Capitolo zero
Lack of definition
-Introduzione-
“Bene,
allora buonanotte a tutti!”
La voce di Robin rimbombò nelle sue
orecchie, acuendo il mal di testa che le stava martellando il
cervello da quando, per impedire che BB venisse colpito, si era
interposta tra lui e Mammut, ottenendo come risultato quello di
essere finita dritta su una parete di calcestruzzo.
L'essere non totalmente umana le aveva
permesso di non morire sul colpo, ma il dolore lo percepiva comunque
e da sempre il suo obbiettivo era stato quello di non lasciarlo
trasparire.
Se veniva ferita, si medicava da sola,
con la magia e se quella non era abbastanza si recava in infermeria
di notte, dopo essersi accertata che nessuno la vedesse.
Mostrare dolore era una debolezza,
anche a chi, oramai, era diventato la sua famiglia.
Procedette a passi lenti per il
corridoio, troppo stanca -mentalmente- per scegliere di levitare.
Perfino il rumore dei suoi stessi passi
la stava infastidendo.
Si fermò davanti alla porta della sua
stanza, curandosi di fissarla intensamente per non lasciar vagare lo
sguardo alla sua sinistra, dove avrebbe incontrato lo sguardo di
Starfire o di Robin, mentre con finta noncuranza i due entravano
nella medesima stanza.
Non era in sè
gelosa che i compagni avessero iniziato una relazione,
oramai
consolidata in quanto non si prendevano più la briga di
fingere di
dormire ognuno nella propria stanza, quanto il fatto che la relazione
era sempre stata taciuta e nascosta, ma al contempo chiaramente
esplicita, e che quindi nessuno dei titani si era mai preoccupato di
parlarne.
Perciò si ritrovavano tutti in uno
stato di perenne imbarazzo immotivato, che Raven non sopportava e la
portava ad avere una certa ostilità verso gli altri.
Non che fosse mai stata amichevole come
Starfire o giocosa come BB, ma odiava la situazione che si era venuta
a creare, e odiava ancora di più il fatto che non riusciva a
spiegarsi il perché la odiava così tanto.
Era “odio” il termine giusto, poi?
Era gelosia, forse?
Non era gelosa di Robin, non era
decisamente mai stata interessata a lui, era troppo autoritario ed
era un leader nato, fattore che lo metteva in competizione con il
desiderio di dominio proprio della sua parte di demone.
Non era nemmeno gelosa di Starfire,
nonostante negli anni avesse appurato di aver provato interesse per
soggetti del suo stesso sesso, lei era decisamente troppo rumorosa e
gaia per attirare la sua attenzione romantica.
Non era nemmeno il fatto che fossero
una coppia ad infastidirla, le relazioni amorose sono concetti
effimeri ed i sentimenti che le plasmano sono destinati a cadere nel
dimenticatoio con il passare del tempo, nulla che invidiasse o
desiderasse.
D'altro canto, loro due non erano gli
unici ad avere o ad aver avuto una relazione tra gli abitanti della
Titan Tower: BB era stato con Terra per un lasso di tempo decisamente
più lungo di quello che si sarebbe mai aspettata, Cyborg era
palesemente innamorato di Bumblebee
anche se quando un BB abbastanza alticcio lo aveva messo di fronte al
fatto lui aveva prontamente negato tutto.
Ma erano i primi ad avere
intrecciato una relazione tra di loro tra membri dei Titani.
Le relazioni
amorose degli altri erano sempre passate in sordina poiché
il loro
oggetto del desiderio era esterno alla Torre.
Loro erano sempre davanti ai suoi
occhi.
Borbottò una
buonanotte
fra i denti,
mentre la porta della sua stanza si apriva lentamente, concedendole
un maledetto secondo in cui vide i due giovani compagni e amanti
scambiarsi un bacio affettuoso sull'uscio della porta della stanza di
lui.
Eppure non era gelosia quella che
provava in quel momento.
Non ne aveva il motivo ed era quasi
certa di non avere nemmeno la capacità di provarla.
Si lasciò sfuggire
un flebile suono di sconforto fra le labbra, mentre varcava la soglia
di quella che era il suo piccolo e oscuro angolo di pace.
Accese le luci
soffuse con il pensiero e si lascio cullare dal miagolio familiare di
Lilith che gioiva del suo ritorno.
Da quando dapprima
BB, poi Starfire avevano deciso di tenere Silkie, chiunque di loro
aveva iniziato a portare alla Torre animali e altre creature dalla
dubbia provenienza, tranne lei.
Finché un giorno,
si erano ritrovati in un laboratorio dove venivano eseguiti test
sugli animali con l'idea di trasformarli in macchine da guerra al
comando del super cattivo di turno, e lì aveva trovato una
micia
bianca, infreddolita, tremolante e cieca che aveva deciso di portare
a casa con sé e di chiamare come la madre dei demoni, con un
sottile
velo di ironia.
“Ma allora non sei completamente
apatica” le aveva detto BB, guadagnandosi un suo sguardo di
disapprovazione e astio.
Il rumore causato
dalla chiusura della porta elettrica scorrevole dietro di lei la
scosse da quel ricordo che le stava concedendo una tregua dal
lancinante pulsare delle sue stesse tempie, riportandola anche al
principale elemento dei suoi pensieri.
L'elemento che non
riusciva a districare, che conduce ad un labirinto fatto di infinite
via senza uscita o che spesso abbandonava, per portare meglio il peso
di quella risposta non trovata, ma che in qualche modo le appariva
chiara e limpida nei suoi pensieri.
Non aveva mai
parlato con nessuno di quelle sensazioni, di quel macigno metafisico
che portava dentro di sé quando era insieme al resto del
gruppo.
Se era chiusa in
camera sua riusciva ad annebbiare la sua mente quanto bastava per non
pensare a quel quesito mancante di definizione, con la musica nelle
orecchie che veniva riprodotta dal lettore musicale regalatole da
Starfire qualche anno prima, di un dubbio rosa shocking, al quale in
qualche modo si era affezionata, o imparando meticolosamente
incantesimi forse più vecchi del mondo stesso.
Si butto
distrattamente sul letto, provando piacere nel sentire ogni singolo
muscolo del suo corpo alleviare la tensione a contatto con il raso
della coperta, chiudendo gli occhi, concedendo a sè
stessa di sentire, senza fingere indifferenza, il dolore provocato
dai colpi subiti e percependone la loro gravità.
Sentì anche il
musino umido della gatta che le sfiorava le caviglie, per poi
acciambellarsi lì vicino, mentre lei invece tastava tra le
coperte
sotto di se alla ricerca del famigerato lettore musicale, trovandolo
poco dopo sotto ad uno degli inutili cuscini che con il passare del
tempo avevano trovato posto sopra al letto.
Perché? Cosa significavano quelle
sensazioni simili a rabbia, l'unica che avesse forse mai conosciuto,
che crescevano in lei? Perché in quel momento?
Perché in quelle
circostanze? Perché? Perché?Perché?
Dopo aver inserito
la playlist casuale, indossò le cuffie, non prima
però di aver
sentito riecheggiare nella sua mente le solite domande, che non erano
tali, poiché nessuna di essa era abbastanza chiara per avere
una
risposta anche solo vagamente definibile tale.
Poi la musica
partì.
“We
are like the living dead, sacrificing all we have
for
a frozen heart and a soul on fire”.
E lei, chiuse gli occhi, sperando che il suo sonno sarebbe stato sgombro da quegli incubi che bruciavano come le fiamme degli inferi.
we
are like the living dead, craving for deliverance
with
a frozen heart and a soul on fire”.
~
BatKnives
Erano
secoli, anni, decenni che desideravo ardentemente scrivere una storia
sui titani, anche se, non ho mai cercato un vero pretesto per farlo,
quindi ora sono finalmente qui per farlo (e spero di continuare a
farlo con una certa assiduità, cosa che mi preoccupa
poiché questa
storia è nata dal nulla e non so dove la mia testolina la
porterà a
parare).
Anyway,
parlando di cose serie, la canzone ascoltata da Raven è Souls
on fire
degli HIM.