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Autore: calinin    24/07/2017    2 recensioni
Una fan fiction ambientata nel 2117, un anno dopo gli eventi di SEAUn raccontati nel film Gekijō-ban Psycho-Pass, incentrata su Akane Tsunemori e Nobuchika Ginoza e sull'evoluzione del loro rapporto dopo il nuovo addio a Shinya Kougami. Il titolo è ispirato alla sigla d'apertura della seconda stagione dell'anime.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tsunemori, Altri, Nobuchika Ginoza
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Akane Tsunemori sentiva il freddo del pavimento sotto le dita sottili, serrate rigidamente a formare pugni inerti, lo sentiva sotto le gambe, nella porzione al di sotto della gonna che era a contatto diretto col suolo. Ma più di tutto, lo sentiva proprio sull’addome, dove era premuta la volata metallica di una pistola, direttamente contro la pelle nuda, perché colui che impugnava l’arma l’aveva insinuata appena sotto il margine della camicia. L’uomo non le dava agio di muoversi in alcun modo; sapeva che se fosse esploso il colpo, quasi certamente sarebbe morta.
- Come ci si sente dall’altra parte, ispettore? Come ci si sente ad un passo dalla morte?
Il malvivente la scherniva, incombendo su di lei accovacciato e fissandola con un brillìo divertito negli occhi scuri, ebbro della consapevolezza di essere passato da preda a predatore.
Akane non aveva ferite gravi, ma svariate contusioni e qualche escoriazione. Nella colluttazione si era tolta la giacca, che giaceva ad alcuni metri di distanza, per avere maggiore libertà di movimento; non lontana dall’indumento, c’era anche la Dominator che le era stata sottratta, irraggiungibile.
Sentiva la testa appesantita: quando l’uomo l’aveva disarmata ed atterrata con violenza, era finita distesa sgraziatamente supina, nella stessa posizione in cui giaceva ancora. Quando gli rispose, sentì la sua voce meno salda di quanto avrebbe desiderato che fosse.
- Non sarò io ad arrestarti, ma qualcun altro lo farà, e sarai giudicato comunque.
- Non puoi saperlo, ispettore. Io invece so bene che fine farai tu.
Sprezzante nei modi, senza preavviso né esitazione, tirò fuori un coltello sottile da un fodero legato alla coscia, lo avvicinò al suo collo lateralmente, sino a farla sanguinare.
La Dominator sparò in modalità Lethal Eliminator; il corpo del criminale prese a gonfiarsi deformandosi, ed appena un paio di secondi dopo, proprio dopo che questi urlò, esplose in una pioggia sanguinolenta. Era accaduto in maniera così rapida ed improvvisa che l’ispettrice non capì neppure da dove partì il colpo, le sue orecchie si riempirono del grido dell’uomo e di ciò che l’esplosione del suo corpo produsse; finì per imbrattarsi da capo a piedi, ma non fece in tempo a tirarsi su da sola, qualcuno arrivò al suo fianco, ancora affannato da quella che doveva essere stata una lunga corsa. Nobuchika Ginoza aveva ancora in mano la Dominator, rivolta verso il suolo e con la sicura nuovamente inserita; il suo volto era contratto per via della preoccupazione, poiché non riusciva a capire la gravità delle sue ferite, con tutto quel sangue in giro. L’espressione di Akane era più attonita che moribonda o dolorante, ma vigile al contempo.
- Ispettore Tsunemori, è ferita?
- Solo qualche livido e graffio, niente di serio detective Ginoza. Grazie per il tuo intervento tempestivo.
Il tono pacato della donna, nonostante quanto fosse appena accaduto, lo stranivano ed in un certo modo irritavano al contempo. Tirò fuori un fazzoletto dal taschino della giacca, tese la mano e le pulì il viso da un generoso schizzo di sangue sulla guancia. Tuttavia per quanto ne aveva addosso, il pezzo di stoffa poteva ben poco. Quando la vide muoversi nel tentativo autonomo di raddrizzarsi non le impedì, di farlo ma piuttosto la sollevò senza sforzo, aiutandola a tornare in piedi, e trattenendola per il tempo necessario ad assicurarsi che fosse stabile.
- Grazie ancora, detective. Invii la nostra posizione agli altri e li aggiorni per favore, è necessario che arrivino anche i droni.
L’esecutore annuì e prese a digitare con rapidità sul dispositivo al polso, comunicando tutti i dati con precisione al resto della squadra.
- Ispettore, è stata incauta. È stata solo una fortuna che arrivassi in tempo, l’epilogo di oggi sarebbe potuto essere molto diverso. Non può far dipendere la sua vita dal caso.
La voce di Ginoza, nonostante si sforzasse di mantenersi quanto più neutro e compassato possibile, lasciava trapelare un sentimento a metà tra la contrarietà e l’ansia. Era bravo a controllarsi, perché ciò che affiorava oltre la maschera di compostezza era lieve, ma al di sotto di essa stava ribollendo. Ma infondo era incrinabile persino lui.
- Avevo un piano, detective, conoscevo la pianta dell’edificio, ma…
- Il suo piano era rischiare in prima persona, per l’ennesima volta, ignorando il supporto della squadra e lanciandosi con sprezzo del pericolo! Neppure l’essere quasi morta la fa riflettere sulla avventatezza!
Non la lasciò finire, tuonò sovrastando la sua voce ed avvicinandosi in maniera quasi minacciosa. Afferrò Akane per un polso, che apparve sorpresa: non l’aveva mai visto perdere le staffe a quel modo prima d’ora, l’aveva visto crollare, seppur diversamente, solo in occasione della morte di Masaoka, suo padre.
- Ispettore, non sei l’ombra di Kougami, lui si è fatto deviare, è diventato un ricercato, vive nelle ombre e si è lasciato contaminare da esse. È passato un anno da SEAUn, non tornerà in Giappone, non può tornare. La sua unica opzione è rimanere lontano da qui, non c’è più posto per lui ormai. Ma tu… tu sei qui, il tuo posto è qui, hai un compito, sei al comando della prima divisione, non puoi fare perennemente di testa tua.
Strinse le dita attorno al suo polso minuto, abbastanza da poterne sentire al tatto il battito cardiaco. Quella percezione gli parve persino più intima e inopportuna dell’aver alzato la voce con il suo superiore e dell’averlo rimproverato; avvertì il ritmo aumentato, nonostante il volto di Akane non tradisse un’agitazione che però evidentemente la pervadeva.
- Mi spiace per averti fatto preoccupare, Ginoza. La prossima volta sarò meno precipitosa e mi lascerò aiutare. Ma, davvero, Kougami non c’entra nulla.
Quando ritrasse la mano, il detective non la trattenne. Rimasero in silenzio a lungo, lei recuperò la Dominator e poi la giacca, da cui tirò fuori una sigaretta, che portò alle labbra e poi accese. Con il rumore dei droni ormai vicini e dei passi in lontananza, Ginoza la fissò a distanza, mentre dalle labbra di Akane uscivano sbuffi di fumo silenziosi, che odoravano di bugia.



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Note dell'autrice: è la mia prima fan fiction, per cui anche se ne ho lette tante, sono ancora un po' impacciata e non so regolarmi bene. Non penso di scrivere millemila capitoli, ma questo è giusto introduttivo quindi gli avvertimenti e il rating avranno senso più avanti. Ho scoperto solo recentemente Psycho-pass e mi ha preso un sacco! Qualsiasi commento costruttivo è ben accetto.
 
  
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