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Autore: Crilu_98    27/07/2017    2 recensioni
François Marchand, appartenente ad una famiglia della media nobiltà francese, è alla disperata ricerca di sua sorella Amélie, sparita senza lasciare traccia; ancora non sa di essere diventato il bersaglio di un manipolo di congiurati e che per venire a capo dell'enigma dovrà ricorrere all'aiuto di una giovane ladra, Claire, dal passato misterioso. Amélie, invece, nel tentativo di riconquistare la propria libertà incrocia la strada di James MacMallon, un bandito scozzese in esilio perennemente diviso tra il profitto materiale e la propria coscienza.
Nel frattempo, a Parigi, il Cardinale Richelieu indaga sulle voci che girano a palazzo, avendo tra le mani un unico indizio: il simbolo del Giglio Scarlatto.
Tra briganti onesti, affascinanti contesse, spie, sicari e pedine si dipana la storia di una congiura che potrebbe mettere fine al regno di Francia...
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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Balthazar Faure non riusciva a capire cosa fosse successo con esattezza. Un attimo prima stava per coronare il suo sogno di gloria e quello dopo era a terra, agonizzante, con un pugnale piantato nel costato. Si girò, furioso, verso l'uomo che si era frapposto tra lui e il cardinale: un giovane con i capelli scarmigliati, un fazzoletto rosso attorno al collo e gli abiti di un pezzente.
"Eccola, la mia fine ingloriosa…" pensò, con le lacrime agli occhi, mentre, dimenticato anche dai congiurati e dai nobili che si davano battaglia nella piccola sala, si trascinava fino ad una parete e si tirava in piedi. Il sangue scorreva copioso dalla ferita, imbrattandogli i vestiti. Con una punta di rimpianto, si domandò perché avesse deciso di sprecare una stoffa così buona per un'impresa così rischiosa.
"Perché eri convinto di riuscire. E invece hai fallito. Fallisci sempre!"
I suoi occhi già appannati si mossero lungo la sala, fino ad inchiodarsi sulla schiena del capitano Schmitt: aveva incrociato la spada con due strenui difensori del Re, il quale con una calma glaciale perfettamente adatta al suo ruolo aveva sguainato l'arma di rappresentanza che portava al fianco e si era posto accanto ai suoi uomini. Una mossa che Faure non avrebbe mai immaginato possibile.
Schmitt, nel frattempo, era riuscito a colpire uno dei suoi avversari al braccio, facendolo saltare all'indietro con una colorita imprecazione. L'altro, uno sconosciuto moro a cui mancavano le dita di una mano, si era scagliato contro di lui con accanimento ancora maggiore, segno di un odio implacabile e feroce. Il suo assassino – perché Balthazar era certo di stare per morire – cercò di caricarlo da un fianco, con una mossa rozza ed avventata che poteva anche funzionare; invece Schmitt scartò di lato e gli infilò un coltello alla base del collo, poco più in alto del cuore. Il ragazzo cadde a terra ed il suo sangue ed il fazzoletto rosso divennero un'unica macchia indistinta ai suoi occhi. Adesso i due uomini sembravano belve e nonostante ci fossero ancora altri congiurati con le spade in mano, quei due sembravano interessati solo ad infilzare Schmitt con tutta la forza e la rabbia di cui erano capaci.
"Sembra una questione personale…" si disse Faure, mentre, con una mano premuta sul fianco, barcollava nel mezzo della sala. "Ma anche la mia lo è."
Aveva subito numerose umiliazioni nella sua vita, alcune anche più gravi del disprezzo che il capitano aveva dimostrato nei suoi confronti. Ma adesso lui era lì e gli dava le spalle: non avrebbe mai più potuto vendicare i torti ricevuti, ma poteva portare quell'odioso tedesco con sé nella tomba. Con un ultimo sprazzo di vitalità, l'uomo si buttò a peso morto su Schmitt, facendolo incespicare, sorpreso. Cadde a terra con lui, ma quando tentò di rialzarsi Faure ebbe la forza di piantargli il pugnale nella gola, non riuscendo però a spingere a fondo, perché la vita lo stava definitivamente abbandonando. Morì sorridendo, gustandosi l'espressione sorpresa ed inquieta di Schmitt mentre si portava le mani al collo e uno dei due uomini calava la spada sul suo petto.
 
-Fermatevi!-
Claire non aveva gridato, ma la Contessa Lefevre si era comunque arrestata. Il corridoio era in penombra, l'unica luce proveniva dalle finestre che davano sul giardino del palazzo reale, ma la ragazza poteva notare il turbamento che sconvolgeva l'armonia perfetta di quei lineamenti.
"Il volto di cui François era innamorato…"
Madie si voltò verso di lei, mantenendosi a qualche passo di distanza e studiandola senza pudore.
-Chi sei tu?- chiese infine, arricciando le labbra. Claire sogghignò, drizzando la testa e sfiorando la manica sotto la quale era nascosto il pugnale donatole da suo padre.
"Sono pronta a tutto" si ripeté.
-Sono molte cose, Contessa. Sono stata un'orfana, una ladra, una fuggitiva. Ora come ora, però, sono solo la promessa sposa di François Marchand!-
Non seppe come quelle parole gli fossero sfuggite dalle labbra: François aveva detto di volerla sposare, cero, ma non c'era stata nessuna promessa a suggellare quel desiderio!
L'altra donna sussultò e spalancò gli occhi, prima di scoppiare a ridere. Batte le mani con un gesto affettato e rabbioso:
-Oh, ma bravi! Bravi davvero! Avete scoperto il mio gioco, nevvero? Sapevo che era meglio lasciare Marchand fuori da questa storia… Ma non mi hanno ascoltato!-
-Chi non vi ha ascoltato?-
Madie ricambiò il suo sguardo ostile.
-E' finita, per voi. Il Cardinale è a conoscenza del vostro tradimento e di quello dei vostri complici… Vi conviene confessare chi è la mente dietro questo intrigo malato!-
La Contessa sembrò perdere d'un tratto tutta la sua forza:
-La mente? Ce ne sono molte. La Francia è al sicuro finché Richelieu è al potere, ma dopo la sua morte tutto ciò che quel vecchio ha costruito crollerà e trascinerà la Corona con sé! Trascinerà noi con sé! O credete che la stabilità della Corona possa essere garantita da un bambino di poche settimane*?-
-Non mi interessa sapere i vostri motivi, Madie. Voglio sapere chi c'è dietro!-
La donna piegò le labbra in un sorriso malinconico:
-Non devo niente a voi, nessuna spiegazione! Quando le guardie del Cardinale mi cercheranno, sarò nella mia dimora!-
Claire stava per ribattere, ma un clamore alle sue spalle la fece voltare. Il suo cuore sussultò di gioia: François le corse incontro, stringendosela al petto e quasi soffocandola nella stretta delle sue braccia.
-François! Ma tu sei ferito!- strillò la ragazza, sentendo sotto le dita la consistenza vischiosa del sangue.
-E' un graffio, mi è andata bene. Jean Martin, invece…-
-Cosa gli è successo? E' ferito anche lui?-
-E' morto, Claire.-
François vide la sorpresa, il dolore ed il rimpianto attraversare gli occhi blu di Claire e si sentì stringere il petto in una morsa: aveva assistito lui Mouchoir Rouge nei suoi ultimi istanti, mentre James affondava con soddisfazione la spada nel petto di Schmitt. Tra i gorgoglii emessi dalla sua gola squarciata, il bandito gli aveva sussurrato di prendersi cura di Claire; il giovane Marchand aveva chinato la testa, giurando di mantenere la promessa.
Claire si sforzò per non lasciarsi sfuggire neanche una lacrima mentre si voltava nuovamente verso la Contessa, ma sussultò a bocca aperta: il corridoio era buio e deserto. La ragazza avvertì la presa amorevole e rassicurante di François sulle spalle:
-Andiamo a casa, amore mio…-
 
-La Contessa Lefevre è morta.-
François voltò stancamente il capo verso Richelieu che sostava sulla soglia del terrazzo.
Il ragazzo non sapeva perché si fosse rintanato lì, abbandonandosi ad una meditazione inquieta, quando aveva molte cose da fare… Sincerarsi dello stato d'animo di Claire, tanto per dirne una.
Invece, dopo aver aiutato Renard a predisporre la veglia sul corpo di Jean Martin, aveva vagato come un ubriaco per i corridoi di un palazzo che non conosceva, attirandosi le occhiate perplesse e curiose dei servi. Infine aveva trovato quel piccolo balcone che si affacciava sul retro del palazzo e si era accomodato sul parapetto in pietra. Non sapeva neanche quanto tempo fosse passato da quando avevano lasciato in segreto la reggia, nella quale la festa stava ancora continuando sebbene fosse quasi l'alba.
Il Cardinale ed il Re avevano ordinato agli uomini presenti nella sala di non fare parola di quanto accaduto e i congiurati erano stati imprigionati senza troppi clamori. Alla fine, sul pavimento erano rimasti solo tre cadaveri: Mouchoir Rouge, il capitano Schmitt e un sicario sconosciuto.
-Come avete fatto a trovarmi?-
Richelieu abbozzò un sorriso astuto ed allargò le braccia, facendo frusciare la tonaca rossa.
-Sono il Cardinale Richelieu, monsieur Marchand! Non sarei all'altezza della mia fama se non fossi a conoscenza di ciò che accade in casa mia!-
Il giovane annuì e si alzò in piedi lentamente, grugnendo per il fastidio delle membra intorpidite.
-Credevo che il Re volesse mantenere segreta la storia della congiura, per evitare problemi con la guerra e tutto il resto. Allora perché l'avete fatta uccidere?-
-Non è andata così. Era già morta quando i miei uomini sono arrivati là: si era tolta la vita con un veleno…-
-Quindi non sapremo mai chi c'era dietro questa congiura?-
Il Cardinale gli face compagnia mentre si recava da Claire, meditando sulla risposta.
-Il Duca di Buckingham ha preso il largo poche ore fa, adducendo come motivo una convocazione urgente da parte di Sua Maestà il Re Carlo… Ma dubito che ci fosse l'Inghilterra dietro a questo intrigo!- ammise infine, fermandolo prima di bussare alle stanze riservate alla figlia.
-Cosa ve lo fa supporre?-
Qualcosa brillò nella mano del prelato e con stupore Marchand riconobbe l'anello che era stato la causa di tutte le sue disavventure.
-Il giglio è il simbolo della casata di Francia, monsieur Marchand. E chiunque volesse vederlo macchiato di sangue è anch'egli francese. Ora, potrei fare congetture e puntare il dito verso Gaston d'Orleans o addirittura contro la Regina Madre… Ma in fondo, non ha più tutta questa importanza.-
-Voi dite?- ringhiò François, con sguardo cupo. -Sono stato bollato come un fuorilegge, depredato dei miei beni, mia sorella è stata rapita e abbiamo rischiato tutti più volte la morte a causa di questa dannata congiura. Nella vostra cappella c'è il corpo di un uomo che ha dato la vita per voi e per la Corona: credo che questo sia molto importante!-
-Non fraintendetemi!- sbottò Richelieu di rimando -La Francia vi è riconoscente e il Re ha già provveduto a reintegrarvi nel vostro ruolo. Ho anche… Insistito personalmente affinché vi fosse concesso di ritirarvi nelle vostre proprietà, lontano da Parigi. Credo che sia più sicuro per mia figlia.-
-E Amélie? Monsieur MacMallon?-
Richelieu sorrise:
-Non c'è stata nessuna congiura, ricordate? Monsieur MacMallon non è accusato di nulla!-
-Sta bene, allora!- mormorò François, ammorbidendo lo sguardo nell'incontrare gli occhi rossi e stanchi di Claire, apparsa in quel momento sulla soglia.
-Ci dimenticheremo di questa storia. Il Giglio Scarlatto non sarà mai esistito…-
 
Angolo Autrice:
Con l'estate, miracolosamente, ho trovato il tempo e la voglia di riprendere in mano questa storia. Forse scriverò un epilogo o forse questo sarà l'ultimo capitolo, boh! Spero comunque che vi piaccia :)
 
Crilu 
   
 
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