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Autore: Irish_Dreamer    01/08/2017    1 recensioni
Jaebum non era mai stato un tipo molto socievole, aveva sempre preferito i videogames alle persone, e avrebbe continuato ad essere solo se quel giorno non avesse deciso di sorridere a qualcuno senza motivo...
Genere: Erotico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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-Dovevi farti venire l'odio per gli esseri umani proprio nel centro dove mi rimpiazzi? Hai il cervello pieno di merda o cosa?- urlò Jinyoung infuriato a telefono. Anche dalla cornetta Jb riusciva a percepire la sete di omicidio dell'amico. - Ti sembra normale? Mark mi ha chiamato infuriato dicendo che il mio migliore amico era uno psicopatico che aveva iniziato a urlare contro tutto il centro.- - Mark è il tuo nuovo ragazzo per caso?- -No! E non cambiare discorso.- - Si Jinyoung, lo so. Mi dispiace, non so che mi sia preso ma Jackson è snervante. Quando mi guarda con quella faccia felice vorrei prenderlo a pugni.- - Che ti ha fatto di male?- -Non lo so, sta lì a sbattermi in faccia la sua allegria molesta e la voglia di vivere.- - Stai davvero accusando qualcuno di sbatterti la sua felicità in faccia? Hai iniziato a drogarti?-  -Non lo so okay? Prometto che mi scuserò con tutti e continuerò a coprire i tuoi turni, mi dispiace.- -Lo spero bene! Se sento ancora voci su altri tuoi momenti di follia vengo a farti fuori di persona direttamente dal Giappone. E ora vai a letto che domani hai i corsi, e il volontariato!- disse Jinyoung prima di salutarlo e attaccare. In effetti la sua reazione era stata esagerata ma gli succedeva sempre così con gli estranei che invadevano la sua area personale.

 

La sala di attesa della dottoressa Kim aveva le pareti dipinte con una raggiante tonalità di arancione, la segretaria lo stava ignorando apertamente fingendo di controllare cose al pc. Riusciva a sentire l'astio di tutto il centro anche senza che nessuno gli dicesse niente. -Jaebum ora puoi entrare- gli disse la signorina Song interrompendo il suo flusso di coscienza. Jb entrò a testa bassa nello studio della dottoressa Kim pronto a subirsi l'ennesima ramanzina, ma quando la guardò rimase sorpreso nel notare un sorriso dipinto sul volto della donna. -Allora Jb, siamo più calmi oggi?- gli chiese placidamente. -Si. Mi dispiace davvero molto, non ci sono scuse per il mio comportamento- -Va tutto bene, solo evita di avere altri scatti del genere nel centro. Non credo siano consoni al tuo ruolo qui.- -Si, immagino che gli altri saranno arrabbiati per il mio comportamento- -Gli altri non ne sono al corrente, Jackson ha preferito non parlarne con nessuno. Sarebbe opportuno che ti scusassi con lui però, credo sia in giardino con i ragazzi- -Certo-. Il breve discorso era stato meno difficile di quanto si sarebbe aspettato, il peggio arrivava adesso. Nel giardino gli altri stavano giocando allegramente a basket mentre Jackson e Bam Bam si crogiolavano al sole bevendo limonata. Jb si avvicinò ai due come se stesse andando al patibolo, odiava scusarsi più di ogni altra cosa. -Ciao- disse quasi sussurrando ai ragazzi. Bam Bam lo salutò con un allegro cenno della mano mentre Jackson lo liquidò con un freddo -Ciao- senza nemmeno guardarlo. -Jackson, posso dirti un paio di cose in privato?- gli disse dopo qualche minuto di silenzio. -Certo, andiamo di là-. Jb seguì l'altro, e dopo un paio di minuti si trovarono in un lato del giardino nascosto alla vista da alcuni alberi. Jackson fermò la sedia a rotelle all'ombra e Jb si appollaiò timidamente sul muretto poco distante. -Quindi? Di cosa dovevi parlarmi?- tagliò corto Jackson con tono tutt'altro che simpatico. -Mi dispiace per ieri. Sono stato davvero un verme a dire quelle cose. Insomma non volevo offenderti, immagino debba essere orribile sentire la gente dire cose del genere quando sei disabile- -La gentilezza continua a non essere il tuo forte- - Cosa ho detto di sbagliato adesso?- chiese Jb preoccupato. -Il modo sprezzante con cui dici “disabile”, come ti riferisci alla cosa, il tuo atteggiamento. Mi infastidisce tutto-. Un imbarazzante silenzio calò fino a che Jackson non riprese a parlare, -Essere normodotato non ti da il diritto di parlare così dei disabili, come se non avessero nessun motivo per vivere, come se dovessi provare pena per loro- -Non lo penso, volevo solo scusarmi per aver esagerato con te- rispose Jb con la voglia di sotterrarsi tra le foglie. -Jb, io non sono disabile- -COSA?- rispose evidentemente scioccato. Jackson lo fissò ridendo, -Mi sono solo lesionato un legamento e ho preferito usare la sedia per lavorare al centro mentre mi riprendo- -Lesionato un legamento dici? Come?- -Incontro di MMA finito male, sono a riposo forzato fino al mese prossimo- Jb si sentiva sempre più confuso dalla situazione. -Quindi... tu non... sei nel centro?- -No, non da paziente. Sono tirocinante come Jinyoung, siamo nello stesso corso. Ma è stato divertente vedere la tua faccia diventare pallida dalla vergogna- -Certo che sei stronzo!- -Detto da te...-. Jb tentava ancora invano di ricollegare i punti della conversazione mentre Jackson ridacchiava divertito. -Consideriamo archiviata la cosa, ma non osare mai più dire cose del genere a qualcuno per favore-. Chiarire la situazione era stato particolarmente facile, Jb si era già immaginato una lunga serie di scuse per riuscire nell'impresa. Si avviarono lentamente verso gli altri, lui senza dubbio a cuore più leggero. -Quindi tu fai MMA..- -Si. Se fossi nella mia normale forma fisica potrei sbatterti a terra in cinque secondi, quindi evita di farmi arrabbiare quando mi sarò ripreso- gli rispose Jackson ironico. Stranamente essere preso in giro non lo infastidiva questa volta, forse era a causa del senso di colpa o molto probabilmente perchè, viste le braccia di Jackson, sarebbe davvero crollato in meno ci cinque secondi.

 

-Non potevi almeno avvertirmi che Jackson non sta sulla sedia a rotelle?- -Perchè avrei dovuto dirtelo? Che ci stia o no non sei in diritto di rivolgerti come un selvaggio a qualcuno- -Jinyoung, mi sono presentato lì con tutto il discorso pieno di sensi di colpa per poi scoprire che era totalmente inutile- -Beh scusarti non ti ha di certo fatto male- tagliò corto Jinyoung. -Beh almeno chiarire è stato facile- -Facile per te. Ho quasi rischiato il posto al centro per colpa tua. Ho dovuto chiamare la dottoressa Kim e pregarla di perdonarti- -Mi dispiace, sembrava l'avesse presa bene- -Certo, come no. Ora devo andare, non combinare altri danni- disse Jinyoung attaccandogli letteralmente il telefono in faccia. Jb si stese sul letto privo di forze pronto a dormire, ma lo squillo del telefono lo interruppe. “Dormi già?” lesse sullo schermo. Quella mattina, dopo la chiacchierata imbarazzante, lui e i ragazzi si erano scambiati i numeri di cellulare, ma non si aspettava un messaggio da nessuno di loro. “Quasi”, rispose controvoglia. “Ti va un film insieme? Ho comprato un sacco di pizza e ho pensato a te”, una pizza ci voleva proprio in effetti. “Okay, dove sei?” “Proprio sopra di te” “Eh??” “La mia stanza è quella sopra la tua ahaha”. Controvoglia Jb si avviò verso l'ascensore, e dopo aver bussato alla porta un paio di volte Mark gli aprì la porta con uno sguardo truce.     -Oh ciao, ci sei anche tu- gli disse Jb non molto entusiasta di vederlo -Questa è anche la mia camera- -Ah... sei il coinquilino di Jackson... Capisco- rispose visibilmente a disagio. Era in momenti come questi che l'odio per gli umani tornava a fargli visita, fortunatamente Jackson uscì dal bagno a salvarlo. -Oh ciao! Benvenuto nella nostra... stanza, se così si può chiamare, aiutami con questi e siediti pure-. Gli diede un enorme ciotola di snack da poggiare sul tavolino mentre si occupava delle bevande, e si sedettero tutti e tre sul divanetto che avevano piazzato davanti alla tv. Jb continuava a chiedersi cosa lo avesse spinto ad accettare l'invito quando odiava stare con gli estranei quasi quanto amava dormire. Non aveva nemmeno confidenza con quei due ma, dalla partenza di Jinyoung per il Giappone, si sentiva terribilmente solo. Mark e Jackson si esaltavano a ogni scena di quel patetico film d'azione che stavano guardando mentre lui tentava di restare sveglio mangiando snack e pizza senza nessun ritegno. Più volte sii sforzò di tenere gli occhi fissi sullo schermo inutilmente e finì per addormentarsi appoggiato al bracciolo del divano.

-Ora cosa dovremmo farne di lui?- disse Mark sprezzante -Beh, non sembra volersi svegliare. Non abbiamo poi molte soluzioni- -Vuoi davvero farlo dormire sul nostro divano?- -Di certo non posso prenderlo in braccio e portarlo nel mio letto- -Perchè, vorresti farlo?- Ma non ottenne risposta.

 

A svegliare Jaebum fu il rumore di una doccia, aperti gli occhi ci mise quasi dieci secondi per rendersi conto di essere steso sul divano della stanza di Jackson. Si guardò intorno e vide i due letti sfatti e i resti del banchetto della sera precedente ancora sparsi in giro. Dalla porta del bagno uscì Jackson zoppicante con un asciugamano intorno ai fianchi, intento ad frizionarsi i capelli con un'altra. -Oh, sei sveglio! Buongiorno- -Mmm- fu l'unica risposta che fu in grado di dare ancora mezzo addormentato. -Ti dispiacerebbe passarmi le stampelle dietro di te?- gli chiese Jackson -Mmm- fu ancora una volta l'unico verso ad uscire dalla bocca di Jb. Si alzò dal divano e passò le stampelle a Jackson, che lo aspettava appoggiato alla porta del bagno con una gamba alzata come un fenicottero. -Ora puoi camminare?- -Non tantissimo, ma almeno non sono costretto a rimanere seduto tutto il giorno. Hai tutta l'aria di qualcuno che ha bisogno di un caffè- -Direi piuttosto una flebo di caffè- -Mi vesto e andiamo a fare colazione, Mark lo ha finito tutto prima di uscire-.                       Jb aveva sempre pensato di essere lento a camminare, ma non addirittura più lento di qualcuno con le stampelle. Per tutto il tragitto dal dormitorio al bar dell'università aveva faticato a stare dietro a Jackson, che anche saltellando su un piede solo sembrava a suo agio. La ragazza carina che lavorava al bar gli indicò un tavolo libero, che per fortuna era all'ombra, e prese velocemente le loro ordinazioni. Rimasti soli, la situazione divenne imbarazzante. Jb di natura era di poche parole, con una conoscenza così superficiale poi lo era ancora di più. Jackson tentava di fare conversazione, ma la scarsa reattività di Jb lo faceva sentire a disagio. -Jb... mi chiedevo se questo fine settimana ti andasse di venire con noi del centro- -Mmm... dove?- -Abbiamo organizzato una gita non ufficiale, a quanto pare Yugyeom ha una casa in campagna dove da piccolo sfogava la sua iperattività. Ci ha invitati tutti lì per tre giorni, che ne pensi?- -Non lo so, tre giorni fuori casa non mi entusiasmano, non conosco nemmeno così bene gli altri- -Ah, quindi noi due siamo già intimi?” gli rispose Jackson scherzando. -EHHHH???- disse Jb sputacchiando metà del suo sorso di caffè sul tavolo. - Oh andiamo, ti prendo in giro. Però sei ufficialmente obbligato a venire- -Ci penserò-.

 

Jinyoung P.O.V.

Se Jinyoung avesse dovuto descrivere il momento più bello della sua vita, sarebbe probabilmente stato questo. L'ansia e l'emozione gli stavano divorando lo stomaco mentre aspettava seduto sul letto dell'hotel. Erano passati mesi dal loro ultimo incontro eppure gli sembravano secoli. Il cuore gli batteva così forte da sembrare assordante, le mani gli sudavano dal nervosismo. Nell'attimo stesso in cui credeva di essere pronto a morire di infarto sentì qualcuno bussare alla porta con le nocche. Si precipitò furiosamente ad aprirla e si gettò sulla figura ferma nel corridoio semi buio.

Poteva non riuscire a vederlo bene a causa della mancanza di luce, ma avrebbe riconosciuto l'odore e l'abbraccio di Joong Ki anche tra milioni di persone. -Sei davvero qui, non riesco a crederci-. Senza rispondere Jinyoung affondò il viso nella sua spalla destra e scoppiò a piangere. Tutta quella nostalgia e quell'ansia iniziavano a farsi sentire, era arrivato il momento in cui poteva finalmente far crollare le difese. Ci vollero dieci minuti prima di calmarsi completamente, intanto Joong Ki si era seduto sul letto e con una mano sulla spalla tentava di consolarlo stringendolo. -Ti prego guardami, mi sei mancato così tanto che ho paura di aver dimenticato la tua espressione- gli disse obbligandolo ad alzare il mento e fissarlo. Iniziò a baciargli ovunque il viso rigato dalle lacrime e un agglomerato di farfalle svolazzanti si impossessò delle viscere di Jinyoung. Rimasero a lungo così, a riabituarsi l'uno dell'altro una carezza alla volta. Joong Ki approfittò del momento di calma per avvicinarsi e appoggiare le labbra su quelle calde e morbide di Jinyoung. -Dormi con me stasera, ti prego- gli disse quest'ultimo staccandosi. -Sai bene che non posso rimanere qui- -Ti prego. Non dormiamo insieme da anni, ogni volta scappi via come se fossi... solo qualcuno da usare- -Smettila, sai che devo tornare a casa. Se ci scoprissero sarebbe la fine- -Lascia che ci scoprano! Diciamolo a tutti! Io ti amo, tu mi ami, sono anni che ci nascondiamo come ladri.- - Jinyoung... ne abbiamo parlato infinite volte. Non possiamo.- - Non vuoi, è diverso- disse stizzito prima di alzarsi dal letto. Joong Ki lo afferò e lo tirò di nuovo accanto a lui per poi intrappolarlo in un abbraccio. -Non litighiamo proprio adesso, ti scongiuro. Possiamo approfittare del fatto che siamo finalmente insieme?- Ma prima che potesse ricevere una risposta gli tappò la bocca con un bacio.

Nei mesi che avevano trascorso separati Joong Ki doveva essere andato in palestra perchè Jinyoung non riusciva a capacitarsi degli addominali sbucati una volta tolta la maglietta. Dal letto lo osservava preparare il tè, la sua schiena bianca risaltava nella penombra. Non gli era mai sembrato così bello, era sempre stato piacevole per gli occhi certo, ma Joong Ki era diventato irresistibile e questo era un problema. Si alzò silenziosamente dal materasso e lo raggiunse in punta di piedi. Bastò un tocco per sciogliere l'asciugamani che portava arrotolata ai fianchi. -Credo proprio che il tè dovrà attendere oggi-.

  
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