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Autore: I_love_villains    01/08/2017    0 recensioni
Dal testo:
“Non mi piace come ci fissano” bisbigliò Dory.
“Non ci badare” fece Laito noncurante.
“Ma hanno un’espressione da caccia alle streghe!” sussurrò concitatamente lei.
“Beh, siamo appena stati a colloquio con una di loro, no?” rise il vampiro.
***
Non avrebbe mai pensato di poter essere amato, amato davvero, né che lui, Laito Sakamaki, potesse provare qualcosa di più che semplice amicizia per quella giovane umana.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico, Sovrannaturale
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I soldati irruppero nella locanda, creando scompiglio. Tre di loro, fra cui il capitano, raggiunsero per primi la camera di Dory. Puntarono subito le armi in direzione del vampiro.
“Signorina, si allontani, presto!”
Con loro sorpresa la giovane si mise davanti al presunto mostro.
“Come osate aggredirci così?! Vi manda quel bastardo, vero?! Fa così con tutte quelle che non gliela danno?!”
“Dare cosa?” domandò perplesso il capitano.
Laito si teletrasportò con la mora, convincendo le guardie della verità sulla sua natura demoniaca. Non avevano tutti i torti in fondo, visto che Laito era il nipote del re dei demoni, ma questa è un’altra storia.
Lord Grayson li vide scappare mano nella mano verso il bosco. Ad un tratto non li vide più, poiché il vampiro aveva nuovamente usato i suoi poteri per aumentare il loro vantaggio.
“Trovateli! Setacciate il bosco, controllate ogni singola casa, ma riportatemeli!” strepitò il duca. Si sarebbe vendicato di quei due ragazzini che avevano osato sfidarlo.
I soldati obbedirono prontamente.

Laito non aveva le forze per stare in piedi, figuriamoci correre. Un’improvvisa fitta al petto gli fece serrare le dita. Strinse impotente ciuffi d’erba mentre tentava di dissimulare il suo dolore. Ma era inutile, Dory non era una stupida, in fondo.
“Laito, cos’hai?” domandò preoccupata.
Il vampiro scosse la testa, come a voler minimizzare la situazione. Dory si inginocchiò accanto a lui, sempre più ansiosa.
“Che hai?” chiese di nuovo, stavolta più perentoria.
“Ho bisogno di bere” spiegò lui. La vide spalancare gli occhi. “Già, dubito che troveremo presto altre persone.”
“M- ma ci sono animali” suggerì lei, cercando con disperazione una soluzione.
“Non bastano ...” sospirò Laito.
“Ci sono io” tentò Dory, ma lui scosse lentamente la testa.
“No, non mi tratterrei.”
“Però ...”
“Ho detto di no. La verità è che non bevo da troppo. Probabilmente prosciugherei un umano normale, se poi succhio il tuo, di sangue ...”
“Non hai altra scelta. Non ti reggi in piedi e c’è ancora molta strada da fare. Io non ce la farei a reggerti a lungo.”
“Mi hai retto finora, puttanella, non è da tutti.”
La giovane non sorrise alla battuta, anche perché Laito non riusciva a nascondere la sua sofferenza.
“Se non berrai qualcosa al più presto morirai, vero?”
Il vampiro annuì. Dory non lo vide, non le serviva quella conferma. Un piano si delineò nella sua mente. Parlò prima di lui, anticipando una richiesta che mai e poi mai avrebbe soddisfatto.
“Laito, forse da sola riuscirei a cavarmela, ma che mi importerebbe se poi ti lascio qui? Senza di te non intendo proseguire. Bevi. Sei più utile tu in forza che io” lo supplicò.
“Non capisci ...”
“Capisco benissimo invece! Se io mi indebolisco non fa niente, sono solo un’umana. Tu invece hai forza, velocità, resistenza ...”
“No! Ti ho detto che non mi tratterrei! Vuoi che dopo tutto questo sia io ad ucciderti?” gridò Laito perdendo la pazienza. Era l’intera vicenda a frustarlo.
Un paio di lacrime silenziose traboccarono dagli occhi della ragazza.
“So che non lo faresti, mi fido di te” replicò sommessamente.
“Non hai alcuna garanzia! Se vuoi davvero aiutarmi allontanati il più possibile, subito!”
Dory scosse forte la testa, facendo svolazzare i suoi codini. Si asciugò le lacrime e strinse le labbra per non mettersi a singhiozzare. Se voleva ottenere ciò che voleva doveva mostrarsi decisa.
“Vai” sussurrò Laito a testa bassa.
“Subaru mi ha fatto un regalo, sai? Chissà perché era in tasca quando ci siamo trovati qui.”
Il rosso alzò gli occhi per vedere dove voleva andare a parare. Adesso la giovane rigirava un pugnale tra le mani. Laito lo riconobbe con un sussulto. Cercò i suoi occhi nocciola. Lei non distolse lo sguardo.
“Tu hai paura che possa morire dissanguata, giusto? Beh, se non intendi bere da me mi taglierò la gola.”
“Tu ... tu non puoi dire sul serio” boccheggiò lui.
“Sai che non scherzo. Senza di te io non vivo” disse Dory con voce rotta.
“Stupida” mormorò Laito. “Puttanella, sei proprio una sciocca. Che senso avrebbe?”
“Se non ci arrivi lo sciocco sei tu.”
“Ti prego, vai.”
“Lo capisci che non desidererei vivere se tu muori?! E sai perché, vero?”
“E se invece sei tu a morire? Credi che ne sarei felice?”
“No” singhiozzò lei. Ormai trattenersi era impossibile. “M- ma non accadrà. Lo so!”
E Laito, pur pensando che era una pessima idea, decise di accontentarla. Dory gli sorrise incoraggiante. Lo aiutò a sedersi e si mise nella posizione giusta per farlo bere. Il vampiro scoprì le zanne, sfiorando la pelle del suo collo.
“Sei proprio sicura?” indugiò ancora.
“Sì, non temere” lo rassicurò la ragazza. Gli accarezzò i capelli.
Laito morse. Dory gemette, senza smettere di carezzarlo. Non era la prima volta che un vampiro beveva da lei fino a farle perdere i sensi. Si augurava che il rosso smettesse di succhiare quando lei fosse svenuta. Se ne sarebbe sicuramente accorto ... no?
Pian piano le carezze divennero sempre più rade, fino a che cessarono del tutto. Dory si sentiva le braccia di piombo, eppure anche stranamente leggera. Chiuse gli occhi con un sospiro. Li riaprì. Doveva resistere il più a lungo possibile, per il bene di entrambi.
Il vampiro bevve assaporando ogni singola goccia di sangue. Quello della sua puttanella era pura ambrosia, avrebbe fatto impazzire chiunque. Registrò distrattamente il cessare delle carezze. Non ne aveva ancora abbastanza. Gli sembrava che per quanto succhiasse non ne avesse mai abbastanza. Era così dolce, buono ... allegra, energica, spiritosa, adorabile. Laito si staccò. La giovane era inerte fra le sue braccia, pallida come l’alabastro. Non l’aveva uccisa, ma il vampiro sospettava di averle prelevato comunque troppo sangue.

Dory aprì piano gli occhi. Si sentiva debolissima. Mise a fuoco la stanza: si trattava di una camera da letto abbastanza spartana. Avvertì odore di bruciato. La giovane si sedette. Tutto ondeggiò davanti a lei. Richiuse gli occhi e sistemò il cuscino in modo da essere semisdraiata, come in ospedale.
“Ehi, ti sei svegliata!” constatò allegramente Laito. “La prossima volta perdiamoci in un anno meno barbarico, che dici? Magari uno in cui praticano le trasfusioni.”
“Quanto ho dormito?”
“Circa dodici ore” rispose lui sorridendo, come se fosse una cosa buffa e non fosse stato in ansia fino ad allora.
“Oh ...” fece Dory, sorpresa. “E dove siamo? E quest’odore cos’è?”
“In una casa nel bosco. Ho provato a cuocere della carne ... Devi mangiare se non vuoi svenire di nuovo.”
“Mi vuoi avvelenare, allora.”
Il vampiro le fece una carezza. Quella ragazza non era come le altre. Era l’unica che gli faceva provare strane sensazioni. Ora che era cosciente percepiva nuovamente una sensazione di calore nel suo petto che associava a pace e gioia, al piacere di stare in sua compagnia.
Forse la mora percepì i suoi pensieri, in quanto arrossì sotto il suo sguardo. Gli sorrise dolcemente e quando lui la baciò non si stupì. Le sembrava perfettamente naturale. Solo con lui si sentiva se stessa, completamente a suo agio e felice. Avrebbe potuto restare tra le sue braccia per sempre per quanto stava bene.
Con suo dispiacere Laito si alzò, rompendo il piccolo idillio. Il rosso tornò con una fetta di carne bruciacchiata in un piatto. Lo stomaco della giovane brontolò.
“Wow, devo essere proprio affamata se quella cosa mi stimola appetito” scherzò lei.
“Su, fai aaah” fece il vampiro avvicinando la forchetta alla sua bocca.
Dory lo accontentò. Si lasciò imboccare e senza accorgersi aveva mangiato tutta la carne più una mela. Bevve anche del latte.
“Brava la mia puttanella. Ora resta a riposo.”
“Ma dobbiamo andarcene ...”
“Certo, ma sei troppo debole per camminare. Comunque non preoccuparti. So dov’è il villaggio e ora che sei sveglia posso cercare la strega.”
“Che farei senza di te?” disse piano lei, assopendosi.
“No, che farei io senza te ... ma non voglio saperlo” mormorò Laito.

   
 
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