Libri > Classici Ottocento
Segui la storia  |      
Autore: Yanez76    25/07/2017    0 recensioni
Fic su “Guerra e Pace”, incentrata sulla figura di Hélène Kuragina/Bezuchova, personaggio bistrattato dal misogino e moralista Tolstoj ma che invece io trovo molto simpatico per il suo carattere libero e moderno. Non mi è mai andato giù il modo maldestro in cui l’autore la fa morire per dar modo a Pierre, dopo due tentati omicidi falliti (di sua moglie e di Napoleone), di impalmare la santarellina Natasha.
Nella fic ho voluto rispettare la coerenza con i fatti, i caratteri e le circostanze del romanzo originale, provando a spiegare alcuni punti oscuri: perché Hélène si affida ad un medico italiano? Perché avrebbe dovuto suicidarsi?
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il giorno pareva morire dolcemente in quella calda sera pietroburghese della tarda estate del 1812 mentre il dottor Paride Sperelli, barone dell’Impero, medico di fiducia della regina di Spagna, stava tornando al suo albergo.
Il dottore diffidava istintivamente della Russia, quel paese arretrato e sepolto nel suo bigottismo dove lo Zar faceva affidamento sull’icona di San Sergio per sconfiggere i cannoni di Bonaparte e dove persino le persone istruite parlavano senza alcun timore del ridicolo della venuta dell’Anticristo, annunciata da una cometa. Il dottor Sperelli era un uomo di progresso e non si era quindi rifiutato quando il suo amico, il dottor Lorrain, gli aveva proposto di raggiungerlo a San Pietroburgo per discutere della tecnica da poco approntata da Jenner per la vaccinazione contro il vaiolo; ma un sorriso sarcastico aveva sfiorato le sue labbra nel notare come tutti i medici di qualche valore che aveva incontrato nella capitale russa fossero francesi o tedeschi.
Arrivato all’albergo, il dottore trovò ad attenderlo un domestico in livrea rossa che gli consegnò il seguente biglietto.

«Cher Sperelli
 
Une pauvre amie a besoin de vos soins. Je vous prie de bien vouloir venir chez moi au plutôt car l’affaire est de toute urgence.
Votre ami, Bilibin

Bilibin, che il dottore aveva conosciuto qualche anno prima a Vienna, era uno dei pochi russi per cui il dottore nutrisse un’autentica stima. Elegante, originale, spiritoso, intelligente e di idee moderne, il diplomatico russo era, come il dottore, uno di quei felici ingegni che, avendo compreso come il mondo fosse insensato, ritenevano che la cosa più saggia da fare fosse ridere dei suoi pregiudizi e cercare di vivere piacevolmente.
“Ah, mon cher docteur”, lo accolse Bilibin introducendolo nel suo lussuoso appartamento, “nessun ospite mi sarebbe più gradito. Mi fa piacere che abbiate accettato il mio invito anche se vi viene da un nemico.”
“Mio caro Bilibin”, rispose il dottore, “Può darsi che l’Italia e la Russia siano attualmente nemiche[1]; ma io non conto nemici tra gli uomini di spirito.”
Bilibin scoppiò a ridere.
“Risposta molto diplomatica; ma non abbiate timore di urtare il mio spirito patriottico. Malgrè la haute estime que je professe pour “lortodosso esercito russo", disse in francese, sottolineando con sarcasmo le parole in russo, “j'avoue que votre victoire est des plus victorieuses. Napoleone è ormai alle porte di Mosca e quel povero Kutuzov s’illude se pensa di riuscire a fermarlo. Ormai è finita: il vecchio mondo sta crollando, anche la giovane America è entrata in guerra contro l’Inghilterra[2]. Mettersi contro la Francia e il resto dell’Europa è stata una follia, ormai iniziano a pensarla così anche i pezzi grossi di qui, anche se ancora non osano ammetterlo pubblicamente.”
“Ma il vostro imperatore Alessandro non sembra pensarla allo stesso modo.”, rispose il dottore, sorseggiando un bicchiere di sherry che il domestico di Bilibin gli aveva versato.
“Bah, presto anche lo Zar si renderà conto che la guerra è perduta e chiederà la pace a Bonaparte. Entre nous, mon cher, il mio fiuto mi parla di intese con la Francia. Succederà ciò che io dicevo al principio della campagna: che non sarà la polvere a decidere la cosa, ma quelli che l'hanno inventata”, disse Bilibin, ripetendo uno dei suoi mots. “Si tratterà solo di mettersi d'accordo sul luogo dove formulare le clausole di una nuova Tilsit. Sarà l’alba di un mondo nuovo e scommetto che, a uno spirito come il vostro, ciò non dispiace affatto.”
“Sono d’accordo con voi che chiedere la pace a Napoleone sarebbe la cosa più assennata da fare; ma, ahimè, spesso gli uomini non sono affatto assennati. Vedete, mon cher Bilibin, per Luigi XVI e anche per i Francesi, la cosa più assennata sarebbe stata quella di affidarsi a dei galantuomini come Bailly e Lafayette e, invece, il primo, per ascoltare qualche bigotto imbecille, ha finito per rimetterci la testa; mentre i secondi, credendo di venerare la déesse Raison, hanno consegnato il paese a fanatici puritani che, in nome della loro Virtù, hanno assassinato Lavoisier[3] e Condorcet[4]. Visto che MacDonald non è riuscito ad avanzare su Pietroburgo, per Bonaparte sarebbe forse stato più assennato fermarsi a Smolensk e riprendere la campagna il prossimo anno, invece di riprendere un’avanzata dove persino i trionfi sono tristi e le sue truppe, conquistano città che sembrano necropoli… Bah, non vorrei che il cognato della mia cara amica Julie[5] le desse un dispiacere.”
«Qui vivra verra,» concluse Bilibin, rilassando di nuovo la pelle della fronte, a indicare che quel discorso era finito.
“Già, perdonatemi la divagazione, non mi avete chiamato qui per noiosi discorsi di politica.”, disse il dottore, “dal vostro biglietto credo di capire che si tratta d’un affare delicato.”
“Oh, molto delicato invero. Si tratta di una mia cara amica, la contessa Bezuchova.”
“È malata? Me ne dispiace molto; me l’ha presentata Rumjancev qualche giorno fa, è una creatura davvero incantevole. Non vi nascondo, però, che trovo bizzarro che abbiate pensato a me. Non penso di trattenermi molto a San Pietroburgo e la contessa dovrebbe poter contare anche qui su ottimi medici…”
“Vedete, caro dottore, come vi dicevo, si tratta di una questione molto delicata. Alcuni anni fa, il padre di Hélène, il principe Vassili, credendo di trovarle una buona sistemazione, le ha combinato un matrimonio con il conte Bezuchov, uno scapestrato, figlio illegittimo di un vecchio conte che, in punto di morte, gli aveva lasciato titolo e fortuna; ma il matrimonio si è rivelato una vera disgrazia per la povera Hélène.”
“Bah, un matrimonio mal assortito non è sempre una disgrazia, se si ha l’intelligenza di riconoscerlo e di lasciare che ognuno viva la sua vita. Guardate il conte e la contessa Demidoff[6], ad esempio…”
“Oh, non ne dubito”, fece sorridendo Bilibin, “Ma, purtroppo, qui non siamo a Firenze o a Parigi e quel Bezuchov, a differenza del mio collega Demidoff, si è rivelato un completo imbecille. Trovandosi ricco e sposato alla donna più bella di San Pietroburgo, invece di darsi alla joie de vivre, si è fatto prendere da un’insensata gelosia per la moglie ed ha addirittura tentato di assassinare la povera contessa, lanciandole contro un tavolo di marmo.”
“Avete ragione, la gelosia è roba per gli imbecilli. E il conte aveva almeno motivo di essere geloso?”
“Quel Bezuchov aveva ricevuto una lettera anonima in cui si diceva che sua moglie fosse l’amante di un certo Dolokhov, un altro scapestrato, vecchio amico di bisbocce del conte, che Bezukhov aveva insistito per ospitare in casa sua. Mi ricordo che Hélène si era molto lamentata con me della mancanza di tatto di suo marito che aveva invitato quell’ospite sgradito ad alloggiare in casa loro senza neppure chiedere il suo parere.”
“E il conte non aveva cercato altre prove? In fondo una lettera anonima non vuol dire nulla, può averla scritta un qualsiasi Jago: la bellezza e la ricchezza suscitano invidia e gli invidiosi a volte prendono in mano la penna.”
“No, nessuna prova, a parte il fatto che quel Dolochov, essendo appunto loro ospite, aveva frequentato assiduamente la contessa e che lei si fosse dimostrata particolarmente amabile.”
“E questo cosa proverebbe? Sarebbe stato molto crudele da parte di una così bella creatura non dispensare ad altri che a suo marito la felicità della sua compagnia e sarebbe inoltre stato contrario alle regole del bel mondo. Se il conte fosse stato intelligente e simpatico la moglie avrebbe certamente gradito di più la sua compagnia che quella del suo ospite.”, disse ridendo il dottore.
“Già, questo è ciò che ha sempre detto anche Hélène; ma purtroppo Pierre Bezuchov non è un uomo di mondo. In realtà, sulle prime, neppure lui mostrava di credere all’accusa; ma poi, una sera, al Club, quel Dolochov si è messo a provocare il conte con velate allusioni ed ha commesso non so quale sgarbo verso di lui, il che ha convinto Bezuchov della colpevolezza della moglie.”
Il dottore scoppiò a ridere.
“Ah, ah. Avevate proprio ragione, caro Bilibin, quel Bezuchov dev’essere un perfetto imbecille: si è convinto di aver trovato la prova della colpevolezza di sua moglie quando aveva quella della sua innocenza.”
“Che volete dire?”, fece Bilibin incuriosito.
“Vedete, caro amico, poniamo che voi vi mettiate a corteggiare la moglie di un vostro amico che vi tiene ospite in casa sua, e che lei vi si conceda; ebbene, sareste forse voi irato con il vostro amico dopo aver trionfato su di lui? Vi mettereste forse a provocarlo o vorreste indurlo in sospetto?”
“Beh, no di certo.”
“Infatti, forse vi farebbe pena, oppure ridereste alle sue spalle; ma di certo vi mostrereste amabile con lui e non vorreste che lui sospettasse di nulla. Mettiamo il caso, invece, che la bella, dopo essersi fatta corteggiare, vi avesse poi lasciato con un palmo di naso. Probabilmente, provereste rabbia e invidia per chi gode della felicità che a voi è stata negata e forse vorreste avvelenargliela facendogli nascere dei sospetti, vi farebbe piacere che si pensi che avete trionfato dove invece avete fallito, il che vi darebbe, tra l’altro, modo di vendicarvi di lei per avervi preso in giro.”
“Ah, ah, avete proprio ragione caro dottore. Ma purtroppo il conte non aveva un briciolo del vostro ingegno ed ha quasi ucciso quel Dolochov in duello. In seguito, invece, si è fatto prendere da ubbie mistiche, prendendo a frequentare non so quali sette di fanatici.”
“Perbacco, in fede mia, se avessi una moglie del genere, non mi resterebbe certo tempo per le sette e i deliri dei mistici. A che scopo cercare il paradiso quando lo si possiede già?”
“Ah, ah, pienamente d’accordo. Ebbene, alla fine, a causa del suo comportamento, il conte ha dovuto riparare a Mosca lasciando finalmente libera la povera contessa.”
“Buon per lei. …”
“Purtroppo, però, la sfortuna sembra essersi accanita contro la povera Hélène, mettendola in una situazione molto difficile: qualche mese fa, quando si trovava a Vilnius, assieme alla corte, era entrata in intimità con un giovane principe straniero e tutto è andato bene, finché non ha dovuto far ritorno a San Pietroburgo, dove lei godeva della particolare protezione di un dignitario che occupa una delle più alte cariche dello stato. Il principe e il dignitario, trovandosi entrambi a Pietroburgo, hanno così iniziato a pretendere dei diritti su di lei e alla mia amica si è così presentato il difficile compito di mantenersi in intimi rapporti con entrambi senza offendere nessuno dei due.”
“Oh, un’impresa davvero difficile, ne convengo. Come se l’è cavata?”
“Come una donna intelligente che non si cura dei pregiudizi degli sciocchi: ha affrontato i due spasimanti, ricordando loro che non avevano alcun diritto di chiederle conto dei suoi affetti finché non avessero accettato di sposarla.”
“Ma avete detto che è già sposata e non credo che in Russia si conceda il divorzio di buon grado.”
“Già, ma il principe straniero era in buoni rapporti con alcuni gesuiti.”
“Gesuiti? Credevo che l’ordine fosse stato sciolto.”
“Lo è, ma purtroppo non in Russia…”, rise Bilibin.
“Ebbene questi gesuiti iniziarono a parlarle della possibilità di annullare il matrimonio con il conte Bezuchov se Hélène si fosse fatta cattolica; ma in realtà lei capì presto che i suoi nuovi directeurs de conscience cercavano solo di ottenere da lei delle sovvenzioni in danaro. La mia amica sarebbe stata anche disposta a pagare pur di liberarsi finalmente di suo marito; ma, anche se la cosa era fattibile sul piano spirituale, era necessario che il conte le concedesse di sciogliere il matrimonio per superare le riserve dell'autorità secolare, così la contessa ha scritto a suo marito.”
“E lui le ha risposto?”
“No, almeno per il momento. Sembra si trovi a Mosca, dove un messaggero della contessa sta cercando di rintracciarlo.”
“Ma, se ottiene il divorzio, quale dei due spasimanti sposerà?”
Bilibin sorrise malizioso.
“Come vi dicevo, la mia amica sarebbe stata molto dispiaciuta di dover far torto a qualcuno, così mi ha chiesto en petit comité di darle la mia opinione a riguardo.”
“E cosa le avete consigliato?”
“Da buon amico, avevo già pensato al suo caso: se avesse sposato quel giovane principe, avrebbe certo scontentato la corte che lo riteneva troppo altolocato anche per una come lei, e avrebbe, inoltre, perso per sempre la possibilità di sposare il vecchio dignitario; mentre, sposando il dignitario, avrebbe fatto un’azione meritoria, donando felicità agli ultimi giorni del vecchio e, in seguito, come sua vedova, sarebbe talmente salita di rango che avrebbe potuto tranquillamente sposarsi con il principe senza che quest’ultimo temesse una mésalliance.
“Ah! Un ottimo consiglio davvero, mio caro Bilibin. Ma come l’ha presa il principe?”
“Hélène ha un cuore d’oro e, amandoli entrambi, voleva rendere felici tutti e due.”
“Ah, ah, capisco, dalle mia parti si direbbe che la vostra amica voglia tenere il suo grazioso piedino in due staffe, anzi in tre…”
I due scoppiarono a ridere.
“Una storia molto divertente; ma non capisco cosa c’entri questo con la salute della contessa.”
“Vedete, amico mio, qui viene il punto: purtroppo, a causa della sua generosità e dell’imprudenza del giovane principe, le è accaduto un incidente particolarmente imbarazzante, soprattutto tenuto conto che il vecchio conte ha ultimamente incontrato parecchie difficoltà ad esercitare les droits de l’homme… Si vous m’entendez...
“Uhm, capisco; e il giovane principe sa delle difficoltà della contessa?”
“Sì, all’inizio la contessa aveva detto che si trattava di angina pectoris e la preoccupazione per lei aveva fatto riconciliare i due rivali; ma poi, quando il principe è venuto a visitarla da solo, lei gli ha rivelato la verità sullo stato in cui lui l’aveva messa.”
“E il principe che intende fare?”
“Ahimè, nessuno lo sa, visto che, congedatosi dalla contessa, è improvvisamente sparito da San Pietroburgo.”
“Capisco…”, mormorò il dottore, “quindi immagino che la contessa desideri che io la liberi dalla difficoltà in cui è incorsa.”
“Esattamente, caro dottore, on a besoin de votre science et de votre discrétion.”
“In questo caso, non c’è tempo da perdere. Visiterò la contessa non appena sarà disposta a ricevermi.”
 
[1] Il Regno d’Italia partecipava alla campagna napoleonica contro la Russia.
[2] La guerra anglo-americana era scoppiata nel giugno 1812.
[3] Antoine-Laurent de Lavoisier (1743-1794), scienziato e filosofo francese, ghigliottinato durante il Terrore.
[4] Nicolas de Condorcet (1743 -1794), scienziato, filosofo e politico francese, morto in carcere, probabilmente suicida, durante il Terrore
[5] Julie Clary, moglie di Giuseppe Bonaparte, regina di Spagna.
[6] Nicolas Demidoff e Elisabeth Démidoff, nata Elisabeth Alexandrovna Strogonoff
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Classici Ottocento / Vai alla pagina dell'autore: Yanez76