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Autore: lilylunapotter02    24/07/2017    1 recensioni
Harry/Louis, accenni Liam/Zayn
Allenatore!Harry, Ginnasta!Louis
Note: Harry, 22 anni, 172 cm Louis, 17 anni, 156 cm Usa team Ispirato al film Stick It
Louis ha abbandonato una finale mondiale a squadre di ginnastica artistica facendo perdere la sua nazione e Harry è l'allenatore della VGA, la palestra dove sarà obbligato ad andare un anno dopo lo scandalo che lo portò su tutti i giornali del paese.
Genere: Erotico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Aveva camminato tutta la notte, più o meno. Si era fermato un paio di volte. Si era seduto sul ciglio della strada e aveva guardato le stelle. O quanto meno ci aveva provato. Ma gli occhi offuscati dalle lacrime l'avevano obbligato a desistere. Il cielo era pulito dopo la pioggia che era caduta per tutta la giornata, ma ogni volta che puntava lo sguardo in alto vedeva solo luci sfocate, come se non fosse neanche degno di poter ammirare una notte stellata. Una macchina si era fermata, chiedendogli se volesse salire, che la notte era ancora giovane. E altre lacrime avevano lasciato i suoi occhi. Non ricordava di aver mai pianto così tanto in vita sua. Ma le parole di Harry avevano fatto male. Gli aveva detto esattamente quello che aveva paura di sentirsi dire. Era uguale. Era ancora uguale al Louis che aveva accettato senza lamentarsi il fatto che potessero fare di lui quello che volevano. E questo gli faceva più paura di quanto sarebbe stato normale. Perché lo sapeva, bastava un nulla e la storia si sarebbe potuta ripetere. Sapeva che era un errore essere davanti alla palestra quella mattina. Gli era stata data la possibilità di andarsene. Sarebbe potuto andare da qualche parte e trovare un lavoro squallido. Magari barista in un night club, magari non solo barista col corpo che si ritrovava. Ce l'avrebbe fatta a sopravvivere. Non mancavano poi così tanti mesi al suo compleanno. Presto sarebbe stato libero. Ma alla fine era lì, a guardare dall'altro lato della strada la sua scelta. C'era ancora tempo per andarsene. Ma forse Harry aveva ragione. Lui era sempre lo stesso identico ragazzino alla costante ricerca della perfezione e che permette agli altri di trattarlo come un oggetto. Una persona non può cambiare così tanto. Sospirò e attraversò la strada. Delle urla dal prato gli suggerirono che stessero facendo il riscaldamento fuori. E davvero, ci doveva essere qualcuno che gli voleva molto male lassù nel cielo. Aveva avuto ragione. In una fila ordinata tutti i ragazzi stavano svolgendo gli esercizi assegnati dall'allenatore. Forse aveva sbagliato a prendere quella decisione. Non aveva proprio voglia di tornare a fare la corsa a ginocchia alte. 《Avevo paura non arrivassi in tempo per l'allenamento di oggi.》disse una voce abbastanza roca. Louis sobbalzò, Harry di fianco a lui ghignava. 《Eri sicuro che sarei tornato?》 Il ragazzo annuì. 《Ne ero certo.》 Il più piccolo strinse i pugni, la felpa della nazionale li nascondeva allo sguardo dell'altro. 《Più alte le ginocchia! Vai, vai, su, su. Questo è solo l'inizio!》urlò Harry ai ragazzi che stavano correndo nel prato. 《Senti, io mi allenerò, ma a una condizione.》 Il riccio distolse gli occhi dai suoi atleti per puntarli su Louis. 《Sentiamola.》sbuffò, contrario. 《Mi allenerò da solo nella palestra vecchia. Senza allenatore.》 Harry lo guardò, lo sguardo indecifrabile. 《E non farò molte gare.》 Dentro quella tuta gigantesca, di fianco a un ragazzo più alto di lui di almeno quindici centimetri si sentiva insignificante. Un burattino nelle mani di un abile burattinaio. 《Hai detto una condizione》ghignò 《non due. Tra una mese c'è l'IGClassic. Qualifica ai nazionali. Ti consiglio di preparare un bel po' di routine. Metti in conto il concorso completo e le finali di specialità. Sicuramente sbarra alta e corpo libero. A tua discrezione volteggio e parallele. È giunto il momento di tornare ad alti livelli, Tomlinson.》 Il ragazzo boccheggiò, contrario. 《Vuoi farmi fare anche gli anelli e il cavallo a maniglie visto che ci sei?》borbottò. 《Non hai un fisico adatto a quelli. Non al livello delle finali di specialità quanto meno. Passi il concorso completo.》 Avrebbe così tanto voluto ucciderlo. Se non fosse stato così basso gli sarebbe saltato al collo e lo avrebbe strozzato. Non poteva tormentargli la vita in quel modo. 《Devi andarti ad allenare o mi sbaglio? La ginnastica artistica ti aspetta Louis Tomlinson.》 La ginnastica ti fotte continuamente. Quando pensi di essere bravo, di riuscire a fare qualcosa perfettamente, lei ti ride in faccia. È la tua migliore amante e il tuo peggior nemico. Non riesci mai a capire cosa devi fare per raggiungere la perfezione. Ogni volta che provi a dire basta, tra noi è finita infondo sai che non stai dicendo davvero. Perché se per anni hai continuato a correre verso un oggetto immobile, a saltare rischiando di romperti l'osso del collo su una pedana, a distruggerti le mani appeso alla sbarra alta o alle parallele, quello sport deve voler dire per forza qualcosa per te. Devi per forza amare l'adrenalina che scorre a mille nelle vene durante una rincorsa o nella preparazione per l'uscita. Deve piacerti per forza per qualche ragione masochista il dolore ai muscoli alla fine di un allenamento e i calli sulle mani che si rompono quando meno te lo aspetti. Ne devi essere ossessionato, o non avresti fatto tutto ciò per così tanto tempo. Louis non si era reso conto di quanto gli fossero mancate quelle sensazioni in quell'ultimo anno. Di quanto i suoi muscoli agoniassero tornare a fare quei momenti che erano nati per eseguire così bene da sfiorare la perfezione. Alcune volte un Layout sul tappeto elastico non è abbastanza. Non se sei abituato a eseguire un doppio indietro come chiusura di un esercizio. Era talmente giusto sistemare il trampolino sotto la sbarra alta per riuscire ad afferrare la sbarra alta con i Pink Floyd di sottofondo che Louis aveva quasi paura della velocità con cui era tornato ad abbracciare la sua vecchia vita. Ma era troppo tardi per pensare alle conseguenze. Un'infilata in verticale e una granvolta dietro e un anno passato a odiare la ginnastica artistica insieme  a tutte le sue convinzioni, andavano a farsi fottere. C'è chi nasce con l'orecchio assoluto, che con un QI superiore alla media e chi con una bellezza innaturale. Louis era nato per fare quello. Per respirare pece e nutrirsi di ginnastica. Un semplice kippe, uno slancio-appoggio con sviluppo in verticale, un Kovac teso e una granvolta russa e mancava solo l'uscita. Tre giri per caricare e staccò le mani. Fece un giro in aria, le gambe raccolte al petto. Era molo abbondante. Forse ce ne sarebbe stata un'altra rotazione. Ma deve ricominciare gradualmente no? Una sola andava bene. E poi lo bloccò perfettamente. I piedi toccarono terra insieme. Nessun passo o saltello. Certo non era un doppio ma come inizio non è male. Quanto meno era già una routine eseguita perfettamente. Anche se forse iniziare da un esercizio che eseguiva quattro (o forse erano cinque) anni fa era esagerato. Però le sue braccia approvavano molto quella decisione. Sentiva i muscoli in tensione, come non succedeva da tanto tempo. Un respiro profondo e si riprende. Un salto e le mani afferrarono la sbarra. Si ricomincia. La sera arrivò velocemente, e con lei anche il momento più odiato da Louis in ogni giornata. Veniva riempita una vasca di ghiaccio e a turno ogni atleta, munito di tanta forza di volontà e una buona dose di masochismo, ci scivolava dentro. Tre minuti, tre infiniti minuti era il tempo che ci dovevano passare immersi lì. Era sicuro che nulla potesse fare più male. I muscoli ancora caldi per l'allenamento appena concluso a contatto con il ghiaccio bruciavano così tanto che risultava impossibile non digrignare i denti. Aveva cercato di rimandare quel momento il più possibile. Aveva fatto più addominali del solito, aveva provato e riprovato a ripetizione una diagonale che gli dava dei problemi nel bloccare l'ultimo salto e aveva aggiunto anche una corsetta finale per sciogliere i muscoli delle gambe. Magari così avrebbe fatto meno male. Si trascinò (letteralmente) nei dormitori. Dopo pranzo, prima di tornare in palestra, era andato a mettere a posto le sue cose. Doveva anche dividere la stanza con un ragazzo che non aveva ancora capito chi fosse. Uscì dalla camera con solo un paio di boxer addosso e un asciugamano minimale attorno al collo. Sbattè quasi contro un ragazzo che stava uscendo dal bagno. Tremava ancora di freddo e Dio, Louis davvero non voleva entrarci in quella vasca. Ma doveva. Glie l'avevano sempre detto che era indispensabile quel maledetto bagno. Per i muscoli. Cristo, i muscoli potevano anche andare a farsi fottere se era quello il prezzo da pagare. Poggiò l'asciugamano sulla tavoletta abbassata del water. Non aveva più scuse. Lentamente si avvicinò alla vasca. Si mise dietro essa e lentamente, poggiando le mani ai bordi, ci entrò prima con una gamba poi con l'altra. Aveva sentito dire che i nuotatori in alcuni centri federali avevano una piccola vasca con l'acqua gelata e si gettavano lì dentro al posto del bagno nel ghiaccio. Perché non aveva scelto nuoto come sport? Quando finalmente fu completamente immerso in quel mare di ghiaccio iniziò a contare. Tre minuti. Maledettamente lunghi. 《Un Mississippi, due Mississippi》strinse la mani tra loro, il freddo era davvero eccessivo《tre Mississippi.》 Una voce interruppe la sua conta. 《Adesso si spiega perché il Mississipi è uno dei fiumi più lunghi al mondo. Quando devi usarlo per contare i minuti, il tempo non passa mai.》 Louis aprì gli occhi, sentendosi leggermente esposto anche se era ricoperto da una coperta ghiacciata. Un ragazzo in boxer era appoggiato allo stipite della porta. Aveva un ciuffo moro che gli ricadeva sugli occhi. 《Già. Devi ancora fare il bagno?》chiese. Il ragazzo annuì. 《Sì. Ma fai pure con calma, non ti preoccupare per me.》ridacchiò vedendo il castano digrignare i denti per il freddo. Louis fulminò con lo sguardo l'altro. 《Non scherziamo che non c'ho voglia di diventare un pinguino poi eh.》scherzò. 《Sono Zayn comunque.》gli porse la mano. Il ragazzo disteso nella vasca la strinse. 《Louis, piacere.》gli sorrise. 《Lo so.》 Il castano abbassò lo sguardo, smettendo immediatamente di sorridere. Mi morse il labbro e aiutandosi con le braccia si alzò, uscendo dalla vasca. 《Già, giusto, lo sai.》disse piccato 《Lo sanno tutti.》 Afferrò l'asciugamano da sopra al water e cercò di asciugarsi un poco. 《Ehy aspetta, non volevo dire quello.》 《E cosa volevi dire scusa? È ovvio che tu sappia chi sia. Sono stato uno scandalo nazionale. Lo conoscono tutti nel mondo della ginnastica. Anche se spesso è accompagnato da epiteti poco carini.》 Zayn chiuse la porta poggiandosi a essa con la schiena. 《È difficile vero?》 Louis si appoggiò l'asciugamano sulle spalle guardandolo perplesso. 《Cosa?》chiese infatti. 《Ricominciare con tutto il mondo della ginnastica contro.》chiarì il moro. Il castano chinò la testa e annuì. 《Ti capisco sai.》Louis alzò di scatto il capo《Non so cosa sia successo e non sono fatti miei. Ma ti ammiro per aver avuto il coraggio di ricominciare.》 Un piccolo sorrisetto increspò le labbra del più grande. 《Grazie.》sussurrò. 《Dico davvero sai? E anche se forse non te l'ha detto ancora nessuno, l'esercizio di ieri è stato degno di un grande campione. Semplicemente epico.》concluse con un sorriso che gli illuminava tutto il volto. Anche Louis sorrise, gli occhi luminosi e piccole rughette sotto gli occhi erano la conferma che quello fosse un sorriso sincero. 《Scusa per prima》disse quasi in imbarazzo《ero sicuro che mi stessi per rinfacciare le mie scelte.》 Zayn mosse la mano in aria come a dire che non aveva importanza, che non si doveva preoccupare. 《Tranquillo. Te l'ho già detto, ti capisco. Deve essere difficile fidarsi di qualcuno quando sei abituato ad essere giudicato.》 Se possibile il sorriso di Louis diventò ancora più grande. Non sorrideva così  da davvero molto tempo. Forse non sorrideva in generale da tanto. 《Mi stai simpatico Zayn. Penso che potremmo andare d'accordo.》sentenziò alla fine. Anche il moro sorrideva sincero. 《Sono sicuro che diventeremo buoni amici Tommo.》 Qualcuno che non lo chiamava Louis o Tomlinson, sarebbero diventati senza ombra di dubbio grandi amici. Venne poi fuori che Zayn era il suo misterioso compagno di stanza. Forse per una volta la fortuna era dalla sua parte. Magari sarebbe perfino riuscito a sopravvivere alla VGA con quel moro davvero simpatico. Avevano parlato fino a tardi quella sera, finendo per assomigliare a due ragazzine della scuola media che fanno un pigiama party senza i genitori tra i piedi. Niente argomenti seri, giusto del sano gossip. Aveva scoperto che il suo compagno di stanza amava la pittura e fortunato lui aveva una gran bella mano (gli aveva promesso che gli avrebbe fatto un ritratto uno di quei giorni). Era quasi triste scoprire come tutti i ginnasti avessero dei talenti nascosti. C'era chi era un'artista come Zayn, chi suonava uno strumento e semplicemente chi sapeva rassicurare le persone semplicemente parlando. Solo lui sapeva essere solo un ginnasta. Era bravo solo in quello. Beh non esattamente, ma l'altra cosa in cui eccelleva non poteva essere considerato un vero e proprio pregio. Era stato comunque bello parlare con Zayn, ridere insieme e scoprire di essere abbastanza simili. Quando era in nazionale non aveva un vero e proprio amico. Era troppo concentrato sulla ricerca della perfezione per permettersi distrazioni come poteva essere un amico. Ma ora le cose erano diverse. Era stato obbligato a ricominciare ginnastica artistica, mica a ritornare il Louis di una volta. Anche se probabilmente sarebbe stato impossibile non ricadere in vecchie abitudini. In ogni caso le ore di sonno che avrebbe dovuto recuperare e che invece non aveva fatto si facevano sentire. Quella mattina aprire gli occhi e scendere a fare colazione era stato più difficile del previsto. Per non parlare poi di allenarsi. La corsetta iniziale era stato un vero e proprio supplizio. I muscoli sembravano non aver intenzione di compiere il loro lavoro. Sembravano pietra per quanto erano duri. La mattina l'aveva dedicata a riprendere confidenza con il volteggio e il cavallo a maniglie. Solitamente quando era in nazionale non si allenava più di sei ore al giorno, ma c'era anche da dire che allora andava ancora a scuola. Il suo ultimo anno in nazionale coincideva però con l'anno in cui aveva preso il diploma equiparato. Quindi in sostanza non doveva neanche più andare a scuola. E quello corrispondeva a no distrazioni dalla ginnastica artistica. Sapeva benissimo che tutti i ragazzi che si allenavano lì andavano, a differenza sua, ancora a scuola, perché li aveva visti salire su un pulmino che li avrebbe portati tra i banchi di scuola. Li odiava davvero tanto, perché per colpa loro si era dovuto alzare alle cinque perché loro si allenavano prima di andare a scuola e la sveglia di Zayn aveva suonato a un orario a dir poco assurdo. Quindi in sostanza aveva superato le sue ore normali di allenamento giornaliero solo con la mattina. E la cosa non andava assolutamente bene, perché lui non aveva intenzione di allenarsi il doppio del dovuto. Eppure fu quello che fece. Quel pomeriggio, appena dopo un pranzo praticamente in solitario  (a un tavolo erano seduti Vickerman e altra gente che non conosceva mentre un altro era occupato da Harry, un ragazzo biondo e uno castano) senza rendersene nemmeno conto si ritrovò immerso nel suo mondo fatto di pece e fatica. Ma era inutile girarci intorno.  Quello era quello che era nato per fare. Lo dicevano sempre tutti. E poi un doppio allenamento non aveva mai ucciso nessuno.
   
 
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