CAPITOLO
45
Nel
giardino calò il silenzio. Nessuno aveva il coraggio di dire
niente, di fronte alla domanda che aveva appena posto Valese.
Goten
la guardò spaesato e perplesso, e, mentre pensava a cosa
poterle dire, la ragazza parlò di nuovo:
«E
poi… questo nome, “Rose”… mi
sembra di averlo già sentito da
qualche parte…»
«E’
il nome della mia amica! Quella che hai conosciuto tempo fa!»
disse Pan.
«La
ragazzina dai capelli castani lunghi?» domandò
Valese.
«Proprio
lei» confermò Pan. Lo zio le lanciò
immediatamente uno
sguardo torvo, in quanto lo stava mettendo ancora più in
difficoltà di quanto
già non fosse: infatti non aveva ancora deciso, fino a quel
momento, se rivelare
tutto alla sua ragazza oppure no; però, in quel preciso
istante, si era
ritrovato costretto a doverle dare delle spiegazioni. Lo sguardo torvo
che
lanciò a sua nipote non servì comunque a nulla,
in quanto la ragazzina non
mostrava nessun senso di colpa, anzi al contrario li osservava curiosa
ed
interessata, come se stesse guardando il colpo di scena di un film.
Valese
spostò di nuovo lo sguardo sul suo fidanzato, in attesa di
una sua risposta. Lo guardava sconsolata, anche perché aveva
paura della sua
risposta: e se era davvero quel
che
pensava? Se in realtà Goten, per tutto questo tempo, la
avesse tradita e le
avesse tenuto nascosto il fatto che lui avesse una figlia? Da un’altra donna?
Si
sentì il cuore in gola.
Ormai
era da poco più di un anno che stavano insieme, e lui era
l’unico ragazzo “serio” che era riuscita
a trovare, l’unico in cui aveva sempre
ritenuto di poter riporre fiducia, in quanto era un ragazzo molto
dolce, serio
e sensibile. Proprio come piaceva a lei. Non come gli altri ragazzi che
aveva
avuto, tutti molto superficiali e che avevano una sola cosa in
mente…
Insomma,
lei aveva scelto Goten, e lui aveva scelto lei. E aveva
intenzione di costruire con lui un futuro, di sposarsi e creare una
famiglia
tutta loro… Era ciò che aveva sempre sognato.
Ora,
però, venendo a conoscenza di quel fatto, sentì
come se il
suo cuore avesse mancato qualche battito…
All’improvviso,
però, le venne in mente l’immagine della ragazza
che aveva visto qualche tempo addietro: adesso che ci pensava, doveva
avere
all’incirca una quindicina d’anni, se non poco
più. Facendo due conti, non era
possibile che Goten fosse suo padre, a meno che lui non avesse avuto
una figlia
a 12, 13 anni?!
Si
rese conto che non poteva essere possibile una cosa del genere.
Guardando
il suo ragazzo, notò che era leggermente in imbarazzo e
che, evidentemente, stava pensando a cosa dirle. Questo suo
atteggiamento la
fece riflettere ancora di più: se non era veramente sua
figlia, allora che cosa
aveva da nasconderle?
«I-io…
vedi, Valese…» cominciò a balbettare
Goten «ehm, ecco… sì,
lei è mia figlia»
La
ragazza spalancò gli occhi.
«Come
è tua figlia, Goten? Tu… tu non mi hai mai detto
niente del
genere prima d’ora!»
Il
tono di voce della ragazza si faceva sempre più affievolito
e
spezzato. Non poteva credere alle sue orecchie! Tutte le supposizioni
che aveva
fatto poco prima, come il fatto che non potesse essere sua figlia
perché era
troppo grande, svanirono all’improvviso e lasciarono solo il
posto alle parole
che aveva appena pronunciato Goten.
«Perché
in realtà nemmeno io lo sapevo, Valese, fino al mese
scorso»
La
ragazza lo guardò ancora più sbalordita. Ma come,
aveva avuto
una figlia da un’altra donna e questa persona non
gliel’aveva mai detto, fino
al mese scorso?
Non
riusciva a pronunciare nemmeno una parola, dallo sbigottimento
che provava in quel momento.
«Però
non è come sembra!» affermò Goten,
notando l’espressione
sconcertata della fidanzata. «Vedi, lei viene dal futuro. Per
cui è la figlia
che io avrò in futuro»
Valese,
che prima lo guardava stupita, adesso appariva confusa.
«La
figlia che tu avrai in futuro?» ripeté, come se
stesse
parlando tra se e se più che con Goten. Ci
rifletté su per qualche secondo,
dopodiché domandò: «M-ma… mi
stai prendendo in giro, Goten?»
«Assolutamente
no!» esclamò Goten «Puoi chiedere
conferma a tutti
loro!»
La
ragazza si guardò un attimo in giro, osservando con
noncuranza
i presenti. Alcuni avevano leggermente annuito la testa, altri invece
la
guardavano curiosi, come se stessero aspettando una reazione da parte
sua.
«Goten»
disse Valese tornando a guardare il fidanzato, mentre il
suo tono di voce si faceva sempre più spezzato «se
tu hai avuto una figlia da
un’altra donna me lo puoi dire tranquillamente. N-non
c’è problema… i-io potrei
accettarlo…»
«No,
Valese!» Goten, vedendo che la ragazza stava quasi per
scoppiare in lacrime, posò le mani sulle sue braccia
«giuro che ti sto dicendo
la verità, devi credermi!»
I
due si guardarono intensamente negli occhi per qualche secondo. Da
una parte c’era lui, con quegli occhi neri che cercavano di
trasmetterle
fiducia e serenità, e dall’altra c’era
lei, con gli occhi castani che
guardavano intimoriti quelli di lui.
Lei
voleva, ma soprattutto doveva
fidarsi di lui: d’altronde, era o non era stato
sempre onesto con lei, fin
dall’inizio della loro storia? Lei era venuta a conoscenza
fin dall’inizio che
lui, insieme a suo padre e a suo fratello, era in grado di sprigionare
un’
enorme potenza, creando un’aura gialla intorno a
sé, mentre i capelli
diventavano biondi. Questa trasformazione si chiamava Super
Saiyan, da quanto Goten le aveva detto. Ricordava di essere
rimasta incantata la primissima volta che lo aveva visto in quello
stato, e le
era piaciuto. Dunque, sapeva già che la famiglia di Goten
era fuori dal comune,
e si era già abituata da tempo alle loro
“stranezze”; sicuramente, questa era
una di quelle. Inoltre, osservando l’espressione di Goten,
capì che il suo
ragazzo non le stava mentendo…
«Q-quindi…
mi stai dicendo che si può viaggiare nel tempo?»
chiese
lei, ora sinceramente curiosa di saperne di più al riguardo.
«E’
proprio quello che ha fatto lei» confermò Goten,
felice del
fatto che non lo avesse preso per un pazzo e che avesse deciso di
credergli.
D’altronde, era proprio questa una delle caratteristiche che
più gli piacevano
di Valese: il fatto che fosse una ragazza semplice e che si fidasse di
lui.
«Wow!
Non lo sapevo!» esclamò lei, che adesso appariva
emozionata «Che
bello! Ma perché non me ne hai mai parlato prima di
lei?»
«Beh,
perché… ehm… l’hai vista
solo una volta, quindi non mi
sembrava il caso di dirtelo…»
«E
dimmi, Goten» disse lei, che adesso era entusiasta come una
bambina «se tu sei suo padre… allora chi
è la madre di questa ragazza?»
«Beh,
sei…» cominciò a dire Goten, che
però non riuscì a finire la
frase. Fu interrotto dalla voce di David, che disse a gran voce:
«Che
fame, ragazzi! Quand’è che cominciamo a
mangiare?»
Tutti
i presenti rimasero un attimo scombussolati di fronte alla
domanda di David, in quanto un momento prima erano praticamente tutti
assorbiti
dal discorso tra Goten e Valese, che era arrivato al momento clou, mentre ora avevano dovuto tutti
spostare l’attenzione alla domanda posta dal ragazzo, che
poco aveva a vedere
con il discorso dei due.
«Stiamo
aspettando solo Rose!» rispose Bulma «ma che
strano! Che
cosa sta facendo?»
«Dovrebbe
essere ancora al palazzo del Supremo» disse Goku.
«Sì,
ma dovrebbe avere già finito» esclamò
Chichi «mi aveva detto
che avrebbe finito verso l’una, adesso è
già in ritardo di quindici minuti»
«Ah,
già! Mi ero completamente dimenticato che era andata al
Palazzo del Supremo! » affermò David, guardando
con la coda dell’occhio Goten e
Valese; si tranquillizzò notando che i due ormai avevano
spostato la propria
attenzione sui presenti. Per fortuna, sembravano aver accantonato quel
discorso.
Sapeva
che i genitori di Rose non dovevano sapere la verità, per
cui si chiese il motivo per cui Rose aveva permesso a suo padre di
venire a
conoscenza della realtà dei fatti. Chissà, forse
Goten aveva scoperto la verità
per caso? Comunque fossero andate le cose, preferiva che almeno Valese
non ne
venisse a conoscenza. Almeno fino a quando Rose stessa non fosse stata
d’accordo.
Sedendosi
a tavola, David ripensò un attimo alle parole
pronunciate da Chichi poco prima: Rose era in ritardo, che le fosse
successo
qualcosa? Ormai erano passati parecchi giorni dal suo arrivo, e di
Ludir nemmeno
l’ombra. Però, guardando gli altri tutti
così felici, dedusse che quel
mostro non doveva ancora essere
arrivato sulla Terra, altrimenti tutti se ne sarebbero già
accorti.
Quindi,
si mise l’anima in pace e cominciò a chiacchierare
con gli
altri, aspettando l’arrivo della sua ragazza.