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Autore: Lila May    01/08/2017    0 recensioni
/ Hunter's centric / Mira / slice of life, fluff / spoiler per chi non ha letto "il bacio svelato" (Nikolai) / accenni alla NikolaixRenata /

Nikolai e Renata la lasciarono fare, ma poté tranquillamente intravvedere il vampiro russo sfoderare i canini, in caso avesse deciso di azzannare la loro pargoletta e farla a pezzi.
Lo comprendeva.
O forse no. Hunter non sapeva cosa volesse dire la parola “protezione”, perché la praticava solo quando richiesto, solo quando Lucan gli chiedeva - anzi, gli ordinava - di farlo.
Eppure lo trovò tenero, così premuroso verso quella bimbetta che nemmeno era sua.
E che di certo lui non avrebbe mai e poi mai dissanguato, ma Nikolai questo non lo poteva sapere con certezza, ancora.
Come tutti gli altri.
Fece una smorfia e si voltò di nuovo, per tornarsene dentro - non voleva rovinare il momento magico di quell’improvvisata famigliola felice -, quando una palla di ghiaccio gli si scagliò contro il collo, investendolo di freddo.
Questa volta il gelo lo sentì davvero.

buona lettura!
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hunter, Mira, Nikolai, Renata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Little Mouse
Hunter


Freddo.
Faceva un freddo assurdo, quella notte.
Hunter camminava per i vasti campi che circondavano il basamento dell’ordine, le mani infilate nelle tasche del giaccone e la gola nuda esposta al gelido graffio dell’inverno, pungente e letale come un assassino silenzioso. La neve farinosa scricchiolava sotto i suoi stivali di pelle nera, e il vento freddo gli scuoteva i corti capelli biondicci. Erano cresciuti dall’ultima rasatura, anche se di poco, ma almeno ora sembrava meno cattivo, forse.
Meno animale.
Aveva sentito il bisogno di uscire. Lucan aveva pensato che fosse per le occhiate indecise dei compagni, opprimenti e distaccate, ma ad Hunter non fregava niente degli sguardi indagatori degli altri membri della Stirpe: ormai era abituato ad essere osservato e tenuto sotto controllo, da chi, come o quando non gli faceva alcuna differenza.
In tutti quegli occhi vigili leggeva la solita domanda senza risposta un po’ barcollante, sempre uguale, manifestata allo stesso modo.
“Sei con noi, o contro di noi? Al primo sbaglio, ti facciamo fuori.”
Niente di tutto quello poteva importargli.
Lui era lì per sconfiggere Dragos, quel figlio di puttana.
Delle paure dei suoi compagni se ne lavava bellamente le mani. 
Un ordine? Lo svolgeva.
Un comando? Vi obbediva.
Un alleanza? La costruiva.
Tutto lì, lo avevano addestrato a fare ciò che gli  veniva richiesto, sempre. Non era difficile, cambiava solo il superiore.
Prima Dragos, ora Lucan.
Prima il male, ora il presunto bene.
E lui? Lui era neutrale, per il momento. Si era solo schierato con quelli “giusti”, ecco, ma non c’era poi così tanta differenza tra le due fazioni.
Sentiva di non appartenere a nessuna delle due sponde, ancora.
Si portò la mano al collo, avvinghiandoselo con delicatezza. Per un attimo gli era parso di percepire ancora il collare a raggi UV pressato contro la gola, che per tempo immemore lo aveva tenuto incatenato a Dragos… scosse il capo, imprecò sommessamente.
Che stupido.
Non apparteneva più a nessuno ora. Nemmeno a se stesso, anche se quello era già morto da tempo.
Continuò la sua marcia guardinga per i prati innevati, quando all’improvviso le gambe gli si bloccarono; le iridi dorate scorsero in lontananza tre figure familiari, strette in un momento di allegria tutto loro.
Fece un passo indietro, la neve cedette sotto la sua colossale massa da Gen Uno.
Erano Nikolai e Renata. Assieme a loro, la piccola Mira, che stava costruendo un’ insolito mucchio di neve.
Reclinò il capo, accigliato. Quella bambina gli metteva una strana curiosità. Gli aveva predetto la salvezza, la libertà, in un momento in cui l’ultima cosa a cui avrebbe pensato era quella di una possibile via di fuga dall’inferno in cui Dragos lo aveva segregato.
Gli aveva salvato la vita.
Sì, gli occhi appannati di Mira, ora coperti da dolci lenti a contatto viola, lo avevano guardato dentro la sua anima assente, promettendogli un futuro migliore mentre stava per staccare la testa a Sergei Yakut.
E lui aveva deciso di coglierlo. Di fidarsi, di buttarsi, accecato dalla visione.
E se era lì, sano e salvo, doveva tutto a lei.
Strinse le mani a pugno e fece per andarsene, quando una voce stridula lo chiamò in lontananza.
Si voltò di nuovo, in attesa di ordini. Era solo Mira.
Cazzo, doveva farselo proprio passare quell’atteggiamento.
Era libero, ora. Niente più collari a minacciarlo di farlo saltare in aria.
Niente più catene ai polsi quando faceva “arrabbiare” il Padrone, niente più stanze vuote a ricordargli che lui era persino più desolante, e che non avrebbe mai e poi mai potuto cambiare la sua situazione, non essendo dotato di volontà.
Forse era vero, forse era vuoto come una cantina al buio, ma almeno era salvo.
<< Hunter! >>
La vide correre verso di lui, e fu preso dal panico mentre quelle gambette avvolte da morbidi pantaloni blu si lanciavano proprio dritto alla sua traiettoria, come un aereo impazzito incapace di fermarsi.
Nikolai e Renata la lasciarono fare, ma poté tranquillamente intravvedere il vampiro russo sfoderare i canini, in caso avesse deciso di azzannare la loro pargoletta e farla a pezzi.
Lo comprendeva.
O forse no. Hunter non sapeva cosa volesse dire la parola “protezione”, perché la praticava solo quando richiesto, solo quando Lucan gli chiedeva - anzi, gli ordinava - di farlo.
Eppure lo trovò tenero, così premuroso verso quella bimbetta che nemmeno era sua.
E che di certo lui non avrebbe mai e poi dissanguato, ma Nikolai questo non lo poteva sapere con certezza, ancora.
Come tutti gli altri.
Fece una smorfia e si voltò di nuovo, per tornarsene dentro - non voleva rovinare il momento magico di quell’improvvisata famigliola felice -, quando una palla di ghiaccio gli si scagliò contro il collo, investendolo di freddo.
Questa volta il gelo lo sentì davvero.
Adirato come non mai per quel gesto impudente e sgraziato, le zanne si liberarono dalla presa delle gengive, illuminando di bianco al bagliore della luna candida.
L’oro dei suoi occhi si mescolò all’ambra tipico della trasformazione in vampiro - un brutto, orripilante vampiro assetato di sangue -, ma quando si rese conto che era stata Mira a coglierlo impreparato, la rabbia scemò.
La bambina continuava ad avvicinarglisi allegra, incurante del suo aspetto animalesco.
Non sembrava avere paura.
Hunter ritrasse i canini, pulendoli con la lingua prima di contrire la mascella e stringere i denti dalla tensione.
E lui non voleva fargliene, assolutamente.
<< Hunter! >> Mira finalmente lo raggiunse. Aveva il fiatone, il Gen Uno poteva percepire la piccola vena della ragazzina battere forte sotto il suo collo coperto da una sciarpa a momenti più grossa di lei.
<< Che bello rivederti! >>
Non sapeva cosa dire. Continuò a fissarla incuriosito, in attesa di sentire altro uscire dalla piccola bocca a forma di cuore della piccola. Si sentiva stupido, per aver reagito in modo tanto esagerato ad una fottuta palla di neve.
Un mostro, era. Un  mostro.
Avevano tutti ragione.
<< Vieni a giocare con me, Hunter? >>
Non fece in tempo a rispondere, ne a premeditare il senso di quella richiesta assurda a quell’ora della notte.
Mira gli strinse la mano e lo trascinò con forza verso il pupazzo di neve lasciato incompleto. Verso Nikolai e Renata.
Verso la felicità che stava per invadere con la sua aura da assassino spietato, carnefice violento, calcolatore, freddo, uno spezza ossa irrefrenabile.
Si lasciò trasportare dall’energia della bambina, mentre con aria ferma controllava la zona attorno a lui. Non sopportava la pressione dello sguardo di Nikolai, gli occhi color ghiaccio dell’altro membro della Stirpe stavano controllando con vigilanza ogni suo maledetto passo.
Non avrebbe mai fatto del male a Mira, ma a lui si, se non se la smetteva di guardarlo con quella faccia cupa e riflessiva.
<< Siediti con me sulla neve, Hunter! >>
Hunter lo fece. La neve fredda gli bagnò le natiche, ma non gli importava. La bambina lo voleva al suo fianco, adesso, e questo bastava.
Sentì la voce di Nikolai sussurrargli calda sul collo, prima che il vampiro e la sua compagna se ne tornassero agli alloggi. << Se le torci anche solo un capello per sbaglio, Lucan non esiterà ad ammazzarti mentre dormi. Avvertito. >>
Grugnì.
Scelta di Nikolai se fidarsi o meno. Lui che ci poteva fare? Non se la sentiva di convincere nessuno, per il momento. Nemmeno Lucan, il grande capo.
Stava a loro credere nella sua lealtà, non aveva tempo per certe stronzate.
<< Divertiti, topina. >> fu l’unico commento di Renata, mentre si faceva stretta al suo guerriero biondo platino dalla battuta sempre pronta.
 Hunter li guardò con velata freddezza, un cipiglio appena corrucciato. Non capiva come fosse possibile affezionarsi così alle persone… non c’era spazio per lui in quel mondo così vivido di sentimenti. Era sbagliato, lo sapeva, ma proprio non riusciva a comprendere tutto quello smanioso volersi bene.
Non che gli importasse, chiaro.
<< Hunter! Mi aiuti a finire il pupazzo di neve? Mi manca la testa… >>
Hunter cominciò ad arrotolare una grossa palla di neve tra le mani guantate di nero, con la stessa, fredda determinazione con cui avrebbe tranquillamente potuto maneggiare un pugnale al titanio.
Passò le palme sui fiocchi di ghiaccio, modellandone i contorni con dedizione.
Mira gli venne vicino. La guardò appena, oro contro viola, poi riprese a concentrarsi sul suo lavoretto.
Voleva che fosse impeccabile.
Così la piccola sarebbe stata contenta.
<< Guarda, Huntie. >>
Huntie?
Che cazzo era “Huntie”? Era per caso lui?
Non gli lasciò nemmeno il tempo di digerire quel ridicolo, banale, assurdo soprannome.
Mira gli aprì il palmo della mano, sventolandoglielo sotto il naso, e si aggrappò alla sua spalla per tenersi in equilibrio sulla neve instabile. << Ho raccolto dei sassolini per fare la bocca al pupazzo. Ah, anche gli occhi, ovviamente, e il naso. Vedi >> Hunter avvicinò di più il volto. << Quello più grande sarà il naso. Voglio fare un pupazzo simile a Lucan. >>
<< Lucan? >>
<< Sì, Lucan ha il naso grosso. >>
Hunter annuì con apparente disinteresse, ma in realtà era molto preso dalla scelta stilistica della ragazzina. In effetti, la bambina aveva un acuto spirito osservatorio.
Lucan aveva un naso gigante.
<< E glielo farai vedere? >> domandò, per poi aiutarla ad issare la grossa palla bianca che doveva fungere da testa su una montagnola irregolare di neve - il corpo del pupazzo - a cui Mira aveva dedicato minuti della sua preziosa vita.
<< Certo! E gli dirò che mi hai aiutato a farlo. >>
<< Temo che si sentirà offeso se… >>
<< Hunter, non ci arrivo… mi dai una mano? >>
Hunter le afferrò il polso, glielo tirò appena verso l’alto - avrebbe potuto spezzarglielo - e la aiutò a sistemare alcuni degli innumerevoli sassolini da lei raccolti. Poteva sentire le vene del braccino pulsare di allegria sotto il suo tocco quasi amorevole.
Cristo, amorevole. Lui. Un assassino.
Che degli arti degli altri ne aveva solo spaccato le fragili ossa, disintegrato i gomiti.
Si sentì per la prima volta confuso, incredulo da quello che stava facendo, e dubitò di se stesso per un lungo momento. Un lungo, interminabile momento. Mai nella sua vita avrebbe immaginato di finire da temibile assassino qual’era stato a freddo supervisore di una mocciosa.
Deglutì saliva. Eppure stava bene, lì, con lei.
Al freddo.
A tutelarla come un fratello premuroso.
Si fece impressione da solo.
<< Mira, sali sulle mie ginocchia, così non ti faccio male al braccio. >> oddio, che cazzo stava dicendo? << Ho paura di tirarti e farti male. Sei ancora piccola. >>  
Sì, era piccola, ok, e che gli fregava?
Doveva andarsene, ritornare alla base, farsi consegnare una missione da Lucan e mettersi a dare la caccia a quelli come lui. L’idea di affezionarsi a quella bambina lo stava spaventando a morte.
Eppure il suo cuore voleva rimanere con lei, al suo fianco. E così fece, mentre Mira gli si posizionava sulle ginocchia.
Era così leggera, sotto i suoi occhi dorati. Una farfallina di seta, sulle gambe esangui di un mostro alto due metri.
<< Grazie, Hunter! >> la bambina riprese a sistemare i sassolini, orgogliosa.
Poi, dopo che ebbe completato la sua opera, scese con un balzo atletico, probabilmente a voler imitare la sua eroina, Renata.
Hunter si alzò. Sentiva una pressione strana contro le guance, un’emozione diversa fare capolino dal suo cuore di pietra e riversarsi nelle vede d’acciaio, corrodendolo di dolcezza.
Si scrollò la neve dai pantaloni. << E’ proprio bello. >> mentì, conscio che in realtà quel pupazzo di neve somigliava a tutto meno che a Lucan.
Beh, apprezzò comunque il tentativo.
<< Allora, pensi che Lucan si offenderà? >>
<< Non lo conosco >> ed era vero, non lo conosceva per niente << ma mi sembra un tipo piuttosto orgoglioso. >>
Mira gli si attaccò alla coscia. Susseguì un attimo di silenzio, interrotto solo dal possente mugghiare del vento.
<< Mi prendi in braccio, Hunter? >>
Hunter lo fece senza esitare, col cuore in gola. Gli brillavano gli occhi, gli bruciavano da morire, dio, e no, non era il freddo. Era qualcos’altro… ancora non riusciva a capire cosa, però. La sollevò con tutta la sua forza, racchiudendola tra le braccia per proteggerla dal vento gelido che ululava tra i pini che circondavano la radura. << Entriamo dentro, ti riporto da Nikolai. >>
Mira lo abbracciò d’impulso, come se non volesse più staccarsi da lui.
Cazzo.
Hunter arrossì come un ragazzino. Aprì la bocca carnosa, cercò di sgridarla, di scrollarsela in qualche modo, buttarla per terra e scappare via, preso dal panico, ma Mira lo rendeva debole più di una scarica elettrica, più della morsa di un maledetto collare. Il collo ne portava ancora i segni, tra l’altro. Lei glieli toccò dolcemente, incuriosita.
Hunter si ritrasse, leggermente infastidito. << No, piccola. >>
<< Ti fanno male? >>
<< Mi ricordano brutte cose. >>
Lei continuò a passarci sopra le dita fredde, poi prese a sfiorargli le punte dei capelli sbarazzini. Si arrese e glielo permise, così. Sembrava adorarlo, e lui stava adorando lei, per quell’affetto che non aveva mai avuto, e che la topina - come la chiamava fisso Renata - gli stava regalando con una fiducia che non gli era mai stata data, nemmeno da Dragos.
Davvero qualcuno poteva amare uno come lui?
Il mondo stava ruotando in senso antiorario. Qualcosa non andava in quella cucciola di femmina di appena nove anni. Oppure era lui il disadattato sociale?
Sicuramente era colpa sua.
Ma la lasciò giocare con i suoi capelli corti ed irregolari, lui, l’assassino, mentre ripercorreva la strada a ritroso a larghi passi cadenzati.
<< Hunter… se Lucan si arrabbia, mi proteggerai…? >>
<< Non si arrabbia, Mira. Semmai si arrabbierà con me, che ti ho permesso di fargli un simile oltraggio. >>
Mira rise, Hunter invece arrossì e borbottò frasi di imbarazzo sconnesse tra loro.
La risata della piccola era come acqua fresca dritta in gola, durante un giorno di afa insopportabile. E lui aveva avuto l’esclusivo onore di farle nascere il divertimento nel cuore, come un piccolo germoglio bagnato di rugiada che stende le sue foglie al sole.
Rimase in silenzio, mentre schiacciava la neve sotto di sé con maggior impeto.
<< Ti nomino mio protettore ufficiale, Hunter! >>
<< Onorato. >>
<< Davvero? >>
<< Certo. >>
 
 
Hunter era arrivato all’ingresso dell’edificio. Appoggiò Mira a terra, e mentre la piccola si scrollava i fiocchi di neve dal giaccone in cachemere, lui la guardava con occhi velati di una strana curiosità. O era per caso premura? Si sforzò di ignorare quello che stava provando, perché uno come lui non meritava tutto quell’affetto improvviso. Meritava solo di nutrirsi di morte, quella feroce, spietata, in attesa della sua. Le permise di entrare per prima, e il piacevole tepore dei corridoi coccolò entrambi in un silenzioso benvenuto.
Renata fu subito addosso alla bambina, come una chioccia protettiva. Hunter sollevò gli occhi al cielo.
<< Piccina mia! Andiamo a cambiarci, sei tutta infreddolita… >>
<< Hunter mi ha tenuto caldo, Renny! E’ lui quello infreddolito… >>
“Renny” la trascinò per un polso con dolcezza, sorridendo a quelle parole pronunciate con tanta ingenuità, quando Mira si arrestò all’improvviso.
<< Topina? >>
Poi si voltò, fendendo l’aria col suo adorabile caschetto biondo.
E guardò Hunter, rimasto fermo sulla soglia a controllarla senza un motivo ben preciso.
Guardò proprio lui, proprio Hunter. Non un assassino senza nome.
Non uno schiavo di Dragos.
Hunter, una bruttissima etichetta ora resa nome. E basta.
Il Gen Uno sollevò un folto sopracciglio biondo, confuso.
<< Tornerai a giocare con me, Cacciatore? >>
Il suo cuore imperscrutabile ebbe un fremito devastante. Le prime crepe andarono a formarsi sulla sua superficie, lasciando intravedere un carico di emozioni troppo grande e immenso da poter essere liberato tutto in una volta.
Ma che aspettava, lì, quatto nel silenzioso sguardo dorato del Gen Uno. In attesa della martellata definitiva che lo avrebbe riportato davvero in vita.
 
 
<< Volentieri >> sorrise appena - o almeno, sperò che gli fosse uscito un sorriso -, scoprendo le lunghe zanne fulgide fuoriuscite qualche secondo prima per la forte emozione. << “topina.” >>

 
 
 
 
Nda
salve a tutti! Sono nuova in questa sezione, ma non credo che a qualcuno importi, dal momento che è ferma dal 2014-15 - se ho visto bene - D: ho cominciato a leggere i libri della saga solo questa estate, e me ne sono innamorata, vi giuro.
In particolare, sono rimasta molto colpita dal personaggio di Hunter e dal suo libro, per me il migliore - il bacio immortale, o deeper than midnight, che dir si voglia (?) - insieme a quello di Nikolai. - anche se devo ancora finirli tutti, lol, mi sono fermata a quello del cacciatore infatti -
Beh, quando sono entrata in questa sezione di poche ma valide storie, mi sono stupita di non aver trovato niente su uno come Hunter, un personaggio complesso, ben fatto, che l'autrice ha utilizzato davvero bene. Io l’ho trovato davvero bello, il migliore tra tutti i vampiri dell’Ordine a mio parere. Così ho preso l’iniziativa, portandovi questa storia che narra un po’ di come Mira è arrivata ad adorare Hunter - e viceversa, anche se è difficile capire quello che pensa il cacciatore, in quanto non viene specificata bene quella parte -
E niente, io adoro Hunter. Ho cercato di rispettare al massimo l’ic della sua personalità fredda e vacua, infatti mi sento abbastanza sicura di non dover mettere un OOC di avvertimento, ma ditemi voi. Perdonate a volte se ho utilizzato un linguaggio scurrile, ho cercato di adattarmi anche allo stile dell'autrice per rendere la storia più empatica.
Spero che qualcuno se la fili, mi sono impegnata tanto per dare onore al grande cacciatore, sono piuttosto orgogliosa del risultato **
Confido in qualche commento, anche piccolo <3 intanto, grazie per aver letto!
Bacioni!

Lila
   
 
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