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Autore: lost in books    26/07/2017    1 recensioni
Una maga dal misterioso passato, un giovane con una missione, un re assetato di potere. Le loro vite si intrecceranno mentre un'antica minaccia incombe sul loro mondo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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25
 
Lo schiaffo risuonò per le pareti di roccia. Fang, capo clan dei Darman, colpì suo nipote talmente forte da fargli girare la testa di lato. Sandir si portò una mano sulla guancia colpita e quando la ritrasse trovò del sangue rosso a macchiare le sue dita. L’averlo visto aveva fatto perdere a Fang parzialmente il controllo e le sue unghie si erano allungate più del normale quando lo aveva colpito. Lui non si era aspettato niente di diverso, non da lei. Aveva sempre avuto un carattere particolare a detta di sua madre, la sorella minore di sua zia.
“Tu dovresti essere morto” fu la prima cosa che Fang disse dopo aver avuto conferma da Sandir stesso che quello che si trovava davanti a lei era suo nipote.
Lui si limitò a fissarla. Non pensava l’avrebbe mai rivista in vita sua e non sapeva cosa dire.
Percepì un movimento alle sue spalle e si girò a vedere cosa stesse succedendo: Sera si era mossa verso di lui, un’espressione furiosa sul volto, cosa che poteva essere vista come segno di sfida da sua zia, ma Iliana e Leon l’avevano bloccata. Per fortuna la maga sapeva come comportarsi al cospetto di una capo clan e Leon stava imparando in fretta.
“Voi potete passare” disse Fang rivolta ai compagni di Sandir “per quanto riguarda te invece…” tornò a guardare suo nipote per poi rivolgersi ai due Darman più vicini a lei, l’uomo con mezza faccia deturpata e la donna con il marchio sull’avambraccio “portatelo in cella”
I due non se lo fecero ripetere e Sandir non oppose resistenza, sapeva che sarebbe stato tutto inutile e che non avrebbe giovato alla missione.
“Aspettate” sentì dire Sera, la voce ormai flebile e distante.
 
Mentre lo stavano portando via, dopo aver attraversato diverse gallerie, una volta uscito all’esterno e di nuovo alla luce del sole, Sandir poté constatare che tutte quelle gallerie in realtà nascondevano l’ingresso ad un’area aperta abbastanza grande nella formazione rocciosa stessa da essere abitata dalla sua gente. Un vero e proprio spazio aperto circondato dalla roccia. Vide uomini, donne e bambini fermare le loro attività, curiosi di vedere che cosa stesse succedendo. Alcuni degli adulti che riuscirono ad intravederlo sembrarono intuire chi fosse quindi quello che aveva detto sua zia, sul fatto che assomigliasse molto a suo padre, probabilmente aveva rivelato la sua identità.
In quell’area c’erano delle tende ed il necessario per sopravvivere, cibo che dovevano aver raccolto all’oasi e una sorta di pozzo che dovevano aver costruito per assicurarsi acqua da un bacino sotterraneo senza doverla trasportare dall’oasi. Non c’era solo la frutta che aveva visto lì però, ma anche i resti di quello che dovevano aver incontrato appartenente alla scarsa fauna locale del luogo. Inoltre riuscì ad intravedere una zona adibita alla coltivazione grazie alla quale, probabilmente con molta fatica, si assicuravano altro cibo.
I due Darman lo condussero verso una zona isolata dell’area, in un punto incavato nella roccia, dove era stato costruito una sorta di ingresso non differente da quelli che aveva avuto modo di vedere quando era finito in prigione ad Anthemis e lì venne lasciato. L’uomo con la grossa cicatrice rimase a fare da guardia all’ingresso della cella singola e nessuno sembrava osare avvicinarsi a causa della sua presenza. Doveva essere un Darman molto forte se nessuno degli altri si faceva vedere.
Andò avanti così per ore, nessuno dei due aveva aperto bocca e il sole era ormai prossimo al tramonto. Sandir chiuse gli occhi, appoggiato ad una delle pareti laterali di roccia; l’unica cosa che poteva fare era aspettare.
“Sandir. Sono io, Sera”
Il giovane aprì gli occhi di colpo. Sera era davanti all’ingresso della cella, le mani sulle sbarre.
“Cosa?” lui guardò di sottecchi la sua guardia che sembrava non aver reagito alla presenza della ragazza, sorprendendolo.
“È tutto a posto, il gigante qui non mi farà niente” disse la giovane sorridendo e per avvalorare quello che aveva detto diede anche due colpetti amichevoli ad un braccio dell’uomo, che effettivamente incuteva soggezione anche solo per la sua altezza. Non aiutava a renderlo meno inquietante il fatto che fosse anche molto muscoloso.
Lui per tutta risposta la guardò e fece quello che Sandir si sarebbe meno aspettato: le sorrise e le fece l’occhiolino. Certo, sembrava più un ghigno per come era conciata la sua faccia, ma si capiva dai suoi occhi che non aveva nessuna cattiva intenzione nei confronti della ragazza.
“Gli ordini del mio capo clan sono di non far avvicinare nessuno alla cella se non autorizzato, ma per quanto riguarda gli ospiti… loro sono sempre i benvenuti, in ogni punto del nostro insediamento” la voce dell’uomo era profonda.
Sandir lo guardò riconoscente. Se avesse voluto, avrebbe potuto fermare Sera, ma si era appigliato ad una scappatoia nella regola per lui. Decise che più tardi gli avrebbe chiesto perché si era preso la briga di fare qualcosa per aiutarlo ma ora aveva delle cose da chiedere a Sera.
“Cosa è successo da quando sono qui?” chiese subito lui.
“Tua zia, donna adorabile comunque, ci ha condotti alla sua tenda per discutere del motivo della nostra visita, anche se lo aveva già capito chiaramente da sola. Iliana e Leon sono ancora con lei, stanno anche cercando di tirarti fuori di qui. Io sono appunto venuta ad informarti. E poi perché tua zia ha reagito così? Non dovrebbe essere felice di vederti?”
“Mia zia non ha mai avuto un buon carattere, tutto qua”
“Si ma…”
“Non preoccuparti, va tutto bene. Io sto bene”
“No, non è vero! È da quando abbiamo messo piede nel deserto che menti” lei aveva alzato la voce all’improvviso, sorprendendolo per un attimo.
“Hai ragione” cercò di parlare nel modo più calmo e rassicurante possibile “Non sta andando tutto rose e fiori ma me la caverò, te lo prometto”
“Come fai ad esserne sicuro?”
“Perché ci siete voi. Iliana, Leon e te. Ce la siamo sempre cavata insieme, lo faremo ancora” le sorrise.
Lei sembrò rifletterci un attimo prima di rispondergli “Va bene” e ricambiò il sorriso.
Un ombra si fece avanti. Sandir alzò gli occhi fino ad incontrare una ragazza con in mano un vassoio. Aveva la pelle olivastra, i lineamenti sottili e delicati e i capelli color cioccolata lunghi e leggermente ondulati alle punte. Indossava un vestito di scarsa qualità che sembrava essere di una taglia più grande della sua.
“È arrivato da mangiare” disse l’uomo di guardia e aprì la cella per lasciar entrare la ragazza.
Lei appoggiò il vassoio a terra ma si fermò prima di uscire, sembrava voler dire qualcosa ma non sapere come fare quando finalmente ci riuscì. La sua voce era dolce e delicata, confortante.
“Volevo scusarmi con te di persona. È tutta colpa mia se ora ti trovi qui” la ragazza chinò il capo.
Era colpa sua? Cosa voleva dire?
Poi, quando la ragazza risollevò il capo permettendogli di vedere bene il suo viso, Sandir capì.
I suoi occhi erano di un blu intenso, come quelli del lupo bianco di qualche ora prima.
“Snow, giusto?”
“Esatto” lei accennò un flebile sorriso, era ancora incerta.
“Non è colpa tua” si affrettò a dire lui “è colpa mia. Potevo evitare di inseguirti e invece ho agito d’impulso. Anzi, scusami tu se ti ho spaventata. Non era mia intenzione”
“Ti ringrazio. È carino da parte tua” il sorriso di Snow si fece un po’ più strada sulle sue labbra.
La guardia si schiarì la voce.
“Devo andare” disse Snow e uscì dalla cella.
“Quindi tu sei il lupo di prima” disse Sera rivolgendosi a Snow appena fuori dalla cella, la sua non era una domanda vera e propria e pareva affascinata.
La Darman sembrava essersi del tutto tranquillizzata dopo aver parlato con Sandir e annuì a Sera guardandola con un’espressione del tutto neutra.   
“È la prima volta che vedo un Darman trasformato” la giovane spirito non riusciva a trattenere l’entusiasmo nella voce “ma pensavo che un Darman in quella forma dovesse essere più…come dire…spaventoso. Almeno secondo le storie…”
Snow le rispose con calma, sembrava il tipo di persona che era generalmente in pace con il mondo, pacifica e tranquilla, non proprio quello che ci si aspettava da una persona appartenente a quel popolo “I dettagli della nostra forma animale cambiano a seconda di quanto vicini siamo all’Oscurità. Più essa acquista forza, più la nostra forma si fa più inquietante. L’unico motivo per cui nessuno di noi ha ancora subito le conseguenze della situazione corrente è per la presenza del frammento. Ci protegge”
Snow guardò attentamente Sera prima di continuare “Il nostro aspetto in forma animale non è la sola cosa che cambia però. L’Oscurità rafforzandosi inevitabilmente offusca le nostre menti e ci rende instabili, un pericolo non solo per gli altri ma anche per noi stessi”
Sandir si accorse di come la guardia si toccò brevemente la spalla sinistra, dove sotto la camicia doveva essere nascosto il marchio, lo sguardo serio al suolo.
“Non lo sapevo…” mormorò Sera.
“Non è una cosa che sanno in molti, almeno non di questi tempi. Custodiamo i nostri segreti. Ora devo proprio andare. È stato un piacere conoscervi” detto questo Snow se ne andò.
Sandir la osservò allontanarsi fino a che la cella glielo permise. Adesso poteva associare un volto al lupo, un volto che per qualche motivo gli ricordava qualcosa.
“Carina, non è vero?” Sera lo riportò al presente.
“È una ragazza normale, per gli standard dei Darman” rispose lui senza scomporsi.
“Allora perché prima sei arrossito un pochino?” ribatté Sera come se avesse capito qualcosa.
“Non è vero. Non sono arrossito”
“Sì invece” era stato l’uomo di guardia ad intromettersi.
“Grazie” gli disse Sera. L’uomo le fece cenno con la testa.
“Come volete…” sbuffò Sandir scatenando l’ilarità di Sera.
“Devo ammettere che oggi ho sentito la sua voce più di quanto l’abbia sentita in un mese. Snow non parla mai molto” considerò l’uomo.
Quando Sera si riprese si rivolse nuovamente al suo amico “Ora devo andare anch’io. Ti faccio sapere come va a finire e ti tireremo fuori di qui”
“Non ne dubito” Sera se ne andò lasciandolo in compagnia della guardia.
Cominciò a mangiare quello che gli aveva portato Snow quando ad un certo punto l’uomo parlò.
“Hai dei buoni amici. È una bella cosa e che pochi possiedono”
“Già, sono fortunato. Posso sapere qual è il tuo nome?”
“Horn. Tu invece che nome hai scelto?”
Come da tradizione, ogni Darman sceglieva il proprio nome dopo essersi trasformato per la prima volta.
“Sandir”
Horn rimase in silenzio per qualche secondo come a registrare l’informazione e infine scoppiò in una breve ma sonora risata.
“Scelta interessante ed azzardata, un po’ come quelle di tuo padre. Non gli somigli solo di aspetto allora…” gli occhi e la voce dell’uomo si fecero d’un tratto tristi e Sandir capì.
“Lo…lo conoscevi bene?”
“Abbastanza. Qui ci conosciamo tutti bene o male ma tuo padre era uno di quelli che conoscevo meglio” Horn indicò la sua cicatrice “È stato lui a farmi questa. All’epoca piaceva ad entrambi la stessa ragazza e abbiamo finito con il litigare. Alla fine lei ha scelto lui o adesso non staresti qui”
“Oh…”
Horn scoppiò a ridere vedendo la sua espressione basita.
“Abbiamo fatto pace velocemente. Non credo tu possa ricordarti di me però, eri piccolo ed io vedevo principalmente tuo padre per via dei turni di guardia a cui eravamo spesso assegnati assieme”
“Mi dispiace, non mi ricordo”
“Fa niente”
Sandir si fece coraggio anche se in cuor suo sapeva già la risposta “E mia madre?”
Horn si limitò a guardarlo tristemente, le parole non servivano.
Sandir si appoggiò di nuovo alla parete e sospirò, lo sguardo al soffitto di roccia. Ora aveva capito perché sua zia non era contenta di vederlo, anche se doveva ammettere a se stesso che in cuor suo, quando sua zia lo aveva colpito, aveva già intuito il motivo.
 
Il rumore della porta della cella lo svegliò la mattina seguente.
“Buone notizie. Puoi uscire” disse Horn di buon umore “Mi è stato detto di portarti al cospetto  del capo clan”
Quella invece non era una buona notizia. Qualcosa gli diceva che non avrebbe trovato i suoi amici dove Horn lo stava portando ma solo sua zia.
Quando l’uomo scostò la tenda del capo clan per farlo passare ebbe la conferma della sua ipotesi. Horn gli rivolse uno sguardo il cui scopo era infondergli coraggio prima di sparire ma niente avrebbe reso i suoi prossimi minuti piacevoli, lo sapeva.
Sandir si girò verso sua zia ma non mosse un muscolo; neanche lei parlava, si limitava a fissarlo come se lo stesse valutando.
Era seduta su un sottile cuscino a terra davanti ad un tavolinetto basso, e non poté fare a meno di notare un particolare che il giorno prima gli era sfuggito. Fang portava appeso al collo il frammento che stavano cercando, era la sua custode.
Infine sua zia gli diede un ordine secco “Siediti” e lui obbedì all’istante.
Il volto di sua zia, anche se solo vagamente, gli ricordò quello ormai sbiadito nei suoi ricordi della madre, dal carattere così diverso dalla donna che aveva davanti da rendere difficile credere che le due fossero sorelle.
Di sua madre ricordava le parole gentili che gli rivolgeva, i sorrisi dolci e gli abbracci frequenti, anche se si trattava ormai di lontani ricordi. Di suo padre invece ricordava il carattere forte e deciso ma non per questo rigido o severo come quello della zia, la sua forza d’animo e nel combattimento. Ora che si trovava tra la sua gente e soprattutto davanti a Fang i ricordi della sua infanzia che pensava di aver sepolto erano riaffiorati, travolgendolo violentemente come un fiume in piena. Il suo cuore era stretto in una morsa.
“Ti ho lasciato uscire dalla cella solo per amore di mia sorella e per quello che ha sempre nutrito nei tuoi confronti. Fosse stato solo per me non saresti neanche arrivato alla cella ma saresti già stato giustiziato” le parole di Fang erano come una frustata. Aveva capito cosa l’aveva spinta a trattarlo così, il rancore che doveva provare per lui, ma era un duro colpo. In cuor suo aveva sperato di rivedere i suoi genitori, aveva sperato di essere stretto dalle braccia accoglienti di sua madre. Inutile negare quanto gli erano mancati in quegli anni, anche se Bog aveva fatto del suo meglio per sostituirli e di questo gli sarebbe sempre stato grato.
C’era una cosa che voleva sapere da sua zia, anche se parlare con lei era quasi del tutto impossibile, ma aveva bisogno di sapere, doveva sapere.
“Che cosa gli è successo, ai miei genitori?”
Il palmo della mano sinistra di Fang sbatté violentemente sul tavolinetto basso facendo tremare ciò che si trovava sulla sua superficie. Un bicchiere rotolò fino a cadere dal bordo, rompendosi in mille pezzi al suolo.
“Vuoi sapere cosa gli è successo?” urlò Fang, l’ira prima trattenuta a stento solo alla vista del nipote ora in bella vista.
“Sono morti, ecco che è successo. Ed è solo colpa tua!”
La stretta nel suo cuore si fece più forte ma Sandir si fece coraggio e con una calma che non sapeva di avere chiese “Come?”
“Quando ti hanno lasciato ad Iridium ci siamo spostati qui nel deserto, tornando nelle terre abitate solo in caso di necessità e per breve tempo.
Non ci volle molto perché mia sorella, distrutta dal dolore per la sorte che credevamo tutti  ti fosse capitata e non aver potuto fare niente per salvarti, impazzisse”
Sandir sapeva che per la sua gente le emozioni, specialmente quelle forti, se non controllate, facevano perdere il controllo. Ma non riusciva ad associare la donna che ricordava essere sua madre con i mostri senza alcun controllo che i Darman potevano diventare se si lasciavano andare.
“È stata brava a nasconderlo all’inizio, non mi sono accorta di niente fino a che non è stato troppo tardi. Completamente fuori di sé, si è trasformata, la sua forma era come quelle descritte nel racconto dei primi Darman della storia, a breve distanza dall’Oscurità, aberrante. 
Ha ferito molti di noi, non si è fermata neanche davanti a me. Quando mi sono ripresa mi hanno detto che si stava dirigendo verso le terre abitate, in direzione di Iridium. Nonostante fosse impazzita, nella sua mente c’eri ancora tu, lo capisci?
Mi trasformai subito e la inseguii. Quando li trovai per tua madre era già troppo tardi. Tuo padre la stava sorreggendo, senza vita, era coperta di sangue e quando vidi il braccio completamente rosso di tuo padre capii che era stato costretto ad ucciderla pur di fermarla. Non c’era altro modo e se non lo avesse fatto lui lo avrei fatto io.
A quel punto anche tuo padre, per quello che era stato costretto a fare, stava perdendo il controllo e velocemente. Aveva perso tutto. Mi chiese di porre fine alla sua vita prima che fosse troppo tardi, prima che perdesse il controllo. Ho dovuto farlo. Quel giorno ho perso coloro che consideravo la mia famiglia. Tutti pensavano fossi morto, dovevi essere morto. Che tu sia qui non ha senso, è ridicolo. Sei un debole, un sandir” sua zia lo stava fissando come se si fosse trovata davanti un brutto scherzo del destino “Vuol dire che sono morti per niente, mentre tu sei qui, vivo. Li hai uccisi tu e non ti perdonerò mai per questo!”
Fang si era sporta in avanti verso di lui, l’odio non celato. Sandir chiuse gli occhi, non l’avrebbe fermata, il dolore per le parole della zia lo avevano reso completamente inerte.
La tenda si aprì facendo entrare la luce del sole. Erano i suoi compagni.
“Fang, dobbiamo parlare” disse Iliana. Da come la maga lo stava guardando, Sandir capì che lei aveva sentito abbastanza della conversazione prima di intervenire per proteggerlo.
“Non cambierò idea” disse Fang freddamente, di nuovo composta al suo posto.
“Cambiare idea su cosa?” chiese Sandir. Ora i suoi compagni si trovavano vicino a lui, come a circondarlo per proteggerlo. Non era solo.
“Ti ho fatto chiamare qui per informarti su ciò che ho deciso di fare con te” disse Fang secca “anche se i tuoi compagni possono restare qui, la stessa cosa non vale per te. Il punto più vicino a noi a cui ti è concesso arrivare è l’oasi, non di più. Starai lì finché non ve ne andrete”
“Non lo lasceremo da solo” obiettò Sera “Se lui non può restare allora anche noi resteremo all’oasi” e poggiò una mano su una spalla di Sandir.
“Non è necessario…” cominciò a protestare il ragazzo.
“Non è un problema per noi” lo bloccò Leon.
“E per quanto riguarda il frammento…” cambiò discorso Iliana.
“Come vi ho già detto la mia gente non può separarsene, è troppo pericoloso. Non metterò a repentaglio la salute del mio popolo per nessun motivo. Perché dovrei? Siamo sempre stati trattati alla stregua di bestie da parte della maggior parte della gente, perché aiutarla?” rispose prontamente Fang.
“Akane lo avrebbe fatto” disse la maga.
“Ma io non sono lei” le parole di Fang non facevano pensare a niente di positivo. La tenda si aprì di nuovo e la testa di Horn fece capolino nella tenda “Una situazione necessita della sua presenza”
“Arrivo” Fang si alzò ma prima di andare aggiunse “Voi non muovetevi da qui” e rimasero da soli.
“È ufficiale. Lei non mi piace” furono le prime parole di Sera dopo l’uscita di Fang.
“Cosa facciamo ora? Il frammento è indispensabile” disse Leon.
“Già e rubarlo non è un opzione. Non sopravvivreste ad un orda di Darman inferociti. Sera forse sì ma voi due no di certo” ponderò la maga ad alta voce.
“Molto rassicurante” commentò Leon. Un rumore di passi in avvicinamento gli fece capire che Fang stava tornando.
La maga parve riflettere “Lasciate fare a me. Troverò il modo ma non fate niente di stupido, intesi?”
Annuirono tutti un attimo prima che la tenda si aprì facendo entrare Fang “Dove eravamo? Ah, sì. Il frammento resta qui”
Si erano seduti tutti, la conversazione andava avanti da più di due ore e nessuna delle due parti sembrava volersi arrendere.
In realtà Sandir sapeva che c’era una cosa che poteva fare per loro e anche che era l’unico modo per ottenere quello che volevano.
Non fate niente di stupido, intesi? Le parole di Iliana risuonarono nella sua mente come un monito. Sperò solo che la donna lo perdonasse per quello che stava per fare.
“Agon” la sua voce risuonò nella tenda sopra quelle degli altri.
Si zittirono tutti, gli occhi di Iliana si spalancarono per un attimo, Fang lo fissò come se fosse impazzito.
“Propongo l’Agon. Se vinco io ci darai il frammento, se perdo a te la scelta”
Con la coda dell’occhio vide la maga mettersi una mano a coprire il volto per mantenere una parvenza di controllo e la sentì mormorare “Avevo detto niente di stupido…”
Fang guardò suo nipote come per soppesare le sue parole e un ghigno si fece lentamente strada sul suo volto “E va bene, se ci tieni tanto, perché no? Che Agon sia”
 
 



Salve a tutti, qui lost in books.
In questo capitolo si scoprono un po’ di cose sui Darman e sul destino toccato ai genitori di Sandir. In più alla fine lui ha fatto esattamente il contrario di quello che Iliana aveva chiesto.
Cosa sia l’Agon verrà spiegato bene nel prossimo capitolo ma per il momento sappiate che si tratta di una prova di forza a cui solo i Darman posso partecipare.
Alla prossima!
 
   
 
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