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Autore: Vanessa1995    31/07/2017    1 recensioni
Ned Stark, dopo la fine della ribellione, torna a casa con una bambina e sua madre.
Anni dopo Theon e Robb chiedono ad Emily di scegliere uno dei due, ma questa non vuole scegliere tra di loro e passa una notte con entrambi.
Poco dopo il corteo reale arriva a Grande Inverno ed Emily deve partire con loro, ma otto mesi dopo la ragazza dà alla luce una bambina, la cui nascita rischia di far crollare il regno nel caos.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Jaime Lannister, Robb Stark, Sansa Stark, Theon Greyjoy
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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La passeggiata di Oberyn ed Emily era stata seguita da altre e in giro la gente aveva iniziato a mormorare. Le presunte corna del Folletto sembravano essere diventate l'argomento dell'anno, seguito solo dalle future nozze reali.
Tre giorni prima del suo matrimonio con Margaery Tyrell, Joffrey Baratheon tirò fuori una vecchia legge. In base a questa, mai rispettata ma ancora in vigore, se una donna sposava un uomo molto giovane, un parente maschio di questi, il più vicino possibile di parentela, avrebbe consumato il matrimonio al posto dello sposo, solo per renderlo valido. Alicia escogitò uno stratagemma per evitare che fosse proprio Joffrey a consumare quel matrimonio. L'unico problema era quello di convincere Jaime Lannister ad adempiere ai doveri coniugali al posto di Tommen e del re.
Quel giorno, piena di determinazione, dopo aver fatto colazione, si mise alla ricerca di Jaime Lannister sicura che lui avrebbe trattato Sansa sicuramente meglio di Joffrey. Una serva le disse che l'avrebbe trovato nella sua stanza nella torre riservata alla Guardia reale e si diresse perciò verso il posto. Una volta arrivata non fu difficile trovare la stanza del leone, grazie anche all'aiuto di un membro della guardia. Una volta giunta davanti alla porta di legno bussò, sperando di trovarlo. La porta subito dopo si aprì mostrando Jaime con solo dei calzoni, ma la rossa non si agitò e parlò tranquillamente.
« Buongiorno, vorrei parlarvi. » disse semplicemente. L'altro la guardò sorpreso, perché per vari motivi non avevano mai scambiato molte parole, quasi nulla. La invitò a entrare e la rossa ubbidì. La camera si rivelò abbastanza grande e luminosa, grazie ai due finestroni presenti sulla parete sinistra. C'era un letto a baldacchino da coperte e tende di colore bianco. Un tavolo di legno dalla forma rettangolare si trovava contro una parete, con due sedie accanto.
« Cosa posso fare per voi? » chiese gentilmente, offrendole anche del vino che si trovava dentro una brocca sul tavolo. Rifiutò il vino, preferendo restare lucida.
« Perdonatemi se vengo a disturbarvi, tuttavia sono costretta perché devo chiedervi aiuto. » rispose e lo guardò mentre si versava del vino dentro ad un calice e ne bevette un sorso, per poi voltarsi verso di lei.
« Sentiamo, cosa posso fare per voi? » domandò ancora, bevendo un altro sorso di vino.
« Avete sentito cosa vuole fare il nostro caro re? » chiese cercando di trattenere la rabbia, sebbene avrebbe voluto spaccare tutto.
« Mi pare di aver sentito qualcosa. » rispose Jaime, posando il calice ormai vuoto sul tavolo.
« Bene, perciò saprete perché sono qui. » esclamò contenta di non dovergli spiegare proprio tutto. Il biondo si diresse verso il letto e si sedette sopra di esso.
« Volete chiedermi di andare a letto con Sansa. Quanti anni ha adesso? » nel suo tono si leggeva una certa disapprovazione.
« Quattordici. » rispose l'altra e tirò un sospiro, passandosi una mano tra i capelli con fare nervoso.
« Credetemi, neanche a me e a Sansa piace questa situazione, ma meglio voi che Joffrey. » non riuscì a trattenersi e si augurò che non se la prendesse per il suo commento sul sovrano.
« Va bene. » acconsentì e lei lo fissò con gli occhi spalancati, perché non si aspettava che sarebbe stato così facile.
« Però, come ormai saprete, un Lannister paga sempre i suoi debiti. » affermò e la donna sorrise scuotendo piano la testa.
« Mi sembrava che fosse troppo facile. » esclamò infatti e Jaime si drizzò in piedi.« Sentiamo, cosa volete in cambio? » continuò.
« Voglio che siate voi a dirlo a mia sorella, semplice. » sarebbe stata una missione suicida, o meglio così avrebbe potuto rivelarsi.
« Accetto. » non poteva rifiutarsi ed era per il bene di Sansa che lo faceva.

Come aveva previsto, affrontare la regina madre non si rivelò un'impresa facile, però la donna parve accettare la sua proposta. Parlare e convincere Joffrey non fu altrettanto facile ed Emily dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non strozzarlo. Quello che la faceva arrabbiare di più era che lui prima buttava via la sua amica come una scarpa vecchia e adesso voleva per forza mettere le sue brutte manacce sulla sua tenera e morbida pelle chiara. Alla fine tutto si risolse per il meglio e quella sera stessa Jaime si recò dalla Stark.

Tre giorni dopo

Il giorno delle nozze arrivò velocemente e tutti apparivano emozionati e felici. Margaery appariva davvero splendida quel giorno, se possibile più bella del solito. Sembrava felice, tanto che Emily si chiedeva se fosse consapevole di cosa andasse incontro o se la sua felicità fosse solo di facciata. Alle nozze seguì un grande banchetto e vari intrattenimenti per festeggiare gli sposi. Peccato che quella giornata di festa venne presto rovinata da Joffrey, che non perse tempo per umiliare il suo povero zio. La moglie di questi ad un certo punto esasperata stava per intervenire quando, in un caro ennesimo segno di provocazione, il giovane chiese al Folletto di servirgli del vino. Prima che la zia del sovrano potesse dirgliene quattro, venne fermata dal marito che le consigliò di andare a fare una passeggiata. Dopo aver annuito, lei si drizzò in piedi e uscì fuori dalla Sala del trono di Spade, dove si stava tenendo il banchetto nuziale. Non passò molto tempo prima che venisse raggiunta in giardino da Jaime Lannister. L'uomo aveva una brutta espressione sul viso e si fermò davanti a lei con il fiatone e l'aria di chi avesse appena visto un fantasma.
« Hanno avvelenato il re e Cersei accusa Tyrion! » spiegò con le parole rotte dal fiato mozzo. Sconvolta l'altra si alzò in piedi.
« Joffrey è morto? » chiese, in fondo per nulla dispiaciuta. Il leone parve riprendersi e cercò di darsi un certo contegno.
« Sì e Cersei sembra essere impazzita. » rispose il biondo. Senza dargli tempo di dire altro, la donna corse via precipitandosi dagli altri invitati. Tyrion Lannister senza volerlo le aveva fatto un favore consigliandole di allontanarsi, poiché non essendo stata presente al momento del presunto avvelenamento non potevano accusarla di nulla. Tuttavia ciò non impedì a Cersei di segregarla in camera fino al giorno del processo.

Tempo dopo

Quando finalmente le fu permesso di uscire dalla sua camera, Emily ne approfittò per precipitarsi nelle prigioni del castello. Ma quando arrivò davanti alla porta che conduceva in esse, trovò a sbarrarle la strada una guardia che la guardava male, come se volesse ucciderla solo con lo sguardo, però la rossa non si lasciò intimorire.
« Desidero parlare con mio marito, lord Tyrion. Penso di averne tutto il diritto. » protestò, fulminando con lo sguardo l’uomo. Ma questi non si spostò neanche di un millimetro, continuando a guardarla male. Sembrava deciso a non farla passare e, probabilmente, dietro alle sue azioni c’era la cara Cersei.
« Sua maestà ha detto di non far passare nessuno, lady Alicia. » ribadì con decisione la guardia. La giovane fece un passo indietro, tuttavia non aveva alcuna intenzione di arrendersi e desiderava andar avanti con la sua decisione e visitare suo marito.
« Nessuno o me in particolare? » esclamò infatti, senza sforzarsi minimamente di trattenere la rabbia che le ardeva dentro. Strinse i pugni delle mani, facendo diventare le nocche delle dita bianche.
« Vi prego di andarvene, tornate nella vostra stanza o andate a farvi un giro per il castello, magari con il vostro amante di Dorne. » sollevò la mano a quelle parole e gli colpì con forza una guancia, lasciandogli perfino il segno della mano.
« Come osate parlarmi così? Io sono una Lannister! » protestò ancora più arrabbiata di prima. « E pretendo di palare con mio marito! » aggiunse. Prima che se ne rendesse conto, alcune guardie arrivarono alle sue spalle e la trascinarono via, stringendole con forza le braccia tanto che temeva avrebbero finito per rompergliele.
« Tyrion! » urlò con tutta la forza che aveva in gola, sperando che il marito la sentisse.
La condussero a forza nella sua stanza e una volta lì la chiusero dentro a chiave. Si precipitò di corsa verso la porta, sbattendo i pugni contro di essa.
« Liberatemi subito. Lasciatemi andare, ho tutto il diritto di vedere mio marito! » strillò in preda alla collera che adesso non riusciva proprio più a trattenere.
« Se pensate di tenermi qui rinchiusa vi sbagliate di grosso. » continuò parlando ancora più forte per essere sicura che la sentissero, nel caso si fossero allontanati lasciandola lì da sola. Giurò a se stessa che non si sarebbe arresa nei minuti che seguirono, determinata a liberare suo marito, siccome era sicura che fosse innocente.

Quella sera

Quando quella sera sentì la chiave che girava nella serratura della porta, si drizzò in piedi velocemente da sopra al letto sul quale aveva passato gran parte della giornata e si precipitò verso di essa, sperando che chiunque fosse le portasse delle buone notizie. La porta si aprì, mostrandole il nuovo re in persona. Tommen stava bene nei suoi abiti bianchi, con cuciture dorate lungo le maniche della casacca che indossava di color beige. L’altra accennò subito ad un inchino, però il ragazzino le fece immediatamente segno di alzarsi e lei ubbidì. La guardava con i suoi occhi color smeraldo. Assomigliava molto al fratello, però sul suo volto leggeva tutta la bontà che Joffrey non aveva mai lontanamente posseduto. Dopo un attimo di silenzio parlò.
« Zia, vi devo parlare. » spiegò, come se lei non l’avesse già capito. Infatti la vera domanda che si stava ponendo era come mai si trovasse lì.
« Domani ci sarà il processo di lord Tyrion e immagino che voi verrete chiamata a testimoniare. Fino a quel momento resterete rinchiusa in questa stanza. » annunciò, e neanche questo la sorprese. Tirò un sospiro e si passò una mano tra i capelli rossi con fare nervoso.
« Mi chiameranno per testimoniare solo nella speranza che peggiori la situazione di Tyrion. Non mi stupirebbe se cercassero di modificare le mie parole in modo che questo accada. » osservò. Non nutriva alcuna fiducia nella giustizia del regno, tanto meno ora che di mezzo c’erano Cersei Lannister e suo padre Tywin, che aveva sostituito al momento Tyrion come Primo Cavaliere del Re. Entrambi odiavano profondamente suo marito e la prima era sicurissima della sua colpevolezza.
« Mi dispiace, ma temo che non potrete rifiutarvi di testimoniare semmai dovessero chiamarvi a farlo. » esclamò e purtroppo lei sapeva perfettamente che aveva ragione. Gli si avvicinò, posandogli una mano sulla spalla e stringendogliela leggermente.
« Sarete un buon re, anche se non ci vuole molto per superare in questo vostro fratello. » notò e Tommen annuì, segno che doveva pensarla come lei.
« Farò del mio meglio zia. Ora perdonatemi, però devo tornare da mia moglie e occuparmi di alcune questioni. » disse congedandosi da lei e uscendo fuori dalla stanza, lasciandola da sola.

Il giorno dopo

Non la chiamarono a testimoniare; forse Cersei temeva che mentisse per salvare suo marito. Passò la maggior parte della giornata del processo andando avanti e indietro nella stanza. Le ore passarono velocemente, sebbene lei non se ne rendesse conto. Ad un certo punto sentì bussare alla porta e subito dopo la chiave che girava nella serratura per aprirla. Cersei apparve dinanzi a lei con un’aria corrucciata e intuì che le cose non dovevano essere andate come sperava. Forse suo marito era stato dichiarato innocente, però dubitava che fosse così e sentiva che doveva essere un altro il motivo per cui non era contenta.
« Vostro marito ha chiesto il giudizio degli dei. Sapete questo cosa significa? » chiese furiosa, fulminandola con lo sguardo, come se fosse colpa sua tutta questa situazione.
« Se è innocente, cosa di cui sono sicura, il cavaliere che ha scelto per rappresentarlo vincerà e morirà l’altro che lo sfiderà. » rispose. Le sue parole sincere le costarono uno schiaffo da parte della bionda.
« Tuo marito è un maledetto traditore che ha ucciso suo nipote, il suo re! » esclamò e detto questo uscì fuori dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle. La donna promise a se stessa di fare tutto in suo potere per salvare suo marito. Tutto.

   
 
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