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Autore: Arikiot    25/07/2017    0 recensioni
Prese un lungo respiro, per calmarsi e non parlare con la voce rotta dal pianto. " Una persona vestita di nero, incappucciata, mi portò fino alla Sala della Sfera, forzandomi a sbloccarla. Una volta dentro, mi pugnalò con il mio spillo per i capelli, al… "
"Cuore? "
" …Come fai a saperlo? "
" Non si spiegherebbe in altro modo, allora, il tuo cambiamento. "
" Cambiamento…? "
" Oh, non ti sei vista? " Il ragazzo prese dal tavolo uno specchietto che aveva lasciato Olette. " Tieni. "
Lei lo aprì, per guardarsi in faccia : gli occhi da azzurri divennero di un verde acceso e i suoi lunghi capelli biondi ora erano rossi come il sangue
" Cosa….Cosa mi è successo? "
" Non ne sono sicuro ma ora sei un Nessuno. "
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Riku, Sora, Un po' tutti, Xehanort, Young Xehanort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi prendo questo spazio per dire due cosine ~
Questa storia è vecchia di sette anni. Eh sì, sette anni che ho in mente questa storia, che non vide mai la luce. Col tempo, il mio amore per KH stava lentamente svanendo, un po' per la crescita, un po' per le false promesse di Nomura. Con il trailer del terzo, però, sentendo la me undicenne che aveva giocato al 2, ho deciso di riprendere in mano questa storia, modificarla un pochino per renderla meno...banale? E pubblicarla qui.
Nota : Al momento della prima scrittura, KH3D, Coded e Birth By Sleep non erano ancora usciti in Italia, quindi la storia non tiene in considerazione gli avvenimenti di questi giochi ma verranno solamente citati nel contesto della storia. Si svolge due anni dopo la fine del 2. Ho buttato i miei OC in mezzo e que serà serà. Consigli e critiche costruttive sempre ben accette c:



Il sole splendeva radioso e le campane suonavano gioiose nei cieli di Silver Alcazar, dopo cento anni ininterrotti di pace, i cittadini erano usciti per le strade a fare festa con danze, musica e canti tipici del posto.
Silver Alcazar era un regno tranquillo : ai confini dell’Universo, al sicuro da qualsiasi minaccia ed era un posto molto ambito da chi veniva da altri Mondi, per potersi stabilire.
Tutti i cittadini erano abili guaritori, esperti nella medicina e nella magia curativa, non amavano combattere e i loro scontri si riducevano tra abitanti del posto, potevano vantare di non aver mai dichiarato e subito guerre.
La tranquillità era garantita da un’invalicabile barriera alimentata dalla magia di un particolare oggetto : la Sfera della Vita.
La Sfera della Vita era una sfera contenente l’energia dei quattro Guardiani che cento anni prima si sacrificarono per il bene del regno. In cambio delle loro vite, potevano garantire una protezione perenne alla propria gente, questo però era solo possibile grazie a una persona che nel tempo poteva controllarla, preservando il suo stato ottimale. Nessuna incrinatura, perfetta trasparenza.
Non era un compito facile e ogni venti anni si festeggiava il nuovo Custode, che aveva protetto la sfera per due decenni, dedicando così la propria vita al popolo.
Ma il tappeto bianco su cui doveva camminare il Custode era ancora immacolato, la gente lo stava aspettando.
Al nono piano di un palazzo, una ragazza si sistemava i capelli biondi cercando di tenerli ordinati, seduta davanti a uno specchio, con due forcine nelle mani e una tra i denti.
<< Non ci credo, in ritardo al giorno del tuo festeggiamento? >>
<< Zitta, Mirica. Non riuscirò mai a usarle, lo sai benissimo  >>
La sua amica le si avvicinò, le raccolse i capelli e iniziò ad acconciarli in modo ordinato, in una lunga treccia a cui legò un filo di cristallo per farli risaltare al sole.
<< Ci vuole cura, Larilei. Vuoi apparire al meglio o sbaglio? >>
<< Sì, certo ma io non sono portata per queste cose. >> La ragazza bionda guardava nello specchio la sua migliore amica che le sistemava i capelli con un sorriso.
<< Vedi? Ho già finito. Ora scendi, sei in ritardo. >>
La nuova Custode, Larilei di Mylee, quella mattina si svegliò tardi. Le campane suonavano e la gente cantava per lei ma non si era ancora abituata alla vita da Custode, fatta di riconoscimenti e di feste apposta per lei.
Cercò di arrivare in strada facendo attenzione a non pestare la gonna bianca del suo vestito, ricoperto di cristalli per fare in modo che la luce riflettesse su di lei e attirasse l’attenzione.
La sua migliore amica, Mirica, le diede una veloce lezione sulla giusta postura da assumere mentre camminava sulla Via della Benedizione, ridendo ai falliti tentativi di Larilei.
Una tromba segnalò la fine delle danze e accolse la Custode :
<< Gente di Silver Alcazar : buona giornata, che questa sia una delle tante che aspettano il nostro regno. Recentemente, ci è stata recapitata la triste notizia della morte del nostro Custode Darryl di Mylee. Senza Custodi, il nostro Mondo non può sopravvivere, accogliamo quindi la sua erede : Larilei di Mylee. >>
Dopo un lungo inchino a simboleggiare la sua devozione, Larilei percorse con calma il tappeto bianco che componeva la Via della Benedizione, sorridendo fiera alla gente e splendente come un gioiello.
Alle porte del Palazzo Reale, la attendeva l’Osservatore, colui che a ogni elezione si preoccupava di accogliere il Custode nell’Ordine.
Solo i membri di famiglie ricche o potenti in termini di magia potevano ambire a tale titolo, in quanto era una sicurezza maggiore per il Regno, e ogni membro aveva sviluppato un suo stile di combattimento, nel caso ci fosse stato bisogno di difendere la Sfera, che doveva colpire con la propria arma non appena ottenuto il titolo.
La famiglia Mylee era una famiglia di arcieri, occhi precisi e dita ferme nel centrare sempre il bersaglio, Larilei fermò la sua camminata all’inizio della scala del Palazzo Reale.
L’Osservatore sollevò la Sfera per mostrarla alla folla e la allineò con i raggi solari, Larilei estrasse il suo arco e una freccia di cristallo, mirò al centro e scoccò.
La freccia colpì la Sfera al perfetto centro, liberando la sua magia che si sparse per tutto il regno, rinforzando la barriera che lo proteggeva con un bagliore bluastro, per poi ritornare al suo interno.
La nuova Custode salì le scale e tutti applaudirono per la performance e la sua elezione.
<< Larilei di Mylee. >>
<< Osservatore. >>
Un altro inchino.
<< Mi dispiace per la perdita di suo padre, le mie condoglianze. >>
<< Farò del mio meglio, lo prometto. >>
<< Credo in lei.  >> L’Osservatore quindi tornò all’interno del Palazzo, a Larilei il compito di riportare la Sfera nella sua stanza.
Non appena adagiata sul suo piedistallo, in un’enorme stanza bianca accessibile solo con le sue impronte, uscì per ritornare alla sua vita di ragazza normale, con la particolarità di essere nata in una famiglia di guaritori molto potente.

Mirica la aiutò a cambiarsi, l’abito lungo bianco ricoperto di cristalli che accecava chiunque lo guardasse venne sostituito da un altro più corto ma comodo, con le maniche a sbuffo, la gonna sopra le ginocchia e delle calze leggere coprivano le gambe.
<< Oggi ho imparato che è meglio stare comode che belle. >> sbuffò Larilei mangiando un gelato alla crema con un cucchiaino.
<< Lari, Lari, fossi io al tuo posto giocherei tutto il giorno a fare la principessa. >> rispose l’amica.
<< Mirica, per quanto abbia fiducia nelle mie capacità non credo di essere adatta a fare la Custode. >>
<< Secondo me ce la puoi fare. Sono cento anni che non abbiamo problemi, se continua così puoi stare tranquilla per sempre. >>
Mirica si spostò i capelli mori dietro un orecchio mentre si godeva il panorama dalla terrazza del bar.
<< Oh, Larilei, congratulazioni. Proteggici! >> Rise un ragazzo.
<< Ewyan…. >>
Ewyan era il migliore amico di Larilei. Un semplice figlio di commercianti, esperto di erbe medicinali, innamorato perso di Mirica. La pelle abbronzata, gli occhi scuri e i vestiti rovinati dai vari viaggi lo rendevano adatto a quel ruolo.
I tre erano amici d’infanzia : Mirica veniva dal Giardino Radioso, quando fu distrutto da una guerra; Ewyan era un nativo del regno; Larilei la figlia del più potente guaritore che si riforniva dai genitori di Ewyan.
Legarono molto da bambini, giocavano spesso sulla spiaggia e nei vicoli della Città e nonostante negli anni presero strade differenti, rimasero sempre uniti.
<< Lo so che ce la puoi fare, Larilei. Ti abituerai e guiderai il Regno e noi saremo i tuoi servi. >>
<< Ewyan, ogni volta che parli mi aspetto qualcosa di intelligente ma purtroppo mi sbaglio sempre. >> Mirica amava stuzzicarlo.
<< Mirica! >>
Larilei ridacchiò mentre finiva il suo gelato, per poi tornare seria. << Sapete, pensavo… >>
Gli occhi grigi della sua amica di concentrarono su di lei.
<< …Di uscire da qui. Non in modo permanente ma sono nata e cresciuta qui, voglio vedere altri Mondi. Mio padre me ne tornava spesso quando tornava dai suoi viaggi e mi portava sempre qualche foto o qualche oggetto locale. Peccato non sia tornato dal suo ultimo viaggio. >>
<< Lari, non credo tu sia debole però se tuo padre non è tornato, io non mi fiderei a partire. >> Ewyan sospirò.
<< Io ho pochissimi ricordi del mio villaggio natale e di sicuro non sono ricordi piacevoli… >>
<< Lo so Mirica…però ora che sono una Custode e posso permettermi di viaggiare con la sicurezza che casa mia sia al sicuro, vorrei provare. >>
Il ragazzo le diede una pacca sulla spalla, << Fai quello che ti senti, Lari. >> per poi allontanarsi.
<< Devo aiutare i miei con il negozio, ci vediamo domani. >>
<< Sì, Ewyan. >>
Mirica si alzò dalla sedia dov’era seduta. << Vado anche io. >>
Dopo i saluti e la promessa di vedersi la sera, Larilei si diresse verso casa, andò in camera sua e si buttò sul letto.
Suo padre era morto in una battaglia per contrastare l’Oscurità, una forza che minacciava i mondi da molti anni e nonostante avesse il titolo di Custode, aveva scelto di essere anche un Cavaliere, andando a lottare per la pace dell’Universo.
Non si sentiva per nulla adatta a prendere il suo posto; voleva essere una ragazza normale che viaggiava e vedeva altri Mondi, come i mercanti  che portavano da molto lontano erbe e oggetti, nei giorni del mercato stava ore e ore a fissare le bancarelle che esponevano metalli preziosi, armi forgiate con minerali provenienti dalle cime delle montagne,  proprio in uno di questi banchi aveva trovato le sue amate frecce di cristallo che andavano a colpire le parti impalpabili degli oggetti e delle persone, senza danneggiarne il corpo; di cristallo era fatto anche il suo spillo per i capelli, che teneva sempre in testa per acconciare velocemente i suoi lunghi capelli biondi.
Pur venendo da una famiglia molto potente, la sua casa era abbastanza ordinaria : all’ultimo piano di un palazzo, decorata con mobili moderni, con richiami alla magia solamente negli oggetti e dotata di un grande computer, dove Darryl controllava lo stato dei Mondi.
<< Ohhh su questa bianca terra, io camminerò. In questo mare blu, mi tufferò… >> Iniziò a cantare, proiettandosi nella propria mente come la perfetta Custode, che stava tutto il giorno a Palazzo a fare la guardia e a difendere dalle minacce la Sfera.
<< hmmm, hmmm. >> continuò a ritmo.
Silenzio.

A svegliarla fu un rumore improvviso alla porta, fuori era già notte, si era addormentata senza accorgersene.
“ Lo sapevo che non dovevo stendermi. “ pensò.
D’improvviso si ricordò dell’appuntamento con Mirica e si fiondò alla porta, credendo che fosse stata lei a bussare.
<< Scusa, Mi- >> aprì la porta, nessuno.
<<..rica?>>
La sua amica era solita a questi scherzi, scese le scale e si diresse in piazza, dove avevano pianificato di incontrarsi.
Stranamente, la piazza era silenziosa. Le luci erano accese e i negozi avevano le porte aperte ma non c’era anima viva in giro.
Era insolito, per un’isola come Silver Alcazar, sempre piena di gente, non avere nessuna persona per le sue strade.
“ Spettrale “ Osservò Larilei.
Girò lo sguardo verso il Palazzo : la stanza da dove splendeva la Sfera, visibile da ogni parte del Regno, non sembrava aver subito danni, quindi la cosa le sembrò ancora più strana.
Ma non aveva paura. O forse non aveva un’idea di pericolo.
L’unica cosa che faceva rumore erano i suoi passi sul ciottolato, osservava ogni finestra e vetrina in cerca della più piccola forma di vita.
Poteva chiaramente sentire l’ululato del vento, da tanto era il silenzio.
<< MIRI- >> non appena tentò di chiamare la sua amica ad alta voce, sentì come un senso di costrizione al collo, istintivamente tentò di liberarsi con le mani, che le vennero bloccate dietro la schiena.
<< LASCIAMI! >>
La figura in nero che la teneva stretta con un braccio si lasciò andare una risatina. << Calmi, restiamo calmi, Custode. >> disse.
<< Chi sei? >>
<< Non importa chi sono, il tempo di scoprire la mia identità che non ci sarai già più. >> La voce profonda che la minacciava le faceva venire la pelle d’oca. << Ti faccio vedere un paio di cose, che ne dici? >>
<< Asp-AAH! >>
Con lei stretta, l’uomo vestito di nero saltò da una finestra all’altra dei palazzi della città, fermandosi su una in particolare.
<< Uh, come si chiama lei? Mirica, hai detto? >> domandò, indicando con il mento l’interno di una stanza.
<< MIRICA! >>
Il corpo della sua amica era riverso nella sua camera, il sangue le usciva dal naso, la maglietta era strappata per la colluttazione; i vetri della finestra erano rotti e facevano passare l’aria che spostava le tende.
<< Sì, lo so che me lo stai per chiedere : No, non l’ho uccisa. Non è morta. Mi serviva solo un’esca. L’altro ragazzo non era in città, se no potevo divertirmi anche con lui. >>
<< Cosa vuoi da me? Chi sei? >> Larilei mantenne la mente fredda, anche se quella visione le stava facendo tremare l’intero corpo.
<< Ti faccio vedere subito cosa voglio. >>
Un altro balzo, la ragazza si coprì gli occhi per la paura delle altezze.
I suoi piedi toccarono una piattaforma familiare e riusciva a vedere un bagliore tra gli spazi delle dita, davanti a lei la stanza della Sfera.
Mise la paura da parte e cercò di apparire forte << No. Mai. >>
<< Sicura? >>
La figura nera le allungò a forza il braccio, la sensazione dei guanti di pelle sulla sua nuda la fece rabbrividire, il polso le venne tirato fino a farle male e appoggiato sulla porta, che si aprì all’instante.
Totalmente impotente, Larilei non poteva fare altro che guardare mentre veniva usata come uno strumento per aiutare il nemico a prendere ciò che voleva.
Accecata dalla luce della sfera che reagiva al suo potere, riuscì ad avere un sussulto di coraggio e approfittò della distrazione dell’uomo in nero per puntargli, con i limitati movimenti delle mani che aveva, una freccia sotto il mento.
Con sua grande sorpresa, il piano funzionò, dandole il tempo di scattare, prendere la Sfera e allontanarsi in un punto remoto della stanza.
<< Mai, ho detto. >> sorrise, in preda all’adrenalina, con una seconda freccia puntata come una lancia.
Con la Sfera in mano, tentò di correre via ma l’uomo sapeva usare il teletrasporto, così la raggiunse rapidamente.
Inchiodata al muro e tremante di paura, non riusciva a distogliere lo sguardo dagli occhi gialli che la guardavano sotto quel cappuccio nero.
<< Ti avevo sopravvalutato, lo ammetto. >> disse la figura scura, mettendogli una mano tra i capelli, togliendole lo spillo.
<< Voi Argentei siete davvero una razza ammirevole, vi siete creati un piccolo paradiso e senza attirare l’attenzione, avete creato uno dei Mondi più potenti fino ad ora e le uniche cose che posso arrecarvi danno sono gli oggetti che voi stessi fabbricate.>> Quella mano nera rigirava tra le dita lo spillo, facendolo saltare.
Il respirò di Larilei si fece così pesante che il petto le faceva male. Non poteva scappare, in alcun modo e anche se ci fosse riuscita, l’uomo l’avrebbe raggiunta rapidamente. Le lacrime e la paura contenute fino allora cominciavano a uscire, rigandole il viso.
<< Ma non c’è tempo per i discorsi. Un po’ mi dispiace, non te lo meriti. Di’ addio. >>
L’uomo in nero con un gesto fulmineo le conficcò lo spillo nel petto, un dolore lancinante partì dal cuore per poi estendersi per tutto il corpo, che piano a piano si dissolveva.
Larilei si sentì lentamente svanire, fino a che la Sfera cadde dalle sue mani, l’ultima cosa che vide fu il suo corpo trasformarsi in luce e lo spillo cadere dal vuoto che aveva lasciato.
  
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