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Autore: I_love_villains    25/07/2017    0 recensioni
Dal testo:
“Non mi piace come ci fissano” bisbigliò Dory.
“Non ci badare” fece Laito noncurante.
“Ma hanno un’espressione da caccia alle streghe!” sussurrò concitatamente lei.
“Beh, siamo appena stati a colloquio con una di loro, no?” rise il vampiro.
***
Non avrebbe mai pensato di poter essere amato, amato davvero, né che lui, Laito Sakamaki, potesse provare qualcosa di più che semplice amicizia per quella giovane umana.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico, Sovrannaturale
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Dory scommise con se stessa fra quanto avrebbe detto addio ad ogni freno e avrebbe preso a ceffoni il bel faccino del vampiro. Sapeva di non avere alcun diritto di essere gelosa, ma Dio se lo era!
Lungo la loro strada avevano incrociato dei pellegrini. Fare il tragitto insieme le era sembrata una buona idea, invece era da un paio d’ore che rosicava in silenzio. Due donne avevano preso a braccetto Laito e flirtavano sfacciatamente con lui. Abbassò la testa affranta. Se c’era qualcuna più bella di lei il rosso non esitava mai a scordarsi della sua presenza. Dory si era ripetuta più volte che se si fosse dichiarata le cose sarebbero cambiate, ma temeva la reazione del vampiro. Lui non credeva nell’amore. E se rivelandogli tutto lo avrebbe perso come amico? Chiacchieravano spesso, scherzavano e dormivano insieme. La giovane non voleva rinunciare a quelle cose. Si sarebbe goduta ogni momento trascorso con lui, e chissà che il caro redivivo non capisse quanto ci teneva a lui.
Verso mezzogiorno si dovettero separare dalla simpatica comitiva. La mora finse di essere troppo stanca per parlare. Quelle due avevano piagnucolato per il dover lasciare Laito e le avevano lanciato sguardi velenosi. Il vampiro non capì il suo malumore, ma lasciò perdere, attribuendolo alla mancanza di un pasto decente e alla mancanza di casa.

Sul far della sera udirono della musica e delle risate. Provenivano dal Fagiano dorato. Laito fece lo stesso patto con la donna che gestiva quella locanda. Il palco era molto più grande e delle ragazze stavano ballando gioiosamente. Altre invece si aggiravano languide per i tavoli, dove numerosi ospiti giocavano d’azzardo e bevevano.
C’era già un pianista, che fu lieto di cedere il posto a Laito e andò a divertirsi con una di quelle dame. Dory si cambiò d’abito. Quella sera cantò anche, oltre che ballare. Il vampiro, che si sentiva sempre più assetato, squadrò criticamente gli uomini che si avvicinavano alla mora. Per loro fortuna si limitarono a farle qualche complimento o a invitarla a farsi un sorso. Uno di loro, vestito da gentiluomo, le fece il baciamano. Lei arrossì di piacere.
“Buonasera, signorina. Non credo di avervi mai visto nella mia locanda.”
“Sono appena arrivata. Vostra?”
“Sì. Ogni tanto vengo a vedere come vanno i miei affari. Sono lord Henry Grayson.”
“Ah, ho sentto parlare di voi. Siete duca.”
“Felice che il mio nome vi sia noto. Permettete un ballo?”
“Come potrei rifiutare?”
Dory gli sorrise gentile. Non si sarebbe mai aspettata di attirare l’attenzione di un nobile tanto cortese, tuttavia accettò per ripicca verso Laito. Non era il solo ad essere ammirato, dopotutto.
Quando si separarono lord Grayson accennò un inchino con la testa e andò a parlare con dei suoi conoscenti. La giovane si unì al tavolo delle altre ballerine e chiacchierò con loro. Laito bevve qualcosa da solo, valutando chi potesse essere la sua vittima. Ormai non poteva più rimandare.
“Salve.”
Il vampiro si voltò, sorpreso che quell’uomo dall’aria distinta gli rivolgesse la parola. Aveva circa quarant’anni, freddi occhi azzurri e basette e capelli castani.
“Siete amico di quella fanciulla, vero?” gli domandò il duca indicando Dory.
“Cugino” precisò.
“Ah, un familiare. Come siete finiti qui?”
“Viaggiamo molto in cerca di fortuna … Come ha potuto notare io suono e la puttanella balla.”
“Puttanella?”
“Dory” si corresse Laito. “Scusi, la prendo in giro così …”
“Non dovreste, non è educato rivolgersi in tal modo a una fanciulla, soprattutto se la sua virtù …”
Il rosso non riuscì a trattenersi e rise. Quel tipo credeva che Dory fosse vergine! Non lo era nemmeno prima di conoscere lui!
Strano a dirsi, quela rivelazione implicita fece piacere al lord. Si congedò dal vampiro, che puntò una ragazza e ci conversò amabilmente. Presto l’avrebbe attirata fuori e si sarebbe cibato del suo sangue.

Dory si irrigidì quando una mano, non quella fredda e delicata di Laito, le palpò il sedere. Reagendo d’istinto, ruotò su se stessa e diede uno schiaffo a chi aveva osato toccarla. Era lord Grayson, che adesso si teneva il labbro sanguinante. Per fortuna nessuno degli avventori si accorse della scena. La giovane, notata l’occhiata cupa del duca, cercò la locandiera, si fece dare il numero della sua camera e salì in fretta le scale. Il gentiluomo la seguì.
“Avete un carattere notevole, cara. Vi prego, fermatevi.”
Dory si appoggiò alla porta della stanza, a braccia incrociate, ancora offesa.
“Scusatemi per l’imprudenza, mio giovane peperino.”
“Non sono in alcun modo vostra! Levatevi dai piedi!” ribatté dura lei, non cedendo al tono lusinghiero di lui.
Lo sguardo dell’uomo si oscurò. Le afferrò con violenza un braccio. Spaventata, la mora gli diede un calcio negli stinchi, inducendolo a mollarla. Aprì la porta, ma non riuscì a richiuderla in tempo. Lord Grayson la spalancò con impeto. Lei indietreggiò per non cadere. Il duca chiuse la porta. Ormai l’aveva in trappola. Stando ben attento a frapporsi fra la ragazza e l’unica via d’uscita, le si avventò contro. Dory ebbe il tempo di un unico urlo prima che il nobiluomo le tappasse la bocca e la spingesse sul letto, bramoso di possederla.

Il vampiro era uscito e stava per dissetarsi, quando udì uno strillo. Lo avrebbe riconosciuto fra mille. In un lampo fu nella camera della giovane, che lottava contro Grayson per non farsi immobilizzare. L’uomo strabuzzò gli occhi alla comparsa di Laito. Dory gli morse la mano e lui si allontanò, reggendosela.
“Che …? Come avete fatto a …?” mormorò stupito, spostando gli occhi dall’una all’altro.
“Che intendevi fare con la mia puttanella?” ringhiò il vampiro minaccioso.
Al lord non sfuggirono i canini. Reagì con prontezza: corse fuori dalla camera, urlando: “Non è finita qui!”
La ragazza si stese tremante sul letto, sconvolta. Laito si sedette, sentendosi debole. Dory allungò le braccia e si strinse a lui senza alzarsi.
“Stai bene?”
“Sì, grazie. Credevo che …”
“Non ringraziarmi, è per colpa mia che ti è venuto dietro.”
“Come colpa tua?”
“Per abitudine ti ho chiamato puttanella” le confessò lui.
“Beh, mica si è offerto di pagarmi” gli sorrise la mora.
Laito accennò un sorriso. Tornò serio.
“Eppure con me non hai mai fatto così” rifletté.
“Mh?”
“Non ti sei mai opposta …”
“E tu non mi hai mai stuprata. Se non mi andava non mi hai mai costretta.”
Il vampiro annuì. Era vero, ma lei non gli aveva spiegato perché non si era rifiutata quasi mai.
“Ehm … non sono un cane” fece.
Infatti mentre lui era immerso nei suoi pensieri Dory gli stava passando la mano fra i capelli.
“Scusa, mi piace farlo” ridacchiò lei.
Nessuno dei due immaginava che presto la collera di Grayson si sarebbe abbattuta su di loro.

Il duca cavalcò fino al suo castello, richiamando le sue guardie.
“Capitano, mi segua fino al Fagiano dorato! C’è un mostro da uccidere!”
Il capitano preparò la sua truppa e seguì il gentiluomo. Il lord cavalcava fantasticando sugli evanti futuri. I suoi soldati avrebbero fatto fuori quel rosso, qualsiasi cosa fosse. Magari l’esecuzione sarebbe stata pubblica. Lui sarebbe apparso come un eroe e avrebbe preso sotto protezione quella fanciulla, ovviamente fuori di sé per essere stata in compagnia di una tale bestia. Ripetè mentalmente il suo nome. Dory. Gli sembrava sempre più dolce. Ammetteva che la ragazza non fosse una di quelle bellezze per cui perdere la testa, ma era graziosa, aveva una voce melodiosa e degli occhi luminosi, davvero stupendi. Anche il corpo non era niente male, per il poco che era riuscito a scorgere. Quello che più l’aveva colpito era stata la sua reazione alla palpata e successivamente al suo tentativo di stupro. Era una piccola ribelle, non c’era dubbio. Quanto gli sarebbe piaciuto domarla …

   
 
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