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Autore: Chexemille    29/07/2017    0 recensioni
La giovane diciannovenne Lidia Frey,
per caso, si ritrova a viaggiare contro al tempo.
Si ritroverà a Camelot.
Per tornar a casa dovrà compiere una missione che le porterà una scelta.
Amanda vive nel Castello da ormai 14 anni ma nasconde un segreto,
lei pratica la magia.
Le strade delle due giovani si divideranno ma non per sempre.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO IV


Arrivammo davanti al castello quando ci venne incontro una ragazza.
La ragazza era rossa ed alta ma la cosa che subito mi colpì furono i suoi occhi, color ghiaccio.

-Xavier, l'hai presa tu in custodia?- si avvicinò a me sorridendo.
-Sono Amanda- si presentò con un piccolo inchino.

-Lidia- dissi provando a fare una sorta di inchino causando una risata a Xavier.

-Aah, Lidia vieni con me.
Merlino ti sta aspettando.-

-Merlino cosa sta facendo?- chiese Xavier sbigottito.

-La sta aspettando. È da stamattina che non fa che dice che deve arrivare Lady Lidia.
Se non perdessi tempo in giro, lo sapresti.-

-Non sono io che perdo tempo in giro.
Devo ricordarti quante volte ti ha coperto Galvano?- l'apostrofò.

-Tanto gli uomini hanno sempre ragione, giusto? Lady Lidia, non puoi passare troppo tempo con
questa specie di uomini più simili a cavernicoli, lo dico per esperienza
personale e poi devi cambiarti- mi spiegò guardandomi dalla testa hai piedi.

-Perchè?-chiesi sbigottita.

-Cara, non vorrai mica presentarti al banchetto così? Andiamo- mi prese per mano e mi trascinò fino al castello.
Camelot era famoso per gli uomini cavallereschi e le donne eleganti e raffinate. 
Allora non potevo essere a Camelot. 
Era solo un sogno che non voleva avere fine.

Arrivate nel castello girammo un mucchio di corridoi e salutammo troppe dame e cavalieri per i miei gusti.
Avevo un mal di testa atroce e al prossimo inchino sarei caduta, le gambe erano a pezzi.
-Siamo arrivate- annunciò Amanda e sospirai sfinita.

Entrammo nella stanza e c'era un letto a baldacchino, un baule per gli abiti e un delizioso vaso da notte.
Che splendore, avrei dovuto fare i miei bisogni in un vaso. 
Mi sentivo tanto un cane.

Amanda aprì il baule e mi prese uno splendito abito turchese.
La cosa mi schioccò parecchio, una stanza senza proprietario ma piena di abiti?
È quell'abito era incredibile.
Era molto attillato, lungo e metteva molto il risalto il decoltè.

-Di chi sono questi abiti?- le chiesi ammirando l'interno del baule.

-Sono per chi servono.
Le stanze sono spesso vuote ma per le feste ospitano dame e signori.
Spesso dopo le feste lasciano alcuni indumenti in lavanderia e poi vanno via quindi li teniamo nelle stanze in caso di emergenza.
A volte capita che lasciano anche scarpe o gioielli.
La stanza attualmente è tua finché risiederai qui quindi prendi ciò che vuoi.
Dovrebbero esserci delle scarpe che vadano bene con questo abito e in caso non ti piaccia ciò
che abbiamo qui, domani Melissa potrebbe far venire il suo sarto e vedremo- disse senza guardarmi.
Sembrava più che altro che cercasse di trovare un motivo della mia permanenza senza valigie.

Beh, bella domanda.

-Su provalo, io vado a prenderti qualcosa per quel mal di testa- mi disse andando verso la porta.

-Come fai a saperlo, aspetta, avete delle aspirine?-domandai incredula.

Esistevano le aspirine nel Medioevo?

-Delle cosa? No, è una bevanda- mi sorrise uscendo.
Che tipa strana.

Mi girai e vidi una finestra vicino al letto.
Affacciava a quello che doveva essere un borgo, lo sembrava realmente.
Un sogno molto vivido.

C'erano bambini che giocavano e correvano mentre alcune donne parlavano animatamente,
sembravano entusiaste, chissà per cosa.
Avevano indosso dei vestiti bellissimi.
Mi voltai e guardai più dettagliatamente l'abito che avrei dovuto mettere.
Non ci sarei mai riuscita da sola.

Cominciai a mettere la veste e la gonna ma nacquero i primi problemi con il corsetto.
Era pieno di lacci e venivano intrecciati sulla schiena.
Mi guardai in torno alla ricerca disperata di qualcosa che potesse soccorrermi.
Nulla ovviamente.
C'era solo uno specchio.

Mi avvicinai e mi ritrovai diversa.
Il corsetto, anche se non allacciato ma unicamente appoggiato, mi slanciava, sembravo più alta.

La gonna non era troppo lunga quindi riuscivo a camminare ma avrei dovuto trovare il modo di sistemare il corsetto e i capelli.

Raccolsi i miei capelli biondi in una grande treccia, l'unica cosa che ricordavo facessero
le dame per sistemarli e ritornai a soffermarmi sui lacci.

Toc toc

-Amanda, menomale, non so come allacciarlo- dissi senza neanche voltarmi, sperando nel suo aiuto.

-Non dovreste accogliere nelle tue stanze un uomo quando siete ancora
in procinto di vestirvi- mi disse una voce maschile alle mie spalle.

Mi voltai sorpresa ritrovandomi Galahad.
-Esci, SUBITO!- urlai per la sorpresa.

Mi guardò dall'alto al basso, da quello che avevo potuto vedere faceva spesso da quando lo conoscevo,
cioè qualche ora, e si avvicinò.
Io mi allontanai di conseguenza e cercai di coprirmi alla meglio.

-Non potete entrare nelle stanze altrui- lo incalzai.

-In realtà, posso. Ma non si soffermiamo sulle sottigliezze. Sono qui perché ho saputo che lei è l'ospite di Merlino- si avvicinò.
-Vi vedo in difficoltà- aggiunse con un mezzo sorriso come se stesse pensando a cosa fare.

-Che genio- lo apostrofai -ora che hai illuminato la mia vita con questa scoperta a dir poco schioccante,
puoi gongolare fuori- gli dissi indicando con la testa la porta.

-Lasciatevi aiutare.-
Si avvicinò e mi mise le mani sulle spalle.

-Potrà sembrarti impossibile da credere ma, no, faccio da sola- risposi scostandolo. 
Le mie spalle toccarono la parete e spalancai gli occhi spaventata.

Avvicinò il viso al mio orecchio e sussurrò
-stiate tranquilla, faccio io- e tornò a mettermi le mani sulle spalle per voltarmi.

Gli davo le spalle e dopo poco le sue mani cominciarono a sistemare fili del corsetto nei passanti.
Chissà a quante ragazza l'aveva tolto visto la sua apparente esperienza nel metterlo.

Avevo il fiato corto come se avessi appena fatto a botte e forse era così, nello spirito.
Ogni qual volta avvicinava il laccio al mio corsetto toccava la mia pelle e mi si bloccava il respiro.

Appena si allontanava, in quel nanosecondo, mi dicevo di respirare regolarmente o avrebbe
goduto del mio spaesamento, non gliel'avrei mai concesso, mai.

Cercai di riprendere il fiato quando finalmente fece un fiocchetto ai lacci e si allontanò.

-Ecco fatto, giratevi- disse indicandomi lo specchio e mi guardai.

Mi stava bene, non avrei mai detto che mi sarei messa una gonna, non così lunga, ma mi stava bene.
Il corsetto era stretto ma mi marcava le forme e mi piaceva l'effetto che aveva su di me.

Galahad si avvicinò di un passo e appoggiò il mento sulla mia spalla e le mani sulla vita,
fece un lungo respiro e mi guardò attraverso lo specchio.
-Un pò meglio- disse sorridendo.

Ricambiai il sorriso.

La porta si aprì di colpo.
-Lidia, devi berlo subito- disse Amanda entrando di botto nella stanza con in mano una tazza.

Allontanai di colpo Galahad da me e mi girai verso Amanda che non sembrava turbata.

La tazza mi fece ricordare il mal di testa, mi era completamente passato ma non potevo dirglielo
dopo tutta la fatica che aveva fatto per preparare qualunque cosa avesse preparato.

-Galahad, ma tu non ti stavi cambiando?- gli domandò appoggiando la tazza sul baule.

-Come vedete sono pronto- spiegò facendo un giro su se stesso per farsi guardare
-vi lascio alle vostre cose da donne- disse alludendo alla tazza.
Poi si girò e mi sussurrò -vi aspetto nella sala- così a bassa voce che non ero sicura di averlo sentiro.

Si girò e se ne andò.

-Cosa mi sono persa?- mi chiese Amanda avvicinandosi a me.

-Deve aver sbagliato stanza- dissi alzando le spalle con nonchalance.
-La tazza?- le chiesi per cambiar argomento.

Mi guardò come se non fosse certa di cosa dovesse fare,
poi rispose -È li, si fa fredda- disse senza togliermi lo sguardo di dosso.

Presi la tazza e mandai giù il liquido in un solo sorso.
Inizialmente cominciò a bruciarmi la gola e a pizzicarmi la testa per poi lasciarmi in bocca una scia calda e dolce.

-Cos' era?- chiesi curiosa. 
Era buonissima.

-Mmm...un miscuglio di erbe. 
Scegli un paio di scarpe che andiamo, è tardi- 
mi incoraggiò con un sorriso.

-Certo- presi un paio di scarpe che assomigliavano a un vecchio modello di ballerine e uscimmo
dalla mia attuale stanza per incamminarci verso la sala del banchetto.

  
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