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Autore: DonnieTZ    02/08/2017    5 recensioni
[Destiel] [Dystopian!AU]
In un universo in cui tutto è controllato - perfino l'arte e le relazioni - si racconta della leggendaria connessione che collega le anime gemelle quando esiste la possibilità concreta che il loro amore si realizzi. Cas, con la sua fede nel rigido sistema che governa tutto, è un pittore solitario; la voce che improvvisamente sente una sera qualsiasi, invece, è quella di Dean, un cantante che il sistema lo odia.
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Avrebbe voluto essere in grado di chinare la testa, di sottostare alle regole, ma c'era qualcosa nella sua anima che non voleva saperne. C'erano passioni e tormenti e incubi dietro le palpebre quando arrivava l'alba e lui andava a dormire. Cantare rendeva tutto così evidente da fare quasi male. Ma quella sera c'era il vago pensiero di dover ricacciare indietro la malinconia, perché non era solo a sentirla vibrare nella mente.
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Non aveva davvero idea di cosa stesse dipingendo, non riusciva a carpire un'immagine completa, ma sapeva che riguardava Dean. C'erano angoli più scuri, sfumature che si incupivano fino a diventare nere, ma il verde smeraldo brillava al centro della composizione, come una luce lontana.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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12. Profonde verità e profondi piaceri

Cas posò l'ultimo scatolone in mezzo alla stanza. Non era piccola come la sua, ma neanche troppo diversa, con un grande letto matrimoniale spinto contro il muro, un paio di comodini dello stesso metallo del resto della mobilia – armadio e libreria –, l'angolo cucina con la penisola grande quanto bastava a stare seduti in due sugli sgabelli squadrati. La finestra, stretta e lunga, troppo in alto nel muro per poter osservare altro che non fosse il cielo, poteva essere aperta grazie al lettore. Quella fu la prima cosa che Dean fece, dopo aver finito di aiutare Cas a portare all'interno tutto, in modo che il vetro scorresse a scomparire nella spessa parete.
«Odore di vernice, hanno appena ridipinto» spiegò, senza riuscire davvero a nascondere il suo ampio sorriso.
Era arrivato lì prima di Cas che, una volta chiusa la pratica in centro, era dovuto passare da quel quartiere all'ormai “vecchia” stanza in quello degli artisti, sistemando sul veicolo elettrico prenotato il giorno prima tutti i suoi averi per il trasferimento.
Se Cas era abituato all'odore di vernice perché non respirava altro a lavoro, lo era molto meno all'idea di uno spazio privato da dividere con Dean. La sera passata si erano salutati con baci appassionati, dandosi una buonanotte tanto lunga che Cas aveva rischiato di arrivare a casa dopo il limite concesso dal permesso. Quando si erano rivisti per il trasloco – Dean pronto a portare dentro le sue ultime scatole e Cas appena sceso dal veicolo – si erano scambiati un bacio più casto, quasi frettoloso, per non dover pagare troppi crediti il servizio di trasporto.
In quel momento, soli, fra la marea di scatoloni che sarebbero stati riciclati per altri traslochi di altre persone non appena loro avessero finito, sembrò scendere su Cas la realizzazione di essere a casa.
Niente più baci che significavano 'arrivederci', niente più fretta, niente più lontananza.
«Hai già fatto il letto» si decise a dire, spostando lo sguardo dalla finestra aperta al materasso, al solo scopo di sovrastare il rumore dei suoi pensieri.
«Ho pensato... che magari ci saremmo stancati presto, fra gli orari che abbiamo fatto ieri e... il resto... no?»
 
Dean si era subito voltato dall'altra parte, iniziando ad aprire una delle scatole, cercando di nascondere il disagio mentre parlava. Quando sentì la mano di Cas sulla spalla, però, tornò a guardarlo. L'ultima cosa che voleva era sembrare disperato ma – Dio – se voleva toccarlo, stringerlo, accarezzarlo. E, al diavolo il trasloco, voleva essere nudo in quel letto il prima possibile. Sentiva che per Cas era lo stesso, anche se i suoi pensieri erano meno diretti, meno aggressivi, e c'era tutto un mondo di piccole curiosità sulla loro nuova vita insieme a puntellarli.
In fondo, era stato Cas stesso a pensarlo, più di una volta: non conta solo quello che vuoi, conta quello che decidi di fare.
“Fallo.”
I pensieri di Cas quasi urlarono quell'invito, mentre sul suo viso si allargava un sorriso ampio. Dean si abbandonò alla tentazione e lo strinse in un abbraccio soffocante.
Ce l'abbiamo fatta. Cazzo, ancora non ci credo. Mi sembra tutto così assurdo.
“Lo è. Ma siamo qui.”
Dean affondò il viso nell'incavo fra la spalla e il collo di Cas, respirando a fondo, felice. Con il naso sfiorò la pelle, scorrendo fino all'orecchio, per poi far scivolare la bocca lungo la mascella di Cas, fino alle sue labbra. Profumava di pulito: sapone, un vago sentore di un fresco dopobarba, qualcosa di semplice e così infinitamente Cas. Sapeva di dolce, della colazione consumata quella mattina, di zucchero e caffè. Dean sentiva le sue mani carezzarlo ovunque, percorrendogli la schiena, i fianchi, l'addome, curiose ma titubanti nel loro studiare. La bocca di Cas si unì alla sua, piano, e di nuovo diventarono una sola persona, una sola entità, cuciti insieme con punti serrati, impossibili da slegare.
Dean non lo meritava. Non meritava quella connessione, né l'amore di Cas, né tutto quello che aveva avuto dalla vita, ma c'era uno strano egoismo a spingerlo oltre, a muoverlo verso il letto. Si ritrovarono sdraiati e Cas separò le loro labbra, annaspando alla ricerca d'aria.
“Non pensi di meritare di essere amato?”
No.
Una singola parola, ma non c'era modo di fermarla quando erano i pensieri a parlare per lui.
«Ti amo, Dean.»
Cas pronunciò quelle parole a voce alta, mentre gli si formavano nella mente, chiare e precise nella loro estrema verità. Dean poteva sentire, palpabile e reale, il sentimento che si spandeva dal centro pulsante di Cas. E lo sentiva dentro di sé, senza possibilità di salvezza.
Riprese a baciare, mordere, accarezzare, spingersi corpo contro corpo. Non era abbastanza, neanche lontanamente, nonostante la connessione mentale li confondesse uno nell'altro, annientando i confini. Non era abbastanza quando sulla pelle c'erano vestiti e attese.
«Ho bisogno...»
La voce di Dean uscì rauca, spezzata di desiderio.
Di te.
“Spogliati.”
 
Cas osservò Dean spogliarsi, seduto sul bordo del letto, attento, gli occhi vigili a cogliere ogni contorno, ogni angolo, ogni scampolo d'ombra scavato dalla luce. Dean era bello, in ogni senso, come Cas aveva sempre pensato. No, creduto, con una fede mai sperimentata prima.
“Cas, potresti smetterla? Lo stai rendendo strano.”
Non posso smettere di pensare la verità, Dean.
“Sei impossibile.”
Cas osservò il sorriso abbozzato sul viso di Dean, il vago imbarazzo per quei complimenti che non sapeva come gestire, la corazza di spavalderia che piano lasciava il posto all'anima morbida e fragile che Cas aveva sempre percepito, ma mai visto prima di quel momento.
Finirono nudi in fretta e ancora più in fretta approdarono fra le lenzuola, come se il tempo si stesse divertendo a scivolare via. Si disegnarono in punta di dita, poi con le labbra, finché Dean non affondò fra le gambe di Cas con il viso, gettando uno sguardo verso l'alto, tinto di malizia. Cas fece scorrere le mani fra i suoi capelli, scompigliando il sapiente lavoro che Dean amava compiere davanti allo specchio. Affondò nel calore umido, lasciandosi travolgere dalla sensazione di un altro uomo contro la sua pelle, a dargli piacere, i pensieri un caos senza forma, la connessione più forte che mai ad annullarlo in quell'intimità. Non era la prima volta, fra loro, eppure lo era, perché mai erano stati davvero così vicini. Cas non aveva mai concesso ad un essere umano quella vicinanza, ma l'esperienza di Dean era anche la sua, in quel momento, e cancellava qualsiasi dubbio.
Dean, voglio...
Era surreale, sentirlo lì, reale, caldo. E Cas voleva perdersi ancora più a fondo in quella sensazione, fino a non capire più il senso della realtà, le sue regole, la sua logica.
“Sì.”
 
Dean rotolò sullo stomaco, sdraiandosi al fianco di Cas, allungandosi verso il cassetto in cui aveva sistemato tutto il necessario. Porse a Cas la boccettina di liquido e una pastiglia.
«Devi farla sciogliere sotto la lingua» spiegò, velocemente.
I pensieri di Cas sembrarono avvolgersi su se stessi, contorcersi, per poi tornare chiari e cristallini. Ricordò quella mattina, mentre caricava gli scatoloni sul mezzo prenotato: la busta che era arrivata a Dean, le pillole, lo sforzo di Dean di nascondere pensieri che erano diventati oscuri e si erano dissolti subito dopo, lasciando che Cas tornasse a concentrarsi sul trasloco.
Dean sbucò fuori da quell'indagine nella mente dell'altro solo per cercare di spiegare.
«Senti, sono stato con...»
“Benny” completarono i pensieri di Cas.
«È stato un rapporto fuori dal sistema, quindi niente controlli medici o altro, e Benny... non so se fosse stato con qualcun altro, prima. Lo sai come funziona. Ok, forse non lo sai. Perché dovresti?» Dean si passò la mano fra i capelli.
Sono arrivate stamattina. Io sono schedato per il rapporto fuori dal sistema e tu sei il mio compagno. Fino alla prima visita di coppia, dobbiamo assicurarci che tu non... corra rischi. Questa ti protegge da tutto.
«Accontentami, d'accordo?» chiese.
Cas annuì, serio in volto, e mise in bocca la pastiglia. Stava pensando a quanto fosse ingiusto negare una visita per il solo fatto di non essere parte del sistema a chi aveva avuto rapporti a rischio. Stava realizzando l'ingiustizia di negare la sicurezza fisica alle persone al solo scopo di spingerle a trovare un compagno ufficiale: se si voleva una visita che riguardasse l'ambito sessuale, si doveva essere una coppia certificata. E, anche il quel caso, il solo scopo delle visite semestrali era controllare che nessuno dei due avesse tentato di infrangere le regole.
Dean attese che quei pensieri si dissolvessero come la pastiglia sotto la lingua di Cas.
Grazie. Ha un po' rovinato l'atmosfera?
“No. Vieni qui.”
Dean scivolò vicino a Cas, stringendosi al suo corpo. Si sentiva così stanco del senso di colpa, dei ricordi macchiati dalla morte, della continua denigrazione da parte del sistema di qualcosa che forse non era stato amore, che non era stato altro che un'amicizia condita con del buon sesso, ma che era stato naturale.
Cas se lo strinse contro, posando ovunque, piccoli, rassicuranti, baci che finirono per sciogliere i nodi di tensioni che si erano stretti per un momento dentro Dean.
Tornarono a sondarsi, questa volta con più decisione, aiutati dal liquido spremuto fuori dalla bottiglietta. Le dita di Cas scivolarono su Dean, dentro Dean, strappandogli piccoli gemiti di piacere. Presto, però neanche quello fu più abbastanza, per quanto intimo e piacevole e sconvolgente fosse sentire Cas esplorarlo in quel modo intimo, senza barriere.
 
Cas colse i pensieri di Dean, quelle suppliche pensate a cui l'altro non dava voce, e si posizionò fra le gambe aperte ad accoglierlo. Fece piano, con delicatezza, avanzando cauto, studiando le sensazioni che Dean stava provando per assicurarsi che il fastidio non fosse mai troppo. Poteva sentire tutto: l'impressione di possedere, ma anche quella di essere posseduto, la percezione di spingersi e quella di essere spinto, prendere e cedere, cogliere e dare, come se fossero lo stesso identico movimento, il medesimo gesto.
Quando combaciarono alla perfezione, fu un rinnovato e ancora più potente tornare interi, completi, senza più parti mancanti.
“Cas...”
Sono qui. Siamo noi. 
Piano, prima, poi sempre più forte, riempiendo la stanza del rumore del letto contro la parete e dei loro sospiri spezzati. Annegando nella connessione, nel loro amore, sempre di più, annullando tutto il resto, riecheggiando uno nell'altro a riempire antichi vuoti.
Il piacere li colpì entrambi – dopo un lungo appartenersi che li spinse fino al bordo e poi oltre, nel baratro di quell'unione –, senza permettere di capire davvero di chi fosse, intenso e più violento di ogni altra sensazione sperimentata nella loro vita. 




 
Ciao! 
Come state? Spero bene. In queste giornate torride è davvero difficile scrivere, lo ammetto, ma mi sforzo perché voi siete immensamente carin* e mi sostenete con le vostre belle recensioni. Quindi... ecco qua. Questo è L'ULTIMO CAPITOLO FLUFFOSO. Se siete deboli di cuore e di spirito fermatevi pure qui. XD Come potete vedere non sono molto per il p0rnp0rn, per le scene estremamente esplicite, ma spero vi sia piaciuto lo stesso il fatto che si siano finalmente... che abbiano davvero... insomma davverdavvero... ecco.
Come detto, la storia avrà 15 capitoli (e forse un breve epilogo, ma brevebreve). Quindi ci siamo quasi.
GRAZIE ancora a chi avrà la pazienza/voglia di lasciare una recensione e a chi è stato così prezioso da farlo nei vecchi capitoli. Vi risponderò subitissimo! 
DonnieTZ


 
   
 
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