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Autore: _Kalika_    24/07/2017    7 recensioni
Non si era aspettato che sapendo la notizia avrebbe interrotto la rotta per dirigersi da lui, esattamente come stava facendo Rufy in quel momento. Il rosso l’aveva preceduto, e anche se forse non l’avrebbe rivelato ad anima viva, era felice che l’avesse raggiunto.
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- Quei piagnucoloni dei tuoi pirati non saranno d’accordo, e neanche io.
- Pensi che sia io a decidere? Pensi forse che mi piaccia tutto questo, Eustass-ya?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eustass Kidd, Pirati Heart, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eustass-ya… io non voglio morire

La porta della cabina del Capitano si aprì quasi con cautela, come se si temesse di disturbare il proprietario della stanza. Tuttavia il movimento tradì un cigolio, e Trafalgar Law avvertì una nuova presenza all’interno della camera, che chiedeva – anzi intimava – di rimanere solo con lui. Sentì quindi i membri timorosi della sua ciurma uscire, chiudendosi la porta alle spalle e salutando senza aspettare una risposta. Per quanto gli dispiacesse, probabilmente non sarebbe stato in grado di dargliene una.
Il Capitano dei Pirati Heart aprì faticosamente gli occhi, ormai consapevole di non riuscire a muovere altre parti del corpo con l’agilità che gli apparteneva fino a pochi mesi prima. Dopo diversi tentativi riuscì a rendere più nitida la vista ed a mantenere le palpebre alzate, distinguendo nella penombra della stanza una figura imponente su cui svettava una fiammante chioma rossa.
Un sorriso strafottente, sebbene stanco e tirato, spuntò sul suo viso prima che riacquistasse la lucidità necessaria a pronunciare la prima di molte sofferte parole:- Eustass-ya…
Il rosso si avvicinò al suo capezzale, trovandolo disteso su un fianco rivolto verso di lui, e gli si inginocchiò accanto. Nei lineamenti di Kidd in quel momento non c’era traccia della vena derisoria che lo caratterizzava, anzi appariva teso ed apprensivo come non mai.
Certo, non era stato un bel gesto da parte di Law mettere al corrente il proprio amante della sua malattia dopo mesi di sofferenze, giustificando l’assenza di incontri con un’improvvisa ondata di inesistenti impegni. Non si era aspettato che sapendo la notizia avrebbe interrotto la rotta per dirigersi da lui, esattamente come stava facendo Rufy in quel momento. Il rosso l’aveva preceduto, ed anche se forse non l’avrebbe rivelato ad anima viva, era felice che l’avesse raggiunto.
- Come ti senti?
Il Chirurgo della Morte, che mai era stato più vicino al suo soprannome, interruppe il filo dei suoi pensieri e si esibì in un ghigno tirato, sfottendo l’altro a fatica:- Sei preoccupato? Non ti facevo… così sentimentale, piccolo Eustass-ya.
Il Capitano rosso non rispose, sebbene nei suoi occhi fosse vibrata per un istante quella furia che lo animava quando stava con il moro, e si limitò a fissare il volto emaciato del ragazzo poco più che vent’enne che appariva ancora più trascurato del solito.
La pelle olivastra del Chirurgo era ridotta alla versione sbiadita di sé stessa, le occhiaie ancora più evidenti del solito, i lineamenti scavati e scheletrici come il resto del suo corpo e per finire lo sguardo vacuo, stanco, che non lo aveva lasciato da quando le palpebre si erano alzate in quella stanza.
Anzi, si dovette ricredere, il moro aveva appena richiuso gli occhi con un sospiro appena percettibile.
- Trafalgar. – Lo chiamò, quasi temesse che non riuscisse più a riaprirli.
Lui fissò di nuovo i suoi pozzi grigi in quelli ambrati del rosso, come se volesse imprimergli nella mente quel ricordo, prima di abbassare lo sguardo e notare un particolare che gli provocò una risata strozzata:- Guarda, Eustass-ya… - ghignò, indicando faticosamente col mento le loro braccia poste una vicina all’altra. – Abbiamo quasi lo stesso colore di pelle.
Rise ancora con voce roca, nonostante non ci trovasse nulla di realmente divertente, provocando degli spasmi e colpi di tosse che lo fecero chiudere a riccio, prima che Kidd lo afferrasse per le spalle e lo ritirasse indietro come gli avevano detto di fare l’orso polare e quello strano pinguino, permettendogli di respirare correttamente.
Quando la crisi terminò, il capitano Heart si passò una mano incerta sulle labbra, cancellando le tracce di sangue rimanenti che ormai gli rimanevano in bocca ad ogni sforzo muscolare. Rilassò le membra sospirando, avvertendo nel frattempo la gola bruciare ogni volta che immetteva aria nei polmoni, fino a quando non sentì una presa ferrea sulla spalla che non poggiava sul materasso e poi la voce del Capitano rosso ringhiare:- Cazzo Trafalgar, stai tremando.
Lui sostenne lo sguardo arrabbiato prima di soffiare gelido, nonostante la vista gli si stesse appannando di nuovo:- Sto anche morendo.
- Quei piagnucoloni dei tuoi pirati non saranno d’accordo, e neanche io.
- Pensi che sia io a decidere? Pensi forse che mi piaccia tutto questo, Eustass-ya? – Per la prima volta da quando si erano rivisti, Law fece lampeggiare il suo sguardo d’ira, e sebbene avesse cercato di mantenere un tono distaccato seppe con certezza di aver acceso una scintilla di timore nella persona che altri non era che il suo amante. Una scarica di energia lo riscosse al pensiero, dandogli la forza di continuare. – Eppure, non nego di trovare tutto ciò tremendamente ironico. Non credi anche tu? Io, il Chirurgo della Morte, detentore del frutto Ope Ope, destinato a morire a causa di una malattia incurabile.
Continuò a parlare con voce appena sussurrata, nonostante solo quello gli infliggesse stilettate di dolore alla faringe. Alzò lo sguardo verso l’alto, lasciando per una volta che i suoi pensieri corressero a briglia sciolta.
- Non te l’aspettavi, eh, Cora-san? Non ho più otto anni, non sarà come prima, eppure morirò pur sempre per mano di una malattia. Perlomeno, adesso ti incontrerò e mi dirai se ti ho reso fiero di me.
Riportò gli occhi a quelli dorati della persona a lui accanto che lo osservava senza parole, non seppe dire se dal rispetto o dalla rabbia. – Non trovi anche tu che siano dei bei programmi? Finalmente incontrerò tutte le persone che hanno segnato la mia vita.
Troppe parole, troppa aria nei polmoni, la gola gli bruciava come non mai, eppure non era intenzionato a fermarsi. Voleva vivere appieno tutto il tempo che gli rimaneva con quella stupida testaccia rossa, a cui, alla fine, si era affezionato.
Si osservò debolmente le dita delle mani tatuate, quelle lettere che non segnavano ciò che provocava, bensì ciò che era il suo passato:- I miei vecchi compagni di classe, la mia sorellina Lamy, i miei genitori… Avresti voluto conoscerli, Eustass-ya? I genitori del tuo ragazzo…
L’altro Capitano non rispose, ed il moro continuò in modo sofferto, sfoggiando un ghigno che diveniva più debole ad ogni secondo, così come la sua voce sempre più flebile e tremante:- Però… devo dire che in… in fondo, m-mi disp-  - Finiscila, Trafalgar.
Il giovane Chirurgo strinse gli occhi, che avevano iniziato ad inumidirsi senza che se ne accorgesse, poi tentò di continuare con voce rotta:- Non… non darmi ordini,  n- Un singhiozzo gli fece rimanere le parole in gola, sorprendendo entrambi.
Una mano strinse debolmente il lenzuolo, come in un gesto di rivolta, ma ormai i singulti avevano iniziato ad impossessarsi del suo corpo, non difficile per Kidd dire se a causa dell’acuto dolore fisico o non solo quello. Più difficile per Law ammetterlo, e lo capivano benissimo entrambi.
Il rosso lo guardò smarrito senza avere il coraggio o la forza di proferire parola, e fu ancora Trafalgar a chiamarlo con voce roca:- Eustass-ya… - Lo guardò con quel suo sguardo spento, prima di mordersi il labbro e continuare:- …io non voglio morire.
Ed era vero. Dopo tutto quello che aveva passato e che stava vivendo, dopo Corazòn, i Pirati Heart, dopo Rufy, la sua vendetta e dopo tutto ciò che aveva passato con quella furia rossa che prendeva il nome di Eustass Kidd, proprio non voleva morire.
Era una cosa stupida, un desiderio contro la realtà che gli si prospettava da giorni ormai, eppure quando sentì la presa calda della mano – quella viva – di Kidd sulla sua, si sentì eternamente grato al rosso per avergli fatto vivere anche quel momento, e non si pentì neanche per un secondo di essersi aperto a lui in maniera così sincera, così pericolosa.  Ricambiò la stretta, per quanto gli fosse possibile, e cercò di godersi quell’intimo momento fino in fondo. Non durò molto infatti, perché come sentiva da diverso tempo ormai una scarica di tosse accompagnò l’ennesima stilettata di dolore, e Trafalgar percepì del sangue salire su per la faringe. Portandosi una mano confusamente allo stomaco, ormai semicosciente, quasi non si accorse di Kidd che lo aveva sostenuto cercando di fargli assumere una posizione a tre quarti per garantire le funzionalità respiratorie, meno che mai di essersi momentaneamente appoggiato del tutto a lui, per qualche istante non responsabile del suo corpo.
Quando venne ridisteso con cautela percepì la figura del rosso alzarsi in piedi titubante. Percepì benissimo anche il suo successivo movimento che lo portò ad accucciarsi di fronte al moro e a posare un bacio a fior di labbra su quelle del compagno, mischiando per poco tempo il rosso del sangue con quello del suo rossetto acceso. Un contatto così casto e quasi puro, così dolce, che quasi non sembrava suo.
Subito dopo, Law lo vide dirigersi incerto verso la porta, e soltanto riacquistando parte di lucidità riuscì a sentire i suoi borbottii riguardo il chiamare la ciurma per controllare le sue condizioni.  A quanto pare la traccia di sentimento che aleggiava dentro di lui fu più veloce dell’istinto di sopravvivenza.
- Kidd. – Lo chiamò infatti, obbligandolo a voltarsi verso di lui. Non l’aveva mai chiamato per nome prima d’ora, ed il fatto lo sconvolse quasi più di quello che sentì dopo.
- …rimani.
Non era una domanda, né tantomeno una supplica. Non da Trafalgar D. Water Law. No, il suo era un ordine, un ordine che per chiunque non ammetteva repliche. Che Kidd non fosse chiunque era scontato, ma questa volta non fu il suo solito desiderio di rivalsa a farlo controbattere.
- ...e la tua ciurma? Cosa faranno senza ordini?
Il Chirurgo parve rifletterci solo qualche attimo, per poi far funzionare ancora la bruciante faringe:- Li rivedrò… domat-tina. – Sperò di non mentire.
Nel vedere Eustass avvicinarsi, volle premurarsi:- In ogni caso… senza di me.. d-digli che sono liberi. Possono unirsi.. unirsi ad altre ciurme, se lo vogliono… però.. non devono smettere con la pirateria a causa mia.  Sarei felice se… se chiedessero a Mugiwara-ya di.. accoglierli sulla sua nave. Oppure possono rimanere i pirati Heart… - Ridacchiò appena, al pensiero di un Bepo capitano. - …La scelta è loro.
E dopo un ultimo pensiero ai suoi amati compagni, il moro fu interiormente lieto di vedere il Capitano rosso distendersi accanto a lui sul suo letto a due piazze.
Sforzandosi sugli arti, riuscì a girarsi sull’altro fianco ed appoggiare la testa sul petto imponente di Kidd. Alzò un braccio tremante, che andò ad arpionarsi con inaspettata dolcezza ai capelli fulvi del compagno, mentre quello gli posava la mano viva sulla schiena. Erano sempre così, quando finivano le loro focose attività notturne: incredibilmente dolci e sinceri, ed anche se forse faticavano addirittura ad ammetterlo a loro stessi, non avrebbero cambiato per niente al mondo quei momenti in cui Trafalgar si addormentava sul petto di Kidd mentre l’altro gli scompigliava i capelli.
Anche quella sera si addormentarono così; l’unica differenza da tutte le altre volte, fu che Trafalgar Law non si sarebbe più svegliato.




​*** Angolo ​della disperazione​ dell'Autrice ***
​Non ho la più pallida idea del perché abbia scritto questa storia. Non so neanche come abbia fatto a venirmi in mente, è talmente assurdo! So solo che mi annoiavo, e ZAC!, l’ispirazione è arrivata. Non voglio prendermi meriti non miei quindi dico subito che probabilmente non è un caso che l'idea mi sia venuta proprio adesso che ho iniziato a leggere la Fanfiction "Il Mostro Bianco" di Pawa, in cui Law è malato con il Piombo Ambrato. Insomma non è che abbia collegato volontariamente le cose ma sono sicura che la mia mente abbia preso ispirazione da quella bella storia quindi mi sembra giusto citarla.

Parlando della storia in sé, spero di non aver reso i personaggi OOC, soprattutto Kidd, ma mi serviva preoccupato e teso per lo scambio di battute. E poi, ho reso chiaro che la loro relazione non è puramente carnale, quindi la sua mi sembra una reazione giustificata.

E Law, beh, io ho cercato di caratterizzarlo in maniera giusta, anche in punto di morte, spero di esserci riuscita.

Lasciamo stare Rufy, non voglio neanche sapere perché ho voluto scrivere un accenno sul fatto che sarà la persona più disperata dei quattro mari per non aver parlato un’altra volta con il suo Torao, lasciamo proprio stare che è meglio. Stessa cosa per i Pirati Heart, sono così carini e coccolosi che mi è dispiaciuto lasciarli senza il loro capo.

Ad ogni modo, spero sia piaciuta almeno a qualcuno. Chissà, magari ho anche emozionato qualcuno. Se così fosse, vi prego di dirmelo con un commentino, magari anche una critica costruttiva che è sempre ben accetta, così mi fate felice.

Alla prossima,

_Kalika_

   
 
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