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Autore: Hi Asija    31/07/2017    1 recensioni
«Sembra che una parte di me ti abbia amato sin dal principio.»
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Detroit, 2000.
Le strade della capitale del Michigan sono affollate da malviventi e da futuri esordienti nel campo della musica hip-hop. Qualcuno prega per due dollari, qualcuno li ruba.
Tra loro, si nasconde il volto ingenuo, sbagliato e giovane di Diana, una cantante e bassista diciassettenne della periferia di Detroit, e quello serio e confuso di Marshall, un rapper esordiente di venticinque anni, re di quella strada in cui entrambi vivono da svariati anni.
Diana e Marshall si conoscono da quando lui e la madre si sono dovuti trasferire su quella che è la strada più malfamata di Detroit.
Sono due persone completamente diverse: lei è timida, mentre Marshall risulta sicuro di sé.
Eppure, qualcosa d’importante e forte si svilupperà tra loro.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Perfetti Sconosciuti.

«Quando i silenzi si mettevano tra noi
E ognuno andava per i fatti suoi
Come perfetti sconosciuti.
Doveva andare tutto così
Anche se adesso ci troviamo qui
Sulla stessa strada, dopo una vita già spesa
Io sono stata sempre qui
A innamorarmi ogni giorno di più
Di questa vita vera
Che ci ricorda ancora
Che quando si ama non si perde mai
No, non si perde mai.»

•••

Detroit, novembre 2000.
L'amore non è fatto per quelle come Diana, che credono in tutto quello che viene detto e s'illudono con poco.
Quelle che amano un'altra persona più di loro stesse e darebbero qualsiasi cosa pur di vedere quella persona felice.
Quelle che hanno la paura di rimanere da sole anche in una stanza affollata, piena di persone che ridono e scherzano.
Quelle che sanno apprezzare i difetti degli altri, perché si sa che i difetti son quelli che rendono unico qualcuno.
Quelle che sono stanche. Stanche di lottare per qualcuno, che non arriverà e non si accorgerà minimamente della loro presenza.
Quelle vuote, che non riescono a provare più nulla se non rabbia, gelosia e tristezza.
Diana era così, si reputava inferiore alle altre persone, alle altre ragazze, a chi la circondava.
Diana Robinson, diciassette anni, classe '83, una delle tante e anonime bianche della caotica e malfamata Big D. Niente di speciale, bisogna ammetterlo: gambe corte e formose, segno che non è mai stata – e mai sarà – magra e alta come le sue compagne di classe che hanno rapporti orali a pagamento; una folta chioma di capelli abbastanza lunghi e tinti di un rosso acceso, delle guance rosee e degli occhi normali, castani, anonimi.
Non era mai stata un genio a scuola, ma era una grande appassionata di letteratura e di lingue; al secondo anno di liceo aveva già una notevole padronanza del russo e dell'italiano. Adorava immergersi nella grammatica delle lingue più complicate e dure. A volte immergeva la mente in lunghi e complessi libri in lingua originale e li leggeva come se fosse inglese: sciolta, pura e appassionata. La matematica non le era mai andata a genio. Le sufficienze nei primi tre anni di liceo, in quella disciplina, erano state relativamente poche, la maggior parte guadagnate in seguito a scopiazzate e ad aiuti del professore che aveva una cotta per sua madre, Faith Robison Jones.
Faith Robinson Jones, trentaquattro anni, classe '66. Una donna che aveva sempre avuto il massimo dalla vita, sempre: droga, sesso, soldi e donne. Lesbica dichiarata sin dalle scuole medie, era stata molestata a sedici anni da un compagno di scuola che non la accettava per la sua sessualità, da lì era nata Diana. Un errore? Può darsi, lei se lo ripeteva sempre, ma sua madre credeva il contrario. Faith Jones era una donna assurda, spettacolare. Dei corti capelli castani e ricci che le cadevano appena sulle spalle, un fisico notevolmente magro e uno sguardo penetrante. Era solita frequentare una donna diversa ogni fine settimana, e Diana lo sapeva bene, aveva bisogno di una donna stabile. Per del tempo la ebbe, Penny Diver, una prostituita bionda che fu portata via troppo presto dall'ecstasy, ma che aveva lasciato alla famiglia Robinson una bimba di sette anni.
Mariah López Robinson, figlia di Penny e un uomo che per svariati anni le era stato un fedele cliente. Aveva tre anni in più di Diana, ed era entrata a far parte della sua vita quando quest'ultima ne aveva solo quattro. Mariah aveva sempre voluto essere la migliore, sin da bambina. Non aveva nessun vero legame di parentela con Faith, eppure, prestava più attenzione a lei che a Diana.
Dopotutto, era Mariah la bambina che a soli undici anni era ai campionati regionali di un concorso di bellezza importante. Era da sempre stata una biondina dagli occhi chiari, che durante l'adolescenza era sbocciata in una quasi quinta di seno e in un fondoschiena che faceva capogiro. Anche Diana aveva le sue belle forme, una quinta di seno che però andava dietro al suo peso, e non a un dono che il Lord le aveva fatto. Fortunatamente, Mariah aveva levato le tende a diciassette anni.
Erano così differenti:
A Mariah piaceva sfilare,
A Diana piaceva scrivere.

La potevi trovare alle quattro del mattino sulla sua scrivania a scrivere, scrivere di una vita che lei non aveva mai avuto e che avrebbe voluto avere: una famiglia normale, un dono dal cielo in matematica, una vera sorella, un fidanzato, una fidanzata.
Sin da quando era una bimba, Diana aveva avuto grandi dubbi sulla sua sessualità. Durante il periodo delle medie era in una grandissima fase ormonale che scattava alla sola vista di tette e culi. Presa dalla foga del momento aveva anche frequentato uno psicologo, che, dopo aver ascoltato i suoi dubbi e le sue perplessità, la aveva caratterizzata come pansessuale. Amava chiunque, le bastava ricevere affetto.
La sua casa, se così si può definire, era una casa mobile nel trailer park della 8 Mile, numero civico, inesistente. La si poteva notare grazie alla presenza di numerosi adesivi provocatori di donne nude attaccati alle pareti esterne ed interne. Nonostante i due elementi che vi vivevano, la casa era sempre immersa in un silenzio religioso, gli unici suoni si potevano sentire solamente la notte: un basso e degli orgasmi. Un'altra passione di Diana era quello strumento che lei definiva "chitarra a quattro corde": lo adorava perché il suo idolo era Twiggy Ramirez, il bassista della sua band preferita: i Marilyn Manson.
Al contrario, la casa del suo vicino di casa era tutt'altro che tranquilla. Dalla mattina alla sera si sentivano urli, pianti, insulti e musica hip hop, cosa che Diana odiava.
Quella era la casa di Marshall Mathers.

  
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