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Autore: Sebastiano Theus    30/07/2017    1 recensioni
Il cacciatore si fermò nel bosco, il fucile pronto, il petto scosso nell'aspettativa della trappola
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fred si acquattò dietro al cespuglio, il fucile stretto tra le mani, le nocche bianche per la tensione. Da dietro le foglie, Fred vedeva tutta la radura davanti a sé. Sentiva il frinire degli insetti, il rapido passare dell'acqua nel ruscello, il canto di un uccello nascosto. Il bosco fremeva, ignaro della presenza del cacciatore.

Per un attimo, la bellezza del paesaggio lo catturò, ma si riprese all'istante quando percepì un movimento dall'altra parte della radura. Un musetto appuntito si fece strada tra l'erba alta. La pelliccia fulva si mosse come un'onda tra le rocce e le punte dei cardi, arrivando con un balzo fino al ruscello.

Fred osservò la volpe alzare il muso e osservarsi attorno sospettosa.

«Su bella, non c'è nessuno qui, bevi tranquilla», sussurrò lui umettandosi le labbra con la punta della lingua.

La volpe parve rilassarsi, si piegò verso l'acqua, chiuse un attimo gli occhi quando uno schizzo le bagnò il muso.

Lo sparo esplose come un tuono in miniatura. La volpe strillò mentre uno schizzo di sangue scoppiò dalla sua coscia. Nonostante la ferita, saltò via e scomparve nel bosco.

Fred emerse dal cespuglio, il petto scosso per l'eccitazione.

«Oh oh oh! Beccata, brutta stronza! Dritto lì dietro!»

Quasi volando, arrivò fino accanto all'acqua dove prima c'era l'animale. C'era sangue sulle rocce, un pezzo di carne con del pelo rosso attaccato. Fred lo raccolse e se lo portò al naso. L'odore di sangue era forte, come quello della polvere da sparo.

«Stupefacente...», mormorò.

Si allontanò dal ruscello e si avventurò dietro alla volpe. Le chiazze rosse creavano una traccia inconfondibile.

«Fin troppo facile...»

Fred strinse il fucile e si abbassò per superare alcuni rami bassi davanti a sé. Procedeva lento, chino, senza fretta. Alcune volte si fermava perplesso, quasi rischiando di perdere la pista. Ma andò avanti, ogni volta trovando qualcosa che gli confermava di essere sulla strada giusta: una macchia di sangue, rami spezzati, un ciuffo di pelo. Ormai era solo questione di tempo, e la sua preda stava andando esattamente dove voleva lui.

Un improvviso scatto metallico lo fece fremere d'entusiasmo. Si gettò nella direzione del rumore, mentre cresceva un verso lamentoso, una specie di guaito sommesso. E poi la vide, la volpe, la coscia ferita e ora anche intrappolata in una tagliola.

Fred avanzò minaccioso, una risata crudele nel petto.

«Ma guardatela, questa povera stronza!»

La volpe non smetteva di guaire e cercava disperatamente di liberare la zampa.

«No, no, tesoro, non ce la farai mai così», la canzonò lui. «Ero sicuro che la tua tana fosse da queste parti, ed ero sicuro che ti saresti lanciata qui a rotta di collo. Non sei mica la più furba, eh?»

Si accovacciò accanto a lei, usando il fucile come sostegno, a distanza di sicurezza da morsi e artigli.

La volpe fece del suo meglio con controllare i tremiti e poi lo guardò dritto in faccia:

«La prego, cacciatore, non mi uccida!»

Fred fischiò per la sorpresa.

«Urca! Questa parla!»

«La prego...», ripeté, «ho dei cuccioli!»

«Ah, ottimo!», ribatté lui superata la sorpresa. «E parlano anche loro? Potrei addomesticarne uno, chissà quanto vale sul mercato...»

La volpe mostrò le zanne.

«Non toccare i miei cuccioli! Fammi tornare da loro!»

«E farli assistere alla tua morte? Ma non ti vergogni?»

La volpe si azzittì. Lui sembrò soppesare le sue alternative.

«Chissà... Potevi essere un bel trofeo, o un sugo, ma se parli c'avrai pure qualcos'altro, la rabbia o che...»

«Non ho la rabbia! Liberami, stronzo!»

«Ti insegno io a usare quella linguaccia!»

Fred alzò il fucile, pronto a colpirla con il calcio, ma si bloccò con l'arma a mezz'aria. Nel bosco era calato un silenzio assoluto.

Scosse la testa, si rimise in piedi e imbracciò il fucile, il dito sul grilletto, la canna puntata a terra.

«Dì che vuoi l'uva», disse con voce di ghiaccio.

«Cosa?», fece lei con gli occhi sbarrati per la paura.

«Dillo, cazzo!»

«Voglio l'uva, per Dio!»

Sollevò la canna verso di lei.

«Eccoti un bel grappolo di piombo.»

Uno squillo acuto volò per l'intera foresta. Un suono improvviso, come la campanella di una scuola. Fred abbassò il fucile, deluso. La volpe si liberò senza difficoltà dalla tagliola e cominciò a ripulire il sangue dalla sua coscia.

«Ma eravamo alla parte migliore...», protestò lui.

«Mi spiace, mezz'ora è mezz'ora», rispose lei con tono fermo e professionale. Lui sospirò.

«Le è piaciuta la battuta finale?», chiese come uno scolaretto. «Me l'ero preparata, ci ho pensato un sacco!»

«Splendida», convenne lei finendo di rassettarsi. «Sono contenta di come si è comportato, ma devo ricordarle che il contatto fisico è assolutamente proibito.»

«Lo so, mi dispiace... Mi stavo facendo trasportare.»

«Non si preoccupi, fa tutto parte del trattamento», lo rassicurò. «Come si sente?»

«Meglio! Rilassato! Come se mi fossi tolto un gran peso qui, vede?», e si indicò lo stomaco.

La volpe annuì, soddisfatta.

«Vuole già fissare l'appuntamento per il mese prossimo?»

«Ma certo!»

«Bene, può fissarlo con Sylvie, le può anche lasciare il compenso di oggi. Vuole apportare delle modifiche alla scena? Vuol provare un altro scenario...?»

«No, restiamo su questo.»

Fred si guardò attorno. La foresta sembrava più irreale, la scenografia stava già cambiando.

«Però! Ne avete aggiunte di cose dall'ultima volta!»

«Gli affari vanno bene. Mi segua all'uscita, lasci pure il fucile sulla rastrelliera.»

Passarono attraverso una porta nel cielo e si trovarono in una confortevole sala d'attesa. Dietro una scrivania, una barboncina scura li guardava con cortese vivacità. Alle sue spalle, faceva bella mostra di sé una versione incorniciata delle Leggi Panbiologiche.

«Sylvie, prendi l'appuntamento del signore, per favore. E fai passare quello delle undici.»

«Certo, dottoressa!», rispose la barboncina. «È quello delle anfore...»

La volpe sospirò: «Ah già, le anfore...»

Fred pagò, firmò i suoi documenti e uscì, proprio mentre la volpe ricordava alla sua segretaria di rifornirsi di altre sacche di sangue finto e pallottole a salve.

In strada, Fred salutò sorridendo un pastore tedesco con una ventiquattrore tra i denti e l'aria di essere tremendamente di fretta. In un bar, cavalli d'affari bevevano caffè corretto coi loro soci a due zampe. Piccioni tenevano importanti riunioni sui tralicci della luce.

Fred si avviò verso casa, il passo leggero di un uomo rinato.

  
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