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Autore: imdreaming_saffo    29/07/2017    0 recensioni
Quando Overwatch si riunisce, dopo la chiamata di Wiston, Lena 'Tracer' Oxton sa che vuole tornare a combattere per il bene e la giustizia. Non sa che le attenderà un futuro che metterà a dura prova la fede in tutto ciò che credeva. Il passato riaffiora insieme ad un nuovo avvenire, con un'inaspettata conoscenza...
[ Widowtracer ]
Genere: Azione, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Amélie 'Widowmaker' Lacroix, Lena 'Tracer' Oxton, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Widowmaker.

C'era troppa confusione per i miei gusti. 

« È stata sparata! Non vi sembra il caso di aspettare per le vostre domande? »

Lena, accanto a me, era visibilmente irrequieta. Si muoveva accanto al lettino, stringendomi la mano quando pareva che il suo stato d'animo raggiungesse un picco estremo di nervosismo. 
La sua pelle a contatto con la mia era così calda che quasi sembrava stessi per scottarmi.

« Siete entrambe sveglie e nella stessa stanza, mi sembra il momento opportuno. » ribattè il capitano Amari, stando seduta su una sedia girevole. Dava l'impressione di star molto comoda in quel momento. 
Non potei fare a meno di notare come tenesse l'occhio che avevo ferito coperto, lei era stata una dei miei più grandi fallimenti, dopotutto ucciderla doveva essere  un compito abbastanza semplice.

« Poi perché dovrebbe rispondere alle vostre domande? Avete cercato di ucciderla! » continuò ad esclamare la piccola inglese, stringendo la presa sulla mia mano. Debolmente cercavo di ricambiare quella stretta, sopratutto perché era ben gradita. Rispetto a quando mi aveva rifiutata quello era un passo avanti.

« Morrison ha agito senza consultarmi, agendo alle mie spalle. Peccato che quella stupida di mia figlia l'abbia seguito... » l'anziana signora scosse il capo, puntando gli occhi sulla dottoressa Ziegler. Quest'ultima si limitò a sospirare, allontanandosi da me dopo che ebbe finito di controllare la mia pressione. 

« Sai perfettamente perché Fareeha ha seguito Jack, Ana. Prima di partire ho provato a dissuaderla ma poi ho preferito seguirla per accertarmi che nessuno facesse stupidaggini. » affermò la Svizzera, andandosi ad appoggiare contro il bancone dove teneva alcuni strumenti e medicine. 

Strattonai appena una delle cinghie che mi tenevano legata al letto. Mi sentivo i trappola bloccata a quel modo, sopratutto perché non potevo fare alcun movimento. Sentivo braccia e gambe indolenzite e questo era un tremendo fastidio. 
Spostai lo sguardo su Lena, restando in silenzio, dopotutto se avessi detto qualcosa di sbagliato essa poteva ritorcersi contro di me; non ero esattamente nella posizione di mosse avventate, sopratutto quando ero io ad essere in trappola, presa in custodia da Overwatch.

Quando Lena si accorse del mio sguardo lo sostenne per qualche attimo, prima di spostare gli occhi castani sulle cinghie che mi tenevano legata. Aveva immediatamente capito quale fosse il mio fastidio e ciò un po' mi turbò.

« Possiamo sbarazzarci di queste cinghie? » chiese dopo qualche attimo.

Ana la osservò per un lungo istante prima di spostare le sue attenzioni su di me. Conoscevo bene l'anziana signora, era stato Gerald a presentarmela e per quanto fossero passati tanti anni ricordavo con quanto impegno mi avesse affiancata per aiutarmi ad entrare a far parte di Overwatch, come diventare un buon cecchino. Era lei che mi aveva dato le basi in tutto quello che sapevo. 

« L'ultima volta che sei stata qui hai ucciso uno dei nostri, Lacroix. Dovevo prendere delle precauzioni, molti qui sono preoccupati della tua presenza. » disse la donna, rivolgendosi direttamente a me. « Ma non ho intenzione di farti del male, se è questo che ti stai chiedendo. Io non sono Morrison. »

All'ultima frase, riuscii a percepire quanto fosse alterata nei confronti dell'uomo. Strano, dopotutto lei era fra tutti quella che doveva serbare più rancore nei miei confronti. 

Lena si mosse sul posto, pronta di nuovo a contraddire quello che aveva detto Ana. « Ma non è giusto! La situazione è diversa ora, vi posso assicurare che... »

« Voglio ricordarti che è stata lei a portarti dalla Talon. » disse subito Angela, interrompendola. 

« Stava eseguendo un ordine. » subito Lena rispose a quell'affermazione, portandomi a guardarla un'altra volta. Quelle parole mi avevano stupito, proprio lei che mi aveva dato della "traditrice" adesso era di tutt'altro parere. 
Non riuscii ad incrociare i suoi occhi, dato che erano bassi e il suo sguardo rivolto al pavimento. C'era qualcosa di me che mi spingeva a continuare a guardarla, quasi fosse un sollievo vederla fuori da quella che era stata la sua prigionia. Scossi il capo, scacciando quel pensiero. "Sollievo". Io non ero capace di provare niente, dovevo smetterla di illudermi di semplici suggestioni.

Emisi un sospiro, magari se avessi collaborato la mia posizione sarebbe migliorare e mi avrebbero permesso di muovere almeno le gambe. « Domandate quello che dovete. »

Lena sollevò lo sguardo sul mio, quasi a domandarmi se fossi sicura e io annuii. Dopotutto avrebbero potuto anche torturarmi per tirarmi fuori quelle risposte ma non lo stavano facendo. 
Inoltre, avevo un nuovo motivo, una nuova missione; la stavo stringendo nella mia mano in quel preciso istante.

-

Passò quella che mi sembrò un'eternità. Le domande di Ana non furono solo incentrare sull'accaduto recente ma sull'organizzazione stessa. Non avevo mai saputo molto a riguardo,  spesso si limitavano a darmi semplici ordini o bersagli da assassinare, io eseguivo senza fare troppe domande. Angela non proferì parola in quel lasso di tempo, limitandosi semplicemente a controllare i miei valori vitali di tanto in tanto. Lena invece... non solo spesso era intervenuta per parlare, ma se ne stava anche comodamente seduta ai piedi del mio letto, con le gambe incrociate sotto di se. Nonostante o vari inviti ad allontanarsi per riposare un po', era sempre rimasta vicino a me. Più ci provavo a capirla e più mi schiantavo contro un muro. Avrebbe dovuto odiarmi... non starmi accanto. 

« L'ultima domanda, Lacroix. Poi ti lasceremo... riposare. » affermò Ana, picchiettando le dita sulla tazza di caffè che stava sorseggiando con estrema calma, era quasi snervante. 

Annuii, facendo un cenno con il capo.
 « Vada. » mormorai, abbassando lo sguardo. Avrei voluto tanto stropicciarmi gli occhi, ma con le mani legate non potevo fare molto. 

Ana osservò per un attimo Lena, stringendo per un secondo le sottili labbra scure. Sembrava stesse cercando di trovare le parole giuste ma alla fine si arrese. « Siamo molto curiosi di sapere... perché hai salvato Lena da quello che le stavano facendo. »

« Capisco. »  risposi immediatamente, abbassando lo sguardo sul letto dove ero sdraiata. Sentivo gli occhi dell'inglese su di me, e nonostante sapessi che anche le altre due donne mi stavano guardando, quello sguardo bruciò più di ogni altra cosa. Quella era un quesito a cui ancora non sapevo dare risposta. O meglio, non sapevo come spiegarlo. 
Presi un respiro profondo, mentre cercavo di scegliere con cura le parole da usare. Mi morsi il labbro inferiore, ripensando agli occhi di Lena nei miei mentre sfiorava la mia nuda, le sue iridi erano state cioccolato liquido, caldi e pieni di desiderio. Il mio cuore aveva battuto così forte...
Scossi con violenza il capo, cercando di scacciare quei ricordi che mi tormentavano. 

« Credo... che non sia necessaria una risposta. Mi ha salvato la vita, non importa il perché. » 

Le parole di Lena mi fecero sollevare lo sguardo ed incrociare i suoi occhi che continuavano a fissarmi. Aveva la fronte aggrottata, come se qualche pensiero la stesse affliggendo. 

Ana si sollevò dalla sedia e quel movimento interruppe i nostri sguardi, che si spostarono subito su di lei. « Direi che abbiamo finito. Vi lasciamo sole. »

Sia Angela che l'anziana si allontanarono, non prima che la Svizzera lasciasse a me e a Lena un'occhiata che non riuscii a decifrare.
Emisi un forte sospiro, quando uscirono dal laboratorio. 

« Dovresti dormire. » mi fece notare l'inglese, che non si era spostata dal suo posto. Sembrava stare comoda e chi ero io per sfrattarla?

Sollevai gli occhi al soffitto, scuotendo il capo. « Indovina un po'? Dovresti farlo anche tu. »

Una risatina fuoriuscì dalle sue labbra così invitanti, alleggerendo immediatamente l'aria grave che sembrava aver impregnato la stanza. « Non me ne vado da qui. Non mi fido a lasciarti da sola. »

« Come fai a non fidarti dei tuoi compagni? » le chiesi, sorpresa da quelle parole.

« Morrison voleva ucciderti e sappiamo entrambe cosa pensano di te molti degli agenti. » rispose, nella sua voce un lieve tono di amarezza. 

« E tu cosa pensi di me?  » mormorai, senza spostare lo sguardo da lei. Quella domanda mi era uscita dalle labbra senza che potessi fermarla. 

Lena si passò la lingua fra le labbra, scendendo dal letto solo per potersi avvicinare di più a me. La vidi in piedi, lo sguardo estremamente serio ma ardente di un fuoco che in pochi avevano, lo stesso fuoco che era riuscito, anche se poco, a scaldarmi. 

« Io penso che si sbaglino. » affermò. 
   
 
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