Fumetti/Cartoni europei > Winx
Segui la storia  |       
Autore: Mary Rosemary    29/07/2017    3 recensioni
Vivere la propria vita allo stesso modo, memorizzare i medesimi ricordi, all'infinito.
Da quanto, esattamente, il mondo si era messo a procedere in tale irrazionale maniera?
Il tempo, dilatandosi e restringendosi, srotolava la sua bobina di filo bianco, per poi mettersi a riavvolgerla tutta con un solo, veloce movimento; e così portava tutto con sé, le anime perdevano il loro significato e l'intero cosmo si resettava.
E ricominciava com'era finito.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tecna, Trix, Winx
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo Otto: L'insostenibile fragilità del Muro di Cristallo
Fa' che qualcuno le copra gli occhi. Non c'è alcuna dignità nella morte, per quanto onorevole possa apparire.”




I.






Mantieni la concentrazione, non lasciare che il Loop scivoli fuori dalla tua portata come sabbia fra le dita.
Ad occhi chiusi, Icy respirava profondamente, esternando le distrazioni con l'espirazione e passando delicatamente i polpastrelli sulla lama insanguinata del pugnale, che reggeva ancora nella mano sinistra. Il crepitio del fuoco era ormai lontano, distante, irreale; se voleva evitare che tutto si destabilizzasse, non doveva alzare le palpebre.
La sigaretta, ancora accesa nella sua mano destra, faceva elevare una piccola colonna di fumo dalle braci, ricordando il lento processo di combustione dell'incenso.
La foresta, ancora intatta attorno al suo corpo, restava completamente immobile, l'innaturale assenza di vento rendeva l'atmosfera leggermente più pesante del solito; l'aria era spessa ed intrisa di un forte e pungente odore di sangue.
Proseguire con ciò che aveva iniziato risultava l'atto più coerente che potesse compiere, anche ricorrendo al reprimere l'ultimo accenno di una qualsiasi emozione che la tenesse legata a tale luogo.
Emozioni, pff.
Da quanto non usava un termine tanto inutile quanto patetico.
Che stesse cominciando ad allentare il suo controllo su di esse? Che stesse raggiungendo un punto di non ritorno, un limite, oltre al quale le sue difese sarebbero esplose in mille pezzi?
L'albina scosse la testa, nel suo petto tornò a regnare il vuoto più assoluto.
Balle.
Senza aprire gli occhi strinse il filtro della sigaretta fra le labbra e ne inspirò il fumo a pieni polmoni, lasciandolo poi uscire lentamente dalla bocca dischiusa. Al momento, le conveniva non perdere tempo e riparare le falle del Loop, prima che il danno fosse divenuto irrimediabile.
La mente leggera, talmente concentrata ad infondere energia nei suoi sforzi, cominciò a darle uno spiacevole senso di nausea, ma poco importava: aveva imparato a sopportare di peggio, non avrebbe permesso ad un semplice capogiro di compromettere tutto il lavoro di un decennio. Come non si era fermata davanti a nulla in precedenza, di certo non si sarebbe fermata ad una semplice difficoltà fisica.
La via per difendere i propri egoistici interessi era sempre stata particolarmente difficoltosa, e nonostante ciò non era stata frenata nemmeno una volta; una strega otteneva sempre ciò che voleva. Le parole della madre – seppur offuscate dal controllo che le Streghe Antenate esercitavano sul suo corpo – si erano rivelate la più profonda e nascosta verità.
E per ottenere ciò che voleva, la strega doveva tagliar fuori ciò che avrebbe potuto ostacolarla: le emozioni, prima di tutto.
Isolare sé stessa ed i propri segreti dietro ad un muro di cristallo, quindi, non era stato particolarmente problematico. Con la sua crescita, erano cresciute anche le sue difese, guadagnando in altezza ed in spessore.
La realtà esterna era oramai divenuta solo un lontano e poco nitido ricordo.
Le fiamme stavano raggiungendo la capitale, ma i forti suoni e le urla le arrivavano all'udito come rumori ovattati, frenati dall'invisibile e resistente parete che separava la mente dall'inconsistente spazio circostante.
Erano solamente memorie, così doveva accadere; nulla al mondo poteva essere ottenuto senza un minimo sacrificio.
Nel rapido sgretolarsi del Quinto Ritorno, non aveva tempo per perdersi fra i ricordi del terribile fuoco che lei stessa, da schifosa codarda, si era lasciata alle spalle, fuggendo a piedi scalzi per la pineta. Non aveva nemmeno il tempo per pentirsene.
Prendendo un bel respiro, mosse le labbra in qualche sussurro per dare inizio all'incantesimo; la Fiamma del Drago da lei assorbita per sistemare il funzionamento del Loop cominciò a rispondere alle flebili parole, reagendo alla massiccia quantità di magia nera che la investiva.
Il calore cominciò a diffondersi in tutto il suo corpo, lo sforzo per contenerlo fece colare qualche piccola goccia di sangue dal naso alle delicate e rosee labbra; l'aveva già fatto in precedenza, mantenere l'equilibrio di tali forze logorava leggermente la sua magia dall'interno, ma le conseguenze erano altamente contenibili da chi, come lei, la sapeva padroneggiare perfettamente.
Il respiro si fece più affannoso, lo scuro liquido rossastro più denso e caldo; ma non bastava ancora a fermarla. Nonostante la presenza di tale liquido nella sua bocca, continuò a sussurrare l'invocazione, concentrando l'energia ed il potere nelle proprie mani.
Ed ogni avvenimento, lentamente e faticosamente, pareva tornare al proprio posto.
Le ferite che il corso degli eventi aveva subito si stavano rimarginando, il fuoco divorava l'oscurità dentro al suo corpo, crepitava e scoppiettava più dell'incendio poco lontano, allungando le sue fiamme come scheletriche dita ad afferrarne e soffocarne la fonte della magia. Il dolore cresceva in maniera esponenziale, ma le membra sofferenti riuscirono a mantenersi rigide ed in equilibrio; la falla era di gran lunga più profonda di quanto si aspettasse.
Eppure doveva agire come aveva sempre fatto.
Ignorando il sapore leggermente ferroso sulla propria lingua, Icy incrementò l'energia oscura, direzionandola con il pugnale, e strinse leggermente gli occhi per sopportare maggiormente la fitta che l'aveva colpita alla testa come un potente attacco di magia bianca. Ed era esattamente ciò che stava risvegliando la Fiamma del Drago all'interno di lei; come una fenice rinasceva dalle ceneri in cui, per anni ed anni, era stata compressa e soffocata.
Gli insegnamenti che avevano accresciuto unicamente l'aspetto di magia nera l'avevano lasciata completamente vulnerabile alla sua opposta: senza un controllo quest'ultima, invece di spegnersi definitivamente, aveva affondato le radici in profondità, nell'attesa dell'inevitabile ribalta.
Suo padre era stato l'unico nel suo nucleo famigliare a conoscerne i segreti ed i meccanismi, che non erano mai stati trasmessi né a lei né alle sue sorelle; non avrebbe potuto fare altrimenti che seguire le indicazioni della madre sulla magia oscura. Inutile rimuginarci sopra e perdersi nei distanti e freddi ricordi passati; era pressoché impossibile creare una nuova memoria dal principio, si era dovuta adattare a quelle scarse e sfocate che possedeva già.
Intanto, la parte luminosa del suo essere, si stava aprendo una strada fra le ombre; e, colpo dopo colpo, avrebbe preso possesso del suo intero potenziale magico. Non poteva lasciare che ciò accadesse.
Le unghie lacerarono la sua candida pelle, affondando leggermente nella pallida carne al di sotto: lo sforzo per evitare un letale squilibrio fra le forze si era fatto talmente importante, da costringerla a provare dolore per potersi mantenere cosciente. Linee rossastre seguivano l'immediato muoversi delle mani dell'albina sulle proprie braccia, le lunghe dita affusolate erano tese come le corde di un violino.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per non fallire nuovamente.
Un respiro che non le apparteneva, debole ed agonizzante, le fece correre un leggero brivido lungo la colonna vertebrale.

A quanto pare… Alla fine sono riuscita comunque a toglierti una buona percentuale di possibilità di successo.”
Incapace di muoversi, Tecna giaceva in una pozza di fittizio sangue, i suoi occhi color della giada si intravedevano appena nel verdeggiante sottobosco; lentamente e dolorosamente, la sua anima combatteva per evitare di cedere alla più oscura follia dell'avversaria.

Taci. – rispose velocemente l'altra, senza sollevare le palpebre dai vuoti occhi color ghiaccio – Sei morta, non dovresti parlare.”
Un faticoso sospiro precedette il breve silenzio; poi la fata parlò di nuovo.

Guardati, Icy. Se qualcun altro dovesse vederci, crederebbe che quella in procinto di morire sia tu. Aggrappandoti il tal modo al passato finirai per consumarti, finché di te non rimarrà che un guscio vuoto.”
Credi che me ne importi qualcosa? – questa volta il tono della strega era più alto del solito – Proseguirò con ciò che devo fare, a qualunque costo. Non cercare di comprendermi con i tuoi insulsi ragionamenti da fatina buonista.”
Un secco colpo di tosse seguì la frase; stretta nelle spalle, Icy rafforzò la presa delle unghie sulla sua pelle. Qualche goccia scarlatta macchiò il suolo, riflettendo nei suoi tratti più chiari il minaccioso bagliore delle fiamme.

Non cerco di capire, capisco già fin troppo. Tutto questo, il mondo che hai messo in piedi come un assurdo spettacolo di marionette che tu sola puoi manovrare, non è che un patetico capriccio per compiacere il tuo enorme ego, per rimediare ad ogni fallimento che ti abbiamo procurato. Non è forse-
La lama ruotò di novanta gradi, strappando un rantolo di dolore dalla fata di Zenith. L'albina era piombata su di lei come un falco sulla propria preda, negli occhi ora aperti dominava solo un'implacabile desiderio: uccidere.

Ma cosa vuoi capire tu?” la sua cupa voce fendeva la pesante ed immobile atmosfera. La lama ruotò nuovamente, il dolore pervase prepotentemente il corpo di Tecna, portandola sull'orlo del collasso.
Cosa vuoi capire. Puoi fare quante supposizioni vuoi, senza mai arrivare ad una risposta che si avvicini minimamente alla verità.”
Troppo debole per rabbrividire all'inquietante tonalità con cui le parole le arrivarono all'orecchio, la fata si limitò a sospirare.

Vivi in talmente tante menzogne che non la conosci neanche tu, questa verità.”
La sofferenza le stava annebbiando la mente, il colpo finale non fece che svegliarla; il coltello affondò ulteriormente nelle sue carni, l'epilogo doveva essere vicino.

I morti non parlano, fatina.” concluse la strega, estraendo il pugnale e preparandosi a finirla; avrebbe preferito torturarla maggiormente, ma il tempo era carente in tali circostanze.
Seguirono attimi di attesa, il freddo acciaio della lama sfiorò la pelle del collo, vi si appoggiò e restò in posizione. Le preziose incisioni sul piano premevano contro la carne, accarezzavano i morbidi capelli.
Tecna non sentì alcun dolore.
Quando alzò lo sguardo, il prezioso pugnale di ghiaccio era ancora sollevato a mezz'aria, fra le piccole e delicate mani di una fanciulla albina dai grandi occhi blu, leggermente sgranati ed incapaci di nascondere una punta di sorpresa.
Una spada premeva la propria lama pericolosamente contro il suo sottile e bianco collo; la preziosa elsa dorata e rossa faceva parte di un ricordo della fata, ma al momento non riuscì a collegarlo con alcun impulso presente nel suo cervello.
L'uomo dai corti capelli castani restava rigido e teso alle spalle della bambina, osservandola con un'espressione severa. La sua mano non presentava nemmeno il minimo tremito, sarebbe stata pronta ad agire in qualsiasi momento.

Non osare muovere un muscolo, piccola. E non ti succederà nulla di male.” la sua voce era ferma e minacciosa, le parole rassicuranti che parve voler pronunciare persero tutta la loro efficacia.
Nei suoi occhi scuri, colmi di determinazione, la fata della tecnologia vi riconobbe qualcosa di terribilmente familiare.






II.






L'ennesimo colpo con il piatto della spada riempì il silenzio, Icy chinò nuovamente la testa, sopprimendo un basso ringhio, e cadde nuovamente in ginocchio. La pallida pelle delle sue gambe si lacerò nuovamente, il suolo bruciava al contatto.
Oritel, è solo una bambina! Quel colpo era troppo forte.” lo ammonì Marion, chinandosi leggermente sull'esile figura per visionarne le eventuali lesioni.
E' la discendente di Belladonna, osservala bene, Marion. Avvertimenti del genere non la scalfiscono minimamente; dobbiamo stare attenti con lei, nonostante sia estremamente giovane ha un grande potere.” rispose Oritel con risolutezza, mantenendo il suo deciso sguardo sul dolce viso della moglie.
Una delle numerose crepe creatasi sul cielo, si fece più profonda, la testa della strega dai capelli bianchi pulsava e doleva.
Attendendo il momento opportuno tentò nuovamente di ribellarsi alla presa del re di Domino, ma ottenne solo un altro incontro ravvicinato con l'acciaio magico della lama.
Un frammento di volta celeste rovinò a terra, frantumandosi in un migliaio di schegge lucenti; uno dei pini si schiantò al suolo, ma ai sovrani avversari parve non interessare affatto.
Così come l'albero, anche il corpo dell'albina si accasciò sull'umido terriccio; le sue mani sfiorarono il soffice muschio che era cresciuto sul picco di una roccia. Inspirò a pieni polmoni il forte odore del sottobosco, i suoi occhi si bagnarono leggermente, distorcendole la vista.
Stupido corpo da mocciosa.

Oritel!” fece la regina di Domino, il tono accentuato dalla disapprovazione di tale gesto.
Lo so, lo so, non dovrei. Le guardie arriveranno presto e mi preoccuperò che la piccola venga curata, non struggerti così.” le rispose il marito, addolcendosi visibilmente ed abbassando la spada al suolo. Non avrebbe voluto arrivare a ciò, ma con le discendenti delle Antenate rischiavano anche troppo.
Per non parlare del fatto che ne avesse trovata soltanto una.

Ce la fai ad alzarti?” chiese debolmente la donna dai capelli rossi, l'armatura risplendette leggermente alle fiamme mentre si avvicinava al corpo della bambina. Quest'ultima puntò i gomiti a terra, tirando su il busto e voltandosi ad affrontarli.
L'atteggiamento freddo e distaccato, tipico della sua forma quasi adulta, aveva abbandonato completamente il fragile corpo, lasciando il posto ad un sincero sgomento, che faceva tremare leggermente le sue azzurre iridi mentre esse incontravano il caldo sguardo di Marion.

Non ho bisogno di aiuto.” nonostante lo sforzo per infondere decisione nella voce, le parole uscirono tremanti ed insicure. Era preferibile che, ora come ora, evitasse di fare troppo affidamento sulla propria magia; ad un'età simile, anche se era in grado superare di gran lunga la conoscenza magica delle sue coetanee, non avrebbe avuto alcuna possibilità contro i sovrani.
Per quanto le costasse ammetterlo.
Lasciando scorrere il corso degli eventi, ne sarebbe uscita senza troppi danni.
Rivolse un veloce sguardo con la coda dell'occhio a Tecna; il suo petto si alzava ed abbassava lentamente, le sue palpebre sbattevano ancora con regolarità.

Quanta tenacia inutile” si ritrovò a pensare, storcendo il grazioso viso in una lieve espressione di disgusto e sufficienza. La fata era ancora viva, e non aveva intenzione di lasciare il suo mondo molto presto.
Almeno, non finché fosse riuscita a sventare il piano dell'avversaria: cosa che non sarebbe mai successa.
Non l'avrebbe mai permesso.

Ah, eccole. Tieni la distanza, Marion.” disse Oritel, compiendo un ampio passo indietro. Fra i fitti aghi, iniziava ad intravedersi un piccolo gruppo di figure in armatura dorata; soltanto uno di loro splendeva nell'argento e nel blu della sua divisa, mentre camminava mesto e con le mani intrecciate dietro la schiena.
La fata della tecnologia si sollevò sugli avambracci – mordendosi il labbro per sopportare il dolore al ventre e per non attirare l'attenzione dell'albina su di sé – e socchiuse gli occhi per mettere a fuoco la scena; il chiaro metallo splendeva come non mai alla luce della capitale, ormai quasi completamente divorata dal fuoco.

Ha accettato le condizioni, Vostra Maestà.” parlò la guardia dal lungo mantello rosso – probabilmente uno dei generali – esibendo un leggero inchino verso il proprio re.
Icy rimase immobile, i nervi tesi e pronti a scattare: il comportamento insolito insospettì non poco la fata, ma attese, prima di giungere a conclusioni affrettate.

Bene. – disse Oritel, sfoderando la propria spada con un lento ed elegante movimento – Sai che sono un uomo di parola. Ed io so che farai ciò che è giusto.”
L'uomo dall'armatura argentata si fece avanti con coraggio, nonostante le sopracciglia leggermente aggrottate suggerissero un timore profondo e mal celato; un taglio sulla fronte, dal quale era colato del sangue, ormai secco, lungo il setto nasale, aveva deturpato appena il suo gentile viso. Le iridi chiare, completamente diverse dalla prima volta in cui le aveva viste, avevano ora perso anche il minimo bagliore di speranza.
Nonostante il liquido rosso stonasse con la compostezza che era solita caratterizzare la sua figura, Tecna non poté evitare di riconoscerci Re Endon.
Prima di rispondere, Endon deglutì abbastanza rumorosamente; qualche goccia di freddo sudore gli colò dalle tempie, scostando dei deboli frammenti di sangue e polvere. Un'ombra di preoccupazione aleggiava sul suo viso, oscurandone i lineamenti delicati.

“… Non fare del male a mia figlia, te ne prego. Lei non ha alcuna colpa.”
Non la ucciderò, non sono stato io il mostro che ha appoggiato le Antenate nella loro oscura follia.”
Il biondo chinò leggermente il capo, ma non osò rispondere a tale accusa; probabilmente aveva espresso le sue ragioni molto tempo addietro, ragioni che erano state rifiutate e condannate dall'intera Dimensione Magica. I suoi occhi si puntarono sulla bambina in un dolce tentativo di rassicurarla; sciogliendo le mani da dietro la schiena, si slacciò con pochi movimenti il fodero della spada, facendolo ricadere ai suoi piedi in un ultimo atto di resa.

Padre, non...” sussurrò l'albina, il suo tono così diverso dalla sua solita fredda e tenebrosa voce suonò completamente innaturale all'udito della fata di Zenith.
Eppure, risultava essere l'evento più naturale di tale inaspettata situazione.

Non preoccuparti, Icy. Andrà tutto per il meglio.” disse il re di Whisperia, accennando un sorriso forzato per tranquillizzarla.
A quelle precise parole, invece, lo sguardo della strega divenne completamente vuoto. Succedeva talmente raramente, che chiunque l'avesse conosciuta per ciò che in realtà era, avrebbe pensato che fosse sull'orlo di un esaurimento nervoso.
Restò immobile, mentre ciò che aveva compresso ed accumulato per anni risaliva le sue viscere come un bruciante vomito, e le guardie la facevano alzare dal suolo. Le ginocchia sbucciate, la testa che le doleva erano ormai un problema superato.
Endon mosse qualche passo a testa alta, si diresse lui stesso verso il suo destino; la spada di Oritel, tesa verso di lui, si faceva sempre più vicina.

Ti concedo un ultimo desiderio: in nome della nostra antica alleanza.” disse il re di Domino, mantenendo con fermezza la spada tesa verso il suo nemico.
Quest'ultimo non esitò nemmeno per un secondo.

Fa' che qualcuno le copra gli occhi. Non c'è alcuna dignità nella morte, per quanto onorevole possa apparire.”
Alla strega dai capelli bianchi, a quel punto, non era rimasto più alcun autocontrollo; quando Marion si avvicinò per posare le sue morbide mani sulle bianche ciglia della piccola, questa la scartò di lato e si apprestò a caricare Oritel, talmente vicino da non accorgersi del fulmineo movimento.
Almeno, non finché la sentenza che stava per eseguire sul proprio avversario si abbatté invece sull'esile e candida figura. E tutto parve fermarsi.
La seta del leggero vestito bianco ondeggiava armoniosamente nella caduta, tingendosi di un impuro color porpora; le lattee ciglia si mossero un paio di volte, prima di calare dolcemente sulle opache iridi azzurre.
In un'innaturale luce dai toni freddi, la pelle dell'albina si fece ancora più pallida, le labbra una volta rosee persero in fretta il loro colore. Le tonalità del suo corpo parvero sparire gradualmente; resistette solo la rossastra macchia sul tessuto.
E, quando il corpo toccò il suolo, un tonfo sordo echeggiò per tutta la pineta. Come una lastra di ghiaccio troppo fragile, il suolo cominciò a creparsi, incapace di sostenere tale peso. Falde sempre più profonde laceravano il cielo a tal punto che grossi pezzi rovinarono nel nulla, portando con sé le fiamme, la capitale, le montagne, e la piacevole fragranza di resina che sovrastava di poco il denso odore di sangue.
Tecna, ormai completamente guarita dall'assalto precedente, si alzò in volo; approfittando dell'episodio era riuscita a curare le proprie inconsistenti ferite, sostituendo il suo etereo corpo con codici che non fossero stati danneggiati dalla magia.
La consapevolezza del successo ottenuto non la colse come, secondo la sua immaginazione, avrebbe dovuto fare; l'aver scoperto in tale modo il vero fondamento del Loop le aveva prosciugato completamente gli impulsi emotivi.
Sostava a mezz'aria, vuota, conscia di non aver mai creduto che Icy, una delle streghe più temute della dimensione magica, capace di mentire senza lasciar traccia e di uccidere senza rimorso, le sarebbe potuta sembrare così umana.
Ecco che il suo affannarsi a nascondere la causa prima per l'attuazione di un incantesimo simile aveva finalmente trovato un senso nella mente della fata. La parete che aveva innalzato come protezione dalla realtà, non aveva fatto altro che chiuderla in un angusto e buio spazio, in balia delle sue logoranti memorie.
Innalzandosi al posto di Dio, non aveva fatto altro che esporle; le responsabilità, proseguendo nel suo ostinarsi a ripercorrere i propri ricordi, erano diventate troppo pesanti da sopportare.
Mentre tutto giungeva al suo definitivo termine, Tecna pensò che le sofisticazioni con cui lei e le sue compagne l'avevano sempre vista erano state totalmente inutili; in fondo, non era nulla di più che una ragazza, per quanto complicata potesse apparire.
E, come tale, aveva qualche ancora sepolta in profondità che, se scoperta, l'avrebbe fatta affondare con sé.







Avvertenze e condizioni per l'uso:
Okay, okay, so già scrivendo il testamento.
Ma! Non temete, ci sarà un epilogo, anche se ormai tutto è finito. Così come la mia vita coff coff.
Mi scuso di nuovo per la massiccia dose di radiazioni da headcanon che vi ho propinato anche sta volta, e spero almeno di essere stata chiara; altrimenti, chiedete pure e risponderò ad ogni vostra domanda (salvo che sia un eventuale spoiler dell'epilogo perché anche no).
Inoltre, mi dispiace. O forse no.
Avevo un mucchio di cose da dire prima di cominciare a scrivere le note, ma, come ogni volta, mi dimentico di farlo. Sono un fucking disastro.
E' stata una fanfiction faticosa, l'ho sudata dalla prima all'ultima riga (escluso l'epilogo) e spero di essere cresciuta con essa, spero di avervi portato qualcosa di apprezzabile e piacevole, per quanto l'angst permetta una lettura piacevole.
Sono solo felice pensando che, anche solo una persona, possa essersi affezionata a tale schifezzuola e che, anche una volta finita, possa tornare a leggerla e a provare le emozioni che aveva provato la prima volta, anche se in minore intensità. Come succede a me, con le storie che hanno preso un posto speciale nella mia memoria.
Come di consueto, ringrazio TheSeventhHeaven, Ghillyam e Tressa per aver recensito lo scorso capitolo.
Ringrazio anche voi, lettori silenziosi che avete seguito la storia fino a qui.
Non temete, l'epilogo arriverà presto ed il peggio è passato.
Forse.
PS: Mi sono dimenticata di dire che ho stra paura che la nostra vaccona (alias la regina del Gelato Artigianale) sia abbastanza OOC. Quindi uhm, mi scuso un sacco se ho rovinato tutto *fugge*


Mary

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Winx / Vai alla pagina dell'autore: Mary Rosemary