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Autore: Arny Haddok    01/08/2017    3 recensioni
Dal testo "Signori e Signore. Bambini e Bambine. Benvenuti. Il circo itinerante Hound's Wonders è felice di ospitarvi per questa magica serata natalizia! Questa sera sarete in mia compagnia, e insieme ammireremo meraviglie di altri mondi, creature bizzarre e evoluzioni che nemmeno potete immaginare! Questa sera, signori miei, la destinazione del nostro indimenticabile viaggio è una sola... DESTINAZIONE MERAVIGLIA!"
I personaggi di Sherlock catapultati nell'universo del circo.
[CircusAU] Accenni di [Teen!lock]
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Oggi voglio proporre qualcosa che spero di riuscire a portare avanti senza intoppi e con un minimo di costanza. Si tratta di una CircusAU, ma credo che certe spiegazioni verranno date alla fine e nel mio angolo di scrittrice. Detto questo, buona lettura miei volenterosi circensi! 


 


On the wire

 

Prologo

 

Un piede, poi l'altro. Fino alla fine. Non posare lo sguardo su nulla, niente deve catturare la tua attenzione. Ricorda: non guardare verso il basso, tieni l'asta dritta, non sbilanciarti e continua a camminare. Un piede, poi l'altro.

Erano questi i pensieri che affollavano la mente del funambolo, anche se ormai esperto e capace di isolarsi completamente nel mezzo di uno spettacolo, dimenticandosi di tutti gli spettatori. Chi non riesce a trattenere un sospiro ansioso, chi si aggrappa al braccio del marito durante l'esibizione, chi invece si aspetta divertito una caduta. Allontanava con una semplicità impressionante tutti quei sussurri, quelle voci flebili e catturate dalla sua maestria.

Un applauso scrosciante accompagnava i suoi eleganti inchini alla conclusione delle evoluzioni sul cavo. Rilassava le spalle tenute in tensione, sorrideva debolmente, senza mostrare i bianchi denti e le sottili rughe che si formavano accanto agli occhi; il sudore scendeva lentamente sulla sua pelle, sui muscoli della schiena, senza sfiorare il costume di scena.

La luce si spostava al centro dell'arena, illuminando non più il suo sforzo fisico di circense, ma l'ammaliante e misteriosa voce del presentatore.

Solo allora il funambolo si accorse di quanto intensamente uno spettatore lo stava guardando. I suoi occhi catturati ancora una volta da uno spettacolo muto, senza musiche, senza espressioni. Ricambiò lo sguardo, intensamente e con il battito accelerato nonostante la sua parte nello spettacolo fosse conclusa. Non si aspettava di vederlo ancora una volta tra il pubblico, non lui.



Capitolo primo

Destinazione Meraviglia

 

- Devi farmi provare con una corda in meno questa volta! Lo hai visto anche tu che sono capace di voltarmi anche con tre, non ti sembra il momento di rendere gli allenamenti più interessanti? So benissimo che ti piacerebbe vedermi per terra Mycroft, e non negare l'evidenza. - tentò il più giovane della troupe circense.

- Scordatelo Sherlock, sono solo due settimane che ti alleni con questa difficoltà, e non nascondo affatto che mi piaccia vederti cadere miseramente con tutta quell'ostinazione in corpo. - replicò prontamente il fratello con un ghigno ironico stampato sulle labbra.

Per tutta risposta Sherlock lo guardò negli occhi un'ultima volta, prima di voltarsi e lasciarsi il direttore con un'espressione scocciata sul volto alle spalle. Il giovane Holmes aveva dimostrato un'estrema caparbietà e un enorme talento come funambolo. Fin dal primo giorno dell'addestramento voleva salire sulla corda, per imparare quali trucchi gli avrebbero permesso di stare in equilibrio su di essa, ma l'attuale artista, come uomo d'esperienza e dall'infinita pazienza, l'aveva preso per un braccio e riportato a terra dopo il secondo piolo della scala. Assicurare il cavo, capire quale asta era la più adatta alla sua corporatura, esercitarsi ad occhi chiusi e a camminare in linea retta: queste erano le basi necessarie, quelle che anche un ragazzo dall'evidente talento come Sherlock doveva sedimentare adeguatamente.

Seguire quel petulante individuo per mesi di prove e allenamenti non era semplice, tanto è vero che Andrew si era guadagnato il soprannome di Mr Endurance. Spesso lo riprendeva durante gli esercizi, quando Sherlock prendeva a parlare di quali evoluzioni gli sarebbe piaciuto imparare i segreti, e di altre che avrebbe voluto provare, alcune inventate di sana pianta. Nella sua vita il giovane circense sarebbe potuto diventare qualsiasi cosa, e nemmeno mancavano i soldi a lui e a suo fratello per pagarsi gli studi; poteva diventare un legale richiestissimo, un imprenditore dall'enorme successo, un ricercatore o addirittura un antropologo di fama internazionale e i suoi studi sarebbero stati presi in esempio da chiunque. Invece si era innamorato perdutamente degli attrezzi, delle capacità di tutti gli artisti e del loro modo di ingannare il pubblico con semplici trucchi di magia: nel circo itinerante Hound's Wonders non mancava nulla. Ogni spettacolo, ogni addetto ai lavori era preparato meticolosamente e costantemente aggiornato sulle novità che il mondo dello spettacolo aveva da offrire. E come poteva Sherlock Holmes lasciarsi sfuggire tutta quella bellezza? Si sarebbe annoiato a morte in uno studio legale, oppure a chiamare i contabili nel suo ufficio per discutere di semplici cifre, e mai sarebbe salpato per annotare su un taccuino tutte le caratteristiche di una tribù sud americana. Una perspicacia invidiabile, una testardaggine in grado di far innervosire persino Andrew, una curiosità incolmabile e una parlantina degna dei più importanti propagandisti. Ecco che cos'era Sherlock Holmes, ed ecco con cos'aveva a che fare quotidianamente il funambolo della compagnia.

 

Da qualche tempo l'artista aveva dimostrato stanchezza e affaticamento eccessivo, nello stesso periodo in cui il giovane Holmes dava prova dei frutti degli allenamenti in esibizioni notturne in compagnia del suo maestro. Il loro rapporto era estremamente intimo, e somigliava a quello tra un padre e un figlio. Andrew restava sveglio fino a tarda notte per meravigliarsi della rapidità con cui Sherlock migliorava, per consigliarlo e guidarlo durante le prove di esibizioni di cui solo loro erano a conoscenza. Fu lo stesso funambolo a trovare il giovane raggomitolato sulla sua branda in preda a una violenta reazione all'assunzione di cocaina. Era corso ad avvertire il fratello, dopo averlo sollevato e avvolto in una coperta di pesante lana, per tenerlo sdraiato su un fianco.

- Perché mai ha assunto quella... roba, Mycroft! Ho bisogno di spiegazioni! - aveva chiesto al maggiore dei fratelli Holmes, aspettandosi una spiegazione esauriente e soddisfacente.

- Signore, le ricordo che nonostante la mia giovane età si deve rivolgere alla mia persona come direttore di questo circo! Ci sono storie che è meglio non raccontare, ora può andarsene, devo accertarmi delle condizioni di mio fratello. - con queste ultime battute, rientrava nella tenda, durante una notte di pieno inverno.

Chiedendo informazioni a quante più persone possibile, l'anziano funambolo scoprì che i fratelli Holmes aveano perso entrambi i genitori per una grave malattia, e che Mycroft avrebbe deciso di assumere il ruolo di direttore del circo che un tempo era ricoperto da un lontano zio per lasciare Londra. Tutto accadeva quando Sherlock aveva appena undici anni, in balia dei ricordi vividi della sofferenza dei due genitori, che trattenne senza sfogarsi per due anni. Al compimento dei tredici, dopo aver festeggiato con la troupe al completo, aspettò la tarda notte per provare quel “divertimento” di cui tutti parlavano entusiasti, e fu nell'attimo in cui ricomparve nella sua mente l'immagine dei genitori che, piangendo per la prima volta dopo l'accaduto, spinse l'ago della siringa il più in fondo possibile, sperando ingenuamente che il “divertimento” gli potesse così raggiungere più velocemente cuore e cervello. Il fratello venne svegliato da un urlo soffocato e dalla visione di un ragazzino sull'orlo del baratro: Sherlock stava male.

Quella era la prima delle storie che Mycroft custodiva gelosamente.

 

Andrew non riuscì a cavare altre informazioni che superassero l'immagine del maggiore dei fratelli Holmes che diveniva direttore, quindi decise di rinunciare e continuò gli allenamenti con Sherlock pretendendo di non sapere nulla sulla sua ultima assunzione di droga, l'unica di cui era a conoscenza. Ora però capiva il perché della continua ricerca di attenzioni da parte del suo apprendista, attenzioni che dovevano però arrivare solo da lui, il suo maestro. L'aspirante funambolo vedeva in lui il padre che gli era venuto a mancare anni prima. A sedici anni ancora aveva bisogno di una guida che non fosse suo fratello maggiore, e quella guida era il suo maestro.

 

- Dimmi Sherlock, perché hai assunto questa dose? - chiese Mycrfot ora che il giovane dai capelli scuri si era leggermente ripreso ed era intorpidito dal freddo invernale.

- Avevo freddo Mycroft... - la voce flebile e gli occhi che osservavano il vuoto, socchiusi.

- Hai per caso ascoltato qualche conversazione che non ti riguardava? Qualcosa sul tuo insegnante, per esempio. - sapeva perfettamente cos'era successo. Lo aveva capito appena Andrew aveva gridato il suo nome perché corresse da suo fratello. A quella domanda l'aria che l'aspirante circense inspirò fu gelida, e i suoi occhi si aprirono di più. Non voleva ricordare.

- Avrai tutto il tempo per accettarlo, Sherlock, e mi dispiace, ma deve accadere, com'è naturale che sia. -

- Lasciami in pace Mycroft. - riuscì a dire senza convinzione. Non voleva che se ne andasse, perché aveva bisogno di lui, dato che era l'unico rimasto. Un brivido gli percorse la spina dorsale, obbligandolo a portare le gambe vicino al petto.

Il fratello maggiore si sistemò l'elegante bastone da passeggio tra le gambe e si rilassò, posando una mano sulla testa di Sherlock e lasciando che i suoi occhi si posassero sulla luce filtrata dal pesante tessuto della tenda.



 

___

 

 

Correva ormai da una decina di minuti, verso luoghi che sulle mappe non aveva mai notato, ma come poteva importargli di dettagli simili in quel momento? Si fermò al centro della carreggiata per voltarsi e ispezionare l'area: nessuno lo seguiva, certamente da un bel pezzo. La rabbia e la paura gli erano montate in petto in pochi istanti, ed ecco che era scappato, ancora una volta. Quella sera non si sarebbe presentato al corso serale di infermieristica perché non era nelle condizioni di prestare attenzione, e sarebbe rientrato di nascosto a casa ormai a tarda notte, nel silenzio più assoluto. Così fece: camminava lentamente per la strada da cui proveniva, con un andamento lento e cadenzato, quasi fosse quelle di un militare, eppure le sue spalle erano piegate in avanti, rivelando uno stato di tranquillità; arrivato al retro dell'abitazione, spostò delicatamente una cassa di legno contenente attrezzi da giardino per salirci ed entrare dalla finestra del primo piano, sempre aperta. Era da almeno un paio di settimane che aveva trovato quella maniera di rincasare.

Anche quel giorno, suo padre lo aveva minacciato di imporgli la carriera militare, e ancora una volta John Watson era scappato di fronte alla severità del genitore. Mai sarebbe diventato un aviatore, un pilota, un fante; Se c'era qualcosa che il giovane voleva diventare, era dottore. Non voleva sottrarla la vita, la voleva assicurare, donare. A tutto questo però si opponevano problematiche che poteva a malapena fronteggiare. La sua famiglia non era mai stata in buone condizioni economiche, e permettere a John di frequentare un corso di infermieristica era dispendioso. Certo, l'aspirante medico aveva un lavoro con cui copriva gran parte della spesa, ma non riusciva a coprirla completamente, ed era quindi costretto a chiedere ai genitori. Sua madre a malapena cercava di prendere parte al discorso, consapevole del fatto che suo marito le avrebbe impedito di aprir bocca, mentre suo padre sollevava il volantino del servizio militare per sbatterlo sul tavolo della cucina con una violenza inaudita. Di solito era quello il momento in cui John cominciava a correre il più lontano possibile, sapendo perfettamente che suo padre non avrebbe superato il confine del quartiere di periferia.

Nonostante i suoi diciotto anni, il giovane Watson non sapeva come affrontare la situazione, e fino a quella sera aveva tentato due soluzioni: gridare più forte per averla vinta lasciando da parte il senso di colpa per il sacrificio che i suoi avrebbero dovuto compiere, o scappare più in fretta e lontano possibile. Mai nella sua vita era riuscito a costruire un dialogo che non fosse a senso unico con suo padre, e in quel frangente, mentre si parlava di soldi e lavoro, sapeva perfettamente che non doveva tentare un nuovo approccio. Sarebbe risultato inutile.

 

 

___

 

 

Passarono due anni da quel gelido inverno, durante il quale non cadde nemmeno un fiocco di neve per rallegrare la festa del natale. Quell'anno però di neve ne arrivò moltissima, per la gioia dei ragazzini che si divertivano per le strade, e per il nervosismo dei lavoratori che dovevano occuparsi anche di quell'impiccio.

Dalla finestra della sua piccola camera, il giovane Watson, basso e dai capelli chiari, sentì chiaramente le risate di un bambino. Si affacciò per capire cosa portasse quel piccoletto ad essere tanto felice, e scorse in mano alla madre dei biglietti, colorati e vivaci come mai ne aveva visti. Una nuova compagnia circense stava stazionando a Londra, e dall'aspetto singolare degli inviti doveva essere veramente importante.

Non passò troppo tempo, forse qualche secondo, perché John scendesse le scale frettolosamente, con una strana e singolare curiosità che gli attraversava i pensieri.

- Esco! - avvisò a gran voce ormai già fuori dalla porta d'ingresso, mentre si chiudeva la sciarpa di lana grigia intorno al collo. I suoi genitori ormai si erano abituati a questa realtà di silenzi e incomprensioni, tant'è che le liti tra padre e figlio si erano placate. C'era però un patto che avrebbe segnato la fine di quell'ostilità, che allo stesso tempo era divenuta pace: John Watson si sarebbe lasciato alle spalle la stupida idea di diventare medico, per abbracciare la carriera militare al compimento dei vent'anni. Tra pochi giorni sarebbe stato il suo compleanno, e si sarebbe goduto qualche ultima libertà prima di indossare una divisa mai desiderata.

Cosa c'è di meglio di una serata esclusiva alla quale si sarebbe infiltrato senza troppi complimenti?

 

 

Mancava meno di mezz'ora allo spettacolo, e la cavea era già gremita di spettatori, pronti a passare la fine di una giornata con un po' di divertimento.

Guardò per un'ultima volta il suo costume, nuovo e ricamato. Era stata Molly Hooper, la nuova costumista arrivata da un paio di mesi, a confezionarlo per lui. Era aderente, ma non troppo, con qualche fronzolo sulle spalle che avevano bisogno dell'imbottitura. Sherlock già possedeva un fisico atletico, ma ancora doveva formarsi nella sua completezza, e i deltoidi proprio non ne volevano sapere di mostrarsi, nonostante tutti gli esercizi e i pesi.

- Alla battaglia. - sussurrò in direzione del vistoso completo, che portava all'altezza del cuore due iniziali ricamate in oro: A. H.

- Prima o poi me lo dirai perché mi hai chiesto quelle iniziali? Sempre che tu voglia, chiariamoci, se non vuoi dirmelo... lascia perdere. - Molly abbassò il capo con questo tentativo di cominciare una conversazione.

- Meglio. - rispose Holmes senza guardarla in viso.

Aspettò che la costumista si fosse allontanata per indossare “l'armatura” come gli piaceva definire il suo costume, e con uno sguardo celere e intenso alla foto di Andrew Hamilton, suo maestro, uscì dalla tenda che utilizzava la troupe per cambiarsi, raggiungendo finalmente gli altri che lo stavano aspettando.

 

Un'atmosfera barocca regnava all'interno del tendone. Una realtà che nemmeno ci si poteva immaginare dall'entrata. John riuscì agevolmente nell'intento di intrufolarsi nell'arena senza essere scoperto, e prese posto appena l'inizio dello spettacolo fu annunciato dal presentatore.

- Signori e Signore. Bambini e Bambine. Benvenuti. Il circo itinerante Hound's Wonders è felice di ospitarvi per questa magica serata natalizia! Questa sera sarete in mia compagnia, e insieme ammireremo meraviglie di altri mondi, creature bizzarre e evoluzioni che nemmeno potete immaginare! Questa sera, signori miei, la destinazione del nostro indimenticabile viaggio è una sola... DESTINAZIONE MERAVIGLIA!- la voce acuta del presentatore lasciò a bocca aperta chiunque nell'arena. Un uomo abbastanza basso, dai capelli scuri e gli occhi di un nero intenso e magnetico. Un'eleganza sopraffina, accompagnata però da movimenti rapidi e precisi.

Si susseguirono spettacoli di equilibrismo, musica esplosiva, evoluzioni con cavalli e leoni lasciati liberi di correre a pochi metri dal pubblico, spettacolari contorsionisti e incantevoli trucchi di magia.

 

- Noto con piacere che questo viaggio vi sta divertendo e stupendo signori miei, e nulla scalda il cuore quanto una coppia di trapezisti innamorati pronti a lanciarsi l'una nelle braccia dell'altro pur di restare vicini. Forse però è il momento di mostrarvi uno degli spettacoli che più vi incanterà! Un'evoluzione che mai dimenticherete per via della sua pericolosità e della paura che si poserà sul vostro sguardo. Signori, gradirei un applauso veramente eccezionale per il nostro giovane funambolo, che a diciotto anni, sfida la morte camminando su un cavo di acciaio all'altezza di trenta metri! - e con quelle parole l'abbagliante fascio di luce si posò sulla figura di Sherlock Holmes, in piedi con l'asta già pronta nelle mani e i piedi allineati di fronte al cavo.

Nella Londra del 1938, il giovane dai capelli ricci e scuri e dagli occhi del colore dell'acqua gelida del Nord, affrontava la sua prima esibizione.

Un compito solo: fare ciò che Andrew gli aveva insegnato, concentrandosi e ignorando tutti quegli occhi attenti che lo scrutavano da terra. Lui era più in alto, lui quasi volava.

La musica sfumò fino al completo silenzio. Niente divertimento, niente risate, solo stupore.

Mosse il primo passo, poi il secondo. Prima un piede, poi l'altro, protetti solo dalle sottili suole di cuoio nero. Chiuse gli occhi, senza perdere l'equilibrio. Senza accorgersene, ascoltando solo la tensione nei muscoli delle gambe, era giunto alla metà del cavo.

Dal basso, uno sguardo si levava verso la figura sicura e forte del giovane. Non aveva mai visto nulla del genere. Tutto, John si era dimenticato tutto in quel momento.

Seguì senza distrarsi tutta l'esibizione, e non applaudì all'arrivo del funambolo all'altro capo del cavo. Era ammaliato, incantato. Non riusciva a togliersi dagli occhi quell'immagine perfetta del giovane che chiudeva gli occhi e continuava a camminare, sicuro che mai sarebbe caduto.

Sherlock non si scompose, nemmeno si commosse. La sua prima esibizione. Andrew Hamilton non era più lì per vederlo compiere il primo passo verso le evoluzioni più complesse.

 





Spazio (in)utile: eccoci qua! Spero che questa sorta di introduzione vi sia piaciuta almeno la metà di quanto quest'idea è piaciuta a me. Ho in mente davvero tanto per questa storia, e come dicevo all'inizio mi dispiacerebbe davvero lasciarla cadere insieme ad altro, quindi cercherò di impegnarmi al massimo, perlomeno ad annotarmi tutto quello che mi piacerebbe inserire. Se le cose vanno "com'era nei pianiiiii" *canta* allora arriveranno quasi tutti i personaggi, e sì, è Johlock, è arrivato il momento di redere pubblico l'amore spassionato che provo per questa coppia. Tutto questo mi è venuto in mente dopo aver passato due giorni ad un festival di artisti di strada e poi il film "The Walk", che spero abbiate visto tutti voi maledetti, è rispuntato dopo che lo avevo visto tmesi orsono con le magie del protagonista, storia vera tra l'altro! (Cercate Philippe Petit se volete saperne di più).
Un'ultima cosa prima della pubblicità: sapete come diminuire l'interlinea? Io uso Open Office per scrivere, quindi è possibile che stia lì il problema, ma tutto quello spazio tra una riga e l'altra proprio repel me.
Pubblicità al mio schifo, Pagina Facebook > Arny Haddok EFP   Profilo Twitter dove parlo di cose e ritwitto altre cose > @CallmeBoo

Alla prossima! 

   
 
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