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Autore: Le_sorelle_Laclos    28/07/2017    5 recensioni
Forse, se Josephine non avesse sostenuto sua sorella Oscar, insegnandole ad ascoltare il proprio cuore e spingendola di fatto ad accettare l'amore di André, non sarebbe successo nulla di irreparabile alla famiglia Jarjayes. Ma Josephine non è pentita di ciò che ha fatto, tutt'altro: il destino della sorella minore non poteva che essere fuori da ogni schema, come sempre da quando è nata. Ma per quanto riguarda il destino della stessa Josephine? Esiste davvero anche per lei quella felicità completa che Oscar le scrive di aver trovato? E come si può sperare in un futuro felice, quando, già all'inizio del 1787, la Francia sembra destinata a scivolare inesorabilmente verso il baratro?
Dopo le Le amicizie pericolose, continua lo scambio epistolare tra Oscar "Françoise" Grandier e Josephine de Jarjayes de Liancourt.
Genere: Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oscar François de Jarjayes, Sorelle Jarjeyes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cara Sorella...'
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26. Oscar

 

Parigi, 1° giugno 1787

 

Mia cara sorella,

comincerò dalle cose piccole e finirò con le grandi.

Sei stata molto gentile a beneficiare la famiglia di Alain prendendo la piccola Diane a servizio. La sua presenza in casa tua è come un profumo nuovo, che ingentilisce l’aria e rende ogni cosa più serena. Ho notato quanto ti faccia piacere averla intorno; non mi sorprenderebbe che un giorno o l’altro le offrissi un tè in tua compagnia, indulgendo nel gusto di interrogarla fino a farla arrossire. Ma tutto ciò sa di familiare e la tua indole è sempre votata al bene altrui, così non ti ammonirò troppo a lasciarla respirare.

Le indagini sui mandanti dei ribelli sono a un punto morto. L’uomo che è stato arrestato (il suo nome è Danglars1) si rifiuta di parlare, o forse, come va dichiarando, non sa davvero nulla. Non sono a conoscenza dei metodi di persuasione con cui lo stanno interrogando, ma temo che stiano usando i peggiori. Questo non ci porta a nulla. La tortura è un mezzo vile, oltre che controproducente, di estorcere informazioni. Il dolore fisico costringe anche alla menzogna, pur di sfuggirgli; e se finora quell’uomo non ha parlato, ho idea che tra poco, per cavarsi d’impiccio e sopravvivere, dichiarerà falsità e invenzioni. Ho scritto al nuovo Comandante della Compagnia B e a D’Agout, sperando mi ascoltino; ma a dirigere gli interrogatori e le indagini è il Generale Bouillé, e il suo pugno è duro anche a sproposito, lo sappiamo bene. Mi sono consultata con Alain per sapere chi, tra i miei soldati, la pensa come me; e ho avuto la sorpresa di constatare che perfino lui, insieme agli altri, concorda con il mio punto di vista. Che l’uomo arrestato si senta un martire, un salvatore della patria, un ribelle, un criminale, non cambia la sostanza; picchiarlo e fargli del male non farà altro che indurire il suo cuore… “perché il cuore di un uomo è libero”. Alain, facendosi portavoce degli altri, me l’ha borbottato fingendo indifferenza, ma sapeva bene che avrei capito. Sono mie parole, e tutti loro le ricordano e le hanno fatte proprie.

Mi sono sembrati così lontani i tempi in cui mi minacciarono dopo avermi legata a un palo, salvo poi arrendersi alla mia autorità. Quella di allora era una bravata di ragazzini; quelle di oggi sono opinioni di uomini fatti e saggi, a dispetto della giovane età. Provo grande orgoglio per questo.

In tutto ciò, non fraintendermi sul fatto che io abbia perdonato a quel Danglars e ai suoi compagni l’azione in cui stavano per distruggere ogni cosa cui io tenga al mondo. Mi sono calmata nei suoi confronti soltanto perché André e nostro padre si sono ristabiliti quasi del tutto.

All’indomani dell’aggressione non ero in un così indulgente stato d’animo; invece adesso posso tornare a respirare. Per quanto riguarda André ti ringrazio per tutto il pensiero che hai avuto per lui. L’hai visto anche tu: a parte una certa debolezza dovuta alla convalescenza, è ormai in salute. Anzi, sembra che l’ennesima ferita gli abbia infuso in corpo un ardore di rinascita che ben concorda con questa primavera e la prossima estate. L’ultimo anno è stato molto rischioso e faticoso, per lui: l’occhio, le difficoltà alla vista, la vita militare, l’aggressione di Saint Antoine, i viaggi, e ora quest’altra… avventura; ma lui dice che non si sorprende di tante peripezie, giacché deve pur pagare alla benevolenza celeste la felicità che sta vivendo… grazie a me.

Ha anche il coraggio di scherzare. E non è servito a nulla rimproverarlo di un pensiero così assurdo, perché ha continuato: “E siccome sono infinitamente felice, chissà quanti guai ancora mi aspettano!”

Rideva, mentre lo diceva, e so che non crede veramente a un tale fatalismo. Ma perché fosse più chiaro, gli ho annunciato la pura verità: ogni sua sofferenza è la mia. Perciò farà bene a rimettersi totalmente e a non giocarmi mai più tiri del genere. Non mi dilungo su ciò che mi ha risposto: ma è così strano, così particolare ciò che accade tra noi, quando da uno scherzo si passa alla gravità, per scivolare ancora nell’oblio e rendersi conto che non si può sfuggire l’uno all’altra. Come le stelle gemelle, Castore e Polluce, destinate a un’esistenza perenne fianco a fianco2.

E ora… come continuare? Ho iniziato questa lettera con il pensiero di raccontarti cosa sia accaduto ieri sera, e sto continuando a differire il momento.

È una cosa importante, e sento di non riuscire ad esprimerla come mi riesce, ormai, parlare del mio amore per mio marito. È un altro sentimento, questo, profondo e radicato quanto l’altro, ma di natura assai diversa.

Tu sapevi, non è vero?, che nostro Padre ci ha convocato a casa, ieri pomeriggio. Una lettera, scritta di suo pugno con grafia ferma, segno di guarigione pressoché avvenuta, chiedeva informazioni sulla salute di André, e ci invitava a raggiungere la nostra casa di un tempo per la cena. Non abbiamo avuto molto tempo per riflettere. Anzi, quasi non abbiamo fatto parola l’una con l’altro sul significato di quell’invito. Immaginavamo dai toni della missiva che non ci sarebbe stata alcuna tempesta, e i fatti recenti mostravano, da parte nostra, un sincero attaccamento a nostro Padre e alla famiglia, che poteva ben disporre il cuore di un uomo fiero e capace di riconoscere la giustizia.

Io, ti confesso, speravo vivamente che André si vedesse riconosciuti da nostro Padre i suoi molti meriti. Con un poco di calcolo, mi dicevo che era impossibile che un uomo come il Generale Jarjayes serbasse rancore a chi gli ha, in poche parole, salvato la vita, dopo averlo servito fedelmente da quando era bambino. Non sarebbe stato mio Padre, altrimenti.

Ho immaginato che avrebbe voluto parlare prima di tutto con me. Invece no: ho dovuto attendere io. André si è presentato a testa alta, come era naturale. L’ho guardato varcare la soglia dello studio di nostro Padre, e quando è scomparso oltre la porta ho dovuto forzarmi per non accostarmi ad essa e ascoltare.

Hanno parlato a lungo. Le voci erano calme, ma anche se non avevo motivo di aspettarmi qualcosa di grave, non ho avuto pace finché la porta non si è riaperta di nuovo.

Allora è stato il mio turno. Subito ho cercato indizi nell’espressione di André, un attimo prima di entrare a mia volta; e mio marito ha sorriso con sicurezza, incoraggiandomi con lo sguardo ad andare.

Non potrò mai perdonarti per quello che è accaduto.”

Questo l’esordio, e nostro Padre non ha l’abitudine di lesinare sguardi, quando le sue parole pesano.

Tuttavia, è accaduto. Per quanto io abbia provato delusione e tristezza, niente ormai potrà cambiare.”

Ero come pietra. Avrei potuto già replicare molte cose, ma non me la sentivo. Era tornato, per alcuni istanti, il Signore e Padrone del mio mondo d’infanzia, colui che mi impartiva i precetti, le punizioni e le lodi. Non so se è così che ogni figlio percepisce l’uomo che l’ha cresciuto, ma per me è stato così, sulle prime; poi, poco a poco, si è fatta strada dentro di me una grande dolcezza, come se lo vedessi per la prima volta. Ai miei occhi è apparso stanco, antico, smarrito, e io di contro adulta, padrona delle mie scelte, non più legata ai suoi fili. Si faceva scudo di parole dure perché nei suoi occhi la commozione vibrava come foglie al vento d’autunno. Non mi ero mai accorta di quanta fragilità potessero nascondere quegli occhi un tempo terribili. Occhi che potevano chiudersi per sempre, e grazie ad André brillano ancora…

Soltanto uno sciocco si ostinerebbe a combattere la corrente quando tutto rema nella direzione contraria.”

Dolcezze non me ne aspettavo, e nemmeno parole gentili. Mi bastava già quello che stava dicendo, e sapere che non ci avrebbe più osteggiato. Che in qualche modo accettasse il nostro matrimonio. E la nostra presenza a palazzo, non era già un segno di uno scioglimento, di una catena rotta? Potevo dirmi felice e soddisfatta…

L’ho fatto per una vita intera. Ho remato contro ogni convenzione perché tu fossi il mio erede, la speranza della famiglia. Ma dovevo aspettarmelo, che la natura avrebbe vinto infine…”

Si è fermato. Non perché avesse concluso, ma perché non riusciva più a parlare. La commozione è un avversario arduo, Josephine!, piccolo, che divora i piedi dei colossi… e di donne adulte, fiere dell’educazione maschile ricevuta, fiere dell’amore scelto, fiere…

Oh, Josephine. Non è nel nostro modo di essere padre e figlio, figlia, l’abitudine di abbracciarsi. Non è mai accaduto. Fino a ieri, almeno. Né ho mai visto lacrime solcare il volto del Padre. Fino a ieri!

E sono davvero sua figlia, se non riesco a finire il mio racconto e devo fermarlo qui. Di esso, d’altronde, vedrai gli effetti molto presto. Stasera saremo a casa, a cena con tutti voi. Mio marito siederà al mio fianco come faceva già in altri tempi, non più per concessione ma per diritto acquisito, per merito, per amore di tutti, per gratitudine di tutti.

A presto, e non osare chiedermi di più quando saremo di persona: so che ti tenta l’idea di canzonarmi, ma non ci riuscirai stavolta, stanne certa.

Oscar

_____________

1. Nome mutuato da Il Conte di Montecristo, anche se con il Danglars fraudolento del romanzo di Dumas questo qui non c’entra proprio niente!

2. Ammiccatina a Ikeda Sensei: http://www.mangaeden.com/it/en-manga/versailles-no-bara/45/33/

_____________

Angolo delle autrici.

Care Lettrici e cari Lettori, agosto è arrivato ormai, e con esso le tanto sospirate vacanze! Il carteggio de Le relazioni pericolose si prende un mesetto di pausa… ci vediamo a settembre! Un abbraccio!


 

 

   
 
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