Capitolo 22
Tempo
Nakamori
ascoltò tutta la storia da Kaito. Era già la seconda volta che
raccontava quella versione e l'ispettore non disse una parola, come
aveva fatto la figlia.
Finito
il racconto, l'uomo aveva vuotato il bicchiere e nessuno dei due
glielo impedì. Lo posò con un forte rumore e poi tirò indietro la
sedia, fece per andarsene. La figlia lo bloccò per un braccio.
<<
Papà, parliamone >>.
<<
Parlarne? Di cosa Aoko? >>.
<<
Non ho mai voluto prenderla in giro >>, intervenne Kaito,
mettendosi di fianco alla ragazza. << Ho fatto tutto
questo per
mio padre >>.
<<
E Toichi? >>.
Il
ragazzo non poteva dire che l'avesse fatto per un motivo nobile, una
reale motivazione che aveva portato il padre a compiere dei furti.
Aveva sempre restituito i gioielli anche lui, era stato un mago ed
era solo esibizionismo, niente di più.
<<
Eri in casa mia quando blateravo dei piani per catturare Ladro Kid,
sei andato a scuola con mia figlia ogni mattina >>.
Nakamori
non era mai stato tanto duro con nessuno nella vita. Mentre parlava,
i suoi occhi colsero il movimento di Aoko nello sfiorare la mano di
Kaito.
<<
Dove sei stata in quei due giorni? >>.
La
domanda improvvisa fece sudare freddo Aoko. << Te l'ha
già
spiegato. Cecelia Hakuba mi ha rapita e Kaito mi ha salvato la vita
>>.
<<
Se pensi che io approvi la tua relazione con lui, ti sbagli
>>.
Quelle
parole fecero capire alla figlia che il rapporto con il padre si era
rotto. Quella crepa divideva l'amore per lui e quello per Kaito, come
se dovesse scegliere. Qualche lacrima rigò le guance di Aoko e
l'ispettore lasciò la stanza con la bottiglia vuota a metà e
sentirono la porta della camera sbattere.
<<
Mi dispiace >>, sussurrò Kaito. << È
tutta colpa mia >>.
Aoko
scosse la testa, stringendo i pugni e cercando di calmarsi.
<<
Questa cosa riguarda me e papà >>.
Una
foto era posata sul mobile della cucina. Una bambina di circa quattro
anni, un capellino bianco e tenuta in braccio dal padre. Aoko ricordò
quando era stata scattata e desiderava più di ogni altra cosa
rivedere quel sorriso felice e gli occhi innamorati di un genitore.
Un
paio di giorni dopo i
fatti le cose non si mettevano bene da entrambe le parti. Villa
Hakuba era letteralmente assaltata dai giornalisti che chiedevano
l'esclusiva e facevano domande al questore.
Saguru non usciva dalla
sua stanza. Non faceva che ripensare, chiedersi dove avesse sbagliato
il suo istinto da detective tanto da non accorgersi di aver vissuto
diciassette anni con una impostora.
L'ispettore Nakamori aveva
finito la bottiglia e si era addormentato con indosso i vestiti da
lavoro, pensando di se stesso che fosse un grandissimo idiota da non
accorgersi di avere Kid come vicino di casa da vent'anni.
Non rivolgeva la parola al
ragazzo e rispondeva a monosillabi alla figlia. Non era un uomo
sciocco e aveva capito benissimo che Kaito e Aoko erano diventati una
coppia e preferì non indagare ulteriormente dove avessero passato o
cosa fosse successo in quelle due notti lontani. Aoko soffriva molto
per il mutismo del genitore e si chiedeva cosa potesse fare per
riavere lo scorbutico ma affettuoso papà che era sempre stato.
Kaito non metteva piede a
casa Nakamori e Aoko gli faceva compagnia finché il padre non
rientrava a cena. La centrale era una bolgia di telefoni che
squillavano, inchieste su altre eventuali talpe e interrogatori.
Anche la giovane Nakamori fu interrogata in seguito alle minacce di
Cecelia e lei negò, dicendo di non avere idea del motivo e il gioco
fu retto dall'ispettore. Seppur scettici, la lasciarono andare e
l'avrebbero richiamata in seguito.
Una calda mattina, Kaito
si trovava in cucina intento a servire la colazione che consumava da
solo, per permettere ad Aoko di mangiare con il genitore e
ristabilirne il rapporto. Sentì la chiave girare nella toppa e mollò
la scodella sul tavolo, correndo all'ingresso per vedere chi fosse,
certo che non potesse essere la fidanzata.
Il viso curato, i capelli
lisci e un trolley viola scuro. Chikage chiuse la porta alle sue
spalle e guardò il figlio.
<< Mamma? >>.
La donna si cambiò le
scarpe e lasciò la valigia accanto al mobile. Si avvicinò al figlio
a grandi passi in silenzio, un sorriso rassicurante.
Poi uno schiaffo
fortissimo, da lasciargli la guancia rossa. Kaito si massaggiò la
pelle dolorante e si rivoltò contro la madre, infuriato.
<< Perché cavolo me
l'hai dato?! >>.
<< Perché sei un
figlio irresponsabile! Potevi morire, potevate morire!
>>, si
corresse, era infuriata il doppio rispetto a Kaito.
<< Come l'hai
saputo? >>. Aveva fatto promettere al vecchio Jii di non
dire
niente a Chikage e, a quanto pare, non l'aveva fatto del tutto.
<< Pensavi che i
giornali non ne avrebbero parlato? Io leggo ancora i quotidiani
giapponesi e Jii ha fatto il resto >>.
<< Volevo solo
tenerti al sicuro! >>.
<< Non ho bisogno
che tu lo faccia, Kaito. Sei stato sventato, poteva finire in
tragedia >>.
<< Intanto Cecelia
Hakuba è in prigione e io ho trovato Pandora >>, disse il
mago, stizzito al massimo per quel rimprovero che sentiva di meritare
dopo tutto quello che aveva passato.
Ma Kaito non era un
genitore, non poteva immaginare nemmeno lontanamente il cuore in gola
e lo spavento che Chikage aveva provato. Non aveva visto l'ora di
scendere da quell'aereo per constatare che il figlio fosse tutto
intero.
La donna lo strinse in un
abbraccio, quasi piangendo. << Tu non hai la minima idea
di
quanto io mi sia preoccupata! >>.
<< Mamma... Io sto
bene, davvero >>.
Gli guardò le mani
fasciate e i due cerotti in faccia. << Per fortuna non
hai
subito lesioni più gravi. Aoko come sta? >>.
<< Ha solo qualche
lieve bruciatura e si sta riprendendo >>.
<< Ginzo come l'ha
presa? Jii ha detto anche questo >>, disse, anticipando
la
domanda su come facesse a sapere tutta la storia.
Kaito divenne afflitto. <<
Non vuole parlarmi e il rapporto con Aoko si è fatto glaciale
>>.
<< Ha bisogno di
molto tempo, caro >>, gli posò una mano sulla spalla per
rincuorarlo. << Stasera voglio parlargli >>.
<< Uhm? Di cosa? >>.
Chikage prese il trolley e
lo trascinò fin su per le scale. << Ho un favore da
chiedergli
>>.
<< Non credo proprio
che sia molto propenso a farne >>.
<< Me lo concederà,
fidati >>, gli assicurò, un sorriso furbo sul volto.
Kaito andò a servire la
colazione, per due stavolta. Chikage tornò in cucina e gustare una
colazione orientale gli mancava moltissimo Per un po' si sentì solo
il rumore delle bacchette.
<< Vorrei
ringraziare anche la tua amica >>.
Ci mise un attimo per
capire di chi parlasse. << Amica? Intendi Akako?
>>.
<< Proprio lei >>.
<< Non so se verrà
mai fin qui. Sai, è una persona solitaria >>. Non trovò
modo
migliore per descriverla. << Proverò a chiederlo
>>.
<< Ho una domanda
per te >>.
Aveva l'impressione
d'inoltrarsi in un sentiero pericoloso. << Ovvero?
>>.
<< Cos'è successo
fra te e Aoko? >>.
Kaito sapeva quanto la
madre fosse senza malizia e freni inibitori. << Abbiamo
chiarito i nostri sentimenti ed ora stiamo insieme >>.
Chikage si sporse verso il
figlio dall'altra parte del tavolo e lo soffocò in un abbraccio. Gli
sporcò il viso di rossetto rosso.
<< Il mio adorato
bambino! L'ho sempre saputo! >>.
<< Non riesco a
respirare mamma! >>.
<< Ora capisco
perché Ginzo è tanto di cattivo umore. Gli hai portato via la sua
bambina >>, rise lei.
<< Non ho portato
via proprio nessuno! >>, ribatté, iniziando a
sparecchiare,
voleva chiudere quel discorso in fretta.
<< Dobbiamo fare il
discorso sul sesso? >>.
Kaito acchiappò i piatti
e i bicchieri che stavano per cadere e diventare cocci, riuscendo a
salvarli. Era diventato rosso, solo sua madre riusciva a farlo
sentire un adolescente medio.
<< No, possiamo
farne a meno. Ti prego >>.
Chikage rise e chiuse il
discorso però si sarebbe divertita ad imbarazzarlo molte altre
volte. Kaito iniziò a sciacquare le poche stoviglie e la invitò ad
andare a risposarsi.
<< Ah, mi fermerò
oltre i soliti tre giorni >>.
<< Che intendi? >>,
chiese il figlio, avendo uno strano presentimento.
<< Credo che mi
fermerò almeno un paio di mesi, voglio seguire il processo
>>.
La faccia di Kaito era di
puro orrore, sua madre in casa per almeno due mesi. L'avrebbe trovata
quando si sarebbe svegliato, ai pasti, al rientro.
Sempre.
Quasi quasi era meglio
la prigione.
Ginzo
Nakamori rientrò,
stanco, a casa. Voleva solo cenare e finire la giornata sotto le
coperte.
Ciabattò verso la sala da
pranzo e si fermò alla soglia. Seduti al tavolo c'erano la figlia
insieme a Kaito e Chikage.
<< Questo è un
incubo >>, esclamò. << Fai parte anche tu
del teatrino
di Ladro Kid? >>.
<< Ho bisogno di
parlarti >>, iniziò Chikage.
<< Papà, fallo per
me. Per favore >>, lo implorò Aoko.
L'uomo sospirò e si buttò
sulla sedia, attendendo che la vecchia amica iniziasse a parlare.
<< Sentiamo >>.
<< Vorrei che mi
organizzassi un incontro a telecamere spente con Cecelia Hakuba
>>.
<< Cosa? >>,
fu il commento di tutte e tre le parti.
<< Stai chiedendo
l'impossibile >>, disse, quasi a prenderla in giro,
Nakamori.
<< Cecelia non gode
più dell'immunità che le dava essere la moglie di un questore. È
un boss malavitoso pericoloso >>.
<< Perché vuoi
parlarle? >>, le domandò il figlio.
<< Ho i miei motivi
>>, rispose e il tono suggeriva che non avrebbe dato
ulteriori
spiegazioni.
Il vecchio amico
tamburellò le dita sul tavolo, per niente convinto. <<
Dammi
una buona ragione per cui dovrei scuotere le alte sfere per farti
avere questo incontro >>.
<< Cecelia Hakuba
rivelerà l'identità di Kaito e anche tua figlia sarà coinvolta
>>.
Ebbe finalmente
l'attenzione dell'ispettore. << Perché non l'ha già
fatto?
>>.
<< Fra due giorni ci
sarà l'udienza preliminare e baratterà l'ergastolo con
un'informazione preziosa. Rivelerà che tua figlia è fidanzata con
il ladro e tu l'hai ospitato in casa tua. Hai capito dove voglio
arrivare? >>.
Tutti avevano capito.
L'ispettore sarebbe stato accusato di corruzione, complicità e
rischiava di perdere il distintivo. Aoko non avrebbe più potuto
presentarsi in pubblico e si sarebbe giocata il diploma e ingresso
all'università.
<< È per questo che
vuoi parlarle? >>, domandò Aoko.
<< Anche >>.
Kaito fissò la madre,
c'era qualcosa che non sapeva e lei sentiva di dover fare. Decise di
farsi gli affari suoi e di permetterle di tenere il suo segreto.
<< Se proprio devo >>,
si arrese. << Ma non ti assicuro niente >>.
Il
giorno dopo, Kaito e
Chikage percorrevano i corridoi della prigione di massima sicurezza
femminile di Tokyo. I cartellini indicavano il loro status di
visitatori e una donna corpulenta in divisa apriva e chiudeva porte,
fino a fermare Chikage davanti alla sala interrogatori.
<< Lei può entrare,
il ragazzo viene con me. Ha quindici minuti, telecamere spente come
richiesto. Quando il tempo finirà, busserò e le aprirò >>.
La donna annuì e lanciò
un'ultima occhiata al figlio prima di entrare. Kaito agitò la mano
in segno di saluto e si lasciò guidare dalla guardia in un'altra ala
della prigione.
Era una piccola stanza
tinteggiata di bianco e grigio, mattonelle larghe. Un unico tavolo
quadrato era al centro e due sedie accostate, su una di queste c'era
lei.
Cecelia indossava un completo maglia e pantaloni beige, che
stonava con il suo incarnato. I capelli biondi in una coda legata
tramite elastico, il viso rilassato di chi sembra godersi una
vacanza.
La squadrò. <<
Chikage Kuroba, che onore >>.
La donna si sedette e la
fissò senza dire una parola per un minuto.
<< Sei venuta fin
qui per guardarmi? >>, le domandò. Aveva accettato
quell'incontro con lo scopo di divertirsi e movimentare un po' la
monotonia del carcere.
<< Dopo aver
seppellito mio marito ho giurato a me stessa che avrei guardato il
suo assassino negli occhi >>.
Le labbra si incurvarono
in un sorriso per niente turbato. << Se Toichi avesse
smesso
d'impacciarsi in affari che non gli riguardavano non sarebbe tre
metri sotto terra. Ma ho potuto constatare che è un vizio di
famiglia >>.
<< Hai ucciso
l'amore della mia esistenza e hai cercato di togliere la vita a mio
figlio. Come se non bastasse avresti ucciso anche Aoko >>.
<< Le persone sono
strumenti, niente di più >>.
Chikage inclinò la testa
di lato, innocente. << Come sta tuo figlio?
>>.
L'ex capo perse il
controllo della situazione e gli occhi blu si ridussero a fessura.
<< Non è passato
ancora a trovarti vero? >>.
<< Non sono affari
tuoi >>.
<< Tu passerai qui
il resto dei tuoi giorni mentre io vedrò crescere Kaito e diventare
un uomo. Tuo figlio, che ti odia, non verrà mai a trovarti
>>.
<< Il tuo moccioso
ha i giorni di libertà contanti >>.
Chikage si rilassò contro
lo schienale della sedia, incrociò le gambe e mise le mani in
grembo. << La tua organizzazione è grande ma non
dimenticarti
che la comunità dei ladri lo è ancora di più >>.
Un sopracciglio chiaro si
alzò e Cecelia sembrò non comprendere.
<< Uno spiacevole
incidente durante l'isolamento diurno o l'ora d'aria potrebbe
impedirti di vedere quel poco che ti sarà concesso su tuo figlio
Saguru, se ti è rimasta una traccia d'istinto materno >>.
Lo sguardo di Cecelia si
indurì. << È una minaccia Chikage? >>.
Ridusse la distanza tra i
due visi a pochi centimetri. << No >>,
scosse la testa.
<< È una promessa >>.
Due donne bellissime,
ugualmente letali si fissarono a lungo prima che il bussare alla
porta interrompesse quegli sguardi.
<< Addio Cecelia >>.
La donna prese a urlare e
agitarsi quando si rese conto che la sua unica carta non poteva
essere usata. Un paio di agenti entrarono per sedarla e Chikage
lasciò la sala in tutta tranquillità, camminando fino a quella
d'aspetto.
Kaito messaggiava con lo
smartphone e la madre gli fece cenno che stavano andando via.
<< Siete al sicuro
>>.
<< Cosa le hai
detto? >>.
<< C'est
un secret
>>, rispose in francese.
Kaito, esperto di segreti, comprese che non l'avrebbe
mai saputo.
Stavano per lasciare la
prigione e il ragazzo vide una persona che non si sarebbe mai
aspettata: Saguru. Quando lo vide si allontanò in fretta e Kaito gli
andò dietro, correndo per raggiungerlo tanto da superarlo e mettersi
davanti a lui, il fiatone per la corsa.
<< Aspetta >>,
ansimò, riprendendo fiato. << Voglio parlarti
>>.
<< Non ho voglia di
parlare con te. Non sapevo che fossi tu la persona convocata per mia
madre >>.
<< A quanto pare
parecchia gente non vuole dialogare con me, ultimamente
>>,
disse ironico.
<< Cosa vuoi Kuroba?
Vuoi gongolare? >>.
<< Gongolare? Perché
mai? >>.
<< L'hai fatta
franca con chiunque. Mia madre è dietro le sbarre per le cose
orribili che ha compiuto e mio padre si è rifugiato in calmanti e
sonniferi. Hai avuto la tua vendetta >>, sputò Saguru,
sfogando la frustrazione che covava e aumentava giorno dopo giorno.
<< Non è mai stata
una vendetta. Volevo solo che papà avesse giustizia e che nessun
altro avrebbe sofferto. Non potevo immaginare che ci fosse lei dietro
tutto questo >>.
<< E io secondo te?!
>>, urlò. << Potevo mai pensare che fosse
una criminale
del genere? >>.
Il compagno di classe non
possedeva più un briciolo della sua flemma inglese.
<< È questo il tuo
problema? Ti senti in colpa? >>.
Saguru si sentì scoperto,
vulnerabile. Cosa ne voleva sapere lui? Cosa poteva saperne di veder
distrutto tutto quello che aveva costruito? Era convinto di essere un
ottimo investigatore e non aveva compreso le atroci azioni di una
pericolosa criminale, in casa, giornalmente.
<< Se c'è una
persona che ti può capire quello sono io >>, si avvicinò
al
detective. << Quando ho scoperto che papà era...
>>,
preferì restare vago, nel caso qualcuno fosse in ascolto.
<< È
stato difficile. Ho preso il suo posto ma ci è voluto del tempo per
accettarlo >>.
<< La differenza sta
che tu sei orfano di padre per colpa sua >>, ribatté
Saguru,
stringendo i pugni. Lui era stato un bambino felice e Kaito un bimbo
senza un genitore.
<< Non è colpa tua,
Saguru. Non sei come lei e tutto questo non fa di te un pessimo
detective >>.
Era troppo per il ragazzo.
Non poteva continuare come se niente fosse successo.
<< Non voglio
vederti mai più e vale anche per Aoko >>, si allontanò a
grandi passi.
<< Saguru! >>,
lo chiamò con tutta la voce che aveva ma fu inutile.
Chikage aveva assistito da
lontano. Kaito teneva lo sguardo basso e la madre gli alzò il viso,
cercava di non piangere.
<< Ha bisogno di
tempo. Ne ha bisogno per perdonare se stesso >>.
Kaito ascoltò le sagge
parole della mamma e lasciarono quel luogo angusto.
Aoko
pianse quando il
fidanzato le riferì che Saguru non voleva vederli più. Kaito la
consolò a lungo, sentendosi in colpa a sua volta. Nakamori fu
costretto ad essere grato a Chikage per aver salvato la libertà e la
reputazione della famiglia.
La donna organizzò una
cena e invitò anche Jii e Akako. Quest'ultima fu molto sorpresa di
ricevere la telefonata di Kaito, impacciato, ma la madre non volle
sentire obiezioni. Stava per rifiutare e il tono gentile del ragazzo
le fece cambiare idea e accettò. Ormai doveva farsene una ragione
sull'amore di quei due e voleva davvero bene ad Aoko.
Ginzo si costrinse ad
andare alla cena per amore della figlia. Chikage voleva dare a tutti
un po' di serenità e un nuovo inizio. Il processo sarebbe durato
mesi e se si fossero fatti forza assieme sarebbe stato più semplice
affrontare quello che stava per accadere.
Jii aiutò la signora
Kuroba a cucinare, era un bravo cuoco anche lui. Akako suonò il
campanello, sempre splendida nel vestito bordeaux e i capelli
acconciati con il ferro. Si presentò alla padrona di casa con un
dolce fatto con le sue mani, i due ragazzi scoprirono che era una
pasticcera niente male.
<< Non ci hai messo
qualche intruglio strano, vero? >>, le chiese Kaito a
bassa
voce, per punzecchiarla.
<< Sarebbe
sicuramente più efficace delle tue illusioni finte >>,
rispose, sdegnata per aver pensato che avrebbe usato la sua arte
rossa per sciocchezze.
I ragazzi si appartarono
in giardino con delle bibite e Jii si unì. Nakamori si ritrovò solo
con Chikage, a disagio. Desiderava solo che quella serata finisse il
prima possibile.
<< Sono felice per
loro >>, esordì la donna, spegnendo il fuoco e spostando
la
pentola su un altro fornello più piccolo.
L'ispettore grugnì
qualcosa in risposta.
<< Aoko vorrebbe la
tua approvazione >>.
<< È tutto assurdo.
Come posso approvare che mia figlia stia con Kid? >>.
<< Perché Kaito è
cresciuto in casa tua negli ultimi dieci anni >>.
Nakamori rigirò il
bicchiere tra le dita. << Non riesco ad accettare di aver
ricorso per vent'anni un fantasma >>.
<< Toichi non ha mai
voluto prendersi gioco di te e nemmeno lui. E poi... Kaito è la
stessa persona che ti ha salvato la vita >>.
Nakamori non se ne era mai
resto conto. Così impegnato a focalizzarsi sulla seconda identità
di Kaito da non collegarlo al ladro che gli aveva permesso di vivere
e rivedere sua figlia.
Il ragazzo teneva un
braccio intorno alla vita di Aoko e lei sorrideva. Non l'aveva mai
vista tanto felice.
<< Per noi saranno
sempre dei bambini >>, tintinnò il bicchiere contro il
suo. <<
Alla tua salute >>.
<< Alla nostra >>,
esclamò.
Akako si rivelò una
compagnia piacevole e durante la cena ammaliò l'ispettore, come solo
le streghe sanno fare. La ragazza era contenta di essere lì e di
sentirsi quasi umana, quel mondo normale l'aveva conquistata e voleva
farne parte, anche nella sua anormalità. Ne aveva fatto passare di
tutti i colori a Ladro Kid e tornando indietro l'avrebbe rifatto però
quello scapestrato poteva diventare un buon amico come Aoko.
A cena terminata, il
brutto servitore venne a prendere la padrona e salutò tutti.
Mezz'ora dopo anche Jii si congedò.
Chikage e Kaito lavavano i
piatti e l'ispettore era seduto sul dondolo a finire il vino, Aoko
dondolava i piedi come una bambina, imbarazzata. Non sapeva più come
comportarsi con il padre.
<< Figliola... >>.
<< Sì papà? >>.
<< Sono felice che
tu stia con Kaito >>.
Gli occhi della figlia si
fecero immensi, quasi le veniva da piangere. Si buttò tra le sue
braccia, sentendo finalmente quel legame rinascere e lui la strinse,
come quando era piccola. Kaito guardò la scena dall'ampia finestra.
Mamma ha fatto una
delle sue magie.
<< Comincio ad
avviarmi a casa. Non ti aspetto sveglio >>, disse lui,
posando
il bicchiere sul tavolo da esterno.
Chikage accompagnò
l'amico alla porta, poi si stiracchiò e sbadigliò. <<
Sono
stanchissima. Credo proprio che me ne andrò a dormire! >>.
<< Dov'è Kaito? >>,
chiese Aoko. Non lo vedeva in giro da almeno un quarto d'ora.
<< Credo che sia in
camera, sali a controllare. Dagli la buonanotte da parte mia, tesoro
>>.
La ragazza bussò alla
porta della stanza e non ottenne risposta. Timidamente l'aprì e non
c'era nessuno e iniziò a scrivere un SMS. Il ritratto di Toichi
ruotò e Kaito salì dal nascondiglio, rimase sorpreso di vederla lì.
<< Scusa, dovevo
sistemare un paio di cose. Se ne sono andati tutti? >>.
<< Sì, Chikage è
andata a dormire >>.
Aoko appoggiò la testa
sulla sua spalla, il profumo familiare che amava. Kaito le cinse la
vita e avvertì la stoffa farsi umida per le lacrime di lei.
<< Tornerà >>.
<< Chi ti dice che
sto piangendo per Saguru? >>. Cercò di nasconderle contro
la
stoffa.
<< Perché ti
conosco. Dagli il tempo che vuole >>.
<< Non avrei mai
pensato che sarebbe finita l'amicizia con Saguru. Akako mi ha
confidato che con lei parla >>.
<< È già qualcosa,
non credi? >>.
La ragazza si mise in
punta di piedi e sfiorò le labbra di Kaito, poggiando le mani sul
petto. Come la sera del primo bacio, la schiena toccò il muro, i
brividi del freddo uniti a quelli che gli provocava lui.
Dopo aver lasciato la
dependance di Akako, troppi avvenimenti gli avevano impedito di
rimanere soli e gli sembrava di riprendere dove avevano lasciato la
notte in cui lui le aveva confessato i suoi sentimenti.
Kaito sciolse il fiocco
azzurro del vestitino bianco e lo lasciò volteggiare fin sul
pavimento. Poi abbassò la zip e cadde ai piedi di lei che lo
scavalcò: Aoko fu spogliata anche dalle insicurezze e voleva
soltanto essere sua un'altra volta. Baciandosi freneticamente, lei
gli sbottonò la camicia e lo spinse dolcemente sul letto,
ritrovandosi sopra di lui.
Aoko abbassò il viso e i
lunghi capelli scuri gli solleticarono il volto. Si guardarono per
qualche secondo.
<< Avrei voluto che
fosse successo quella notte >>, disse Kaito, carezzandole
il
viso. << Ti ho amata dietro le quinte talmente tanto
tempo che,
quando mi hai baciato, ci è voluta moltissima forza di volontà per
fermarmi >>.
<< L'avrei voluto
anch'io >>, confessò, abbastanza in imbarazzo per quello
che
lei considerava un segreto peccaminoso e quasi al di fuori della sua
portata.
<< Riprendiamo da
dove avevamo lasciato? >>.
Aoko fece rispondere un
bacio. Lui le accarezzò la schiena e i fianchi, approfittando della
posizione comoda e toccò con le labbra le il collo, le spalle, il
petto, qualsiasi parte fosse scoperta. Gli tolse il resto degli
indumenti e invertì le parti, guardandola sotto di lui, un sorriso
leggero.
La ragazza sentì il
materasso sotto di lei e il cuore prese a battere più veloce. Era
l'effetto che le procurava quel mago arrogante, pieno di sé e con
quel sorriso che le faceva tremare le ginocchia.
<< Ti amo >>,
riuscì a dire, riuscendo a trovare abbastanza fiato a causa dei baci
e delle carezze che si facevano intime.
<< Da sempre >>,
aggiunse Kaito.
Aoko non poté fare a meno
di stringersi contro di lui. Mentre si struggeva per il bel amico
d'infanzia che non la guardava di striscio, lui l'aveva amata in
silenzio per proteggerla e permetterle di avere una vita tranquilla.
Aveva affrontato da solo criminali e bugie, aveva patito l'angoscia
senza lamentarsi.
Stavolta non c'era dolore
ma solo il piacere di sentirsi una cosa sola, di avvertire i respiri
sempre più pesanti e avere la certezza che qualunque cosa fosse
successa al di fuori di quella bolla l'avrebbero affrontata insieme.
Rimasero nel letto a una
piazza e mezza ad amarsi e poi si ritrovarono sotto le coperte
stanchi, appagati e felici. Aoko gli dava la schiena e Kaito la
strinse, come se avesse paura di vederla scomparire com'era già
successo. Il respiro si fece regolare e gli occhi azzurri di Aoko
erano chiusi, segno che si era addormentata.
La guardò sognare per un
po', passandole le dite fra i cappelli. Qualsiasi cosa sarebbe
successa dal giorno dopo, quando il processo sarebbe iniziato, non
aveva paura perché c'era lei e non aveva bisogno di altro.
Il
cimitero di Aoyama era
il più grande di Tokyo.
Kaito aveva chiesto ad
Aoko di accompagnarla a visitare la tomba del padre. Da quando ne
aveva memoria, la ragazza non ricordava una sola volta in cui gliela
avesse chiesto, l'unica occasione fu il funerale nove anni prima.
Toichi era seppellito
sotto un monumento che rappresentava il grande mago che era stato,
scolpito nel abituale abito di scena. Nella mano destra teneva un
cilindro e l'altra era sollevata come se stesse per eseguire un
trucco di magia. Il volto leggermente all'insù.
Incisi c'erano il suo nome
completo, la data di nascita e di morte. La sua foto troneggiava ai
piedi della statua, Jii faceva visita alla lapide ogni settimana e si
preoccupava di pulirla e adornarla di fiori freschi.
Aoko lasciò il mazzo di
fiori bianchi e rimase a guardare la tomba con il fidanzato. Kaito
guardava malinconico il giovane genitore in quella foto. Il sorriso e
lo sguardo, uguali a quelli del figlio.
<< Vi somigliate
molto >>, disse Aoko. << Anche se devo dire
che tu sei
più arrogante! >>.
Il fidanzato rise. <<
Hai ragione. Già da piccolo mi diceva che dovevo essere meno
presuntuoso >>.
Si inginocchiò davanti
alla lapide e sfiorò la foto. << Ehi papà, ho trovato
Pandora
sai? Proprio come volevi tu ed ora puoi riposare in pace
>>.
La ragazza gli passò una
mano fra i capelli, una carezza affettuosa. Kaito si rimise in piedi
e non parlò per un paio di minuti.
<< Ho deciso di
ritirarmi >>.
<< Ne sei sicuro?
Non è un problema per me, lo sai >>.
Amava Kaito e avrebbe
amato anche Kid, se fosse stato necessario. Ritirarsi o no era una
scelta esclusivamente sua.
<< Voglio una vita
normale, Aoko. Non smetterò di praticare la magia però desidero non
preoccuparmi più o far soffrire le persone. Basta segreti, bugie e
inganni >>.
Gli diede un bacio sulla
guancia. Quella decisione doveva essergli costata molte ore di
riflessioni, ora aveva capito cosa ci facesse la sera prima nel
nascondiglio.
<< Va bene, amore
>>.
<< È la prima volta
che mi chiami in questo modo >>.
Aoko giurò di aver visto
le gote del ragazzo arrossire. Non si vergognava di fare l'amore con
lei, di mostrarle il suo fascino e si imbarazzava per quelle piccole
cose.
<< Ti chiamerò più
spesso così, allora >>. Un gran sorriso, solo per lui.
Kaito notò un fiore, un
giglio bianco. Jii li portava generalmente variopinti e si interrogò
su chi avesse messo quel fiore candido.
<< Non sarà stato
mica...? >>, ipotizzò Aoko, chinandosi ad osservarlo
meglio.
Il fidanzato non rispose
ma dentro il suo cuore sentiva che quel fiore era stato posato da
Saguru, come per espiare e scusarsi di una colpa che non aveva.
Evitò anche di dire che
nel linguaggio dei fiori, il giglio simboleggiava la purezza e
trasmetteva il messaggio del perdono, di fare tabula rasa degli
errori e ricominciare. Il tormento di quel ragazzo era davvero
immenso.
<< Chi lo sa.
Abbiamo ancora un paio d'ore prima di avviarci in tribunale. Ti offro
un gelato, ti va? >>.
<< Pistacchio e
fragola! >>, esclamò, prendendo a braccetto Kaito.
<< Qualsiasi
combinazione disgustosa tu voglia >>, acconsentì, sapendo
già
che avrebbe preso il gelato al doppio cioccolato e che Aoko ne
avrebbe fatto ben più di un assaggio
Camminarono sui viali
costeggiati di lapidi e fiori. Altri come loro sistemavano le lapidi
dei cari, alcuni pregavano e qualcuno piangeva un lutto recente.
Aoko si mise un dito sul
mento, d'un tratto pensierosa.
<< Chissà cosa
avrebbe pensato Toichi dello zaffiro. Peccato che non l'abbia mai
visto >>.
Lei non lo vide però
Kaito esibì un sorriso da Kid, rivolgendo gli occhi color mare alla
statua del padre, in particolare al cappello recentemente sostituito.
<< Credo che ne
abbia un'idea >>.
Angolo autrice!
Salve lettori!
Siamo al
penultimo capitolo, il prossimo sarà l'ultimo. Sento già la musica
triste in sottofondo, lasciar andare questa storia mi rende
abbastanza malinconica. Non ho abbandonato l'idea di un sequel e ci
sto lavorando, il mio recente trasferimento all'estero mi rende molto
impegnata quindi procederà più lentamente rispetto a questa storia!
Grazie per chi l'ha messa
tra le preferite, le seguite e le ricordate. Un ringraziamento va
anche chi l'ha letta!
Shinici e ran amore:
Sono
felice che il capitolo precedente ti sia piaciuto e grazie per i
complimenti! :) Vivo a due ore da Vienna quindi l'ho già visitata
abbastanza in precedenza :D
All'ultimo capitolo!