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Autore: Arshatt    01/08/2017    3 recensioni
Diverse storie che si intrecciano all'interno del mondo di FF12, mescolando i vari paring e relazioni tra i personaggi principali. BalxAshe, BalxFran, AshexBasch, PeneloxVaan. Multi rating XD, dipende dal capitolo. Ultimo capitolo rating VERDE.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashe, Balthier, Basch, Fran
Note: Lemon, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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“Anne puoi portare al tavolo altri pancakes e del succo d’arancia, per favore kupò?”

“Affamati i tuoi amici, eh Nono! .. Arrivano subito.”annuì, facendo l’occhiolino, la graziosa cameriera della taverna delle Nuvole fluttuanti.

“La voracità post sbornia…” pensò tra sé seccato, il moguri.

Erano mesi ormai che Nono assisteva a quella patetica scena mattutina, dopo l’ennesima nottata brava dei suoi compagni di viaggio.

Erano tutti lì, seduti attorno ad un tavolo intenti a consumare un’abbondante colazione. Balthier aveva gli occhi gonfi e segnati dalle occhiaie, sintomo della notte insonne appena trascorsa. Anche Fran e Vaan non dovevano aver dormito molto bene, a giudicare dalle brutte cere sui loro volti. Penelo sembrava essere l’unica nota non-morta del tavolo, col suo sorriso solare e i suoi occhi celesti riposati.

La presenza di Balthier non passava mai inosservata, soprattutto in mezzo a dei pirati, come si poteva constatare dalle occhiatacce di invidia di alcuni omoni presenti e quelle sognanti delle donzelle. I suoi amici sembravano ormai essersi abituati alla situazione, tanto da non farci nemmeno più caso.

“Una combriccola di zombies,  ad eccezione della bionda..” si lasciò sfuggire in tono discreto, un giovane ragazzo bujerbese seduto al tavolo di fronte.

“Staremo facendo la cosa giusta a rivolgerci a quelli li? Non sembrano molto svegli…” lo interrogò la sorella, poco più piccola, di fianco a lui.

“La fama che li precede.. non può essere tutta una messa in scena …  …Magari vogliono solo mantenere un profilo basso, per non farsi notare troppo!” cercò di convincerla, e di convincersi, il fratello.

“Sarà…” disse poco convinta lei.
 
Intanto Vaan e il pirata erano intenti a battibeccare, come al solito.
 
“Non riesci proprio a tenere a bada il plebeo che c’è in te eh?” affermò sdegnato Balthier, mentre l’osservava mangiare goffamente.
 
“Ha parlato il signorino fuggitivo di casa Bunansa..che ieri sera si è scolato quattro bottiglie di maduj come il più esperto degli ubriaconi!”
 
“Zitto, idiota! Quante volte ti ho detto che non devi andare a sbandierare ai quattro venti la mia discendenza??” sbraitò Balthier, tirandogli un orecchio.
 
“Ahiii ahiii lasciami cretino!” urlò Vaan, mordendogli una mano, nel tentativo di difendersi.
 
“E smettetela una buona volta… siete imbarazzanti! Ci guardano tutti!” li rimproverò, una mortificata Penelo.
 
“Scusatemi per ieri sera.. Non ero in me..” irruppe improvvisamente Fran, interrompendo il litigio.
 
Era evidente che la donna non fosse molto a suo agio tra loro, dopo la performance della sera prima. Non ricordava molto di quello che era successo dopo che aveva lasciato la locanda e ancora meno del come vi aveva fatto ritorno durante la notte. Penelo le aveva accennato solo che era stato Vaan a riportarla indietro e che aveva bevuto qualche bicchiere di troppo, ma in cuor suo sapeva che per gentilezza le era stato sicuramente omesso qualcosa di spiacevole che doveva aver fatto o detto che, oltre a farla sentire in colpa, la metteva tremendamente a disagio.
 
“ Si, anch’io.. forse ho esagerato..” si accodò Balthier, mettendosi serio per un attimo.
 
Nonostante i fiumi di alcool, la memoria non gli si era annebbiata del tutto. Ricordava di aver lasciato la locanda con le migliori delle intenzioni, verso le due signorine che aveva portato via con sé e di cui a pensarci, non conosceva nemmeno il nome, e poi quella frase sulla bocca di Penelo: “ Fran non è ancora tornata..”.

Quelle parole avevano iniziato a martellargli in testa, rendendo sgradevole il lussurioso amplesso, terminato prima del previsto. Da gentiluomo qual’era,  aveva lasciato la stanza alle due donne ed era sgattaiolato via durante il sonno. Ricordava di aver iniziato a vagare per i corridoi della locanda in cerca della stanza di Fran. Le sue pietose condizioni avevano reso la ricerca più difficoltosa di quanto in realtà non fosse ed era terminata col più insolito degli esiti. Aveva visto Vaan tenerla in braccio dormiente, intento a bisbigliare qualcosa all’orecchio di Penelo. Non si erano accorti di lui, per fortuna. Un mix di gelosia e vergogna lo avevano attraversato in quel momento, nel vedere la sua compagna tra la braccia di un altro uomo e nel ripensare con quanto menefreghismo si era rivolto a Penelo, l’ultima volta che si erano incrociati quella sera.

Fran era tornata, dopotutto, e non certo per merito suo e questa consapevolezza lo rendeva sollevato ma spiacevolmente infastidito.
 
“Tranquilli, non è successo nulla… Vero, Vaan?”

“Mah.. Fran non ha nulla di cui scusarsi, come sempre.. Lui facesse un po’ come gli pare..”
 
“Vaan.. mi dispiace per il disturbo arrecatovi ieri.. spero di non aver detto troppe.. sciocchezze..”
 
Balthier aguzzò le orecchie: “di che diavolo stavano parlando?” pensò.
 
“Nulla di cui mi ricordi!” esclamò sorridente.
 
Mentiva, Fran lo sapeva ma preferiva far finta di nulla al momento, soprattutto adesso che Balthier aveva iniziato a inseguire insistentemente il suo sguardo in cerca di un qualche cenno di spiegazione. Lo ignorò, proseguendo a bere il suo caffè.

Intanto due ragazzini sconosciuti si erano palesati al loro tavolo.
 
“Sc-scusate…  s-siete degli aviopirati?” chiese intimidito, il ragazzo più grande.
 
“Uh? ..Certamente..! .. Perché c’è lo chiedi? Qualche problema…?” gli risposte garbatamente Penelo.
 
“M-ma.. siete proprio q-quegli.. aviopirati?.. Quelli che hanno combattuto al fianco della r-regina A-Ashelia di Dalmasca, due anni fa??!” rimarcò, attirando gli sguardi seriosi dell’intero gruppo.
 
“E’ già passato cosi tanto?” si interrogò retoricamente, Penelo.
 
“Perché ci fai perdere tempo con domande di cui conosci già le risposte, ragazzo?” incalzò severo,  Balthier.
 
“S-scusate non volevo essere maleducato.. Io sono Simon e lei è mia sorella Annabelle.. Da voci che girano per la città, abbiamo saputo di alcuni pirati noti in visita.. Cosi siamo venuti in questa taverna molto frequentata da forestieri, sperando di incrociarli..” rivelò imbarazzato il ragazzo.
                                         
“Sembra che ci abbiate trovato allora! Io sono Vaan e lei è la mia compagna Penelo, piacere di conoscervi!” disse con spontanea cordialità, il biondo.
 
“Tu sei Balthier, non è vero?” chiese d’un tratto la ragazzina.
 
“Cosa te lo fa credere, signorinella?” ribatté diffidente il pirata.
 
“Dicono che se ne vada in giro con una bellissima viera con una lunga coda argentata..” rispose, squadrando Fran da capo a piedi.
 
Balthier e Fran si scambiarono un’occhiata d’intesa, quasi a volersi sincerare l’uno delle intenzioni dell’altro.
 
“E dunque cosa avete da offrirci?” domandò diretto, l’uomo.
 
“Cosi di fretta??.. Non volete nemmeno sentire cosa abbiamo da dire?” disse sconcertato e sorpreso, il ragazzino.
 
“A me e alla mia partner interessano solo gli affari. Se siete venuti qui per fare conversazione o per avere qualche aneddoto scottante da raccontare ai vostri amichetti di cortile, potete intrattenervi con Vaan. A noi non piace essere scocciati senza una ragione  -pecuniariamente-  valida, ragazzo,” spiegò lapidario e truce Balthier.
 
“Sempre il solito con la puzza sotto il naso, eh Balthier?” lo schernì Vaan.
 
“E’ quello che distingue dei professionisti.. da un pivello come te”
 
“Beh comunque se avete ancora voglia di raccontarci la vostra storia, io vi starò ad ascoltare” affermò gentile e sorridente, Penelo rivolgendosi ai due ragazzini, in evidente difficoltà.
 
Fran non poté fare a meno di notare come la solarità di Penelo fosse sempre magnetica. Riusciva con leggerezza e dolcezza a capovolgere ogni situazione, armata solo del suo sorriso. C’era stato un tempo ormai molto lontano, in cui anche lei era stata capace di sorrisi semplici e spensierati. All’epoca sapere di essere amata da Darian era tutto ciò che le bastava per sentirsi felice.
Gli anni avevano reso poi tutto più complicato. Un brivido di nostalgia l’attraverso.

“Noi... avremmo bisogno che sconfiggiate per noi una bestia feroce..  Aghetaz.. nelle profondità delle miniere di Lushu..” spiegò finalmente, Simon.
 
“Aghetaz? Il ricercato dell’annuncio in bacheca..?” notò perplessa, Fran.
 
“Si, proprio lui.. siamo stati noi a mettere l’annuncio qualche giorno fa ma nessuno si è fatto avanti..” disse preoccupata, la ragazzina.
 
“Che strano.. eppure in questo periodo dell’anno Bhujerba brulica sempre di molti cacciatori, in vista della sagra d’inverno.. “ si domandò sarcastico Balthier,lasciando intendere di non credere alle parole di Annabelle.
 
“.. Beh… in realtà qualcuno è venuto… ma l’affare non è andato bene.. Vedete, non abbiamo molto da offrire come ricompensa..” risposte in difficoltà, lei.
 
“Mmm.. e sentiamo perché vi sta a cuore la cattura di questo ricercato?” chiese incuriosita Penelo.
 
“In realtà.. non è lui quello a cui siamo interessati..ma alla sua tana..” proseguì, il fratello.
 
“Ormai da diversi mesi si è stabilito in prossimità della discarica fognaria del quartiere sud est della città.. è un punto nevralgico per l’accumulo delle acque di scarico delle abitazioni.. e non solo..” continuò, la ragazzina.
 
“I flussi d’acqua possono trasportare piccoli tesori, a volte..”  anticipò Fran, deducendo cosa fosse accaduto ai due ragazzi.
 
“La mamma non vi ha insegnato a non giocare vicino alle griglie dei tombini, per strada?” li sfottè, Balthier.
 
“Beh.. è inutile girarci troppo intorno..” ammise con un po’ di vergogna la giovane Annabelle . “Una settimana fa, di ritorno dal Palazzo del Marchese, io e mio fratello ci siamo messi a discutere animatamente su alcune questioni.. e qualche strattone di troppo ha fatto cadere dalle sue tasche un oggetto prezioso, che vorremmo recuperaste…”

“L’oggetto è caduto nella griglia di scarico di fronte casa nostra..  Pensiamo che il flusso d’acqua che l’attraversa, l’ abbia potuto trasportare nelle fogne… Saremmo andati personalmente a recuperarlo, se non fosse per Aghetaz.. Per questo abbiamo bisogno del vostro aiuto!” continuò agitato, Simon.
 
“Ma di cosa si tratta esattamente?” domandò curioso, Vaan.
 
“.. E’ un ovetto di cristallo colorato.. antico e raro… Un oggetto da collezione insomma..” rivelò, lei.
 
“Kupò, non avete la faccia dei collezionisti però! Deve trattarsi di qualcosa di molto costoso, a  giudicare dalla vostra descrizione, kupò!” esclamò stranito, Nono.
 
“Che ci facevate al Palazzo del Marchese? Non avete l’aria da aristocratici..” continuò ad indagare, Balthier.
 
“No, infatti l’ovetto non è nostro…. Diciamo che… era in prestito!” affermò rossa in viso, Annabelle.
 
Fran e Balthier si scambiarono un’occhiata di intesa, avevamo avuto entrambi la stessa intuizione su quella bizzarra storia. Persino Vaan e Penelo avevano iniziato ad insospettirsi.
 
“Non è come credete.. non siamo dei ladri!” si affrettò a precisare, il ragazzino. “.. Nostra madre lavora come domestica a Palazzo.. quel giorno eravamo  andati a trovarla per farle una sorpresa e con la complicità delle altre domestiche, c’eravamo nascosti nell’ultima camera che la mamma avrebbe rassettato, prima di terminare il turno di lavoro della giornata.. Volevamo sbucare all’improvviso e farle le feste, visto che il giorno prima era stato il suo compleanno e non avevamo fatto in tempo a tornare in paese per festeggiare con lei. Vedete, noi studiamo a Bons.. una cittadina a diversi chilometri da qui, dove trascorriamo buona parte dell’anno.. Sono poche le occasioni per stare in famiglia..”
 
“Stava andando tutto secondo i piani, quando casualmente abbiamo notato, nella vetrinetta dinnanzi alla nostra posizione, una dozzina di ovetti di cristallo minuziosamente disposti uno accanto all’altro.. Tutti diversi e con un’incisione sul retro che ne indicava la città di provenienza.. E’ stato in quel momento che ci siamo ricordati di quella collezione preziosa che Ondore custodiva gelosamente da molti anni, di cui la mamma ci aveva parlato nelle sue lettere. Spesso ci aveva raccontato di quanto trovasse belli quei piccoli ovetti e di come brillassero alla luce del sole.. “Un arcobaleno dentro la stanza”.. cosi li aveva definiti..” continuò, lei.
 
“ .. Mi sfugge però com’è che uno di loro vi sia finito in tasca…” chiese insolitamente severa, Penelo.
 
“Avevamo pensato di prenderne uno in prestito  per farne realizzare una copia identica, ad un nostro amico in città. Volevamo solo fare un regalo alla mamma.. che le ricordasse di quella sorpresa, nei lunghi mesi in nostra assenza… “
 
“Siamo stati sciocchi e ingenui, lo so.. ma non siamo dei ladri, dovete crederci!” implorò, Simon.
 
“Perso l’oggetto però, è andato tutto in fumo… Chi sa di questa vostra bravata?” domandò, Fran.
 
“Nessuno… ma ancora per poco.. Il marchese non se n’è ancora accorto perché è tornato a Bujerba solo da un paio di giorni mentre la mamma aveva preso qualche giorno di riposo dal lavoro per stare con noi…” spiegò, la ragazzina.
 
“Quando Ondore lo scoprirà, andrà su tutte le furie! E cosa peggiore se la prenderà con mia madre.. Lei è l’unica con l’autorizzazione ad accedere in quella camera.. Vi prego di aiutarci, vi daremo tutto ciò che abbiamo!” implorò, il fratello.
 
“Sarebbe?” li provocò sfrontato, il pirata.

“Abbiamo messo da parte dei risparmi facendo dei piccoli lavoretti in questi anni.. Saranno circa 4000..5000 mila gil.. Non è molto, ma è tutto ciò che possediamo al momento..”
 
“Beh.. il mio gilè da solo ne vale almeno 7000 mila.. La mia tariffa e quella della mia compagna si aggira almeno al doppio di quella cifra..” spiegò, fingendosi rammaricato, Balthier.
 
“Per noi invece andrà bene, vero Vaan? .. questi bravi ragazzi hanno solo bisogno di una mano..” esclamò comprensiva, una dolce Penelo.
 
“Si, certamente ragazzi! Io e Penelo ci stiamo, proveremo a riportarvi indietro l’ovetto di cristallo di Ondore, prima che se ne accorga. Lasciate perdere quello spaccone di Balthier, lui è troppo –famoso- per queste avventure di secondo piano..” lo prese in giro.
 
“Basta che poi non torniate da me a piagnucolare per il servizio scadente del biondino..!”
 
“Il vostro aiuto andrà benissimo, grazie di cuore!” esclamarono sornioni, i due ragazzini.
 
“Strano.. eravamo venuti qui per farci dare qualcosa da Ondore..e adesso saremo noi a dare qualcosa a lui.. Gli Dei ci prendono in giro..” sospirò, Fran.
 
“Potremmo entrare a Palazzo per rimettere a posto l’oggetto e approfittarne per dare un’occhiata alla libreria..” propose Vaan.
 
“Vedo che inizi a pensare da pirata..” si congratulò, la viera.
 
“Credevo che avremmo chiesto formalmente udienza col marchese.. Non credo ce la neghi, è sempre stato gentile con noi in passato” disse Penelo.
 
“Gentile è una parola ironica per definite uno che senza pensarci un attimo, c’ha offerto su un piatto d’argento agli scagnozzi di Vayne, per salvare la pelle della nipote.. Ad ogni modo, non voglio rimanere troppo tempo fermo in questa città. Fate quello che dovete ma entro un paio di giorni, io e Fran metteremo le mani sui manoscritti che cerchiamo, con o senza il vostro aiuto o quello del Marchese.”
 
“Non preoccupatevi, questa storia non arrecherà nessun danno o ritardo alla nostra missione. Pure noi vogliamo scoprire di più sulla pietra Omice!” li rassicurò, la biondina.
 

***
 
Era uscito dalla locanda per ultimo, subito dopo aver pagato il conto della locanda. Non era particolarmente entusiasta della scelta dei suoi amici di aiutare quei due, la faccenda puzzava di grane e profumava ben poco di guadagni ma agli occhi dolci e persuasivi di Penelo, non era riuscito a negare il suo aiuto. Anche Fran lo aveva abbandonato per fare scorta di frecce in armeria e non sembrava aver voglia di compagnia o forse non lo voleva semplicemente tra i piedi.  Vaan e Penelo invece erano andati nel quartiere dei minatori,  a prendere altre informazioni sul presunto ricercato indicato dai due ragazzini.

Fece qualche passo ma dovette arrestarsi alla vista della fibbia penzolante del suo mocassino di pelle nera. Si chinò per sistemarla, quando intravide delle procaci curve femminili attraversargli dinnanzi il volto.

Qualcosa di assolutamente familiare gli tornò in mente in un attimo.

Gli Dei erano dalla sua, stavolta.
 
“Dovresti cambiare il modo di camminare.. oltre all’abbigliamento, quando non vuoi essere riconosciuta, mia cara..” disse con un sorriso ammiccante verso la giovane che stava oltrepassando la strada.
 
“Solo tu potevi essere capace di una simile affermazione, Balthier..!” rispose scocciata la ragazza.
 
“Che ci fa una presenza illustre come te, a passeggio per le vie del mercato burjerbese? Nostalgia di avventure passate..?” le chiese, facendole l’occhiolino.
 
“Non nego che alle volte vorrei sentirmi libera da certe catene, come allora…” ammise rattristata, facendogli cenno con la testa di non avvicinarsi troppo a lei. Non era da sola, il cavaliere Aeron la vegliava da lontano, anch’egli camuffato con un soprabito scuro.
 
“Me ne ero accorto, stai tranquilla.. la tua guardia del corpo ha iniziato a puntarmi, ancor prima che ti rivolgessi la parola. Dev’essere un tipo apprensivo.. Mi ricorda qualcuno..” lo schernì sarcastico, ricordando come anche Basch le stesse addosso allo stesso modo, all’epoca.
 
“Fa solo il suo dovere…  Ad ogni modo sono ospite di mio zio per qualche giorno e avevo voglia di prendere una boccata d’aria..”
 
“Questioni politiche o viaggio di piacere?”
 
“Non credo che ti riguardi, mio -caro-  pirata. Tu piuttosto, che ci fa qui? Non vedo nemmeno Fran.. Sei a caccia di frivole donnacce, da aggiungere alla tua collezione, per caso?” lo provocò, sarcastica.
 
“Quello che ho avuto a Dalmasca qualche tempo fa, mi basterà per un po’..”
 
La donna divenne paonazza in viso per un attimo,cogliendo fin troppo bene il senso di quella battuta. Alzò impulsivamente il braccio come a volerlo colpire per la sua sfrontataggine ma dovette correggersi subito, ricordando della presenza di Aeron a pochi metri da lei, cosi si limitò a portare un dito davanti alla bocca, facendogli cenno di tenere la bocca chiusa.
 
“Lo so.. – come se non fosse mai successo- !” le disse facendole l’occhiolino  “il mio silenzio però potrebbe avere un prezzo..”
 
“Che diavolo dici??” sbottò, cercando di non perdere definitivamente il controllo.
 
“..Tranquilla.. è stato un omaggio, s’intende..” la prese scherzosamente in giro.
 
Ashe dovette sforzarsi di contenere la voglia di prenderlo a sberle per la sua irriverenza da dongiovanni da strapazzo, e si limitò a lanciargli un’occhiataccia di commiato e proseguire dritto per la sua strada. Il pirata però allungò il passo, affiancandola nella passeggiata.
 
“ Non fare la permalosa.. ti offro da bere, in segno di pace!”  propose con fare sincero ma furbetto.
 
Non ho sete! E comunque ho da fare… stammi bene, Balthier” provò a divincolarsi lei.
 
“Penso che ci rivedremo sai..?” disse tentando di tenere il passo, sempre più svelto della ragazza.
 
“Non credo proprio..”
 
“Spero che tuo zio sia più ferrato di te, in tema di calorosi bentornati..”
 
“Che cavolo c’entra mio zio, adesso??” esclamò innervosita, arrestando di botto il passo.
 
“Sapevo che l’avresti detto..! C’è una cosa che dovresti fare per me.. in nome dei bei vecchi tempi, mia cara..” prese a dirle, Balthier.

 
***


“Prende quelle? Ho visto che le osserva da diversi minuti…” chiese titubante il commesso dell’armeria, notando lo sguardo fisso della viera sulle frecce Artemide poste in cima ad una delle sacche del negozio.

Fran si voltò di scatto, sorpresa da quella presenza alle sue spalle. Era così assorta nei suoi pensieri da non essersi nemmeno accorta del ragazzo.

“N-no.. non mi serve nulla” esclamò imbarazzata, prima di correre via dall’armeria. Si sentì una sciocca, aveva vagato per più di mezz’ora per la strada, senza neanche accorgersi di dove stesse andando. Il mal di testa post-sbronza non la lasciava in pace, così come il ricordo di quello che era successo il giorno prima sulla Strahl.

L’immagine di Balthier con in braccio quel neonato continuava a turbarla. Provava sentimenti confusi e contrastanti al riguardo, le sembrava tutto così surreale e insensato. Non riusciva ancora a capire perfettamente cosa fosse accaduto ma di una cosa era certa: la leggenda della pietra Omice era realtà.  Era indubbio che avesse il potere di far viaggiare le coscienze verso lunghi e tempi lontani, quello che non le era chiaro è dove le trasportasse esattamente.  Le due visioni che aveva avuto in quei giorni erano state molto diverse tra loro: quando aveva visto lei e Balthier litigare davanti all’ingresso della giungla di Golmore, si era sentita una spettatrice completamente inerme, priva di qualsiasi potere su quanto stava accadendo. Era come se stesso osservando la vita di qualcun altro scorrerle davanti agli occhi, senza che potesse intervenire. Al contrario, quanto le era accaduto la sera precedente era stato molto diverso: non più solo la sua mente, ma anche il corpo era stato trasportato all’interno di quella strana visione. Lei era dentro quella casa, poteva interagire con gli oggetti, toccarli e probabilmente anche Balthier avrebbe potuto vederla, se non si fosse nascosta in quella camera.

“Balthier..” sospirò.

Quella fede al dito e la sua gioia nel tenere tra le braccia quel bambino, le suggeriva già quale fosse la natura del loro legame. Questa consapevolezza la sconvolgeva, lui era stato lì davanti a lei ma era come se fosse stato un altro uomo, con un’altra vita e nessun passato o presente di cui lei poteva dire di aver fatto parte.  Provava una forte tristezza a ripensarci, si era sentita come se lei non fosse mai esistita per lui.

“Aveva una moglie… un figlio… persino una domestica..” a ripensarci, le venne un risolino nervoso. Aveva una famiglia e della sua vita da pirata non c’era più traccia, eppure non poteva negare che fosse felice.. Lo conosceva troppo bene, poteva leggere le increspature del suo volto e decifrarne il senso, come fosse un libro aperto.

D’improvviso arrestò il passo, rimanendo immobile al centro della piazza celeste. Il ricordo del diario di Cid la trafisse come un fulmine a ciel sereno.

“La nipote citata nel testamento… e quel bambino…” pensò, sobbalzando. 

Forse le due cose erano collegate in qualche modo, doveva tornare alla Strahl il prima possibile.


***

 
Vuole qualcosa da bere, maestà..?” chiese Balthier con fare languido e un sorrisetto da furbetto stampato in viso, indicando la bottiglia alla sua destra.

Non sono venuta qui per bere Balthier!” esclamò stizzita Ashe, incrociando le braccia sul petto.

"Era solo per farvi bagnare la labbra, mia regina.. Non siate permalosa

“Non ho molto tempo Balthier.. dimmi perché mi hai fatto venire qui e facciamola finita in fretta! Aeron non si berrà a lungo la storia dell’incontro col vecchio amico…e ho anche delle faccende da sbrigare, più interessanti delle tue beghe da pirata

Ho pensato che la Strahl fosse il luogo migliore dove poter parlare senza essere disturbati… Sai che non amo che si sappiano in giro le mie intenzioni. Il nostro fortuito incontro mi ha aperto scenari inaspettati, riguardo ad alcune questioni che devo risolvere qui a Bhujerba

Che questioni…? E soprattutto cosa c’entro io in tutto questo?

“Vedi, mia cara, sembra che tuo zio abbia qualcosa che mi interessa e gradirei metterci le mani il prima possibile”

“Ondore? Cosa c’entra lui con i tuoi affari? Non deruberò certo mio zio, se è questo che stai cercando di chiedermi!”

Così mi offendi, mia cara… Qui non si tratta di rubare ma di fare uno scambio, per così dire..

“ E sentiamo, cosa avresti tu da offrire ad un Marchese..?”

“.. Ho sentito dire che Ondore ha una preziosa collezione di uova di cristallo, a cui è molto legato…”

“… Quella era la collezione di mia zia Eleonor, non osare nemmeno pensare di toccarla! E’ una delle poche cose di lei che gli sono rimaste, dopo la sua morte…  Il dispiacere lo ucciderebbe…”

“Commovente… ma sembra che qualcuno ci abbia già pensato.. Potrei stare qui a spiegarti chi, come e bla bla bla ma non ho tempo e voglia di farlo e credo non ne abbia nemmeno tu. Posso solo dirti che una delle sue preziose uova ha malauguratamente preso il volo e se vuoi che faccia ritorno a casa, devi darmi una mano….”

“E sentiamo cosa dovrei fare…?”


“Dovrest…. Shh!” si interruppe l’uomo, facendole cenno col dito di fare silenzio. Un rumore aveva attirato la sua attenzione, non erano più soli sulla Strahl.

Caricò la sua arma e aprì leggermente l’uscio della porta della sua cabina, cercando di individuare l’intruso.

“Fran..?!” esclamò sorpreso, vedendola venire frettolosamente su per le scale.

“Uh? Balthier… pensavo fossi con gli altri..” disse lei sorpresa di vederlo li.

L’uomo poggiò l’arma di fianco al muro e uscì dalla camera, chiudendo la porta alle sue spalle, andando incontro all’amica.

“Avevo delle cose da fare qui…” si limitò a dirle d’istinto. Non sapeva perché le stesse mentendo a dire la verità,  sentiva solo imbarazzo all’idea che Fran potesse vedere che c’era Ashe nella sua cabina, dopo quanto era accaduto qualche giorno prima a Rabanastre.
 
Capisco… Senti c’è qualcosa che dovrei dirti, riguardo a quello che è successo ieri…” disse, mordendosi nervosamente il labbro.

… Lascia perdere, la storia della gara non ha più nessuna importanza… E’ andata così” cercò di rassicurarla lui.

“Non è solo questo.. ci sono delle cose di cui dobbiamo discutere…” insistette lei.

“Non possiamo parlarne più tardi..? Ora proprio non…”

“Hey va tutto bene lì?
” disse Ashe, sbucando d’improvviso da dietro la porta e lasciando l’uomo pietrificato.

“Ashe…. Tu qui…” si limitò a constatare la viera, cercando a fatica di non fare trasparire nessuna emozione.

“Ciao Fran! Non sapevo che ci fossi anche tu…

“Ehm… Io e Ashe.. stavamo..” balbettò l’uomo, cercando inutilmente di giustificarsi. Il suo evidente imbarazzo non lasciava molto spazio ai dubbi di Fran su quanto stesse accadendo prima  in sua assenza.

Non c’è nessun problema…  Potete continuare pure a fare quello che stavate facendo, prendo una cosa dalla mia cabina e tolgo il disturbo!” esclamò fingendosi indifferente.

“Non è come pensi..” disse Balthier, afferrandole d’istinto un braccio. Uno strattone seccato della donna, gli fece mollare la presa e lo fulminò con lo sguardo. 

Non preoccuparti, sei un uomo libero dopotutto. Buona giornata, Balthier” si limitò a dirgli, lanciandogli un’occhiata gelida. L’uomo fu incapace di replicare mentre Ashe osservava la scena sbigottita, senza sapere come intervenire. Fran non se ne curò e proseguì verso la sua cabina.

Quando la raggiunse, lo stupore fu tanto scoprendo che il diario non era più sul tavolo dove l’aveva lasciato. Non poteva averlo perso.


***
 
 “Ah zio… posso farti una richiesta un po’ indiscreta?” osò domandare, imbarazzata.

“Tutto quello che vuoi, cara nipote..”  la rasserenò, lui.

“… Potrei alloggiare nella camera della zia Eleonor, in questi giorni di permanenza a Palazzo..? So che non fai mai entrare nessuno in quella stanza .. ma proprio stamattina ripensavo che tra un mese esatto saranno 13 anni che lei non c’è più.. Mi manca cosi tanto ..Stare tra le sue cose.. sarebbe un po’ come averla di nuovo vicina..”
 
Ondore sospirò con profonda commozione nel sentire Ashe nominare la sua ormai defunta moglie. Erano passati tanti anni ma la ferita nel suo cuore sembrava non volersi più rimarginare. Un incidente sul chocobo,  l’aveva sottratta per sempre dalle sue braccia. Da quel giorno non era più riuscito a dormire nella stanza nuziale che per tanto tempo avevano condiviso insieme, finchè non aveva preso la decisione definitiva di tenerla chiusa a chiave, nel tentativo vano di tenere a distanza quei ricordi che gli facevano ancora troppo male. La stanza di Eleonor era ormai divenuta un vero e proprio museo dei ricordi, con tutti i suoi oggetti ancora sparsi in giro, come li aveva lasciati via quella stessa mattina dalla quale non aveva fatto più ritorno. Non concedeva a nessuno di entrarvi, se non alla sua domestica, per permetterle di pulire di tanto in tanto.

La richiesta di Ashe lo lasciò interdetto e turbato ma comprendeva il suo bisogno di sentire in qualche modo vicina la zia, soprattutto in un momento delicato come quello che stava passando adesso che era divenuta regina e che da sola doveva sobbarcarsi il peso della responsabilità di un intero regno. Lei ed Eleonor erano state molto unite, durante la sua infanzia.

Sapeva di non poterglielo negare, non a lei.
 
“Ti capisco.. manca tanto anche a me.. ogni singolo giorno, a dire il vero..” ammise, rattristato.
 
“Scusami zio, non volevo farti tornare in mente ricordi spiacevoli.. Forse non avrei dovuto.. perdonami” provò a tirarsi indietro.
 
"Al diavolo Balthier..! Come mi è saltato in mente di osare tanto.."  penso tra se, vergognandosi per aver tentato di usare il triste ricordo dell’amata zia per tramare alle spalle di Ondore.
 
“Non devi scusarti di nulla.. Ti chiedo solo di aspettare fino a domani per trasferirti li. La mia fedele domestica Tanya riprenderà servizio a Palazzo domani all’alba e le chiederò di cambiare le lenzuola e aprire le finestre, in modo da rendere confortevole la tua permanenza” disse dolcemente, rassicurandola.

“No, davvero.. se non te la senti, non devi..”
 
“E’ già deciso… Lei sarebbe stata felice.. di avere accanto la sua piccola Ashelia..”
 
Per un attimo le tornò in mente il viso di Eleonor  quando dopo essersi per l’ennesima volta sbucciata le ginocchia cadendo per terra, correva da lei che le asciugava le lacrime facendole il sorriso più dolce del mondo e le diceva di essere coraggiosa mentre le passava il disinfettante sulla ferita. Le si lucidarono improvvisamente gli occhi, a ripensarci. Ondore se ne accorse ma non disse nulla, si limitò a sorriderle delicatamente.
 
“Ora vai a riposarti, mia cara. Domani sarà una lunga giornata” le raccomandò, dandole un bacio sulla fronte, prima di dileguarsi.
 
Adesso si sentiva ufficialmente un verme.
  
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