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Autore: Lo Otta    30/07/2017    0 recensioni
Lasciare la propria casa è difficile, e salutare famigliari e amici ancora di più. E se nella tua nuova città vieni pestato e derubato, costretto in una tenzone amorosa e turbato dai tuoi sentimenti puoi stare bello fresco.
Partecipante al contest “End of the Line” indetto da Found Serendipity
Partecipante alla challenge "Mal d'amore challenge!" indetta da AcquaSaponePaperella
Partecipante al contest "Festa + Alcol = guai" indetto da Hermit_
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHI RESTA E CHI VA
Come un fratello


  Conoscevo Darren da una vita. Siamo migliori amici da quando abbiamo iniziato a parlare, ma penso che già prima tra noi due ci fosse un legame speciale. Lui mi ha sempre aiutato nei momenti bui, e io ho sempre aiutato lui. Quando fuggivo di casa due volte su tre perché i miei genitori mi sgridavano per qualche mio disastro, scappavo da lui, e trovavo riparo nella sua cameretta. I suoi genitori, due splendide persone, portavano una cena che io e lui mangiavamo nella stanzetta. I signori Forrester chiamavano poi i miei genitori, che entravano nella camera fingendosi disperati per la mia scomparsa. Io e Darren, quando sentivamo che arrivava qualcuno, ci nascondevamo sotto il letto, ma appena vedevo la finta tristezza per la mia scomparsa dei miei genitori, gli correvo incontro per non farli preoccupare. Sono figli di due astutissimi geni.
  Quando ho lasciato casa perché ormai troppo alle corde con i miei, tornai di nuovo da lui. Allora stava in un appartamentino sopra una rivendita di tacos e hamburger, e le pareti avevano un odore che ricordava una friggitoria di un pessimo vicoletto in un pessimo sobborgo di un pessimo paesino facente parte di una pessima nazione di questo pessimo mondo. Noi adoriamo ancora ora quella fragranza stagionata di muri di cartone e olio bollente, accompagnato da un’orchestra di friggitrici semiautomatiche, nel senso che noi sospettavamo che quell’olio fosse talmente malsano da dare vita alle patate che preferivano mettere fine ai loro supplizi, vedendo dove si trovavano.
  Avevamo pure organizzato una ricorrenza, dopo esserci trasferiti nel nuovo appartamento, chiamata “Il fritto misto del frutto”, che festeggiavamo ogni terzo e quinto mercoledì del mese.
  Finita cena quel terzo mercoledì, ci sedemmo come di consuetudine, in attesa di smaltire tutta la frittura. Darren si corica come sempre sul divano, mentre io prendo la vecchia poltrona. Sfrutto anche qualche scatolone già imballato per la mia partenza per appoggiare i piedi.
  Comodamente seduti, inizia ad insinuarsi in noi il demone dell’abbiocco. Darren è già quasi suo succube, e io da buon amico non posso lasciarlo cadere nelle sue grinfie.
  -Ehi Darren, giochiamo a “E se”?- era il gioco che facevamo sempre quando volevamo passare una notte senza dormire, o non avevamo niente da fare.
  -Va bene. Comincia pure tu.- sono riuscito a svegliarlo dal suo stato di catarsi, bene. Ora devo solo convincerlo a parlare prima che collassi completamente.
  -E se fossimo in un mondo di scimmie, e noi fossimo gli unici sopravvissuti, e io non so chi sei te e te non sai chi sono io, e al nostro primo incontro ci scambiassimo vicendevolmente per delle strane scimmie spelacchiate, te cosa faresti?
  -Diventeremmo lo stesso amici e fonderemmo una colonia in cui sopravvivere. Ho sempre pensato che eri un po’ scimmia te.- ride. Questo gioco riesce sempre a risvegliarlo e ridargli il buonumore. Ci abbiamo giocato anche al funerale di sua zia Tessy, quando non aveva neanche più lacrime per piangere. Alla domanda “E se Tessy fosse ancora qui, cosa le diresti?” mi raccontò tutti i bei momenti passati con lei. Credo sia allora che ho capito che la nostra era più di semplice amicizia.
  -Bella risposta. Ora tocca a te. “E se” cosa propone lo chef oggi?
  -Lo chef Darrén le propone un “E se dove tutti sono a testa in giù, ma lei è a testa in su e tutti la pensano uno strano che non ha la testa a posto”, con un contorno di “cosa farebbe lei?”.
  -Non ascolterei il giudizio degli altri. Io non sono uno che guarda la gente dall’alto verso il basso.
  Ride ancora, e felice di questo momento di solo noi due, come ai vecchi tempi -Di sicuro, non hai la puzza sotto il naso. Ma non farti mettere i piedi in testa.
  È il momento di sganciare la bomba -E se… io andassi via e non tornassi mai più, tu cosa faresti?- ordigno rilasciato. Retrocedere, retrocedere.
  -Di sicuro non ti bloccherei. Se vuoi andare via di qui, non avrei motivi validi per trattenerti.
  -Lo apprezzo davvero ma, accetti la cosa così tranquillamente? Non ne abbiamo mai parlato, perciò quando hai iniziato ad aiutarmi con gli scatoloni pensavo ti andasse bene. Ma ora sto iniziando a credere che la storia sia un’altra. Cerchi sempre di svicolare da questo discorso. Cosa pensi veramente di questa situazione?
  Darren non parla, lo ho messo con le spalle al muro. Ora non può più scappare.
  -Mi mancheresti. Se te ne andassi mi mancheresti. Ma non volevo farti pesare la cosa. Non volevo che tu rimanessi qui solo per me, è poi in un futuro avresti rimpianto di non essere partito.
  -Ma non avrebbe sbilanciato le mie scelte. Senti Darren, per me sei importante, sei il fratello che non ho mai avuto. Se ti dispiace che me ne vada, dimmelo. Il tuo apparente ignorare la mia partenza mi aveva fatto pensare che non mi volessi più bene.
  -Non potrei, lo sai. Abbraccio imbarazzato?- protende le braccia verso di me.
  -Abbraccio fraterno.- ricambio il suo gesto, stringendolo in un caldo abbraccio.
  Siamo in piedi in mezzo alla stanza, quando il fritto come sempre torna a farsi sentire, e tra noi parte una corsa senza regole per il bagno. Fratellanza e tante care cose, ma l’arrivare primo o secondo fa la differenza tra una sana fuoriuscita e un paio di pantaloni da buttare.

  
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