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Autore: ClodiaSpirit_    26/07/2017    2 recensioni
Magnus e Alec dopo la confessione dello Stregone della 2x15. La debolezza dello Stregone lo porta ad aprirsi completamente allo Shadowhunter, mostrando un lato di sé che ha sempre odiato: i suoi occhi da gatto, simbolo della sua natura. Magnus intende mostrarsi ad Alec così per come è, temendo il pensiero dell'altro. « Non c’è niente di brutto in te » aveva detto con così tanta determinazione da far ribaltare in aria le mille convinzioni e castelli d’acciaio che Magnus aveva costruito fin dal momento in cui era venuto al mondo, fin dalla sua infanzia. Da quando sua madre si era tolta la vita per colpa sua, per colpa della sua natura da Nascosto. Aveva ceduto anche se si era ripromesso di non farlo. Ma con Alec era stato diverso.
// Plus altri capitoli basati su altri episodi o di puro pensiero/ immaginazione so stay tuned.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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E' da un po' che non mettevo le mie mani sulla tastiera del pc, era passato così tanto tempo
che pensavo di aver dimenticato anche come aprire word per iniziare a scrivere *lol*
Comunque, eccomi qui secoli dopo ad aprire
efp.
Gran Burrone sta bene, così come i suoi abitanti, anche la Contea, il Mondo delle Ombre...
eh quello un po' meno uuhm. So che l'ultimo episodio è stato un po' una bomba, per chi lo seguisse.
So anche che ho scelto la sezione 'serie tv' ma intendo fare un mix un po' di questa
e di cosa mi hanno trasmesso i libri della Clare cause yes,
li ho letti e amo sia quelli che la serie so Deal with it.
Penso che il cast stia facendo
un bel lavoro
, che la serie sia
di gran lunga migliorata da qui ad un anno
*non voglio dilungarmi troppo so*

niente, spero vi piaccia. Se volete recensire, lasciare anche una critica accetto tutto. :)
Questa è la mia visione di cosa sarebbe potuto accadere dopo la 2x15 e dopo che
Magnus |my perfect bae| mi ha praticamente straziato il cuore e ricomposto subito dopo dall'abbraccio
di Alec. Thank you Harry Shum Jr.

Potrei aggiungere altro in futuro *incrocia le dita* so ho lasciato
uno spazio aperto dopo questa OS.

 

Clodia.



A Dose Of Truth

« Non c’è niente di brutto in te » aveva detto con così tanta determinazione da far ribaltare in aria le mille convinzioni e castelli d’acciaio che Magnus aveva costruito fin dal momento in cui era venuto al mondo, fin dalla sua infanzia. Da quando sua madre si era tolta la vita per colpa sua, per colpa della sua natura da Nascosto. Aveva ceduto anche se si era ripromesso di non farlo. Ma con Alec era stato diverso. Aveva avuto l'intero resto della mattinata e il pieno pomeriggio per meditare, pretendere che potesse fare a meno di confidarsi, purché l'altro gli lasciasse i suoi spazi, ma quando Alec gli aveva chiesto per l'ennesima volta come stesse, la facciata era caduta inevitabilmente. Le parole di Alec erano uscite così decise, istintive, insieme ai suoi occhi altrettanto schietti, fissi dentro quelle pozze d’acqua che avevano preso possesso degli occhi dello stregone seduto di fronte a lui. Era bastato così poco per farlo vacillare. Magnus ebbe solo il tempo di sorridere leggermente realizzando ciò che aveva appena detto lo Shadowhunter, prima che i singhiozzi ritornassero a percuotergli il petto. Così, Alec lo aveva tirato subito a sé, premuroso, accogliendolo in quelle grandi braccia, stringendolo sempre un po' di più ogni volta che lo stregone si ritrovava a cercare aria, presenza, ma più di tutto affetto. La protezione era il suo mestiere ma nei confronti dell’altro, era diventa altro. Le barriere dello Stregone di Brooklyn erano cedute e lui aveva avuto il permesso di entrarci. E la protezione era qualcosa che Alec non sentiva giusta ma necessaria, fondamentale per l’altro. Magnus aveva affondato il viso nell'incavo del suo collo, gli sfiorò la pelle, facendolo sussultare, lasciandosi completamente andare. Niente freni. Alec baciò la spalla destra di Magnus e il suo abbraccio si fece di conseguenza più stretto. Una morsa che non incatenava.
Alec si rimproverò mentalmente per non aver insistito quello stesso giorno, sapeva già che qualcosa non andava.
La quarta mattina senza che si risvegliasse con l'immagine di Magnus accanto, dopo essersi trasferito da lui almeno due settimane prima, doveva pur significare qualcosa. E il suo comportamento sfuggente ne era stata la conferma. Magnus non dormiva da una settimana. Esattamente dallo scambio di corpi con Valentine. E per i primi due giorni il Nephilim aveva cercato di lasciar passare, cercando di limitare il contatto con lo Stregone il più possibile. Ogni volta era sempre una sensazione strana, Magnus si bloccava e vagava nel vuoto, in chissà quali pensieri e Alec pensava fosse dovuto solo e unicamente al trauma recentemente vissuto. Ma in realtà, c'era dell'altro. Il suo passato, il suo essersi trovato costretto, messo con le spalle al muro da bambino con prime armi insufficienti da usare contro quel nuovo mondo, a scuoterlo così tanto dentro. Una voragine vecchia secoli ma che la runa dell'agonia aveva riacceso in lui, divorandolo notte e giorno. A ogni singhiozzo, a ogni lacrima versata, Alec interpretò una ad una quelle attenzioni che avrebbe dovuto prestare a Magnus. E ogni volta era una fitta incurabile e dolorosa. Chiuse gli occhi nel tentativo di annullare la sensazione di dispiacere, sofferenza che provava. Magnus stava soffrendo da giorni. E Magnus non meritava tutto questo. Magnus era generoso e buono. Un nascosto ma più umano di quanto  tutti gli altri fossero e credessero. Meritava amore, protezione. Anche se non lo dava a vedere, per quel che Alec poteva aver capito dello Stregone, cercava sempre di proteggere gli altri un po' come lui, nel suo lavoro in nome dell'angelo ma con una sola differenza. Nel proteggere tutto e tutti, Magnus aveva trascurato se stesso, la sua coscienza. E questo ad Alec ricordava più o meno se stesso nell'ultimo e costante periodo prima che la loro diventasse una relazione sana e seria. Magnus era così pronto a mettersi in gioco per gli altri, a subire gli altri, da non riuscire a saper distinguere l'esagerazione dalla dannazione. Era stato così abituato a essere etichettato come Nascosto, Stregone, Feccia, Dannato, che non vedeva più la differenza tra il pregiudizio degli altri e la sua vera essenza. Magnus non era solo uno Stregone. Magnus era molto, molto di più e questo - per pura esperienza, per anima, per testa - Alec lo sapeva bene.
«A- Alexander, mi dispiace non avertelo detto prima, s-scusam- »
Alec sciolse un po' la presa per poterlo guardare meglio. La sua mano andò a poggiarsi di nuovo sulla sua guancia come aveva fatto qualche minuto prima. 

« Non devi scusarti di niente. Solo, vorrei che parlassi con me, » i suoi occhi ancorati a quelli dell'altro, come se fosse in cerca di qualche conferma che Magnus non si richiudesse di nuovo a riccio, non in quel momento « come io faccio con te. Tutte le volte. E penso di mandarti in paranoia conoscendomi, ma lo faccio. Voglio farlo. Sento di doverti dire tutto, perché  mi fido di te. »

Magnus deglutì in risposta. Il suo viso era rigato da linee ormai asciutte in cui prima, si era fatto strada il pianto. Alec riprese forza e continuò.
« Mi fido di te. Non avrei potuto dirlo, un anno fa, questo è certo. Ma le cose sono molte cambiate in un anno, » gli occhi dello stregone nonostante il trucco sbavato di nero, il lieve rossore che gli si era formato attorno, le ciglia umide, erano bellissimi, notò Alec. Vividi, piena di anima. « E sono felice che sia successo. È tutto più chiaro, più vivido. Più vero. Ti amo. » e anche quella volta le parole gli scivolarono via dalla bocca, come se Alec fosse nato per dire ti amo ad un unica, sola persona, quella che aveva davanti.
Il volto di Magnus si corrugò appena, un sorriso tremolante affiorò sulle sue labbra, incurvandole quasi in una smorfia.
«Ti amo anch'io » soffiò piano e tremante, in modo impercettibile, Magnus. Ma Alec lo sentì comunque. Anche se ci fossero state altre persone in quel loft, a circondarli, lo avrebbe sentito comunque.
Però Magnus crollò di nuovo da lì a poco.
« Alexander, ci sono ancora così tante cose che non sai di me. Questo era soltanto il risultato di ciò che sono stato. Di ciò che sono adesso, tutto ha portato a - a questo» la voce di Magnus si incrinò completamente e cercò di riabbassare lo sguardo ma lo Shadowhunter grazie ai suoi riflessi pronti, lo sollevò leggermente con il pollice.
« Può darsi. Ma non credo. Eri un bambino, Magnus. Eri perso. Stavi soltanto proteggendo te stesso. E contro qualcuno che non ti vedeva realmente per ciò che eri. Ha avuto il suo peso su di te, su ciò che sei, sulla tua vita. Ma questo non fa di te un mostro. » concluse.
Magnus lo guardò perdendosi in quegli occhi verdi così decisi, privi di abbandono. Alexander era un guerriero. E quando voleva, poteva trascinarti nel suo modo di vedere le cose, era testardo, era schietto. Era reale.
Si stupiva di come riusciva sempre a sorprenderlo. Come se lui fosse nato per creargli un varco illuminato di speranza. Alexander era stato un po' - okay, forse tanto - l'eccezione alla regola. Alle sue mille avventure nei secoli, alle sue deludenti esperienze con amanti e non, con Shadowhunters e approfittatori. Di come era stato trattato in passato per i suoi servizi, per la sua magia, estraneo ai suoi clienti, al mondo umano, o delle ombre per come in realtà era.
Lo guardò ancora una volta, concentrandosi su quanto l'altro non avesse per un attimo dubitato della sua natura. Ed era strano, sì. Ma anche tanto tanto confortante per lui. Magnus aveva davvero scelto quello giusto in fondo. Alec allora si chiese perché. Perché una persona così umana e speciale come Magnus dovesse nascondersi più di tutti, con lui. Era stato lo Stregone a fargli capire chi era, cosa voleva e che certe volte, le regole erano solo regole, a dover farsi guidare dall’istinto anziché dalla razionalità. E al diavolo, pensò. Al diavolo chi pensa senza sapere, al diavolo cosa potranno pensare, al diavolo tutto e tutti perché giudicare è ignoranza. E l’ignoranza è figlia di chi non vuol vedere la realtà.
« Vorrei soltanto una cosa adesso, vorrei...che tu facessi una piccola cosa per me, sempre se tu vuoi. »
A quelle parole Magnus rimase un po' interdetto ma rispose.
« Dimmi , Alexander. » sussurrò quasi.  Alec riempì i polmoni, facendone uscire un respiro profondo, nervoso quasi, come se la richiesta che stava per fare fosse più di quanto avesse dovuto chiedere, come se superasse i limiti di un certo confine - forse solo nella sua testa immaginario.
Sputò fuori.
« Hai detto che sono stati i tuoi occhi da gatto, l'origine di tutto e che, sono stati la tua rovina. » cominciò e sentì Magnus irrigidirsi nonostante gli avesse fatto cenno di sì con il capo « Voglio vederli.» di nuovo lo stesso tono deciso.
Magnus cercò di dire qualcosa ma non trovò nessuna parola che facesse al suo caso. Boccheggiò forse aria perché non ne uscì niente. Gli Shadowhunters erano conosciuti per la loro risolutezza, il loro uso di parole tantoché certe volte era facile scambiarli più per robot o esseri anormali, per quanto fossero giusti nel loro dovere secondo le leggi di Raziel e nei loro principi. Però in quell’istante, Magnus invidiò quella stessa qualità. I figli dell’Angelo mantenevano un’aura intatta, erano stati insegnati a non lasciarsi trasportare dalle emozioni nei casi più inopportuni e certe volte, questo era un bene.
Poi lo Stregone riuscì, ponderando bene ciò che avrebbe detto.
« Alexander, » prese un po' di sicurezza « non sono sicuro che sia la cosa migliore. Siamo entrambi scossi e non penso che, servirebbe a qualcosa. I miei occhi non... non sono qualcosa di cui andare fiero. » Magnus chinò il capo e di riflesso le dita della mano destra cominciarono a torturare quelle della sinistra in un movimento delicato ma sistematico. Lo Stregone aveva vissuto per settecento anni. E non erano stati tutti rose e fiori. La gente che aveva incontrato, l’odio, l’inganno. Di tutto si era aperto davanti ai suoi occhi, svariate possibilità di caratteri contrastanti e diversi, di ostacoli e paure, luci e ombre che si inseguivano a vicenda. « È il mio marchio. Ciò che mi perseguita da tutta la vita. Mi difendono ma non sono definizione di bello. Non sono un dono che ho chiesto.»  si fermò per un momento solo per osservare lo sguardo sgranato di  Alec davanti a sé. « Alexander, » si schiarì la voce. E come un magnete, il suo corpo si fece di colpo più vicino all’altro, facendo sì che le loro ginocchia si toccassero. Alec era ancora in ginocchio davanti a lui « vorrei che capissi che non sono un gioco, non per me almeno. Con difficoltà li ho mai mostrati a qualcuno. E nella maggior parte delle volte ho ottenuto ciò che già ti ho detto: mostruosità, regalo di un demonio. E’ un tratto che per certi non mi ha separato da Lucifero. Non ricordo quanto orrore hanno scatenato, ma proprio per tutto questo, non ne vado fiero. » concluse deglutendo. Sei un abominio, un flagello di Dio. Le grida di sua madre riaffiorarono nella sua testa. Scosse la testa e ispirò forte dalle narici.
Alec, che adesso aveva sciolto l'abbraccio, portò entrambe le mani sul suo viso, avvicinandolo al suo. Capiva perché era così difficile. I Nascosti non erano mai stati trattati con degno rispetto dai Nephilim, ma non doveva continuare ad essere così. Non tutti si potevano definire malvagi. Magnus ne era un esempio più che lampante. Poteva avere anche i suoi difetti, ma Alec lo amava così, senza esitazioni. C’erano solo un paio di nubi ad appesantire il suo petto e sarebbero andate via, questo lo Shadowhunter lo sapeva bene. Lo Stregone era una forza della natura.
« Eppure a Max li hai mostrati. Mentre combatti, fuori dalle riunioni e gli incontri in Istituto, a chiunque ma non a me. » sospirò piano deluso.
« Alexander, Max è un bambino. È ingenuo. Non sa ancora niente di questo mondo. E la sua reazione non è stata delle migliori. E per quanto mi riguarda, l'ho fatto solo in quell'occasione e speravo davvero che tu non stessi guardando. »
« Magnus, » si fece più vicino e Alec arrivò a sfiorare il naso dello Stregone «voglio solo…» le parole si fermarono così nell’aria, facendolo sospirare. Era convinto. Lui accettava tutto di Magnus, ogni cosa, anche la più innocua. « Voglio solo vederli. Se non mi piacciono, distoglierò lo sguardo ma ti prego, » lo supplicò quasi « non tagliarmi fuori. Stiamo insieme. »
E Magnus poté  giurare di aver sentito perdere un battito. Ovviamente sapeva cosa erano lui e Alec ma, ogni passo di quel ragazzo verso la conferma della loro relazione era sempre qualcosa che lo lasciava senza fiato. Alexander era molto più diretto di un anno fa e lo faceva con una tale naturalità da spiazzarlo.
« Sì, stiamo insieme. » confermò e sorrise. Quel sorriso sembrò uno di quelli a cui era abituato Alec. Uno di quelli tranquilli, calmi, spensierati  allegri. «Va bene, Alexander. » sfiorò per qualche istante le sue labbra con quelle dello Shadowhunter per darsi forza. In risposta, Alec prolungò un po' quel contatto facendo ridacchiare lo Stregone a una spanna dalla sua bocca. Dopodiché Magnus si allontanò dal viso del ragazzo e serrò gli occhi, cercando di concentrarsi. Era ancora titubante sull'idea però Alec era lì e oramai non si tornava più indietro. Respirò a fondo. La sua testa si scollegò dal cuore, la ragione andò a rintanarsi in qualche anfratto della sua mente e si espose completamente. Saettarono delle fiammelle evanescenti rosse che volteggiarono disperdendosi sopra le sue mani.
I suoi occhi si aprirono di scatto. Come se qualcuno avesse acceso una lampadina, l'energia fece vibrare e sussultare quelle iridi dorate. Alec osservò come quelle paiuzze dorate fossero decorate con una pupilla color nero denso triangolare, come se un gatto avesse fatto capitolino dentro quelle iridi e si fosse disteso in modo verticale. Più si concentrava, più Alec notava come queste sembravano scrutarlo attente, caute. Tutto si poteva dire, ma non che quegli occhi non ti catturassero. Come delle calamite, Alec era stato attratto nell'osservarne ancora la luminosità dorata che contrastava ma in modo armonioso con il nero centrale. Le iridi sembravano percorse da tanti ghirigori circolari, gocce allungate che erano caratteristiche di ogni iride umana. Ma in Magnus quelle erano più accentuate, più evidenti.
« Alexander? » lo risvegliò.
Alec sorrise. Questo sei tu.
Magnus sembrò ancora più inquieto.

Non c’è niente di sbagliato in questo.
« Alexander, potresti per favore dire qualcosa? Non credo che ti convenga farmi innervosire adesso, ecco... » accentuò ironicamente verso la fine ma il suo nervosismo non venne nascosto comunque.
« Non so se per te vada bene, forse ti sei abituato a mille aggettivi diversi ma » soffiò dolcemente sul suo viso riavvicinandosi e facendo diventare l'altro che aspettava ancora più irrequieto « Per me sono bellissimi. »
Gli occhi da gatto di Magnus scomparirono lasciando il posto ai suoi normali di sempre.
Lo Stregone non si aspettò di ritrovare davanti a sé un Alec sorridergli che premeva le loro fronti insieme. Alec lo accettava così com'era. Niente filtri. Niente veli. Magnus come Magnus e basta. Niente trucchi, niente scorciatoie.
Lo Stregone sorrise di rimando e disse solo questo:

« Non so se mi ci abituerò mai, ma non a ciò che pensi di questi…» con un dito indicò i suoi occhi e piano, quasi stesse studiando il suo movimento, si fece più vicino e questa volta, sprofondò negli occhi verdi dello Shadowhunter che tanto amava, « A te. Non so se mi abituerò mai a te. »
Poco dopo, si stavano già baciando e Magnus aveva già immerso le sue mani tra i capelli, scombinandoglieli.
Passò poco, giusto il tempo per una altro po' di baci, che entrambi si erano alzati e Alec molto lentamente aveva portato le sue mani sul bacino dell'altro. Portò di peso Magnus, che adesso stava avvinghiando le sue gambe al suo bacino. Le braccia lungo il collo del Cacciatore. Sfiorò la base del collo e inevitabilmente la sua runa della deflessione. Quando si staccarono entrambi annasparono in cerca d'aria. I visi vicini, gli occhi che si studiavano silenziosamente.
« Alexander... »  sussurrò Magnus. Alec gli rivolse tutta la sua attenzione. La mano dello stregone andò a sfiorargli la mascella, risalendo su per la guancia « Che ne dici di...spostarci in camera? » la voce bassa, gli occhi che stavano praticamente sostituendo le sue intenzioni.
Alexander non rispose, solo annuì piano quasi senza fiato e mantenendo sempre la presa salda sui suoi fianchi, riprese a baciarlo. Si girò completamente, riportando i loro corpi in direzione opposta e camminando senza una vera e propria visione di dove stesse andando. Magnus che toccava i suoi capelli, tirandoli un po', immergendoci le mani via via che Alec si faceva spazio con le labbra.
Fu solo ad un certo punto che Magnus sembrò indicargli l'intricato spazio tra il salotto e la stanza della camera da letto. Lo Stregone soffocò un lamento quando andò a sbattere contro una delle grosse maniglie della grande porta scorrevole di vetro.

« Scusami, tu sei uhm, ti sei - » sussurrò Alec ma l'altro lo batté sul tempo.
« No, no, sono ancora tutto intero. » ridacchiò.
Alec si spostò un attimo dal suo viso. Lo squadrò.

« Questo lo vedo bene. » e subito piantò le sue labbra su quelle di Magnus.
Alec spostò per qualche secondo una delle mani dal bacino del suo ragazzo, alla maniglia della porta per aprirla. Appena entrò, sembrò quasi un sollievo. Come se un fulmine si fosse impossessato del corpo del Nephilim, questo proseguì svelto e il corpo di Magnus finì subito sdraiato sul letto. Quello gli portò subito le mani a coppa sul viso, mentre lo Shadowhunter si spostava sopra di lui. Le lenzuola rosso scarlatto e la luce della abatjour di sinistra accesa, data da una luce soffusa, delicata. Ma non passò molto tempo che lo Stregone lo trascinò giù con sé, riallacciandosi a lui. Alec sospirò contro la sua bocca quando Magnus, cominciò a vagare con le mani sotto la sua maglia, fino a portarlo ad alzare le braccia per togliersela completamente. Inutile dire che finì abbandonata sul pavimento poco dopo. Uno sciocco di dita e le loro scarpe furono scalciate via. A quella libertà, Alec rispose muovendosi e avanzando sul corpo dell'altro, che capì subito, spostandosi più in alto sul materasso. Le dita dello Shadowhunter vagarono lungo l'addome dello Stregone, sottolineando la mancanza di contatto, di pelle attraverso un suono strascicato.
Magnus capì le sue intenzioni e cercò di aiutarlo nell'intento ma l'altro poggiò dolcemente una mano all'altezza del suo petto per fermarlo. Anzi, insieme a quello aggiunse un bacio cauto, di attesa. Mentre cercava di liberarlo, trovò assurda la quantità di tempo che impiegò per sbottonare la camicia rossa di Magnus, come se i bottoni si facessero più piccoli man mano che le sue dita si apprestavano a sfilarli. Quando ci riuscì, la loro pelle si toccava. E la sensazione si faceva sempre più reale quando anche i loro indumenti inferiori piombarono con quasi più foga dei primi, sul pavimento. I loro corpi premuti insieme. Quell’aria leggera, intensa come se si fossero accese tante veloci scintille che la percorrevano; la stanza, le lenzuola, i loro corpi ansimanti. E nel mentre, Magnus lo vide, vide quella piccola vocina dentro il suo petto farsi sempre più forte guardando Alec che lo toccava, mentre lui sfiorava i suoi capelli sudaticci e disordinati, mentre sentiva il respiro caldo e le sue labbra si avvicinavano alla base del suo collo o mentre gli regalava quello sguardo misto a un mezzo sorriso e a tanta passione: è lui, pensò,  finalmente.
   
 
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