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Autore: Mr Lavottino    24/07/2017    7 recensioni
STORIA AD OC
"Un'altra giornata lavorativa stava per iniziare per Chris, autista di un pullman, che, invece di essere contento ed eternamente grato a una qualche divinità per il lavoro trovatogli, in maniera piuttosto miracolosa, si lamentava con se stesso, sbattendo le palpebre più volte per via del sonno.
Erano a malapena le sei e lui, come di consueto, doveva eseguire il, noiosissimo, giro degli isolati per caricare gli studenti che sarebbero andati a scuola."
Un autista e alcuni studenti rimangono bloccati su un autobus per "cause sconosciute", riusciranno a salvarsi o soccomberanno per via delle entità?
*STORIA IN REVISIONE*
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altro personaggio, Chris McLean, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti, Furry | Contesto: Contesto generale
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Si muoveva lentamente, come se si fosse appena ripreso da una sbornia, e cercava di non cadere. Barcollava tenendosi agli alberi per poter andare avanti.
Un rumore alle sua spalle attirò la sua attenzione, costringendolo a voltarsi. Lentamente i suoi occhi diventavano capaci di vedere la figura che aveva dietro.
Nera, alta, braccia allungate, gobba e nessun altro lineamento del volto fatta eccezione per due grossi occhi gialli che lo squadravano da capo a fondo.
Deglutì rumorosamente tentando di farsi indietro, ma inciampò e si ritrovò a sedere sull'erba, fredda e piuttosto umida per via dell'orario, ad occhio e croce poteva essere l'alba o poco dopo.
Gettò uno sguardo verso il sole, ancora circondato da quell'aura arancione, e quando lo riportò verso l'essere questo era sparito.
Chiuse gli occhi, cercando di ricomporsi, ma non appena li riaprì vide un oggetto nero saltargli addosso.
I loro volti erano distanti pochi centimetri. Riusciva a vedere perfettamente gli occhi giallastri del mostro, compresa la piccola pupilla nera che pian piano si espandeva, rendendo il tutto più inquietante.
Improvvisamente questo si fece indietro, tirandosi su con le sua grosse braccia, e dopo qualche attimo si fiondò nuovamente verso di lui, aprendo la bocca.
Uno spacco lungo quanto tutto la faccia, con una lunga lingua rosastra e con i denti bianchi ed appuntiti. Vedeva la saliva scendere e bagnargli il petto, mentre quello si avvicinava sempre di più.
E in quell'istante si accorse di non essere in grado di urlare.
Non appena i denti del mostro affondarono sulla sua carne tentò di liberare la voce che teneva sigillata da ormai troppo tempo, riuscendo quindi a cacciare un grido di puro dolore.
Drake si sollevò con forza dal sedile, svegliandosi. Aveva un volto scosso ed era completamente sudato. Cercava di calmarsi, guardandosi intorno. Era nel pullman.
L'unica cosa che ricordava era di essere svenuto dopo aver visto quella cosa dietro ad un albero.
Si toccò la fronte, constatando che bruciasse un sacco, oltre che fosse ovviamente completamente bagnata.
- Ehi, Drake, tutto bene?- la voce rassicurante di Aiden attirò la sua attenzione, facendolo voltare rapidamente verso di lui.
- L'ho visto di nuovo.- sussurrò, continuando a respirare affannosamente.
- Visto cosa?- chiese l'altro, assottigliando gli occhi.
- La creatura.- tagliò corto il moro, gettandosi sui due sedili liberi.
- Stai calmo, è tutta opera di quel demone. Probabilmente è solo un'allucinazione.- spiegò Aiden, sedendosi dietro di lui.
- Ciò non mi calma.- dopo quella frase nessuno dei due disse più nulla, preferendo non continuare quella conversazione, decisamente troppo pesante.
Ad attirare la loro attenzione fu Sasha, la quale richiamò la loro attenzione tra uno sbadiglio e l'altro.
- Ehi, perché la porta è aperta? Siete stati voi?- domandò, facendosi più avanti.
- No, ci siamo appena alzati.- rispose Drake asciugandosi la fronte con la manica della maglietta. La mora si limitò ad alzare le spalle, camminando verso l'uscita.
Si bloccò non appena arrivò davanti alle piccole scale che le avrebbero permesse di scendere. Davanti a lei, precisamente ad una decina di metri dal pullman, c'era un corpo steso per terra. Tentò di parlare, ma la sua voce non voleva uscire fuori.
I due, straniti dall'improvviso silenzio della ragazza, si voltarono in sua direzione, notando come il suo sguardo fosse fisso su di loro, mentre il suo dito indice puntava verso un qualcosa di imprecisato fuori dal pullman.
- Che c'è?- chiese Aiden, confuso da quell'atteggiamento strano. Sasha non rispose, continuando ad indicare nella medesima posizione.
Il moro sbuffò e, dopo essersi alzato, si diresse verso di lei.
Lo sguardo gli cadde immediatamente su Matthew, il quale era steso a terra, facendogli spalancare gli occhi. Scese rapidamente gli scalini e si diresse verso il biondo correndo.
Lo girò supino, toccando subito la vena. Non batteva.
I suoi occhi erano rivolti verso l'alto ed era completamente rosso in volto. Sulla sua gola si vedeva un leggero segno, cosa che fece intuire al ragazzo come erano probabilmente andate le cose: era stato strozzato.
- Chiama Lazaro, presto!- urlò, facendo riprendere Sasha da quell'attimo di shock che l'aveva colpita. La mora corse a falcate verso il rosso, scuotendolo con forza.
- Svegliati, veloce!- strillò, riuscendo a fargli aprire gli occhi.
- Sasha? Cosa c'è?- chiese allarmandosi leggermente.
- Matthew! Matthew è...- non terminò la frase, motivo per cui l'altro si alzò, comprendendo la gravità della situazione, e corse subito fuori.
L'immagine che gli si parò davanti lo lasciò senza fiato. Aiden con in braccio il cadavere del biondo e ai loro piedi una cintola di cuoio marrone.
Cadde in ginocchio, mentre in volto aveva un'espressione paralizzata.
Era successo di nuovo.
- Drake, sveglia tutti.- ordinò poi, mantenendo lo sguardo verso quella scena orripilante. Il moro obbedì ed andò a destare i ragazzi, consapevole di ciò che sarebbe successo poco dopo.
In poco tempo la comitiva si radunò fuori dal pullman, chiedendosi il perché di questa sveglia improvvisa. Si guardarono tra di loro per un istante, tentando di arrivare ad una soluzione comune, senza alcun risultato.
Lazaro prese coraggio e, dopo essersi assicurato che tutti fossero in silenzio, iniziò a parlare.
- Matthew è... stato ucciso.- disse, abbassando lo sguardo verso il terreno.
- Cosa?- una voce si levò dal coro, attirando l'attenzione del rosso. Era quella di Ronaldo, il quale pensò di non aver capito bene le parole dette dal loro "leader".
- Matthew è morto. E qualcuno lo ha ucciso.- riformulò, prendendosi qualche attimo per riuscire a dire la frase senza interrompersi.
- Stai scherzando, spero.- il respiro del moro si stava facendo affannoso, mentre Skarah, la quale era poco vicina a lui, iniziò piangere.
- Il cadavere è lì. - indicò il retro del pullman, facendo voltare l'intero gruppo. Il cadavere era stato accuratamente appoggiò contro uno pneumatico, così da evitare che cadesse.
- No, sono sicuro che stiate scherzando.- controbatté ridendo istericamente, cercando di convincersi che tutto ciò che stava dicendo non era altro che una burla di pessimo gusto ideata da lui e dal biondo.
- Sul luogo del delitto abbiamo trovato questa. Di chi è?- Lazaro alzò la mano contenente la cintola. Essa era di cuoio, color marrone accesso e con dei sottili buchi argentei. Ronaldo puntò lo sguardo verso l'oggetto incriminato, per poi abbassarlo verso i suoi pantaloni.
Era la sua.
- Quella è mia.- dopo pochi attimi ruppe il silenzio che si era creato nei cinque secondi successivi alla domanda posta dal rosso, attirando gli occhi di tutti su di sé.
Sentiva degli sguardi scrutatori puntanti contro, come se tutti avessero iniziato a dubitare di lui. Lentamente il gruppetto si fece tutto più indietro, fatta eccezione per Skarah, la quale stava ancora piangendo, Pitch, che continuava a guardare il cadavere con un'espressione mista tra il divertito e lo shockato, Drake, anch'esso divertito dalla faccenda, ed Hiro, al quale non fregava nulla di ciò che stava accadendo.
Non appena si rese conto di quel piccolo movimento eseguito da quelle dieci persone il suo atteggiamento mutò drasticamente, cambiando da triste ad arrabbiato.
- State dubitando di me? Pensate che io abbia ucciso il mio miglior amico?- urlò, sbattendo con rabbia un piede per terra, lasciando l'impronta della scarpa.
- Nessuno ti sta incolpando, ma se la cintura è tua allora...- Gabriel tentò di giustificarsi, rendendolo ancora più furioso.
- E questo che cazzo significa?- non abbassò minimamente il tono, tenendolo alto come prima, per poi muovere un piccolo passo verso di loro, i quali tentennarono.
- Non possiamo sapere se sei stato tu o no, ma resti comunque il sospettato numero uno.- spiegò Miranda, senza guardarlo per via dell'espressione truce che aveva assunto il moro.
- Ma cosa state dicendo? Io uccidere Matthew? Ma siete diventati tutti imbecilli per caso?- iniziò a ridere, piuttosto forte, sfogando tutta la sua rabbia in quel modo, tentando di evitare di colpire qualcuno, cosa che avrebbe solo aggravato la sua posizione.
- Ehi, ehi, ehi, con me avete usato lo stesso metodo di giudizio, no?- Pitch si intromise nella discussione, mantenendo il suo solito ghigno in volto. Il castano aveva ancora le braccia legate, ma per lo meno gli erano state tolte le corde ai piedi, permettendogli di muoversi liberamente.
- Questo non significa nulla!- urlò Ronaldo, voltandosi in sua direzione con fare minaccioso.
- Oh, no caro mio, questo significa tutto.- controbatté l'altro, muovendo la testa e alzando le spalle - Ora dobbiamo solo capire quanto siete sicuri dei vostri mezzi. Allora, lo reputate innocente o no?- concluse, chiedendo apertamente l'opinione di tutti, i quali lo guardarono con riluttanza.
- B-Beh, s-secondo noi è...- Miranda tentò di attaccare discorso, venendo però stoppata da Lazaro.
- Aspettate, cerchiamo di ragionare.- il rosso aveva già capito dove stava andando a parare la situazione. L'idea di Pitch era quella di discolparsi dalle accuse utilizzando la rabbia di Ronaldo a suo fare.
Il gruppo aveva due scelte: discolparli entrambi o condannarli alla medesima punizione.
Trasse un respiro profondo, attendendo prima di continuare a parlare.
- Io non posso sapere chi è il colpevole, ma di sicuro il sospettato numero uno è Ronaldo.- si fermò un istante, puntando la mano verso il moro, facendogli intuire di aspettare che terminasse - Personalmente non credo sia stato lui, però Pitch ha ragione. Per tanto devo chiedere di farti legare.- concluse, espirando con fatica.
Sentiva i leggeri lamenti dell'incolpato, il quale si era limitato a tendere le mani in avanti, permettendo al rosso di immobilizzarlo.
- Kristina, portali dentro.- sussurrò alla bionda, la quale acconsentì con un cenno della testa e si diresse verso il pullman seguita dai due.
- Posso aiutarla a tenerli d'occhio?- chiese Sasha, dopo essersi leggermente ripresa dalla visione del cadavere, più per tenere d'occhio Pitch che per altro.
- Va bene, mi sembra una buona idea. - concesse il rosso, intimandole di dirigersi nella medesima direzione dei tre.
Attese qualche attimo e, dopo essersi assicurato di avere tutti gli occhi rivolti verso di sé, iniziò a parlare.
- Ascoltate, non dobbiamo perderci d'animo. Noi sopravvivremo, costi quel che costi. Non lasciatevi abbattere da questi eventi. Abbiate fiducia in me e ce la faremo.- non appena terminò di parlare un lieve brusio si levò dalla falla, la quale acconsentì alle sue parole.
Ma c'era anche qualcuno a cui questo discorso non aveva ispirato niente di buono. Chris, con il suo solito fare acido, si diresse verso il bus, usando una scusa qualsiasi per ottenere il consenso del rosso.
E proprio questa cosa lo infastidiva. Aveva avuto bisogno del consenso di qualcuno. Pian piano quel ragazzo stava manipolando le menti degli altri, cercando di farli aggrappare a lui. Non sapeva precisamente a quale scopo, ma il suo modo di fare lo infastidiva.
Gli ricordava un dittatore. Carismatico al punto giusto e impossibile da odiare, insomma, un perfetto esemplare di comandante.
Non appena entrò nel veicolo sentì uno strano borbottio, seguito da qualche sussurro.
- Su, è palese che si stia facendo prendere la mano. Guardatelo: il "leader supremo" della squadra, il salvatore di tutti e tutto. Quello è solo un montato.- la voce di Pitch, ben udibile, fece capire all'autista di cosa stessero parlando.
Anche altre persone avevano notato ciò che aveva visto lui.
- Che cosa intendi dire?- Ronaldo, ancora leggermente alterato, chiese spiegazione, tentando di comprendere a pieno le parole del castano.
- Pensa di essere il capo indiscusso e fa come gli pare. Prima per lo meno si degnava di chiedere agli altri la loro opinione, invece adesso sta pian piano iniziando a fare tutto di testa sua.- le parole che sentì, seppur taglienti e spregevoli, rappresentavano perfettamente la situazione in quel momento.
- Il killer ha ragione.- si intromise nella discussione senza pensarci, avvicinandosi al gruppetto.
- Toh, perfino MClean mi da ragione. A quanto pare sei meno stupido di quanto pensassi.- lo sfotté il castano ghignando, rendendo possibile vedere quei denti affilati che tanto lo terrorizzavano.
Ignorò l'offesa e si mise a sedere davanti ai due, sempre più interessato dalla loro breve conversazione.
- Quindi, signor autista, cosa pensa accadrà?- Sasha si voltò in sua direzione, dandogli del "lei" più per prenderlo in giro che per altro, aizzando anche la curiosità degli altri tre.
- Probabilmente cercherà di far rispettare le sue regole. Inoltre c'è un assassino a piede libero, quindi il senso di insicurezza del gruppo aumenterà sicuramente.- disse, sprofondando con la testa nel sedile.
- Stai dicendo che Lazaro non vuole veramente scoprire chi è a commettere gli omicidi?- Ronaldo chiese conferma, stranito da quelle strane parole.
- Non ne sono sicuro, ma potrebbe usare le morti a suo vantaggio. Infondo, sapere l'identità dell'assassino aiuta a mantenere la calma.- concluse, appoggiando l'indice sotto il mento per cercare di riflettere più attentamente.
- Che bello sapere che qualcuno qui usa il cervello.- Pitch appoggiò il suo discorso, applaudendogli.
Proprio mentre erano nel pieno della conversazione Lazaro entrò nel bus, facendoli spagliare. Lentamente si voltarono verso di lui, sperando che non avesse sentito ciò che stavano dicendo.
- Cosa ci fai là con loro?- chiese, alzando un sopracciglio. Stava iniziando a sospettare qualcosa, glielo leggeva negli occhi.
- Secondo te queste due ragazze riuscirebbero a tenerli d'occhio?- disse, ammiccando verso Ronaldo e Pitch con il pollice.
- Beh, hai ragione. Controllali anche tu, per favore.- il rosso gli sorrise, tornando a sedersi davanti, dove poi lo raggiunsero gli altri.
- Quindi? Che facciamo?- sussurrò Kristina, tentando di parlare il più piano possibile per evitare di farsi sentire.
- Per ora niente.- tagliò corto l'autista, facendo cenno ai quattro di stare in silenzio.
 
Per un po' un silenzio inquietante regnò sovrano sul pullman, mettendo ansia e inquietando i quindici ragazzi rimasti.
A rompere quel muro di paura fu Lazaro, il quale, con l'aria autoritaria che aveva da poco iniziato ad assumere, attirò l'attenzione del pullman, dicendo cosa avevano deciso di fare, dopo aver finto una riunione tra lui, Gabriel, Aiden e Drake, in cui il rosso aveva fatto come voleva.
- Abbiamo deciso di riprovare ad esplorare il bosco.- gridò, permettendo a tutti di sentire - Ad andare saremo i soliti della scorsa volta, fatta ovviamente eccezione per Ronaldo. Restate nel bus e non uscite per nessun motivo. Il mio posto lo prenderà Gabriel. Partiremo tra poco.- spiegò il tutto in modo schematico, tentando di essere il più chiaro possibile.
- Perché non fate venire anche Hiro?- propose Lorde, ansiosa per la paura che il rosso potesse farsi male in qualche modo. Lo sguardo di Lazaro incrociò quello, visibilmente contrariato, dell'asiatico.
- Meglio di no, lui deve restare qui per proteggervi.- la guardò dritta negli occhi sorridendole. La ragazza si squagliò come un cioccolatino, acconsentendo senza fare storie.
Mentre tutti parlavano della decisione appena presa, Pitch era immerso nei suoi pensieri. Avrebbe voluto essere altrove, magari nella sua casa in campagna, quella con la piscina.
Sdraiarsi sulla sdraio con un paio di occhiali da sole e una bella granita.
Granita. Cibo.
In quel momento una domanda gli balenò in mente, facendogli alzare di colpo la testa ed interrompendo completamente i suoi pensieri.
- Ma il cibo?- chiese, attirando tutti gli sguardi su di sé.
Lentamente un lieve brusio si levò dalla folla, innescando una reazione a catena di domande ed ipotesi.
Era da due giorni che non mangiavano, eppure non avevano ne fame ne sete.
- Tutto ciò è strano.- constatò Miranda, cercando la soluzione più plausibile, per quanto si potesse parlare di "soluzioni" vista la situazione in cui erano.
- Quindi? Cosa vuoi dire?- le domandò Sasha, tentando di non saltarle addosso. Odiava chi non diceva subito le cose, dilettandosi a pensare ad alta voce solo per stuzzicare la curiosità degli altri.
- Forse siamo in un universo alternativo creato dal demone.- spiegò, senza ricevere nessuna risposta per via della stranezza del discorso - Il demone ci ha imprigionati nel suo mondo.- riformulò la frase, permettendo a tutti di capire.
- Beh, comunque sia ciò è buono, per lo meno non moriremo di stenti.- sorrise Aiden, cercando di trovarci un qualcosa di positivo.
- Questo spiegherebbe anche il perché del tempo accelerato.- tutta tornava. Miranda aveva finalmente capito cosa stava accadendo.
- Bene, mentre noi andiamo in esplorazione tu cerca di elaborare una tesi.- le chiese Lazaro, ottenendo una risposta positiva da parte della bionda.
- Torneremo per le sedici e quindici, se per quell'ora non siamo arrivati mandate qualcuno a cercarci.- ordinò il rosso, ottenendo una risposta positiva dagli altri.
Dopo questo breve dialogo i tre uscirono dalla porta, addentrandosi nella foresta.
- Drake come stai?- Aiden era piuttosto preoccupato per il suo amico, dopo lo svenimento era diventato ancora più freddo del solito e parlava sempre di meno.
- Sì, non preoccuparti.- rispose il moro, abbozzando ad un mezzo sorriso in sua direzione.
Era decisamente messo male. Lui non sorrideva mai.
 
- Miranda, posso parlarti?- l'espressione che la bionda aveva in volto cambiò da seria e concentrata a spaventata in pochi attimi.
Gabriel le si era avvicinata con il suo solito fare tranquillo, sorridendole.
- Scusa, ma sto facendo il lavoro che mi ha chiesto Lazaro... possiamo fare più tardi?- tentò di mantenere il suo tono il più calmo possibile, riuscendoci a malapena.
- Ci vorrà un attimo, per favore.- la sua bocca era sempre piegata in su, rendendo molto inquietante quello scambio di battute.
- Non penso sia il caso, ho ancora molto da fare.- cercò in tutti i modi di mandarlo via, ma quella volta sembrava più insistente del solito.
Dopo il rifiuto che gli aveva rifilato il giorno prima sentiva che la tensione tra di loro era aumentata a dismisura.
- Non ti preoccupare, spiegherò io tutto a Lazaro.- continuò Gabriel, appoggiando una mano sul poggino del sedile. La ragazza si spostò istintivamente, impaurita.
- No, grazie, preferisco finire il lavoro.- spostò rapidamente lo sguardo verso il foglio che stava scrivendo, sperando si allontanasse.
- Dai, ci vorrà pochissimo.- il turco tentò di insistere, afferrandole il braccio con forza. Miranda emise un piccolo gridolino, tentando di dimenarsi.
- Ehi, lasciala stare. Se non vuole venire con te fattene una ragione.- la voce di Hiro attirò l'attenzione dei due.
L'asiatico era infastidito dal rumore che la loro discussione stava causando e non appena capì che a breve il tono si sarebbe potuto alzare cercò subito di interromperli, riuscendoci.
- Va bene. Parleremo un'altra volta.- Gabriel non perse nemmeno per un istante la sua espressione sorridente sul volto, limitandosi a guardare il nipponico, per poi voltarsi e indirizzarsi verso il suo sedile.
Miranda si girò in direzione di Hiro e, dopo un breve scambio di sguardi, sussurrò un "grazie" sottovoce, che il ragazzo riuscì ad intuire leggendo il suo labiale che venne ricambiato da un mezzo sorriso.
- Ehi, ti ho detto di guardare qui! Guarda Lazaro quanto è bello mentre gioca a basket!- Lorde richiamò l'attenzione del giapponese, tirandolo a sé per fargli vedere la compilation di foto del rosso che si era salvata, tra cui spiccavano quelle sportive, in cui appariva perfetto come al solito.
- Uh, davvero molto interessante.- sospirò, girandosi dall'altra parte.
Oltre al baccano odiava anche quando la sua amica lo costringeva a guardare foto, disegni o altre cose varie in cui c'era il suo "amato" Lazaro.
Quel ragazzo non gli era mai piaciuto e, dopo che la bionda si era innamorata di lui, aveva iniziato a detestarlo.
Però conosceva Lorde e sapeva che quando si fissava con qualcosa lo faceva fino allo sfinimento. Sperava che quella fase le passasse presto, per poterla far tornare la solita tipa tranquilla che era di solito.
Nei confronti della ragazza, come in quelli di suo fratello gemello Brendon, provava uno strano senso d'affetto. Voleva proteggerli entrambi, motivo per cui non li lasciava mai da soli, ovviamente fin quando gli era possibile.
Era arrivato perfino a farsi cacciare dalla sua vecchia scuola per difenderli.
Per questo accettava le continue rotture di scatole da parte di Lorde, perché tutto questo gli era essenziale per riuscire a starle vicino.
 
Drake lo sentiva. Sentiva il suo sguardo su di sé.
Due grossi occhi gialli che lo scrutavano da dietro un albero. Gettava delle leggere occhiate verso la boscaglia, sperando di non vederlo.
Ma sapeva che era lì. Quell'affare, o così aveva iniziato a definirlo, era lì, a pochi metri da lui.
Tastò la sua tasca constatando, con sua infinita gioia, che il coltellino c'era. Stava aspettando la giusta occasione per ammazzarlo.
Non era sicuro di riuscire a farlo ma ci avrebbe provato, anche al costo di lasciarci le penne.
Improvvisamente un brusio, che in pochi attimi si trasformò in un rumore acuto, lo distrasse, facendolo cadere per terra.
Si teneva la testa tra le mani, tentando di interromperlo. Arrivò perfino a colpirsi con dei leggeri colpi le tempie nel tentativo disperato di fermare quella tortura.
Appoggiò i bracci tra le foglie secche, sparse per terra, e alzò lo sguardo. Lui era lì.
Prese un grosso respiro e, dopo qualche attimo di esitazione, estrasse il coltello dalla tasca e lo attaccò, colpendogli il cuore e facendolo cadere.
Tenne gli occhi chiusi per tutta la scena, per la paura che questo potesse essere ancora vivo e che potesse attaccarlo, ma riuscì ad udire solo qualche lamento sommesso.
Qualche istante dopo sentì una mano accarezzargli la testa, cosa che lo indusse ad aprire lentamente gli occhi.
Sotto di lui non c'era nessuna figura nera o mostro di alcun tipo, solamente il corpo di Aiden, steso in una pozza di sangue proveniente da una ferita infertagli da Drake stesso.
L'arma aveva penetrato interamente la carne del malcapitato, lasciando fuori soltanto il manico, esattamente all'altezza del cuore.
Rivoli di liquido rosso continuavano ad uscire, mentre il moro sentiva delle gocce calde scendergli dagli occhi.
- Aiden...- tentò di parlare, bloccandosi.
- Sei un coglione.- sussurrò quello, ridendo.
- No... ti prego...- tra un singhiozzo muoveva le mani, cercando di capire come fare per salvarlo, cosa che gli era tuttavia impossibile.
- Prenditi cura di Junior.- disse, prima di emanare un ultimo, lungo, sospiro. Dopodiché chiuse gli occhi per l'ultima volta, cadendo a peso morto tra le braccia dell'amico. Un miscuglio di emozioni si fece largo nel cuore di Drake, il quale aveva iniziato a tremare.
Teneva il corpo stretto, come se avesse anche solo paura di lasciarlo. La sua espressione era triste. triste come non lo era mai stata. Sentiva qualcosa bruciargli dentro il petto, un qualcosa che non aveva mai provato prima e che, col senno di poi, non avrebbe mai voluto provare.
Mentre questa scena aveva luogo Lazaro era impietrito. Era successo tutto troppo rapidamente, motivo per cui uno stato di shock lo aveva colto in pieno.
Sentiva il respiro affannoso, mentre le gambe pian piano cedevano.
Era successo di nuovo. Solo lui poteva interrompere quel continuo versamento di sangue, o almeno così pensava.
Estrasse il coltello svizzero di Pitch dalla tasca, scegliendo la punta più appuntita, e, dopo qualche istante, saltò addosso al moro.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Questo è il capitolo, spero vi sia piaciuto. Un po' corto ma abbastanza pieno di eventi.
Ora però vorrei soffermarmi su un qualcosa che reputo molto importante.
Sapete cosa è successo il 20 Luglio 2017? Penso di sì, infondo Facebook è esploso in onore di Chester Bennington.
Chi è Chester Bennington? È, o meglio era, il frontman dei Linkin Park, il mio gruppo preferito.
Solo un mese fa ero andato a Monza a vederli all'I-days. Ho amato quel concerto con tutto me stesso, godendomi dalla prima all'ultima canzone cantata.
E ieri, mentre ero tranquillamente steso sul letto a non fare nulla, mi è stata data la notizia della sua morte. Ci sono rimasto male. Sono rimasto sconvolto. Aveva solamente 41 anni.
Si è impiccato, uccidendosi. Soffriva da molti anni di depressione, causata dagli abusi subiti da ragazzino e dalle droghe, da cui si era disintossicato da qualche anno. Oltretutto la morte di Chris Cornell, suo grande amico, lo aveva distrutto. Il 20 Luglio Chris avrebbe compiuto 53 anni.
Io lo vedevo come il mio esempio, come un modello da seguire. Aveva avuto un brutto momento e si era rialzato, riuscendo ad andare avanti con un lavoro stressante sia fisicamente che mentalmente.
Ho amato il loro ultimo album e l'ho cantato a squarciagola. Inizialmente lo trovavo brutto e con dei testi privi di significato, ma mi sono ricreduto. E sono contento di averlo fatto prima della morte di Chester.
Perché in quell'album, in quei testi, in quelle note c'era una richiesta di aiuto. Una richiesta che nessuno è riuscito a capire. Una richiesta passata inosservata.
Mi ricordo che all'uscita di Heavy, primo singolo dell'album, criticai la loro scelta di alleggerire il genere ed ebbi da ridire anche su testo. Lo trovavo scontato e banale.
Beh, sapete di cosa parlava quel testo? Della depressione di cui soffriva Chester, del motivo per cui si è tolto la vita. E io l'ho definito banale. E come me, molti altri.
Nessuno lo aveva capito.
Riascoltando l'album dopo la sua morte ho capito. Ho capito tutto ciò che voleva dirci. Ho capito perché non abbia lasciato nessuna lettera di addio o cose simili.
La sua lettera di addio era quell'album. Erano quei testi che ho amato e che ho cantato.
In ognuno di quelli parlava di come si sentisse, di cosa provasse e di cosa volesse provare. Ma io, tutti, ci siamo soffermati soltanto sull'apparenza estetica dei brani.
Io amo One More Light, così come ho amato ed amo tutt'ora Meteora, The Hunting Party, Living Things e via discorrendo.
Ciò che voglio dire è che non dobbiamo soffermarci alle apparenze. Dobbiamo cercare di scavare nell'animo delle persone a cui siamo legate. Dobbiamo aiutarle.
Perché la depressione è una brutta malattia e per uscirne bisogna essere forti, ma soprattutto è importante ricevere affetto e aiuto.
Detto questo, io ho deciso di omaggiarlo così, dedicandogli questo angolo autore.
E come hai detto Chester, "When my time comes forget the wrong that I've done". Ti perdono, Chester.
Mi hai fatto passare due giorni di merda, mi ha fatto uscire di casa alle dieci di sera per andare in giro a schiarirmi le idee, mi hai fatto stare male.
Ma ti perdono, perché tu mi hai aiutato l'anno scorso quando mi sentivo giù. Le tue grida mi hanno tenuto compagnia.
Amo ogni tua singola canzone e la canto ogni giorno.
Tu non ci sei più, ma le tue canzoni, i tuoi testi, le tue parole ci sono ancora. Sono qui con me e mi aiutano a ricordarmi di quanto tu fossi importante per me.
Non ho pianto, ma non ne aveva bisogno, perché tu per me sei ancora vivo. In quella cartella sul mio Desktop chiamata "Linkin Park", dove ho racchiuso tutto ciò che mi serve per ricordarmi di te.
Come quando, dopo aver appreso della tua morte, ho sentito una tua canzone alla radio. Mi sono sentito sollevato e aiutato, perché tu infondo è questo che fai. Mi tiri su di morale.
Grazie Chester, grazie per tutto ciò che hai fatto. Grazie per avermi fatto passare ore ad intonare le tue canzoni e grazie per essermi stato accanto nel momento del bisogno.
Non ho altro da dire, solo un ultimo, grande, infinito grazie.
Ho scritto tutto di getto, trovo sia meglio così.
Detto questo, vi ringrazio per aver letto sia il capito che il mio piccolo sfogo.
Grazie a tutti.
 
Linkin Park <3
"Who cares if one more lights goes out in a sky of a million stars. Well I do."
 
   
 
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