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Autore: Rohhh    27/07/2017    2 recensioni
La ventunenne Ashley, dopo essere stata cacciata via da casa da sua madre ed essersi ritrovata completamente sola in una città a lei sconosciuta, ha riscoperto la serenità che cercava nel suo nuovo gruppo di amici, conosciuto grazie al fortunato incontro con Terence, un ragazzo gentile e premuroso e sua sorella minore Michelle, che le ha offerto una stanza nell'appartamento che condivide con altre tre ragazze. Con un lavoro che le permette di mantenersi gli studi che ha sempre desiderato e la vicinanza delle amiche, tutto sembra procedere liscio per Ashley, ma il ricordo del suo triste passato arriva spesso a tormentarla e l'unico che misteriosamente riesce a darle sollievo da quei pensieri è Matt, un ragazzo odiato dai suoi nuovi amici per motivi non ben chiari e considerato da loro come un vero e proprio nemico da cui stare alla larga. Ashley, nonostante sia conscia della fama del ragazzo nel suo gruppo, in un momento di disperazione e debolezza, finisce per cedere e commettere con lui un errore che la perseguiterà e che presto finirà per pagare caro.
Ma, forse, non tutto ciò che sembra perduto per sempre lo è davvero...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Ciao a tutte!
Ragazze, questo capitolo mi è sembrato immenso da scrivere, non so se perché piena di impegni o altro, ma spero solo che non vi dispiaccia anche se è un po' lungo. Non mi andava di spezzarlo, so già di cosa parlerà il prossimo capitolo e non potevo proprio inserirci parte di questo. Chiedo scusa se a qualcuna non piacciono i capitoli troppo lunghi!
Finalmente posso aggiornare, sono in fase di trasloco col mio ragazzo  per tornare a casa per le vacanze finalmente, visto che abito fuori e in mezzo allo stress di questi giorni e a scatoloni vari sono riuscita a trovare due giorni da dedicare a scrivere, anche perché avevo bisogno di rilassarmi un po'.
Volevo aggiornare prima di partire, perché poi perderò di sicuro del tempo tra parenti e amici e non mi andava di lasciarvi appese per troppo.
Spero che il capitolo vi piaccia e vi aspetto al prossimo, che sarà leggermente diverso, poi vi spiegherò.
Un grazie alle meravigliose ragazze che hanno recensito e a chi segue o si è aggiunta da poco!
Un bacione!

Cap. 20 Il calore che solo tu sai darmi

 

La mattina presto poteva essere davvero orribile, soprattutto dopo una nottata trascorsa a faticare sopra i libri per recuperare studio arretrato e quattro ore a stento di sonno, farcite da qualche pensiero di troppo.

Ashley finì di lavarsi i denti, rischiando un paio di volte di addormentarsi davanti allo specchio, poi si rassegnò a dare inizio a quella giornata.

Come se non fosse tutto già abbastanza fastidioso, una voce squillante le perforò i timpani non ancora pronti al frastuono quotidiano.

«Pronta per una nuova entusiasmante giornata di lavoro?» domandò allegramente Michelle, sollevando la testa dalla sua tazza di tè fumante e rivolgendola ad Ashley, che aveva appena fatto irruzione in cucina a passi veloci.

Dove lo trovasse tutto quell'ottimismo alle sette e mezzo del mattino era proprio un mistero.

«Già» si limitò a biascicare la rossa, senza nemmeno sforzarsi di elaborare una risposta più articolata mentre, con la testa infilata nel frigo, cercava di recuperare qualcosa di decente per il pranzo.

Seduta di fronte a Michelle, Colleen emise un rumoroso sbadiglio.

Ashley nel sentirlo provò un certo conforto: almeno qualcun' altra sembrava ridotta peggio di lei in quella casa.

Si voltò e la vide, spalmata sopra il tavolo, con i capelli arruffati, il segno del cuscino ancora sulla guancia e la vitalità di un bradipo ubriaco.

Colleen, però, si trovava in quelle condizioni pietose dopo aver piacevolmente fatto le ore piccole col suo ragazzo per festeggiare il loro anniversario, Ashley, invece, aveva potuto vantare solo la compagnia dei libri e, per quanto amasse ciò che studiava, doveva ammettere che risultava un po' pesante essere costretti a farlo alle 2 di notte.

Avrebbe avuto una giornata piena e conciliare i vari impegni della sua vita, quelli che si svolgevano alla luce del sole e, peggio ancora, quelli segreti, stava diventando un'impresa molto stancante.

Tra una settimana ci sarebbe stata la laurea di Terence e, tra cerimonia e festeggiamenti vari, avrebbe sicuramente perso un sacco di tempo. Doveva portarsi avanti col lavoro e dare un taglio alle cose superflue o a quelle che erano fonte di distrazione e di conseguenza dare un taglio agli incontri con Matt.

Dare un taglio a loro due, forse.

Sì, quello sarebbe stato davvero l'ideale per tornare a vivere una ordinaria e tranquilla routine senza preoccupazioni, solo che esisteva un minuscolo ostacolo a impedirle di riuscirci e si trattava della sensazione di benessere e serenità che la invadeva quando stava con lui.

Anche in quel momento, anche con un cerchio alla testa e l'umore da 'odio indistinto verso qualunque forma di vita', una delle poche prospettive che riusciva a farle affrontare la stanchezza e l'assenza di voglia di chiudersi al lavoro, era sapere di poter trascorrere delle ore con lui nel pomeriggio, attimi preziosi in cui poteva deporre qualunque maschera ed essere semplicemente sè stessa, coi suoi pregi, i difetti e le debolezze.

Non andava affatto bene.

E poi, da quando pensava a lei e Matt come a 'loro due', come a un tutt'uno, una coppia?

Che razza di pensieri sconsiderati erano?

Un brivido di freddo le percorse la schiena e si ritrovò a scuotere la testa come una pazza mentre chiudeva lo sportello del frigo con decisione.

«Farai tardi anche oggi?» chiese Michelle, dopo aver preso un sorso caldo del suo tè ed essersi stretta dentro a una maglia di cotone che la proteggeva dalla fredda aria mattutina di quasi metà Ottobre.

«Sì...vado a studiare con i miei colleghi dopo la lezione – spiegò con una gelida naturalezza, senza voltarsi – sai, con la imminente laurea di Terence e il lavoro, se non faccio così rischio di arrivare impreparata agli esami!» aggiunse, intenta a incartare un panino e riporlo velocemente dentro un sacchetto.

Michelle annuì convinta, sorridendo al pensiero del fratello e del suo obiettivo a breve raggiunto, a Colleen bastarono le poche parole di Ashley sulla sua assenza da casa per farla resuscitare dallo stato semi-comatoso in cui giaceva e riportarla nel mondo reale.

Drizzò la testa, si lisciò i capelli e gli occhi le si illuminarono di una scintilla furba davvero poco rassicurante.

«Studi davvero tanto, eh? Non è che ci nascondi qualcosa?» domandò con aria allusiva, incrociando le dita sotto il mento e fissandola con attenzione.

«No, cosa dovrei nascondervi?» rispose Ashley, col sangue congelato e i sensi di colpa piantati alle spalle, come le punte di innumerevoli coltelli.

«Non so...magari una tresca con un ragazzo?» buttò lì la sua coinquilina con finta indifferenza, come si trattasse della prima cosa che le fosse venuta in mente, casualmente.

Ashley si accorse che Michelle si era lievemente incupita in viso, probabilmente non aveva gradito quall'insinuazione visto che suo fratello era ancora in attesa di una risposta definitiva da parte sua e anche solo il sospetto che qualcuno potesse giocare con i suoi sentimenti la infastidiva.

La capiva, aveva tutte le ragioni del mondo e si sentì uno schifo, non solo perché non trovava il coraggio di mettere le cose in chiaro col suo amico, ma anche perché stava nascondendo un segreto che avrebbe fatto male a troppe persone se fosse saltato fuori all'improvviso, al pari di una mina vagante.

«Non c'è nessuno» rispose, col poco fiato che riusciva a far uscire dai polmoni, serrati dall'ansia e dalla paura.

A volte pensava che sarebbe stato più semplice affrontare le cose, confessare a tutti che aveva conosciuto Matt, che si erano parlati e aveva scoperto un ragazzo diverso da quello che si ostinavano a descrivere. Avrebbe dovuto far capire loro che lui l'aveva aiutata a superare dei momenti difficili, che la comprendeva come nessun altro perché erano segnati da un passato simile, uno di quelli che non puoi immaginare appieno se non l'hai vissuto sulla pelle e che, per quanto fosse arduo da realizzare anche per lei stessa, adesso erano diventati amici o qualunque diavolo di relazione ci fosse tra loro e lei non voleva rinunciarci.

Poi però rimandava sempre, i giorni passavano, si accumulavano uno dopo l'altro inesorabilmente e cominciavano a diventare dei macigni che crescevano e pesavano.

Più andava avanti e il suo rapporto con Matt si faceva intimo e profondo, più le veniva complicato dire la verità, in un circolo vizioso che ormai era impossibile arrestare.

Avrebbe dovuto pensarci subito ad essere onesta invece di aspettare mesi per poi arrendersi a vivere in quella maniera, con una spada che le pendeva sulla testa, pronta a cadere su di lei da un momento all'altro.

Gli occhi di disprezzo dei suoi amici, quelli li sognava spesso e sperava di non doverli mai vedere nella realtà.

Colleen si alzò pesantemete dalla sedia come uno zombie, le strisciò accanto per dirigersi a prendere dei biscotti da una mensola ma non aggiunse altro.

«Allora io vado! Ci vediamo stasera!» annunciò Ashley un po' troppo bruscamente, dopo qualche attimo di silenzio, prima di fiondarsi alla porta e scendere per le scale, correndo e provando a dimenticare quella conversazione il più presto possibile.

Colleen si accasciò sulla sedia e prese a masticare dei biscotti al cioccolato, con la testa sorretta da una mano.

«Non me la racconta giusta» sentenziò poco dopo, Michelle sollevò i suoi grandi occhi interrogativi e li puntò sulla cugina.

«Chi?» domandò, aggrottando le sopracciglia scure.

«Ma Ashley, e chi se no!» ribadì Collen, battendo le mani sul tavolo per ribadire quanto fosse ovvio.

Michelle prese la sua tazza e si alzò per lavarla, mantenendo un'espressione neutra.

«Argomenta» le ordinò, dopo aver aperto giusto un poco il rubinetto perché il rumore dell'acqua non le impedisse di continuare quella interessante discussione.

«Non so, è una mia impressione! Ashley in questo periodo sembra assente, non c'è quasi mai a casa, parla pochissimo di quello che le succede, di quello che fa...e l'altro giorno, quando eravamo a spettegolare nella tua stanza, non so, mi è sembrata a disagio non appena le ho chiesto a quando risalisse la sua ultima relazione con un ragazzo.» le spiegò, incrociando le braccia sul tavolo e mostrando un'aria molto più sveglia rispetto a prima.

Michelle contrasse la fronte per rifletterci sopra e fare mente locale, poi si riavvicinò al tavolo, prendendo lentamente di nuovo posto sulla sedia.

«Ashley è sempre stata un tipo molto riservato quando si tratta di affari personali! Pensaci!...Di lei sappiamo solo che ha litigato con sua madre, è andata via da casa e non ha intenzione di tornarci! A volte non so nemmeno come rapportarmi con lei e preferisco non domandare o indagare...e poi scusa, anche Melissa non parla mai di sè eppure di lei non pensi lo stesso!» obiettò la castana, lisciando accuratamente le pieghe della sua costosa camicia da notte di seta.

Colleen, scosse la testa più volte. «Non puoi paragonarle tra loro, hanno caratteri completamente diversi! Melissa si vergognerebbe persino a elencarti cosa ha mangiato per pranzo, ma Ashley...beh, lei non è timida, sa perfettamente selezionare ciò che vuole dirti da ciò che vuole rimanga segreto e lo fa consapevolmente.» continuò la rossa fuoco e stavolta Michelle trovò difficile contrastare le sue deduzioni.

Il suo viso si fece scuro e le labbra sottili e serrate mentre un brutto presentimento si insinuava in lei.

«Ti ricordo che mio fratello aspetta ancora una risposta da lei e credo sarebbe corretto da parte sua farlo prima di iniziare qualunque tipo di relazione con altri. In realtà, non la faccio stronza fino a tal punto anche se... ho la sensazione che Terence si prenderà una brutta batosta!» commentò piano, abbassando lo sguardo al pensiero della delusione che avrebbe potuto subire il fratello, una macchia scura capace di guastare quel periodo perfetto e pieno di soddisfazioni.

«Tesoro mio, non per andare contro mio cugino ma, se non sbaglio, lei gli aveva già dato il due di picche ma Terence ha insistito perché Ashley ci pensasse sù ancora un po'. Se devo essere schietta, mi pare difficile che possa cambiare idea e lui avrebbe fatto meglio ad accettare il suo rifiuto subito e farsene una ragione, in fondo il mondo è pieno di ragazze!» ribattè sicura Colleen, con la voce impastata da un altro biscotto.

«In ogni caso non la capisco! Terence è carino e intelligente, viene da una famiglia prestigiosa e benestante e ha una carriera brillante ad attenderlo! É davvero cotto di lei e quando si innamora sappiamo entrambe che è il ragazzo dei sogni... gentile, premuroso, non le farebbe mancare niente! Che ha che non va per lei?» chiese, agitando le braccia e sbarrando gli occhi, incapace di trovare una ragione che giustificasse l'atteggiamento di Ashley.

«Parli proprio tu che non riesci ad accontentarti di nient'altro che la perfezione!» sbottò Colleen senza riuscire a frenare la lingua. Per quanto volesse bene a sua cugina non riusciva ad accettare la sua visione dei rapporti amorosi, ridotti quasi a una scelta di convenienza fra i migliori offerenti, dove qualsiasi tipo di sentimento era bandito.

Perché non riusciva a capire che così non faceva altro che diventare sempre più arida?

«Io ho grosse ambizioni nella vita e devo mantenere alto il mio livello! Ma Ashley...non per essere cattiva ma...Terence è il meglio che le potesse capitare in tutta la sua intera esistenza e fa una enorme cazzata a lasciarselo scappare! Si può sapere cosa vuole di più?» chiese di nuovo, dimostrando tutta il suo cinismo.

«Forse l'amore? Quello vero, quello che non guarda al portafoglio o alle origini familiari, che ti fa sentire il cuore che scoppia nel petto e una felicità incontenibile? Quello che non ti fa desiderare altro che stare con quella persona, anche se in mezzo a mille difficoltà, in una casa piccola e senza grosse ricchezze? Io e David non navighiamo certo nell'oro, siamo entrambi camerieri e dovremo faticare ancora un po' per mettere da parte i soldi necessari per andare a vivere insieme ma...mai al mondo mi sognerei di cambiarlo con nessun altro perché ci amiamo e non potremmo essere più felici di così!» rispose Colleen, con gli occhi che le brillavano e la sua solita durezza, sostituita da un tono dolce che raramente era facile sentir provenire da lei.

Michelle la guardò un secondo con lo sguardo velato da una vaga tristezza, come se di colpo percepisse l'immenso e buio vuoto che aveva creato volontariamente dentro la sua anima.

Durò un attimo e subito tornò combattiva e ferma nelle sue posizioni, sbuffò e assunse un'espressione sdegnata.

«Sai come la penso! L'amore fa schifo ed è una fregatura bella e buona! Prima o poi porta solo sofferenza e dolore e io non voglio ricascarci più, chiaro? - dichiarò con freddezza ma con la voce leggermente tremolante, come di chi sta cercando di trattenere le lacrime - Quando sarà il momento sceglierò una persona degna di stare al mio fianco ma non voglio coinvolgimenti sentimentali o smancerie inutili!» decretò, saltando in piedi e voltando le spalle alla cugina perché non la guardasse in viso e vedesse quanto in realtà fosse più umana di quello che lasciava credere.

Colleen si accigliò di fronte alla testardaggine di Michelle, poi però addolcì lo sguardo e le si avvicinò in silenzio, cingendole le spalle con un braccio.

«Tesoro, devi lasciarti alle spalle quella storia, sono passati ormai cinque anni e oltre! Non puoi permettere che la rabbia e la delusione ti impediscano di amare di nuovo e di essere finalmente ricambiata! Non sai cosa ti perdi e, credimi, ne vale davvero la pena riprovarci! Sai benissimo come sono andate le cose e sai che...» le sussurrò dolcemente Colleen, carezzandole i lunghi capelli color cioccolato, ma Michelle non era in vena di sentire ragioni.

Si scostò da lei e col viso trasformato dall'odio le bloccò le parole sul nascere.

«Basta! Non voglio parlare di ...lui! Ha sempre e solo rovinato tutto nella mia famiglia! - affermò a voce alta e con gli occhi lucidi, facendo desistere Colleen da ogni altro intento di convincerla a cambiare – adesso vado, ho cose migliori e più soddisfacenti da fare che rodermi il fegato!» disse, allontanandosi di scatto e sparendo lungo il corridoio, portandosi dietro la sua amarezza e lasciando Colleen a guardarla da lontano, con gli occhi colmi di preoccupazione e incapace di trovare un modo per non dover più vedere sua cugina soffrire e persuaderla a dimenticare, lasciarsi tutto il dolore alle spalle e ritrovare, forse, un po' di calore nel suo cuore.

 

 

 

Era la prima volta che saltava una lezione da quando aveva iniziato l'università.

Ashley diede un'occhiata all'orologio di un vecchio palazzo e si accorse che le tre del pomeriggio erano passate da ben venti minuti.

Il professore aveva di sicuro già iniziato a spiegare e i suoi colleghi sedevano lì, nella solita terza fila, intenti a prendere appunti o a lasciarsi distrarre da qualsiasi cosa pur di non seguire.

Aveva detto a una di loro che quel giorno non sarebbe stata presente a causa di un importante impegno improrogabile.

D'improvviso il peso di quella verità le cadde in testa come una bomba proprio in prossimità di un semaforo, rischiando di farla attraversare col rosso.

Stava saltando una preziosissima lezione per passare un pomeriggio con quell'irritante sfacciato che rispondeva al nome di Matt.

Doveva essersi bevuta il cervello.

Il problema era che con la laurea di Terence alle porte, gli impegni coi suoi amici sarebbero di sicuro aumentati in quei giorni e lei non avrebbe potuto sottrarsi stavolta, raccontando la solita scusa. Aveva già avuto la conferma dalle parole di Colleen di risultare sospetta durante le lunghe assenze da casa e voleva essere più cauta.

E poi c'era il lavoro, le lezioni, le ore da dedicare allo studio ed Ashley sapeva con certezza che non avrebbe avuto tempo per nient'altro quella settimana.

Per questi motivi il giorno prima, chiusa in quello sgabuzzino con Matt, preda dell' elevata quantità di adrenalina in circolo, aveva preso l'iniziativa e gli aveva chiesto di vedersi; ne aveva sentito il bisogno, fregandosene stavolta del'orgoglio e di come sarebbe potuta apparire quella richiesta al biondo arrogante e pieno di sè.

Quel pomeriggio lo avrebbe riservato esclusivamente a stare con lui, pur sacrificando i suoi doveri da studentessa, senza poter fare previsioni su quando sarebbe stato il loro prossimo incontro, se dopo una settimana, forse due o addirittura un mese.

O mai più.

Sospirò mentre svoltava l'ultimo angolo che la separava da lui, guardandosi attentamente intorno per accertarsi che non ci fosse nessuno di sua conoscenza.

Come una ladra o una criminale.

La porta dello studio di Matt si aprì qualche secondo dopo aver bussato, il ragazzo le fece un mezzo sorriso, ed Ashley notò che il suo sguardo sembrava stranamente calmo e assorto - probabilmente l'aveva interrotto mentre lavorava - e le apparve più adulto, maturo, quasi diverso dalla sua versione irriverente a cui era abituata.

Perse un battito per quella visione inaspettata e provò una sensazione stramba, che le tolse la capacità di parlare.

«E così sei tu» la salvò Matt, togliendola da quella situazione scomoda e parlando per primo.

«Già, ti avevo detto che sarei passata» gli rispose lei, riprendendo il controllo delle sue emozioni e varcando la soglia che Matt le stava tenendo gentilmente libera.

«Lo so, ma pensavo che alla fine qualcuna delle tue amiche ti avrebbe sequestrata e impedito di venire da questo orribile delinquente» le spiegò con tono ironico, accostando la porta e richiudendola con uno scatto.

Ashley tirò un sospiro di sollievo, adesso che era circondata da quattro confortanti mura che la tenevano al riparo dall'esterno si sentiva sicura, poi si arrampicò su uno sgabello alto e osservò con circospezione Matt, che si avvicinava a lei a passi lenti.

«Beh, ti sei sbagliato, non hanno quel potere su di me» disse Ashley, con altrettanta lentezza, senza staccare gli occhi da lui, come se fosse costretta a guardarlo per via di una attrazione fatale.

«Ma ne hanno altri, purtroppo» mormorò lui, avvicinandosi al suo orecchio e sfiorandola languidamente con le labbra per poi allontanarsi e prendere posto su un altro sgabello, accanto a lei.

Ashley rabbrividì, sia per la sua vicinanza che per il significato della frase appena pronunciata, aveva capito benissimo che Matt faceva riferimento a Michelle e a quanto riuscisse a condizionare la sua scelta di frequentarlo.

Non replicò, ma il suo sguardo si fece buio e cominciò a intrecciare nervosamente le mani, soprattutto perché quella dannata conversazione della mattina non voleva smetterla di ronzarle nelle orecchie.

Matt non si perse nemmeno uno di quei segnali, contrasse la fronte, rivelando una certa preoccupazione, ma preferì lasciar cadere l'argomento, riservandosi di tornarci in seguito.

«In realtà pensavo dovessi lavorare o seguire qualche lezione» riprese a parlare, distogliendo lo sguardo da lei e affrettandosi a spostare una serie di fogli e materiale vario dal tavolo per fare spazio.

«Ho lavorato stamattina e a lezione non...beh, io... »- iniziò ma si bloccò quando si rese conto che dire di averla saltata per lui avrebbe accresciuto a dismisura l'ego del biondo e lei odiava quando lui assumeva quel ghigno di vittoria da 'ho sempre ragione io'.

Lui, incuriosito dai quei balbettii improvvisi, le puntò gli occhi penetranti che si ritrovava, mandandola ancora di più in totale confusione.

«A lezione non sono andata oggi, non mi andava» confessò, infine, sopraffatta e sconfitta, accigliandosi e mettendo sù un broncio adorabile.

Matt sorrise e si sporse verso di lei.

«Interessante...quindi la seria e diligente Ashley, aspirante studentessa modello, ha marinato una importantissima lezione per venire da me? Ti confesso che comincio a sentirmi lusingato» le sussurrò con tono suadente e impertinente allo stesso tempo, massaggiandosi il mento e accennando un sorriso che ebbe il potere di affascinarla e farla imbestialire allo stesso tempo.

«L'ho fatto perché era una materia facile che non ho bisogno di seguire sempre! E poi, mi è per caso vietato avere voglia di fare altro piuttosto che stare chiusa dentro un'aula affollata?» ribattè in sua difesa, nel tentativo di smontare le sue logiche deduzioni.

Matt evitò di farle notare che era scappata da un'aula per rintanarsi dentro un altro posto chiuso e anche più stretto, decise di assecondarla e di fare finta di non aver capito per quale motivo si trovava lì.

In fondo anche lui non era stato completamente onesto, non le aveva detto di aver messo da parte una montagna di lavoro per potersi dedicare a lei a costo di dover fare nottata per recuperare e non rimanere in ritardo con le consegne.

«Certo, guarda che sto scherzando» la tranquillizzò, facendole rilassare i muscoli e assumere una posa più naturale sopra lo sgabello.

«Tu piuttosto, non vorrei averti disturbato...se devi lavorare fai pure, non badare a me!» si premurò di avvertirlo, ora che la tensione tra loro si era smorzata.

«Tranquilla, avevo appena finito di stampare alcune foto ed ero in procinto di prendermi una pausa.» le disse lui, incrociando le braccia sul tavolo ormai sgombro e sorridendole.

«Peccato, sai... ero curiosa di vederti farlo!» ammise lei con sincerità, il suo viso era disteso e luminoso e gli occhi trasparenti adesso permettevano di leggerci dentro, sembravano privi di ombre e senza più paura di mostrare le sue emozioni.

Matt la osservò, era così bella e naturale quando sorrideva spontanea, quando non abbassava lo sguardo ma lo sfidava apertamente, accecandolo con ogni sua sfumatura, da quella triste e tormentata che lo aveva attratto all'inizio, a quella più limpida e gioiosa, rara da vedere e quindi ancora più preziosa.

Di colpo ripensò a tutti i pomeriggi passati lì da solo, in silenzio, e provò un caldo senso di completezza, che gli fece immaginare quanto dovesse essere bello poterla avere ogni giorno a fargli compagnia coi suoi sorrisi, con la sua aria imbarazzata e incazzata quando la prendeva in giro, persino con le sue sofferenze nei momenti in cui lo usava solo per sentirsi meglio.

Si riscosse presto.

Che diavolo andava a pensare? Non voleva certo ridursi come quel sentimentale di Luke, a logorarsi dietro una relazione impossibile.

E lei doveva smetterla di lanciargli incantesimi e fatture, maledizione!

«Non è niente di così entusiasmante, credimi! Con la tecnologia digitale la fotografia è diventata più fredda, ha perso la magia che la caratterizzava prima, almeno per quanto riguarda lo sviluppo. A volte si riduce solo a passare ore e ore davanti al computer, però....- si fermò, scese dallo sgabello e prese dolcemente la mano di Ashley, invitandola a fare lo stesso, lei la strinse e ubbidì – vieni con me, ti faccio vedere una cosa» le disse piano, trascinandola in direzione di una porticina chiusa in fondo alla stanza, così ben mimetizzata che Ashley non si era nemmeno accorta della sua esistenza.

Matt la aprì e la rossa riuscì a notare che le finestre erano completamente chiuse e il buio che vi regnava veniva attenuato solo da una luce rossa diffusa, proveniente da alcune grosse lampadine.

Su un tavolo giacevano una serie di attrezzi vari e, in alto, appese a un lungo filo che percorreva lo spazio angusto da parte a parte, c'erano una serie di fotografie.

«É una camera oscura?» gli domandò con ancora il naso in sù, a osservare quell'ambiente intriso di un'atmosfera così particolare da risultare quasi magica. Sembrava che il tempo lì dentro si fosse fermato.

«Brava, è esatto. La gente non richiede quasi più foto sviluppate in questo modo ma, ogni tanto, a me piace continuare a farlo per quelle che tengo per me. Prendimi anche per uno stupido nostalgico, ma farlo mi ricorda quando ero solo un ragazzino e passavo i pomeriggi di nascosto a pregare qualche fotografo e convincerlo a farmi ammirare come funzionasse tutto questo. Quanti ceffoni ho preso da mio padre quando mi scopriva! - le spiegò con un sorriso amaro, avendo ben cura di richiudere la porta perchè la luce non rovinasse il suo lavoro – anche la tua foto, quella volta, se solo me l'avessi lasciata tenere, l'avrei conservata solo per me.» le sussurrò, avvicinandosi alla sue spalle e carezzandole un braccio per poi allontanarsi nuovamente.

«Adesso ti faccio vedere! – proseguì poi, chinandosi sopra una specie di proiettore mentre Ashley non perdeva nessuno dei suoi movimenti, come sotto ipnosi – in pratica il negativo viene proiettato sulla carta e...quando è abbastanza nitido, si utilizza un reagente chimico che fissa i colori e a quel punto...avviene la magia – continuò, la sua voce bassa e sensuale risuonava in quella stanza rossa e la fece piombare in una dimensione parallela, dove le sue percezioni sensoriali sembravano alterate e amplificate – ed ecco, la foto è pronta ma dovrà stare ad asciugare per un bel po' di tempo.» terminò il procedimento, prendendo con cura la stampa fresca e appendendola insieme alle altre lungo il filo.

«É affascinante, non l'avevo mai visto prima d'ora. É quasi un peccato che questa tecnica sia ormai in via di estinzione, è molto più suggestiva di un semplice pc.» affermò con lo sguardo stordito, ancora incantata dalla scena che si era appena consumata davanti a lei e soprattutto dalla passione che Matt metteva in ogni piccolo gesto, dalla concentrazione nei suoi bellissimi occhi che riuscivano a brillare nonostante il buio, leggermente celati dai capelli lunghi, innaturalmente rossi per via della luce delle lampadine e che gli ricadevano sulla fronte mentre era chinato a maneggiare con cura gli strumenti del suo lavoro.

Era impossibile non accorgersi dell'enorme amore che traspariva verso ciò che aveva scelto di fare nella vita e per cui aveva rinunciato letteralmente a tutto.

Ed in quel momento, davanti ai suoi occhi, c'era solo un ragazzo stupendo che le stava facendo tremare le gambe come una ragazzina e di cui si sarebbe tranquillamente potuta innamorare in un altro contesto, in un'altra vita o in un mondo parallelo.

Se solo non si trovassero intrappolati in quei ruoli rivali e distanti, se solo non suonasse tutto terribilmente sbagliato e scorretto.

Triste, adesso si sentiva solo così, con un tremendo senso di ingiustizia e un nodo alla gola difficile da ignorare.

Matt si voltò, la sorprese con gli occhi stravolti e lucidi e capì che non si era sbagliato prima, quando aveva intravisto in lei un'inquietudine diversa.

«Come vedi è tutta una questione di reazione chimica. - bisbigliò, facendosi vicino – una volta che il reagente incontra la carta si innesca una reazione che non si può più arrestare – mormorò, carezzandole l'avambraccio con le dita e risalendo sempre più pericolosamente – e questo genera un risultato meraviglioso alla fine – continuò, puntando gli occhi su quelli bisognosi di Ashley, che sostenne il suo sguardo, lo divorò affamata e vi si perse dentro, provando istantaneamente l'effetto di un'ubriacatura – è buffo che reazioni di questo tipo possano succedere anche tra persone...io per esempio adesso, ti ho solo sfiorata e...avrei voglia di non fermarmi, di continuare a farlo, di stringerti e baciarti e...non posso fare a meno che sia così...» disse in un soffio, i loro nasi si sfioravano, i corpi quasi a contatto fra loro e le dita intrecciate.

«Fallo, allora» gli mormorò Ashley all'orecchio, mordendogli leggermente il collo e rubandogli un sospiro.

Matt non ebbe il tempo di sorridere che Ashley gli afferrò il viso con entrambe le mani, incapace di attendere oltre, e si gettò sulle sue labbra, avida e senza controllo.

Solo quando sentì che lui ricambiava con la stessa foga il suo bacio, si tranquillizzò e avvertì il piacere invaderla mentre ogni preoccupazione faceva i bagagli e andava via.

I minuti cominciarono a essere scanditi solo dal rumore dei baci e dei sospiri, amplificati dalla ristrettezza di quella piccola stanza, il suo cervello smise di pensare, si spense come accadeva quando si trovava attaccata a lui, un fenomeno che la faceva sentire in paradiso ma che poteva essere molto pericoloso, soprattutto perchè era noto che le peggiori cazzate si fanno proprio quando si smette di ragionare razionalmente, come da sbronzi, da innamorati o...come quello che erano loro, senza etichette o preconcetti.

E tutto il resto poteva anche andare affanculo per una manciata di minuti.

Le dita di Ashley si infilarono prepotentemente tra i capelli di Matt, gli impedirono di allontanarsi, il suo corpo ormai stretto a lei la accese, il fiato le mancava ma non le importava, morire soffocata in quel modo sarebbe stato stupendo a pensarci bene.

La luce rossa attorno a loro contribuiva a rendere tutto più surreale, sembrava quasi di non essere in quella città grigia ma in qualche luogo fantastico in cui esistevano solo loro due.

Le mani di Matt le sfiorarono il ventre, risalirono da sopra la stoffa della sua maglia, percorrendole i fianchi e la schiena e si fermarono dietro la sua nuca, attirandola a sè per un'ultima volta prima di lasciare libera la sua bocca, inaspettatamente.

Ashley si risvegliò da quel sogno, lo osservò per un paio di secondi, ancora aggrappata alle sue spalle e si rese conto di quanto avesse avuto ragione, prima col quel paragone.

Come due sostanze chimiche, a loro bastava trovarsi troppo vicini per innescare una reazione difficile da arrestare ma meravigliosa allo stesso tempo.

«Stiamo giocando col fuoco» lo ammonì Ashley, riportando le labbra a contatto con le sue, durante un breve sprazzo di lucidità.

Matt sorrise, lasciandole un bacio leggero «Sono abituato a rischiare quando ne vale la pena. Tu hai paura?» le domandò, poggiando la fronte contro la sua.

Ashley deglutì a vuoto, ancora avvolta dal calore del corpo di Matt, che sembrava così perfetto e giusto in quel momento.

«Un po', forse.» ebbe la forza di dire.

Non aveva idea di dove stessero andando, era ormai evidente che non fossero amici ma non stavano nemmeno insieme e lei non si era mai trovata in una situazione così indefinita, la spiazzava, mandava in frantumi ogni schema a cui era abituata, senza permetterle di classificare il loro rapporto.

«Puoi smettere quando vuoi, senza bruciarti, sta a te capire entro quale limite vuoi trattenerti.» le spiegò Matt, dimostrando grande capacità di analizzare quella situazione.

In realtà la confusione albergava anche in lui, anche se si stava facendo una mezza idea su quei sentimenti misteriosi e la cosa lo spaventava non poco. Sperava solo di non cascarci, di non rimanere scottato da qualcosa che non si sarebbe mai potuta realizzare, o di un rifiuto che sapeva sarebbe arrivato presto da parte di quella ragazza, così all'apparenza fragile ma capace di spezzargli il cuore se solo avesse voluto.

Ashley lo fissò e annuì incerta.

'E se quei limiti li avessi già superati?' si chiese ansiosa, senza riuscire a darsi una risposta, adesso che i loro viso erano di nuovo distanti e l'ebbrezza provata durante i loro baci andava scemando.

«Ti va un caffè, un tè, qualcos'altro?» chiese lui, interrompendo quell'argomento spinoso e preferendo riportare le cose alla normalità.

«Un tè andrà bene – le comunicò lei, staccandosi dalla parete contro la quale si era trovata intrappolata – freddo, però» gli specificò, subito.

Di bollori ne aveva avuti già abbastanza, per quel pomeriggio.

 

 

«Tieni» Matt porse un bicchiere di tè freddo ad Ashley che stava di nuovo seduta sullo sgabello, il ricordo di pochi minuti prima ancora indelebile.

Lui le si affiancò, cominciando a sorseggiare il suo caffè.

«Grazie! - fece lei, poi bevve un sorso rinfrescante che la fece sentire già rigenerata – Non puoi capire quanto sono nervosa, questa settimana è un inferno, ho così tante cose da fare, l'università, il lavoro e poi c'è anche la laurea di Terence!» si sfogò, sbuffando pesantemente.

«É già la settimana prossima? Conoscerai i tuoi futuri suoceri, allora!» la provocò lui, trattenendo una risata alla faccia sconvolta di Ashley.

«Vuoi smetterla di dire idiozie, cretino? Non saranno mai i miei suoceri perché io e Terence non staremo mai insieme, vorrei non doverlo ripetere più, grazie!» sbottò Ashley.

Matt sorrise, stranamente sollevato da quella rivelazione.

«Beh, non ti sarebbe andata così male, li conosco molto bene. Certo, all'inizio avrebbero storto un po' il naso per via delle tue origini non proprio altolocate ma... alla fine ti avrebbero accolta, amano molto i loro figli e non li vorrebbero vedere infelici per nulla al mondo, dovesse significare anche infrangere qualcuna delle loro stupide regole. Questo a casa mia non succedeva, invece.» mormorò, facendosi scuro e teso.

Ashley gli carezzò una spalla «Ehi, non pensarci, ok? So che fa male ma...impariamo a conviverci. Me l'hai detto anche tu, no?» gli sorrise, lui annuì e abbandonò i un lampo quei brutti ricordi.

«Quindi gli hai parlato?» chiese poi, facendola quasi strozzare col suo tè.

«A chi?» domandò, sperando di sbagliarsi.

«A Terence» specificò lui, guardandola di soppiatto.

«Ehm...non ancora...ma lo farò...devo solo trovare il momento giusto e...soprattutto il modo giusto per non ferirlo» balbettò, facendogli intuire che fosse un'impresa tutt'altro che facile.

«Se vuoi posso farlo io – affermò Matt, drizzandosi sulla sedia e incrociando le braccia al petto con fierezza, facendole spalancare gli occhi – potrei toglierti da questo compito ingrato, tanto lui già mi odia, come potrei peggiorare la situazione? Potrei andare da lui, e dirgli ' Terence, amico mio, lascia stare Ashley, lei non ti ama e non ti amerà mai e ora, se vuoi sfogarti, dammi pure un pugno per questo e per gli arretrati, così la facciamo finita una volta per tutte'. Potrebbe funzionare, dopotutto toglierti dai casini è il mio compito, adesso – continuò, sembrando molto convincente, poi si avvicinò a una Ashley sempre più perplessa e le sfiorò la guancia – basta solo che tu me lo dica e sono disposto a sacrificarmi» le sussurrò, facendola boccheggiare per la confusione per poi scoppiare a ridere per l'assurdità delle sue parole.

«Ti sei completamente ammattito? Devo dire che sembri quasi geloso di Terence e, se non ti conoscessi, oserei quasi affermare che ti stai innamorando di me» gli sibilò, poggiando il mento sulla mano e assottigliando gli occhi, stavolta era il suo turno di stuzzicarlo e aveva colto l'occasione al volo, ripagandolo con la stessa moneta, dato che il biondo aveva sostenuto lo stesso di lei solo il giorno prima, quando era al pub con Jessica.

«Magari è proprio così, questo non puoi saperlo» ribattè Matt, con un alone di mistero che lasciò una sensazione insolita ad Ashley.

Matt si sarebbe mai potuto innamorare di lei? Era un'opzione così assurda che le risultava difficile da credere.

Scoppiò a ridere «Non hai già detto fin troppe cazzate, oggi?» obiettò, sorridendo di cuore.

Stavano conversando tranquillamente come due amici, sembrava incredibile ma era così.

Lei non voleva perderlo, non voleva che nulla, nemmeno i suoi presunti sentimenti, potessero rovinare quel rapporto.

«E Melissa, invece? Senti, ti prego, dille qualcosa! Luke e lei non si sono scambiati nemmeno un bacio e questa cosa è ridicola! Capisco la situazione e tutte le solite rotture ma...insomma due che si amano e si piacciono non possono limitarsi a tenersi la manina come due bambini di dieci anni, sarai d'accordo anche tu con me! É la natura, cazzo, sono adulti e dovrebbero provare attrazione fisica, non è una cosa di cui vergognarsi! Sinceramente non mi va di dover accudire Luke come un cucciolo quando questa faccenda gli avrà disintegrato gli ultimi neuroni rimasti attivi nella sua testolina cespugliosa, quindi se potessi farmi questo favore te ne sarei immensamente grato» le fece presente, alzandosi per riporre le tazze, dirigendosi poi verso la finestra per arrotolarsi del tabacco e fumare.

Ashley esitò un attimo, sarebbe stato difficile spiegargli di dover deludere le sue aspettative, visto la recente confessione di Melissa sulla sua verginità. Probabilmente Luke avrebbe dovuto aspettare ancora un bel po' su quel fronte.

«Ehm, temo che non sia facile come pensi...Melissa è fatta così e...beh credo che ognuno abbia i propri tempi e che vadano rispettati» provò ad addolcire la pillola, avvicinandosi a lui.

«Questo lo capisco ma...a volte si ha bisogno anche di una dimostrazione di affetto, un abbraccio un bacio, un po' di contatto fisico per fare sentire la propria presenza, per fare capire di essere desiderati. É normale, l'amore funziona anche così» affermò, portando lo sguardo oltre la finestra, dove qualche passante annoiato camminava chiuso dentro i propri pensieri.

L'amore: lei non lo provava da molto tempo, e aveva quasi dimenticato come riconoscerlo.

Fissò Matt, così serafico e calmo, con la schiena poggiata al muro e gli occhi socchiusi e decise di buttarsi.

«E tu l'amore l'hai mai provato? Ne parli con sicurezza» gli domandò, Matt ebbe quasi un sussulto, forse non si aspettava quella domanda azzardata da lei.

Si staccò dal muro e accigliò lo sguardo.

«Certo» rispose soltanto, senza sbilanciarsi.

«Quindi sapresti sempre riconoscerne i sintomi?» incalzò Ashley, confondendolo.

Lo stava facendo di nuovo quella streghetta, gli annebbiava il cervello con quelle domande, senza fargli capire chiaramente se si stesse riferendo in generale o fosse un modo sottile per indagare i suoi sentimenti, quelli che si rivolgevano a lei e che sembravano talmente ingarbugliati da non riuscirne a venire a capo.

«Adesso non mi faccia domande troppo complicate, professoressa – dichiarò lui, eludendo abilmente la questione prima di spegnere la sigaretta e allontanarsi, lasciandola persa tra i suoi mille dubbi – tu, invece, sapresti farlo?» gli chiese a sua volta, facendola sbiancare.

«Non puoi rigirarmi tutte le domande! Non è corretto!» si lamentò debolmente, afferrandolo per la maglia e fingendosi minacciosa.

«Oh, sì che posso. Posso questo e altro» sussurrò, riappropriandosi nuovamente delle sue labbra, trovandole già dischiuse e pronte per dedicarsi a un ultimo bacio.

Le sue braccia le cingevano la vita, erano confortanti, davano una bella sensazione, ed Ashley non avrebbe mai voluto separarsene per quella sera.

Come si faceva a bloccare il tempo?

«Dimmi, che cosa ti preoccupava, oggi?» le domandò lui, interrompendo il bacio ma tenendola ancora stretta.

«Eh? Nulla!» provò a negare lei ma Matt sorrise beffardo e scosse la testa.

«Ashley, sai che con me non attacca. Vuota il sacco!» le ordinò bonariamente.

Lei passò i palmi delle sue mani sul petto di lui, risalì fino alle sue spalle, seguendo con gli occhi il tragitto compiuto, poi lo fissò negli occhi, adesso più decisa.

«Colleen sospetta che io abbia una relazione segreta con qualcuno» gli confessò, con un tono estremamente ansioso.

«Beh, ci ha visto giusto, direi» ghignò lui, prendendosi gioco di lei nel tentativo di alleggerire la tensione.

«Matt! Noi due non abbiamo una relazione, ci scambiamo solo favori, ok? - precisò, anche se quella scusa cominciava a non reggere più come una volta – in ogni caso ho paura che possano scoprirmi»

Matt ripensò a Michelle, agli innumerevoli motivi per cui la castana lo odiava e forse per la prima volta realizzò che Ashley rischiava davvero se fosse saltato fuori il loro rapporto.

«Vuoi che smettiamo di vederci?» le propose freddamente, per quanto quella prospettiva gli facesse sentire un vuoto all'altezza del petto.

«No, non voglio! - ribattè subito la ragazza, rafforzando la stretta alle sue spalle – solo che...vorrei che non dovesse essere così, vorrei non dovermi nascondere o non poter fare nemmeno una passeggiata insieme a te come con qualunque altro amico, senza il terrore di venire scoperta!» si sfogò, abbracciandolo e poggiando la testa sul suo petto accogliente.

Matt la strinse, sentirla così preoccupata e angosciata per colpa sua gli fece male, ma sapeva quanto fosse difficile fare cambiare idea ai due fratelli, ci aveva provato per anni finchè semplicemente aveva gettato la spugna, rassegnandosi a lasciarsi odiare.

Rafforzò la stretta sul corpo esile di Ashley, il pensiero di perderla o farla soffrire era duro da digerire ma al momento non vedeva molte altre alternative all'orizzonte.

«Staremo sempre attenti, te lo prometto...e se qualcosa dovesse andare storta...vuol dire che andrò da loro e gliene dirò quattro dritte in faccia!» la rassicurò, ma fu quando la sentì sorridere contro il suo petto che Matt ritrovò la serenità.

«Adesso è meglio che vada» disse la rossa, dopo aver abbandonato il suo caldo abbraccio.

Lui si limitò ad annuire, attese che la ragazza recuperasse la sua borsa e la accompagnò alla porta per un'ennesima separazione.

Ashley raggiunse la soglia con un'insolita lentezza, per ritardare il più possibile quel distacco, che diventava sempre più duro ogni giorno che passava, poi incrociò le braccia dietro la schiena e lo fissò.

«Non so quando avrò di nuovo del tempo libero, perciò...» iniziò, incerta anche su quali parole scegliere.

«Lo so, non preoccuparti...allora alla prossima...» disse, rimanendo fermo di fronte a lei.

Ashley annuì, indietreggiò e scese il gradino che la separava dal marciapiede.

«Allora, ciao!» sussurrò, Matt alzò una mano e le fece un cenno di saluto.

Nessun bacio, abbraccio o carezza, che in quel momento sarebbe stato fuori luogo, troppo romantico e da fidanzati, per nulla adatto a loro e a quello che erano.

Ashley si voltò e si affrettò ad allontanarsi da quella zona.

Davvero non sapeva quando avrebbe rivisto Matt, nè in quale occasione e quel pensiero le stringeva il petto, anche se non avrebbe dovuto.

Forse doveva concentrarsi sulle cose importanti, su quelle contavano veramente.

Ma come farlo, se una di quelle cose era diventata lui?

 

 

 

 

  
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