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Autore: hart    01/08/2017    8 recensioni
Una "serata tra ragazze", qualche drink di troppo e il gioco sbagliato. O, forse, quello giusto.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Malefica, Regina Mills, Zelena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Regina si rigirò il bicchiere opaco tra le dita, ipnotizzata dai riflessi dorati del whiskey al suo interno. Stava per rialzare gli occhi sull’orologio di plastica appeso alla parete di fronte a lei quando la porta del locale si spalancò, mostrandole una Emma più scarmigliata del solito e, stranamente, vestita decentemente. La Salvatrice, ex-Oscuro, sceriffo (come se ce ne fosse stato bisogno) le rivolse il suo solito sorriso tra il timido, il colpevole e il felice, e in pratica corse fino a raggiungere la sua postazione piazzando le natiche sullo sgabello ricoperto di ecopelle nera accanto al suo. Regina le rivolse uno sguardo critico, il sopracciglio sinistro che, inarcandosi leggermente, creava piccole increspature sulla pelle della sua fronte.
«Sei in ritardo.» si premurò di farle notare. Il sorriso di Emma si allargò, come se questo bastasse per farsi perdonare.
«Lo so, scusa, non trovavo il numero nuovo di Wolverine per Henry e ho perso un po’ di tempo per ordinarlo, visto che il commesso del negozio non riusciva ad usare il computer… Quindi sono arrivata a casa tardi e, sai, il tempo di mangiare e fare una doccia…»
Emma parlò velocemente, come sempre, gli occhi grandi e la fronte aggrottata. Si sfilò il lungo giaccone di lana rossa, mostrandole la camicetta probabilmente rubata, pardon, presa in prestito come direbbe lei, a Mary Margaret, nera a fiori, e i pantaloni, non jeans, pantaloni. Quando Regina risollevò gli occhi sul suo viso, Emma le stava rivolgendo uno sguardo interrogativo.
«Che c’è?»
Il Sindaco premette le labbra tra di loro. Beccata.
«Notavo il cambio di look. Capitan Guyliner non apprezza più lo stile da teppista?»
Emma le lanciò un’occhiataccia, per nulla minacciosa, nonostante i suoi sforzi.
«No. Io…» arrossì appena, stupendo la mora, ed abbassò lo sguardo. «… sto provando nuove cose. Uno anche per me!» aggiunse poi molto, molto rapidamente, alzando l’indice all’indirizzo di Granny, lontana un paio di metri. La donna probabilmente annuì, perché Emma le rivolse un sorriso tirato. Incontrò lo sguardo perforante di Regina per una frazione di secondo, quindi deviò il suo a terra, poi sulla parete in fondo alla sala, all’esterno, una fuga fatua.
«Quando arriva Zelena?» tergiversò la bionda infine aggrappandosi al bicchierino che la donna più anziana le aveva finalmente portato.
Regina distolse lo sguardo da lei, alla fine, per ordinare altro alcool con un cenno del capo. Granny le riempì il bicchiere con il solito sguardo di fuoco, e Regina rispose con un sorriso sardonico.
«Dovrebbe essere qui a momenti. Starà minacciando di morte Ashley, nel caso succedesse qualcosa a Robin. Sai com’è fatta.»
La Salvatrice inclinò la testa di lato per un attimo, poi alzò il bicchiere.
«Ashley ormai ci sarà abituata. Lo fa tutte le volte che le lascia Robin, a quanto ne so.» commentò prima di bere un sorso. Si bagnò appena le labbra, ma storse la bocca con un’espressione di disgusto.
Regina la osservò, divertita.
«Ti sei abituata al rhum annacquato, eh?»
Di nuovo, Emma tentò futilmente uno sguardo di minaccia.
«Non è annacquato.»
Regina non nascose l’espressione di scetticismo che affiorò sul suo viso. Aprì la bocca per risponderle, ma l’arrivo verde e fumoso di sua sorella la interruppe. Sorrise alla rossa e si alzò dallo sgabello, imitata un attimo dopo dalla Salvatrice.
«Andiamo al tavolo, si sta scomode in tre al bancone.» decise per tutte. Zelena le precedette ancheggiando sui tacchi alti fino al tavolo più vicino. Scivolò sul sedile fino alla finestra, e si tolse il cappello, poggiandolo sul tavolo.
«Portaci una bottiglia, Granny. Queste due dilettanti non sanno con chi hanno a che fare, se pensano che un paio di shot bastino con me.» esclamò poi, meritandosi qualche silenzioso insulto da parte della donna che, tuttavia, passò una bottiglia di whiskey alla cameriera. Emma, sedutasi dal lato opposto rispetto alla rossa nel frattempo, sorrise imbarazzata alla ragazza quando portò al loro tavolo la bottiglia e tre bicchieri.
Regina trattenne a stento una risata.
«Forse Emma è una dilettante, ma con me non puoi competere, sorella.»
Le due si scambiarono uno sguardo di finta ostilità, poi si sorrisero, complici. Regina mosse una mano e fece apparire un quarto bicchiere accanto agli altri tre. Emma e Zelena la guardarono confuse.
«Aspettiamo qualcun altro?» chiese la Salvatrice.
Regina le rivolse un sorriso enigmatico.
«Oh, sì, una tua grande ammiratrice….»
Emma sbiancò.
«Non puoi averla davvero invitata.»
«Perché no? È acqua passata ormai, da New York…»
La bionda le indirizzò uno sguardo a dir poco dubbioso.
«Se è brava a perdonare quanto te…»
Regina inarcò le sopracciglia.
«Mi ha perdonata in un attimo, non vedo perché non dovrebbe farlo anche con te.» rispose, piccata.
«Forse perché…»
«Ma si può sapere di chi state parlando?!» sbottò Zelena, interrompendo il loro rapido scambio di battute. Entrambe si voltarono verso di lei, ma fu Emma, con un tono funereo, a risponderle.
«Malefica.»
Regina roteò gli occhi.
«Tu comportati bene con lei, e lei farà lo stesso con te.»
«Sì, sì…»
Zelena si strinse nelle spalle e afferrò un bicchiere.
«Basta chiacchiere. Mi avete praticamente costretta a venire in questa bettola a sprecare il mio prezioso tempo, sarà meglio per voi che io beva abbastanza da dimenticarlo. Allora, in cosa consiste questa famosa “serata tra ragazze”, come ti ostini a chiamarla?» chiese, rivolta ad Emma.
La bionda le rivolse uno sguardo poco amichevole.
«Non ne ho idea. È stata Mary Margaret a suggerirlo, okay? Voleva che…» gesticolò, unendo con linee immaginare le tre donne, compresa se stessa. «… legassimo di più. Con te, più che altro, e dice che una “serata tra ragazze” è il modo migliore per farlo.»
Zelena si accigliò.
«Ma davvero? E come mai non si è unita alla congrega?»
«Pensava di essere di troppo.» spiegò Regina al posto di Emma, scambiando un breve occhiata con lei. «E si è offerta di tenere d’occhio Henry e Violet per noi, dopo la cena che Henry le ha preparato.»
La rossa inarcò un sopracciglio, ma non commentò. Si rivolse di nuovo ad Emma, invece.
«Ti ha lasciato in pasto ai lupi, eh?»
La Salvatrice la fulminò con lo sguardo.
«So badare a me stessa.»
«Ah, giusto, l’ex-orfana sa come trattare i cattivi…»
Emma serrò la mandibola.
«Smettila, Zelena. Non si è mai trattato di questo.» disse.
La strega rise ribaltando la testa all’indietro.
«No? L’eroina che si mischia con le cattive, è strano. Se Mary Margaret sarebbe stata fuori posto, non capisco perché…»
«Non è così, Zelena!» sbottò la bionda sbattendo la mano aperta sul tavolo, facendo sobbalzare le due sorelle. La Salvatrice alternò lo sguardo tra le due, imbarazzata, quindi ritirò la mano nascondendola sotto al tavolo. «Non sei cattiva, voi non lo siete! E io non sono un eroina. Siamo persone, punto e basta, magia o no. Tutti sbagliano.»
Calò il silenzio per qualche minuto. Poi Regina si schiarì la voce.
«Mal non sarà qui prima di mezz’ora almeno. È inutile aspettarla.» annunciò prima di riempire tre bicchieri su quattro. Ne strinse uno tra le dita curate, quindi, sollevandolo.
«Salute.» disse prima di svuotarlo in un colpo solo.
Emma e Zelena la guardarono, quindi la imitarono. Emma tossì, la gola infiammata dal liquore ardente.
«Cazzo…» esclamò in un sussurro soffocato. Era abituata a bere, ma non whiskey, e non così tanto tutto insieme. Regina e Zelena ridacchiarono, divertite. Sembrava che non avessero risentito minimamente dell’effetto dell’alcool.
«Ma di che siete fatte?» chiese Emma, la voce roca, gli occhi lucidi. Il volume delle loro risate crebbe.
«Allora…» esordì la mora, riempendo nel frattempo nuovamente i bicchieri. «… tua madre ti ha spiegato anche cosa dovremmo fare, oltre a ubriacarci? Spettegolare?»
Si ritrovò l’indice di Emma puntato contro, così come i suoi occhi, già grandi, spalancati.
«Esattamente. Ha detto proprio così: “così potete spettegolare e confessarvi i segreti”. È anche per questo che non è voluta venire. Pensa che non mi aprirei, con lei presente. Visto che è mia madre, sapete…» spiegò, la lingua già sciolta dall’alcool.
Regina inarcò il sopracciglio sinistro, Zelena rise scuotendo il capo.
«Segreti?» chiese la mora.
Emma si strinse nelle spalle.
«L’ha detto lei, non io.» ribatté bevendo un sorso dal proprio bicchiere.
«E di chi mai potremmo spettegolare? Non fosse per qualche sporadica minaccia, questa città è un mortorio, e si sa già tutto di tutti…» commentò Zelena mentre svuotava il secondo bicchiere. Lo riempì di nuovo un istante più tardi.
«Hai ragione.» concordò, a sorpresa, la bionda. Il suo viso si illuminò poi, stupendo ancora le due sorelle.
«Però so cosa possiamo fare!» esclamò, improvvisamente entusiasta.
Le due si scambiarono un’occhiata scettica prima di rivolgere lo sguardo alla Salvatrice.
«Sentiamo.» la incitò Regina, curiosa e dubbiosa al contempo. Temeva di far annoiare la sorella. Non voleva sprecare quell’opportunità per passare un po’ di tempo con lei senza dover pianificare un modo per sconfiggere il nemico di turno.
«Si chiama “obbligo o verità”! L’ho visto in un film!»
Regina allargò gli occhi per un istante.
«Fai sul serio?» chiese.
Emma annuì furiosamente.
«Sì! Sembrava divertente!»
«Ad un pigiama-party del liceo, forse…»
«Ma no! Proviamoci, almeno! Alla peggio smettiamo.»
Zelena le guardava in confusione.
«Proverei, se sapessi di che si tratta.»
«A turno, ognuna di noi deve decidere tra obbligo o verità.» spiegò Regina, ben poco convinta da quell’idea. «Se sceglie obbligo, deve fare quello che le altre decidono per lei. Se sceglie verità, deve rispondere sinceramente ad una domanda.»
«Sì, e si beve ad ogni turno!» aggiunse Emma, sempre più entusiasta. Sembrava aver perso vent’anni di capacità cerebrali. Assomigliava tanto a suo padre in quel momento, considerò Regina, ghignando tra sé e sé.
Zelena ci pensò su per qualche istante, quindi rivolse ad Emma un sorriso malvagio.
«Ci sto. Obbligo o verità?»
Il sorriso svanì dal volto di Emma.
«Perché mi guardi così?» chiese invece di rispondere, evidentemente allarmata.
«Obbligo o verità?» ripeté la strega.
Questa volta, Emma non esitò un istante.
«Verità.»
Il sorriso della rossa si allargò.
«Hook è più bravo a letto che a baciare? Lo spero per te…»
Emma arrossì come un peperone.
«Ma che cavolo dici?!» esclamò.
Regina, che osservava la scena divisa tra curiosità e disgusto per le immagini che si erano immediatamente formate nella sua mente alle parole della sorella, si sporse sul tavolo, verso Emma, catturando la sua attenzione e il suo sguardo.
«Devi rispondere, Emma.» ingiunse, calcando il suo nome. Non le sfuggì lo sguardo che, come spesso faceva da quando l’aveva vista la prima volta, la Salvatrice rivolse al suo décolleté.
«Ehm.. non… non lo so.» rispose allora la donna, abbassando lo sguardo. Regina incrociò lo sguardo allibito di Zelena.
«Vuoi dire che non l’avete ancora mai fatto?!» chiese scioccata la rossa.
Emma si schiarì la voce, evidentemente a disagio.
«Obbligo o verità?» chiese in fretta lanciando un’occhiata lampo a Regina. Subito dopo bevve tutto il whiskey rimasto nel suo bicchiere in un sorso, senza tossire questa volta.
Regina, dopo qualche secondo necessario a riprendersi dalla sorpresa, rispose: «Obbligo.»
Emma le rivolse uno sguardo stupito, quindi fece vagare lo sguardo per il locale, per prendere ispirazione, probabilmente. A quanto pareva era a corto di idee. Zelena, per fortuna, non lo era affatto.
«Lo so io: fai sparire qualche bottiglia da qui e falla riapparire a casa mia.» ordinò, sorridendo sorniona alla sorella. Regina le rivolse un’occhiata di disapprovazione, ma obbedì, come promesso. Bevve poi il whiskey, rivolgendo quindi la domanda di rito alla sorella.
«Verità.» rispose Zelena. Regina socchiuse gli occhi, pensando.
«Come facevi ad essere attratta da Rumple? Voglio dire, Gold ha il suo fascino, ma Rumplestiltskin…» chiese storcendo la bocca alla fine.
Zelena rise di gusto, Emma perse colore in viso, la cui tinta virò verso il giallo.
«Sai, il fascino del potere, dell’Oscurità…»
Regina accettò la risposta, anche se non la comprese del tutto. Si voltò verso Emma mentre Zelena beveva.
«Obbligo o verità?»
Emma esitò prima di rispondere.
«Obbligo.»
Zelena sbuffò.
«Volevo saperne di più sul pirata…» borbottò, delusa.
Regina sorrise, divertita, ma si concentrò sul suo compito.
«Mmmh, vediamo…» temporeggiò mentre pianificava, lo sguardo piantato negli occhi della Salvatrice. Sorrise quando ideò il suo piano, allarmando la bionda.
«Regina…»
«Tranquilla, Swan, è semplice…» finse di rassicurarla lei mentre prendeva il suo specchietto dalla tasca del blazer nero. «… devi semplicemente far saltare il tubo della cucina a casa dei tuoi genitori.» disse mentre passava la mano sul vetro, svelando l’interno dell’appartamento di Snow. I due coniugi stavano lavando i piatti, proprio come sospettava.
Emma strabuzzò gli occhi mentre Zelena sghignazzava.
«Regina!» esclamò, scioccata. La mora la guardò con la fronte aggrottata.
«Non le ho fatte io le regole. Non guardarmi così.»
Emma sospirò, poi si concentrò. Regina sentì il suo potere far sfrigolare l’aria. Un istante dopo, il rubinetto di Snow saltò letteralmente in aria, creando il panico nell’appartamento numero 3.
Regina rise, soddisfatta, e ben presto la sua risata contagiò anche Emma.
«Posso sistemarlo ora?» chiese la bionda. Regina alzò il palmo verso di lei.
«Aspetta.»
Snow e David avevano rinunciato ad aggiustarlo, e stavano ridendo sotto il getto d’acqua guardando il piccolo Neal che sorrideva e agitava le braccia, divertito. Regina nascose a stento un sorriso carico di affetto e aggiustò lei stessa il tubo non appena i due si baciarono, facendo svanire l’immagine dallo specchio un istante dopo.
Alzò gli occhi allo sguardo disgustato di Zelena.
«Che c’è? Speravo scappassero via di casa disperati.» disse, raccogliendo lo sguardo deluso della sorella. Emma invece sorrideva come un’idiota.
«Obbligo o verità?» le chiese mentre beveva. Regina sospirò prima di rispondere.
«Obbligo.»
«Baciala.»
Regina ed Emma si voltarono di scatto verso Zelena, convinte entrambe di aver sentito male.
«Cosa?» chiesero in coro.
Zelena rivolse a Regina uno sguardo divertito.
«Bacia Emma.» scandì. «Sulle labbra.» aggiunse un istante dopo, a scanso di equivoci.
Regina sentì le guance scaldarsi, e lanciò un’occhiata alla bionda per vedere se era d’accordo. In fondo, era solo uno stupido gioco, nessuno le costringeva davvero a sottostare a quelle regole. Ma Emma stava fissando Zelena con gli occhi spalancati, rossa in viso.
«Che c’è?» chiese sua sorella. «Ha detto “obbligo”.» spiegò stringendosi nelle spalle.
Emma sospirò scuotendo il capo, e guardò Regina con quella che sembrava quasi paura negli occhi chiari.
«Okay, dai… Le regole sono le regole…» commentò la bionda dopo un po’, sistemandosi sulla panca come se scottasse.
Regina la guardò ancora per un istante, quindi bevve il whiskey in anticipo.
Si alzò e girò intorno al tavolo, fermandosi in piedi accanto ad Emma, la quale esitò nell’alzare lo sguardo su di lei. Era arrossita fino alle orecchie. Regina prese un respiro e si chinò, premendo le labbra contro le sue prima che potesse tirarsi indietro, prima che lei stessa perdesse il coraggio di farlo.
Chiuse gli occhi e restò ferma immobile per qualche secondo. Emma neanche respirava.
Quando si staccò, scoprì che la Salvatrice era rimasta ferma, con gli occhi chiusi, le lunghe ciglia scure che accarezzavano gli zigomi alti, colorati da una sfumatura rosea. La bionda sbatté le palpebre un paio di volte, incontrando il suo sguardo attonito. Il rossore sulle sue gote si intensificò e abbassò lo sguardo.
Regina si leccò le labbra, distogliendo a sua volta lo sguardo. Un misto tra imbarazzo e confusione la spinse a tornare velocemente al suo posto e bere di nuovo dal bicchiere che Zelena le aveva appena riempito. La sua espressione soddisfatta e il suo sorriso di scherno la spinsero a lanciarle un’occhiataccia.
«Spero che tu sia soddisfatta. Obbligo o verità?»
«Obbligo.» sorrise la rossa, divertita.
Regina le rivolse il migliore dei suoi sorrisi.
«Restituisci gli alcolici.»
La sorella fece un’espressione oltraggiata, ma dovette obbedire. Toccò ad Emma poi, che scelse verità, e fu costretta a rispondere ad una domanda ben poco consona riguardo a Hook, posta ovviamente da Zelena. Quando fu nuovamente il turno di Regina, si precipitò a rispondere “verità”, temendo un’altra performance imbarazzante richiesta dalla sorella. Il suo sguardo tuttavia non la rassicurò affatto mentre rifletteva sulla domanda da porle. Per l’ennesima volta si chiese perché stessero facendo quel gioco.
«Uhm, vediamo, sorellina… sei eterosessuale?»
Regina spalancò gli occhi, e vide Emma fare lo stesso all’angolo sinistro del suo campo visivo.
«Si può sapere qual è il tuo problema?» sbottò verso la rossa, invece che rispondere. Zelena le rivolse uno sguardo che, probabilmente, secondo lei sarebbe dovuto sembrare innocente.
«Nulla. Sto solo portando avanti il gioco.»
Regina sospirò scuotendo appena il capo. Lanciò un’occhiata veloce ad Emma, e la scoprì a sporgersi sul tavolo, come per sentire meglio. Inarcò un sopracciglio: a quanto pare, era curiosa.
«No.» rispose con un sospiro, spostando reclutante lo sguardo su sua sorella.  «Abbiamo finito di puntare tutto sulla mia sessualità?»
Zelena si strinse nelle spalle.
«Hai ragione. Bevi.» le ricordò. «Scelgo verità.»
Regina la guardò male mentre beveva. Fu Emma a porle la domanda.
«Ti piace veramente il verde?»
Zelena si paralizzò a quella domanda. Alternò gli occhi spalancati tra le due come un animale in trappola, quindi abbassò le spalle di colpo, come se qualcuno avesse tagliato di netto la corda che la teneva tesa.
«No, maledizione! A me piace il rosa! È il rosa il mio colore preferito, e, Swan, sei morta dopo questa domanda, sappilo!» minacciò puntandole un dito contro.
Emma sghignazzò, evidentemente soddisfatta.
«Lo dirò a tutti.»
«Ti ammazzo.»
«Allora lo farò io.» intervenne Regina, sorridendo sorniona a Zelena, che la fulminò con lo sguardo.
«Dovrò far fuori anche te, allora.» concluse prima di bere.
L’alcool iniziava a dare i suoi frutti, perché per tutte, soprattutto per Emma, il tavolino sembrava meno stabile di quanto non fosse, e, di tanto in tanto, le pareti sembravano in movimento.
«Verità.» disse automaticamente Emma, aspettandosi l’ennesima domanda su Hook. Sperava che le chiedessero di lui, almeno per due minuti avrebbe smesso di pensare che Regina l’aveva baciata e che sempre Regina non era etero come credeva. La sua mente continuava ad arrovellarsi sulla questione. Come non era etero? E perché aveva avuto l’impressione che Zelena sapesse in anticipo la risposta? Regina l’aveva baciata e non era etero. Quindi cosa aveva provato baciandola? Zelena l’aveva vista con qualcuno? Quando, e con chi? 
«Sei etero?»
Emma sbiancò.
«Eh?!»
Zelena ripeté la domanda. Emma guardò le due sorelle con gli occhi spalancati.
«Ho un figlio!» rispose.
Le due si scambiarono un’occhiata, un’espressione talmente simile sul volto da far notare per la prima volta ad Emma la somiglianza tra di loro.
«E allora?» chiese Regina. «Non significa che tu sia etero. Significa solo che hai fatto sesso con Neal.»
Emma aggrottò la fronte guardandola come se fosse idiota, cercando con tutta se stessa di ignorare come la parola sesso suonasse detta da Regina.
«Se ho fatto sesso con Neal magari significa che mi piacciono gli uomini? Mi pare ovvio che sono etero!» sbottò.
Regina e Zelena si scambiarono un altro sguardo. Passò un attimo di silenzio, quindi entrambe scoppiarono a ridere, lasciando Emma di stucco.
«Che diavolo avete da ridere?»
Zelena si stava sbellicando dalle risate, quindi non riuscì a risponderle. Regina riuscì a contenere la propria ilarità abbastanza da darle una spiegazione.
«Avanti, Emma…» disse, trattenendo evidentemente le risate. «… lo sappiamo, non ha senso nasconderlo.»
La Salvatrice le rivolse uno sguardo stralunato ma arrossì.
«Mi sa che non reggete l’alcool bene quanto credete..»
«Hey, piano con le parole!» la riprese Zelena la quale, per cercare di smettere di ridere, stava bevendo altro whiskey. «In questa città nessuno regge l’alcool quanto le sorelle Mills.»
Regina guardò la sorella con un misto di stupore e divertimento, poi tornò a concentrarsi su Emma.
«Suvvia Miss Swan, rispetta le regole e rispondi la verità, così possiamo passare al prossimo turno. Non c’è nulla di cui vergognarsi, tanto l’unica etero a questo tavolo è Zelena, è in minoranza.»
Emma la guardò come se le avesse appena chiesto di vendere il maggiolino.
«Ma è la verità! Io sono….» Zelena mosse appena la mano destra bevendo, mentre Emma rispondeva, e una scintilla di magia verde cambiò drasticamente la parola che la Salvatrice stava pronunciando. «… lesbica!» concluse Emma, con sua sorpresa. Spalancò gli occhi poi e fulminò Zelena con lo sguardo. «Hey! Non puoi farmi dire quello che vuoi tu! Non vale!»
Regina ridacchiò con la sorella.
«Era la verità, Emma, ma sono d’accordo, non è giusto usare la magia. Non c’è gusto a fare questo gioco così, ma neanche a mentire.» disse, guardando ora la Salvatrice, ora Zelena. Quest’ultima si strinse nelle spalle.
«Saremmo andate avanti fino a domattina altrimenti.»
Emma abbassò lo sguardo, rossa in viso.
Regina premette le labbra tra loro. Poi un pensiero le attraversò la mente, facendola accigliare.
«Lo sapevi?» chiese addolcendo il tono.
Emma rialzò gli occhi su di lei per un singolo istante, quindi tornò a guardare giù, il viso ancora rosso. Era imbronciata come una bambina. Regina riuscì a stento a trattenere un sorriso.
«Non è più il mio turno, basta domande.» borbottò la bionda.
Regina riappoggiò la schiena al sedile, concedendole il tempo che le serviva. Non voleva rovinare la serata che fino a quel momento era andata tanto bene, nonostante la curiosità bruciasse nella sua mente.
«Giusto. Tocca a me: obb…»
L’ingresso di Mal nel diner interruppe la sua scelta. La accolse con un sorriso sincero, che la bionda ricambiò. I suoi occhi intensi si spostarono quindi su Emma e Zelena mentre si avvicinava con passo lento e animale al tavolo. I sensi di Regina si acuirono in sua presenza, come sempre.
«Guarda guarda chi abbiamo qui…» commentò Malefica fermandosi accanto a lei. Il suo tailleur, di un viola scuro, esaltava ogni sua curva. «La piccola Salvatrice e la Strega Malvagia.» Ignorò lo sguardo offeso di Emma e si voltò verso Regina, i loro sguardi collisero. La bocca di Regina si seccò. «Se mi avessi avvisata della compagnia, avrei indossato qualcosa di più… adatto.» disse, ammiccando.
La mora le sorrise.
«Se ti avessi avvisata della compagnia, non saresti venuta.»
Mal lasciò andare una risata breve e bassa, gutturale.
«Touché.» ammise. Si spostò poi, e occupò il posto che fino ad un istante prima era di Emma, costringendo la donna più giovane a scorrere sul sedile di ecopelle fino al muro. «Dunque, cosa prevede la serata? Suppongo che non daremo fuoco alla macchina dello sceriffo, stavolta.»
Regina trattenne un sorriso, intenta a versare da bere alla vecchia amica.
«No, infatti…» rispose lanciando un’occhiata di rassicurazione ad Emma. La bionda era tesa come una corda di violino, praticamente schiacciata contro il muro per mantenere più distanza possibile da Malefica. «… Stavamo facendo un gioco che si chiama “obbligo o verità”. Si tratta di…»
Mal la interruppe con un gesto della mano.
«Tesoro, so di cosa si tratta, e sai bene che non è il genere di gioco di cui mi interesso. Era lo stesso per te, fino a qualche decennio fa, mi pare?»
Regina la osservò bere un sorso di whiskey mentre usava tutta la sua concentrazione per ignorare i ricordi che quelle parole avevano fatto scaturire dagli anfratti della sua memoria.
Lanciò un’occhiata preoccupata ad Emma, che finalmente aveva alzato lo sguardo e le fissava con gli occhi spalancati.
Bevve anche lei per dissimulare l’imbarazzo.
«È divertente, in realtà. Vero, Zelena?»
Sua sorella annuì, per fortuna, ma il fascino di Mal aveva colpito, a quanto pareva, perché Zelena si era sporta sul tavolo e la guardava con interesse.
«Uh, sì, carino. Stavamo arrivando proprio al punto in cui si chiedono cose imbarazzanti, quindi ti sei persa solo la parte noiosa.» sorrise Zelena. Mal ricambiò dopo aver svuotato il bicchiere.
«Non ne dubito. A chi toccava, allora?» chiese.
«A Regina. Aveva scelto obbligo.» rispose Zelena per lei, provocando una leggerissima scarica di irritazione nella sorella.
Mal le rivolse un sorriso da predatore.
«Ma davvero?» commentò guardandola negli occhi scuri. «Non mi stupisce.»
Regina arrossì appena, ma mantenne un contegno mentre lanciava al drago un’occhiataccia di avvertimento. Per tutta risposta, il sorriso di Malefica si allargò.
«Mettiti un paio di jeans.»
La voce di Emma la fece sobbalzare, tanto repentina e rapida era stata. Regina rivolse su di lei lo sguardo sorpreso.
«Sul serio?» chiese.
Emma annuì più volte, velocemente.
«Oh, sì!» sorrise, ma c’era tensione sul suo viso.
Regina esitò un istante, quindi si alzò in piedi, mostrando alla Salvatrice i nuovi Jeans che le fasciavano le gambe. La vide deglutire mentre la guardava, e strinse appena le palpebre, trattenendo ancora un piccolo sorriso. Non che le interessasse, ma l’aveva sempre riempita di un senso di vittoria sapere che il suo corpo aveva un certo effetto sulla Salvatrice, per quanto lei si ostinasse a negarlo.
«Contenta?» chiese abbassando volutamente di qualche ottava la voce. Emma rialzò gli occhi spalancati sul suo viso.
«Uh? Sì, sì, bevi.» rispose frettolosamente.
Mentre si risedeva, la gonna di nuovo a coprirle parte delle gambe, incontrò lo sguardo divertito di Malefica.
«Tocca a te.» le disse il Sindaco alzando verso di lei il bicchiere che si apprestava a svuotare. «Obbligo o verità?» chiese ammiccando verso l’amica.
Mal si sporse sul tavolo con gli occhi socchiusi, attirando per qualche secondo lo sguardo di Regina verso il basso, sui seni schiacciati tra il ripiano di acciaio e le braccia della strega.
«Obbligo.» La sua voce accarezzò sensuale l’aria tra di loro.
Regina rialzò lo sguardo sui suoi occhi. Le sue labbra si incurvarono leggermente verso l’alto.
«Bacia Regina!» esclamò di colpo Zelena, facendo voltare sua sorella verso di lei.
«Vuoi farmi baciare tutta Storybrooke?!» sbottò la mora.
«Perché, chi hai baciato?» chiese Malefica.
Regina guardò istintivamente Emma, che era rimasta in silenzio, gli occhi sempre più grandi.
Non fece in tempo a voltarsi di nuovo che Mal la afferrò per il bavero del blazer e la attirò a sé, baciandola sulle labbra. Regina spalancò gli occhi, presa alla sprovvista. Poi la sensazione delle labbra di velluto di Mal, il suo sapore, il suo odore si mescolarono ai ricordi e presero il sopravvento. Si spinse contro di lei, dischiudendo le labbra, chiudendo gli occhi. Si baciarono per un lungo e lento istante, sospese, come se fossero sole, di nuovo nella Foresta Incantata, nella Fortezza Proibita, o nel suo castello.
Si allontanarono con una lentezza reclutante, i corpi tesi dall’eccitazione. Si guardarono, si sorrisero, poi Regina abbassò lo sguardo arrossendo ricordandosi improvvisamente che avevano un pubblico.
Zelena le guardava con un misto di stupore e divertimento sul viso affilato; Emma, dal canto suo, sembrava sul punto di vomitare. Si alzò di scatto poi, realizzando che Mal le bloccava la strada, si agitò sul posto per rimettersi la giacca.
Regina la guardò con preoccupazione.
«Emma…?»
«Io… devo andare.» disse la bionda attorcigliandosi la sciarpa intorno al collo con gesti frettolosi.
«Resta, la serata è appena iniziata…» replicò Mal, rimanendo seduta, impedendole di andarsene.
Emma incrociò il suo sguardo per meno di un secondo.
«Devo andare.» ripeté prima di sparire in un vortice di fumo candido.
Regina si alzò in piedi, troppo tardi. Rimase ferma fissare il punto in cui era sparita la Salvatrice.
«Sembra che qualcuno l’abbia presa male…» commentò Mal in un mormorio. Bevve dal bicchiere, alzando solo gli occhi su Regina, che la guardò. Il silenzio durò un istante.
«Devo andare.» disse la mora un attimo prima di sparire in una nuvola viola.
Mal e Zelena si scambiarono un’occhiata basita.
«Allora…» esordì la bionda. «…Sai dove David ha lasciato la macchina?»
   
 
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