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Autore: Dio_dei_Fluff    02/08/2017    0 recensioni
Quando lo vide fu troppo tardi, stava abbracciato alla mora che gli sorrideva innamorata. E neanche Lauren, pur essendo molto cattiva, decise che non poteva rovinare la loro bella favola. Arrivata in macchina pianse tutte le lacrime che aveva in corpo prima di partire.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Lauren, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO TRENTAOTTO
If I had another chance tonight

Palestra 01/07/2016

“Cosa è successo?” chiese Francoise che aveva sentito la conversazione al telefono.
“Se hai sentito la conversazione al telefono, perché mi chiedi cosa è successo?”
“Perché sto sperando di avere sentito male, e quindi di potere ancora sperare di gareggiare contro Jerome almeno una altra volta.”
“Tu sei preoccupato per lui, almeno ammettilo.”
“Io… non è che sono preoccupato per lui è che spererei potesse vincere le medaglie che merita e non ridursi a guardare le gare dagli spalti.”
“Sei preoccupato, ma non dovrebbe essere successo niente di grave.”
“Ha fatto un incidente con la moto! Come puoi dire che non è successo niente di grave!”
“Niente di grave nel senso che la prognosi, mi ha detto il suo agente, è di 40 giorni salvo complicazioni più fisioterapia.”
“Ma fra 40 giorni le olimpiadi saranno già cominciate e con la fisioterapia lui non potrà di certo gareggiare.”
“Mi sa che le tue preghiere sono state ascoltate.”
“le mie… cosa stai dicendo?”
“Ti sentirai in colpa un altro giorno, ora vieni con me. Ti do il permesso di lasciare l’allenamento prima a) perché mi serve un autista e b) perché è il tuo fidanzato che sta in un letto di ospedale.”
“Quindi…”
“Preparati. Andiamo in ospedale da Francoise.”
“Io…”
“Preparati e parti.” Gli disse mentre uscivano, ma poi, ricordandosi degli altri ragazzi che comunque erano scioccati lei disse “E voi continuate a lavorare, tanto non è che possiamo ridurre la frattura noi.”
Dio. Dio. Lei sapeva, lei sapeva. Lei sapeva che sarebbe successo qualcosa, che qualcuno si sarebbe fatto male. Ma non pensava sarebbe stato proprio la grande stella della ginnastica, il grande Jerome. Tutto stava continuando a peggiorare.
***

Ospedale

Al triage incontrarono un infermiera che li conosceva perché il ragazzo era stato portato all’ospedale universitaria che era quello dove loro aveva fatto qualche mese di internato.
“State cercando Jerome?” chiese Katy, l’infermiera.
“Sì… io sono la sua allenatrice e lui è il suo ragazzo e compagno di squadra.” Rispose lei velocemente.
“Tranquilla, il suo agente mi aveva avvisato che tu e lui sareste arrivati. Stanza 45, reparto ortopedia.”
Saliti trovarono subito la stanza perché c’era un capannello di gente lì davanti: infermieri che cercavano di allontanare giornalisti, l’agente di Jerome che cercava di parlare al telefono con la madre del infortunato, medici, fotografi…
“GENTE! QUESTO È UN OSPEDALE, NON UN CIRCO. O VI ALLONTANATE DA QUI, O VI SPEDISCO FUORI A CALCI!” diciamo che Lauren non aveva il minimo senso della misura, perché aveva urlato talmente tanto forte che anche i sordi della geriatria l’avevano sentita… ma sapeva farsi rispettare perché fotografi e giornalisti scomparvero subito.
“Loren, non vedo l’ora di vederti lavorare qui. Tutti terrorizzati… tu che sembrerai la regina dell’ospedale in ogni momento e noi come piccoli schiavetti che ti diremo sì signora.”. questo si può pensare essere Francoise, ma invece era il giovane chirurgo ortopedico che aveva operato Jerome.
“E tu sarai il primo dei miei schiavetti… ora fai entrare il ragazzo dal suo ragazzo, che io devo parlare con il caro agente.” Disse lei indicando prima Francoise e poi l’agente.
“Sì, sì… prego… è ancora un po’ scosso per l’anestesia, ma dovrebbe stare abbastanza bene.”
“Se stesse bene potrebbe gareggiare alle olimpiadi. Il stare bene è tutto relativo in questo caso.” Rispose il giovane ginnasta.
“Ho capito sai quale è il problema.” Disse Lauren al ragazzo prima che lui potesse aprire la porta.
“Di che stai parlando?”
“Tu non hai paura perché lui potrebbe morire o perché il suo sogno è ormai infranto… tu hai paura perché ora non hai più una scusa per poter non fare le olimpiadi come vuoi tu!”
“E se anche fosse?”
“Saresti sul serio meschino.”
“Naaa, avrei solo imparato dalla migliore.” Disse prima di entrare.
Una volta entrato Francoise si sedette accanto al letto di Jerome e gli disse “Mi dispiace davvero tanto… io… è solo colpa mia. Quando ti ho visto… quando ho visto come ti allenavi duramente, e quando ho visto quello di cui eri capace mi sono sentito sconfitto… mi sono sentito per la prima volta sconfitto senza che fossi io a volerlo… mi sono sentito perso perché avevo incontrato qualcuno di più bravo di me, qualcuno di più capace qualcuno migliore di me… e ora che non puoi gareggiare… mi sento come se fossi stato io. Ho sperato più e più volte, prima di conoscerti che ti potesse accadere un incidente… solo per essere sicuro di perdere secondo le mie regole… e ora… ora mi sembra tutto sbagliato… io mi sento terribilmente in colpa per quello che ti è successo… vorrei non aver detto quelle cose… vorrei essere riuscito ad essere un ragazzo migliore, un atleta migliore… solo che ti ho conosciuto troppo tardi…”.
“Tu…” disse l’altro ragazzo con la voce molto flebile.
“Sei sveglio… hai sentito tutto? A me… dispiace… io non…” cominciava a balbettare, perché si sa… non è una cosa semplice da dire… “Scusa ma per un po’ ti ho voluto morto”, non è mai bello…
“Anche io ti ho voluto morto per un po’ di tempo, tu, la persona che non ha bisogno di allenamento, che deve impegnarsi per sbagliare… è brutto da sentirsi dire… sai no… “A Parigi c’è uno che ha una tecnica sopraffina, che fa ginnastica come nessuno sa fare… se ci fosse stato lui alle olimpiadi tu non avresti mai vinto…”. Poi arrivo qui e vedo Cesare e dico… sarà lui quello che ha una tecnica sopraffina… ma poi vedo te, con il tuo essere terribile, incapace di fare una routine del tutto completa e giusta… e capisco che sei tu… tu hai la tecnica migliore del mondo… e per un po’ di tempo ho pensato ma se gli succedesse qualcosa… se a lui succedesse un incidente io non avrei problemi… ma l’incidente è successo a me… non posso fartene una colpa. Mi sono innamorato del mio più grande rivale e non posso fare a meno di esserne felice, perché non riuscirei a passare un momento senza di te.”
“Io… mi dispiace, mi dispiace di non essere capace di essere un buon atleta, di non riuscire a essere buono…”
“Tu non ti devi scusare con me… ma fammi una promessa alla cavallina, vinci per me. Vinci e  non pensare agli altri…”
“Ma se poi…”
“Tu non diventerai mai come tuo padre, ci sarò io con te ad evitarlo.”
“Ti amo troppo… ti amo troppo per vivere senza di te… sei la metà del mio cuore… senza quella metà la mia vita sarebbe troppo vuota.” E poi lo baciò.
A rovinare il bel momento arrivò Lauren che disse “Bene, dopo che avete fatto il vostro eterno patto d’amore e di felicità ho una proposta da fare all’invalido.”
“Sono tutto orecchi… e anche se non lo vuole fare notare anche il ragazzo qui di fianco ascolta ben volentieri.” Rispose lui.
“Bene, visto che tu ormai non puoi più fare le olimpiadi… che ne dici di allenare Francoise? Come sai io non posso scendere nell’arena, a) perché mi si rovinerebbe la parrucca con tutta quella polvere di magnesia e b) perché c’è sempre il rischio di incontrare qualcuno che mi riconosca… quindi, che ne dici?”  
  
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