Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: prongsabri    31/07/2017    1 recensioni
Seduta a fissare il vuoto attendevo il mio giudizio.
Probabilmente la mia sarebbe stata una condanna a morte, ma poco m’importava. Avevo perso tutti coloro che amavo, mi erano stati portati via violentemente e non avevo potuto far nulla per evitarlo.
Era soltanto colpa mia.
Non ero stata in grado di fare il mio dovere, ma almeno sarei stata punita per i miei errori.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao a tutti,
questa è la mia prima storia originale - o almeno è la prima che decido di pubblicare.
Spero che possiate trovarla interessante,
lasciatemi un parere e buona lettura.
Sabri
La Vegliante
 
 
- La vita non è che un'ombra che cammina; un povero attore, che s'agita e si pavoneggia per un'ora sul     
palcoscenico e che poi scompare nel silenzio -
[Macbeth, Shakespeare]
 
La forza senza intelligenza rovina sotto il suo stesso peso.
Orazio

 
 
Prologo
 
 
Camminano da giorni, hanno sostato solo una volta, il loro corpo reclama a gran voce cibo, sonno e calore: tutte cose che scarseggiano in questo momento.
Cameron cammina davanti, lo zaino in spalle fin troppo leggero, la mano destra stretta a quella sinistra del fratello più piccolo, che di tanto in tanto chiude gli occhi per la stanchezza.
Devono risposarsi, ma non c’è tempo per una sosta. Non a quest’ora del giorno. Se si fermano, gli Inseguitori giungeranno a loro nel giro di poche ore e sarebbe tutto vano.
Devono arrivare alle porte della città dell’Ovest prima del calar del sole, una volta superata la soglia potranno permettersi di mangiare e di dormire.
«Cameron ho sonno».
Mormora il più piccolo all’ennesimo strattone da parte del maggiore.
Ormai sono ore che non dorme e non può chiedere al fratello di farlo salire in groppa come il giorno precedente: è sfinito anche lui.
«Non deve essere lontana Seth, ti ricordi cosa diceva papà? Le mura sono a due passi da casa nostra».
Parole che per il piccolo non hanno più molto senso, se sono solo due passi perché continuano a camminare? Perché i piedi gli fanno male per il troppo marciare?
Anche il maggiore sembra non avere più fiducia in quelle parole: stanno vagando da troppo tempo. Quando potranno fermarsi? Quando vedranno in lontananza le mura della città?
«Perché non aspettiamo che ci raggiungano? Sai non vivono male quelli che a casa hanno deciso di allearsi con la Capitale. Ti ricordi Alexia? Lei ha una nuova mamma e un nuovo papà e-».
«No! Seth no! Noi non ci uniremo a loro, non dopo quello che hanno fatto alla nostra famiglia! Non abbiamo bisogno di una nuova mamma e di un nuovo papà, chiaro!? Noi non siamo come loro, Seth».
Cameron è voltato verso il fratello, gli occhi scuri ridotti a due fessure e i pugni serrati.
Non può nemmeno lontanamente prendere in considerazione l’idea di consegnarsi agli Inseguitori, anche se sa che se lo facesse non avrebbero più alcun problema, né di cibo né di qualsiasi altro tipo e lui non dovrebbe all’età di dodici anni prendersi cura del fratello cinque anni più piccolo di lui.
Ma suo padre glielo diceva sempre: «Se dovesse succedere qualcosa a me e a tua madre, tu scappa. Prendi Seth e scappa, percorri la foresta verso ovest fino alle porte della città, lì troverai rifugio».
Seth fissa per qualche secondo il fratello maggiore, poi riafferra la sua mano calda e insieme riprendono il cammino in silenzio, troppo stanchi per poter dialogare nuovamente.
Camminano ancora, a lungo tanto che il minore fatica a sentirsi le piante dei piedi dal dolore, ma non dice nulla per paura che il fratello possa arrabbiarsi nuovamente. Sa che Cameron è tutto ciò che gli rimane della sua famiglia, anche se il maggiore non gli ha detto nulla di quello che è successo in piazza quella strana mattina prima che loro partissero in tutta fretta abbandonando la loro casa.
Da quel momento vagano nei boschi diretti verso le mura, che sembrano essere scomparse nel nulla.
«Che ci fate nel bosco?».
Una voce fa sobbalzare entrambi, Cameron porta il fratello alle sue spalle per proteggerlo da chiunque sia nascosto tra gli alberi ed estrae il coltello dalla tasca dei pantaloni, sa di non poter fare nulla con quella stupida arma contro un adulto, ma non permetterà a nessuno di fare a Seth del male.
Così stringe meglio il coltello tra le mani, che tremano violentemente, ma dai cespuglio non esce un aggressore o un Inseguitore, bensì una giovane donna dai lunghi capelli biondi, i vestiti sporchi e strappati in vari punti, gli occhi di uno strano verde intenso e una bambina tra le braccia, che non deve avere più di tre o quattro anni.
«Oh metti via quel coltello, rischieresti solo di farti male».
Sussurra bonariamente la donna, mentre lascia che la bambina tocchi il suolo con i suoi piedi nudi: è magra, forse troppo per una della sua età, i capelli castani scuri legati in una coda disordinata e gli occhi segnati da delle occhiaie profonde. Si avvicina traballando fino a stringersi intorno alla gamba di Seth, il quale la fissa con un sorriso in volto.
«Chi sei?».
Cameron non ha abbandonato la sua posizione, non si fida di nessuno, non più.
«Mi chiamo Sara e sono scappata da un paese delle città del Sud, lei è Serena e viene dalla città del Nord. Voi da dove venite?».
A quelle parole il maggiore sgrana gli occhi, ha sentito così tante storie sulla città del Nord, in città molti la temono perché con il giusto esercito potrebbe prende il potere dell’intero continente.
«Io mi chiamo Cameron e lui è mio fratello Seth, veniamo da un piccolo villaggio dell’Est», dice sistemando il coltello all’interno dei pantaloni, non hanno nulla da temere: Sara non farà loro del male, lo sente, lo vede dai suoi occhi.
Riprendono tutti e quattro insieme il cammino verso le mura della città dell’Ovest. Sara offre loro cibo e acqua pura, non quella verdastra di cui si sono dissetati fino a quel momento.
Seth torna a sorridere e cammina tenendo per mano la piccola Serena che ride di tanto in tanto alleggerendo la situazione, come se fossero in gita e non nel bel mezzo di una fuga.
Camminano per ore e il sole tramonta, presto il cielo si oscura.
Cameron fissa attentamente le due nuove arrivate, hanno qualcosa di strano e particolare, qualcosa che gli ricorda disperatamente qualcuno, ma non ricorda esattamente chi, nella sua testa solo immagini sfocate. Finché i suoi occhi non si posano sulla spalla destra della donna e il respiro gli si spezza.
«Tu sei una-!».
Sara è più veloce di lui, blocca il fluire delle sue parole con una mano e sorride ai due più piccoli, che fissano la scena senza capire.
«Non dire quella parola ragazzino, non se vuoi arrivare vivo alla città. Ci troverebbero prima ancora che tu possa rendertene conto».
Cameron annuisce e quando sono entrambi sicuri che non dirà una parola, Sara lo libera dalla stretta, ma il destino è avverso al gruppo di fuggiaschi, perché è troppo tardi: sono stati trovati.
Quello che succede dopo è tutto molto veloce.
Un gruppo di uomini in divisa nera e rossa si avventano sui quattro, la donna cerca di proteggere i bambini, ma il fuoco impedisce a tutti di fare un’altra mossa. Le fiamme si librano alte fino al cielo e il gruppo si sfalda.
Sara viene afferrata da tre Inseguitori e i due fratelli si mettono a correre verso nord il più velocemente possibile per salvarsi, ma quando pensano di essersi allontanati abbastanza un urlo agghiacciante giunge fino a loro e capiscono che farebbero meglio a rimettersi in cammino prima che gli Inseguitori si accorgano della loro scomparsa.
L’ultima cosa che Cameron ascolta prima di strattonare il fratello minore verso il fitto del bosco è una semplice domanda fatta da quest’ultimo: «Dov’è Serena?».
……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
 
Seduta a fissare il vuoto attendevo il mio giudizio.
Probabilmente la mia sarebbe stata una condanna a morte, ma poco m’importava. Avevo perso tutti coloro che amavo, mi erano stati portati via violentemente e non avevo potuto far nulla per evitarlo.
Era soltanto colpa mia.
Non ero stata in grado di fare il mio dovere, ma almeno sarei stata punita per i miei errori.
Non avrei permesso che ne pagassero le conseguenze le persone che amavo.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: prongsabri