Thor gorgogliò, il suo corpo massiccio ricadeva abbandonato sopra quello della dea della menzogna. Il martello gli era scivolato dalle mani ed era conficcato sul pavimento, ai piedi del trono su cui Lady Loki era accomodata.

La dea stringeva il fratello con le dita affusolate, conficcandogli le unghie aguzze nella pelle abbronzata.

La luce che filtrava nelle sale dorate del palazzo illuminava l’armatura di Thor, faceva risaltare le treccine color oro che gl’incorniciavano il viso e faceva risplendere le goccioline di sudore che imperlavano la sua fronte.

Il petto muscoloso del dio del tuono si alzava e abbassava regolare.

“D’ora in poi mi appartieni. Mio in eterno” sussurrò Loki.