutto, perché l’hai creato?».
«L’ho creato per noia e mi è cascato per caso» rispose.
«Fai troppo ridere, Levi! Andremo molto d’accordo!» rise di nuovo. «Tornando a noi. Due: con questo quaderno...posso uccidere anche i giganti?» arrivò dritto al punto.
«Se hai in mente il loro volto, sì».
«E se non so il nome?» chiese preoccupato.
«Ti inventi un soprannome. Che ne so...un gigante che sta sempre a guardarti lo chiami “gigante stalker”». Eren tornò a ridere.
«Va bene, va bene. Ho capito, Levi!» cercò di tornare serio. «Quindi faremo coppia d’ora in poi, dico bene?».
«Sì, ma a una condizione» rispose alzando l’indice.
«Sarebbe?».
«Una cosa che mi piace molto fare, soprattutto con ragazzini come te». Eren non capì.
«Spiegati meglio».
«Pulire. Da cima a fondo. Detesto lo sporco, quindi voglio che tu pulisca casa ogni giorno quando torni da scuola. Capito?». Il ragazzo assunse un’espressione sconvolta.
«Vuoi questo? Davvero?» gli chiese deluso.
«Che ti aspettavi? Un bacio?».
«C-cosa?! Anche no!». Si allontanò.
«Guarda che se vuoi posso. Basta chiedere, ragazzino».
«Levi, sei uno shinigami!» esclamò Eren.
«Posso tornare umano e stare con te per sempre» disse. Il ragazzo spalancò gli occhi incredulo.
«Davvero?».
«Perché dovrei mentirti? Ormai facciamo coppia, no?».
«Come posso farti tornare umano, Levi?» chiese curioso.
«Prima raggiungi il tuo obiettivo, ovvero uccidere tutti i giganti. Il giorno in cui ci riuscirai, te lo dirò». Eren sorrise, quasi volesse sfidarlo.
«Mi impegnerò affinché quel giorno possa arrivare presto!». Strinse il pugno.
«Sei proprio curioso di vedermi?». Il ragazzo annuì senza togliere quel sorriso dal viso. «Allora domani iniziamo ad uccidere qualche gigante. Ora mettiti a pulire, moccioso» gli ordinò Levi.
   
 
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