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Autore: ValeDowney    02/08/2017    0 recensioni
"Storybrooke sembra una cittadina come tutte le altre, se non fosse per il fatto che non è sulle carte, nessuno sa della sua esistenza e i cittadini sembrano nascondere qualcosa. Rose, una bambina dolce ma curiosa e sempre in cerca di guai, scoprirà, insieme al suo amico Henry, che qualcosa di magico si aggira per quella città"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Rose of true Love


 
 
  Capitolo XX: Il Vero Amore vince sempre -  Prima Parte

 
Foresta Incantata
 
Un acuto pianto echeggiava tra le varie stanze del castello oscuro. Belle stava andando avanti e indietro per la stanza, cercando di calmare Rose che piangeva tra le sue braccia. Ormai la piccola stava piangendo già da diverso tempo e non c’era modo di farla smettere.
Belle aveva provato con ninnenanne e latte, ma non c’era stato nulla da fare. Sembrava che, quel giorno, Rose volesse esprimere tutte le sue doti canore, soprattutto in quel momento in cui mancava il padre. Sembrava che Tremotino avesse una strana magia per la sua piccolina. Ma non una magia che di solito praticava. Era più una specie di legame speciale che aveva sempre avuto con Rose quando questa si trovava ancora nella pancia di Belle.
“Dai Rose, fa' la brava. La mamma è qui. Su, su, fai la brava” le diceva dolcemente cullandola. Ma, di tutta risposta, ricevette un pianto più acuto. In quel momento Belle sentì degli scricchiolii: alzò lo sguardo per vedere il lampadario in vetro traballare per poi staccarsi dal soffitto. Belle si spostò appena in tempo prima che il lampadario le crollasse addosso, cadendo a terra e rompendosi. Grachen accorse.
“Lady Belle, cosa è successo?” domandò preoccupata. Poi abbassò lo sguardo sul lampadario rotto. Si mise una mano sulla bocca e aggiunse: “Oh, santo cielo” e riguardò Belle. Rose continuava a piangere.
“Non è successo niente, Grachen. Stiamo tutte e due bene. Diciamo che Rose è un po’ agitata” disse Belle, cullando la figlia.
“La sua magia sta diventando pericolosa: dovete fare qualcosa” disse Grachen.
“Voi non farete un bel niente!” replicò una voce e apparvero Tremotino ed Excalibur. Mentre avanzava verso di loro, il signore oscuro aggiunse: “La magia di Rose non va bloccata o causerebbe danni peggiori.”
“Ha rotto un lampadario in vetro” disse Grachen guardandolo.
“Non ne vedo il problema. Vorrà dire che prenderemo un altro lampadario” disse ridendo Tremotino.
“Ha fatto quasi del male a Lady Belle e alla piccola” disse Grachen. Tremotino guardò Excalibur accanto a lui che, guardandolo a sua volta, scosse negativamente la testa. Riguardò Grachen dicendole: “Anche questo non è un problema, considerando che entrambe le mie donne sono sane e salve. Tu, invece, perché te ne stai qua a cincischiare quando c’è un intero castello da pulire? Su, su, pussa via.”
Grachen lo guardò malamente. Si volse verso Belle dicendole: “Se ha bisogno di qualcosa, non esiti a chiamarmi.”
“Grazie mille per la tua preoccupazione, ma non ce ne sarà bisogno” disse Belle sorridendole. Grachen se ne andò, non scambiando occhiata con Tremotino. Questi la guardò uscire. Poi guardò Belle e disse: “Deve essersi svegliata, come ogni giorno, con la luna storta.”
Belle si limitò a guardare la figlia in braccio che continuava a piangere. Quindi disse: “Non capisco cosa possa avere: è da un bel po’ che piange.”
“È una cosa normalissima se si sta avvicinando qualcosa di molto grosso e importante. Ma soprattutto se il suo papà manca” disse Tremotino. Belle gliela consegnò e, piano piano, il pianto di Rose cessò, limitandosi a singhiozzi. La ragazza lo guardò e stupita chiese: “Come ci sei riuscito? Con qualche magia, per caso?”
“No, non si tratta di magia. È come se io e Rose fossimo sempre stati connessi. Appena la prendo in braccio è come se lei mi riconoscesse subito. Come se sapesse chi sono per lei” rispose Tremotino e guardò Rose che lo guardava senza piangere e, ora, senza neanche un singhiozzo. Il signore oscuro la baciò sulla fronte e Rose gli prese una ciocca di capelli. Belle li guardò sorridendo. Poi si avvicinò a loro e domandò: “Come è andata?”
“Direi egregiamente, se tralasciamo un paio di particolari” rispose Tremotino.
“Un paio di particolari?” ripete stupita Belle. Tremotino la guardò e spiegò, dopo aver sospirato: “Sai benissimo che dove andremo verremo privati delle nostre memorie e avremo nuove identità. È per questo motivo che dovrai sempre portare con te il medaglione che ti ho regalato: non solo è protetto esternamente da un mio incantesimo, ma internamente ha una magia ancora più potente. Più potente di qualsiasi cosa che io stesso abbia creato.”
Belle toccò con una mano il medaglione – con arcolaio e rosa dorati uno accanto all’altro – che portava al collo. Poi alzò lo sguardo e chiese: “E per quanto riguarda Rose?”
“Prima io ed Excalibur siamo stati nella foresta e nel posto che un tempo era la sua tana dove è nata. Ho praticato in essa un potente incantesimo. Non bisogna far altro che mettere Rose al suo interno, in modo che i suoi ricordi rimangano intatti o, almeno, quelli più significativi” spiegò Tremotino guardandola. Belle, però, abbassò lo sguardo. Il signore oscuro quindi le domandò: “Cosa c’è?”
“Mi sento che accadrà qualcosa di brutto” rispose Belle. Lo guardò e aggiunse: “E se non dovessimo ritrovarci? E se Regina trovasse Rose prima di noi? No, non sono sicura di tutto questo.”
“Belle, cerca di ragionare: è il solo modo per potervi salvare entrambe. E poi Jefferson vi aiuterà” disse Tremotino.
“Jefferson?! Cosa c’entra lui? Perché hai dovuto coinvolgerlo?” chiese Belle.
“È… per un patto che abbiamo fatto. Ma è tutto sotto controllo e lui ha accettato” rispose Tremotino.
“Sicuramente lo avrai messo in condizioni di accettare. Non lo so. Regina è molto astuta” disse Belle.
“Ma io lo sono di più. Prometto che ci ritroveremo e saremo tutti insieme” disse Tremotino, mettendole una mano sulla spalla. Belle si avvicinò. Mise una mano sulla testa di Rose che guardò la madre e le sorrise. Belle le sorrise a sua volta. Quindi riguardò Tremotino e disse: “Ma se non dovessimo essere insieme, se qualcosa dovesse accadere, devi promettermi che crescerai Rose come lo avrei voluto anche io. Deve essere felice. Deve avere il suo papà sempre accanto e proteggerla da qualsiasi cosa. Non farle mancare mai nulla ma, soprattutto, non deve mai mancarle il tuo affetto. Non importa ciò che avrà ma chi avrà accanto a sé, e io voglio che sia tu a starle accanto.”
Tremotino era rimasto senza parole. Sembrò che gli occhi gli diventassero lucidi. Stava davvero per mettersi a piangere? Non poteva pensare a una vita senza la sua Belle accanto. Forse un tempo sì, quando aveva solo sete di potere e ritrovare suo figlio Baelfire. Ma ora era diverso. Belle era la luce nel suo cuore. Ciò che lo faceva rimanere ancora umano. E Rose era il frutto del loro amore. La loro rosa da proteggere da chi voleva portarla via e farle del male. Non poteva e non voleva sentire quelle parole provenire dall’unica persona che aveva – e amava – per davvero. Il bacio del vero amore poteva anche aver funzionato a metà, ma solo per codardia sua nel non voler rinunciare al potere. Ma lei era rimasta ed era nata Rose. Erano una famiglia e non poteva pensare che fra qualche giorno forse non si sarebbero mai più rivisti.
Le accarezzò dolcemente una guancia con il dorso della mano. Belle chiuse gli occhi, assaporando quella calda carezza.
“Te lo prometto” le disse semplicemente. Belle riaprì gli occhi. Stavano per baciarsi quando un forte tuono li fece voltare lo sguardo verso la finestra. Iniziò a piovere forte. Rose abbassò il labbro inferiore e lasciò andare la ciocca di capelli del padre. La piccola emise dei piccoli singhiozzi.
“No, piccolina, non piangere. È solo un temporale. Ci sono mamma e papà qua con te. Ora passa tutto” cercava di rassicurarla Belle con dolci parole mentre le accarezzava la testa. Ma Tremotino, continuando a guardare il forte temporale, sapeva benissimo che qualcosa stava per accadere.
 

Storybrooke
 
Rose, Paige e Victor corsero con quanto fiato avevano, raggiugendo in breve tempo l’ospedale. Percorsero i vari corridoi, fino ad arrivare al pronto soccorso dove vari medici e infermieri erano attorno a un paziente. Ma non era un paziente qualunque: Henry stava su quella barella, a maglietta scoperta, mentre continuavano a praticargli il massaggio cardiaco.
“Dategli altra morfina” disse il Dottor Whale.
“Dottore, ci siamo dietro da più di dieci minuti. Il cervello potrebbe aver subìto dei danni in mancanza di ossigeno” disse un’infermiera.
“Non mi interessa! Dobbiamo fare il possibile affinché questo bambino non muoia. Andremo avanti finché non si riprenderà” replicò il Dottor Whale.
Rose non poteva starsene lì a guardare. Quindi entrò nella stanza e, facendosi largo tra dottori e infermieri, andò accanto al lettino e, guardando l’amico, disse: “Henry, sono Rose. Ti prego, apri gli occhi. Non puoi andartene proprio ora che siamo vicini alla soluzione. Ti prego Henry, non ci abbandonare. Abbiamo bisogno di te. Sei il mio migliore amico: non posso perderti. Tu mi sei sempre stato accanto anche quando, magari, non volevo. Henry, ti scongiuro, devi lottare con tutte le tue forze.” Gli prese una mano, mentre le lacrime le bagnavano il viso, finendo su quello di lui.
Paige li guardò, poi il suo sguardo si posò sulla mano di Rose che teneva quella di Henry. Provò qualcosa dentro di sé che non aveva mai provato prima. Forse era gelosa? Ma come poteva esserlo? Erano solo dei bambini e l’amore era una cosa da adulti… o forse no?
I dottori continuavano a rianimare Henry. Si sentiva il battito del suo cuore sulla macchina accanto. Ma poi... un lungo suono continuo.
“No! No!” replicò il Dottor Whale, mentre guardava la linea piatta. Poi guardò gli altri e aggiunse: “Coraggio, usate i defibrillatori e portate via questa bambina!”
Un’infermiera, allontanò Rose da Henry. Rose lasciò la mano di Henry e, mentre veniva allontanata, gridò: “Henry! Henry, devi svegliarti! Henry, ti prego, svegliati! Avevi ragione: la maledizione esiste veramente! Henry, svegliati!” L’infermiera la condusse fuori, da Victor e Paige, per poi rientrare dai colleghi.
Rose se ne stava lì, oltre la vetrata insieme a Victor e Paige, a guardare il suo migliore amico lottare tra la vita e la morte e lei era lì a non fare niente. Ma non era da lei starsene con le mani in mano.
“Povero bambino. Sta… sta morendo” disse Victor.
“Non morirà! Non glielo permetterò!” replicò Rose. Poi voltò lo sguardo e, su un lettino, vide lo zainetto di Henry e tutta la roba, precedentemente in esso, sparsa sul lettino stesso compreso…. il libro. Rose si avvicinò e prese in mano il volume. Sfiorò con le dita la scritta dorata “Once Upon a Time”. Lo strinse forte a sé per poi voltarsi e guardare i dottori che tentavano di rianimare il suo migliore amico. Il primo amico che aveva avuto il coraggio di parlarle. Che non aveva mai avuto paura di suo padre.
 
Storybrooke anni prima
 
Gold e una piccola Rose stavano camminando, mano nella mano, per la via principale della città. Era il primo giorno d’asilo anche se al mattino Rose aveva fatto non pochi capricci. Di tanto in tanto, Gold abbassava lo sguardo per vedere la figlia pensierosa. Di solito era molto chiacchierona, ma quella mattina, già a colazione, non aveva proferito parola.  Riguardò avanti.
“Vedrai, l’asilo ti piacerà” le disse.
“Ma non posso stare a casa con te o venire in negozio?”  domandò Rose guardandolo.
“Piccola mia, lo sai che lo vorrei tanto ma, standotene a casa, non imparerai tante cose belle quante te ne insegneranno all’asilo. E poi così ti farai un sacco di amici” rispose Gold, facendo un piccolo sorriso, anche se gli si spezzava il cuore a lasciarla andare. Ovviamente non sarebbe stato per sempre ma, finora, non si era mai separato da lei nemmeno per mezza giornata.
Arrivarono davanti all’asilo. C’erano tanti genitori che stavano salutando i loro figli. Gold si abbassò davanti a Rose e, mettendole le mani sulle spalle, disse, dopo aver sospirato: “Sai già che mi mancherai tantissimo. Ma vedrai che ti divertirai un sacco anche senza di me.”
Rose non disse nulla. Si limitò ad abbracciarlo. Gold fece altrettanto. Chiuse gli occhi mentre teneva il volto sui capelli della figlia. Profumavano di rose. Era il suo profumo preferito. Lo era stato anche della madre.
Gold riaprì gli occhi e la guardò. Rose lo guardò chiedendogli: “Papà, perché stai piangendo?”
“No… è solo che era ieri quando ti tenevo tra le mie braccia e ti cullavo per farti addormentare, sussurrandoti dolci parole. Mentre ora vai già all’asilo. Vorrei che il tempo non passasse mai per poterti avere per sempre” rispose Gold, dopo essersi tolto velocemente una lacrima.
“Ma tu mi avrai per sempre: non me ne andrò da Storybrooke. Sei il mio papà e non potrei mai lasciarti solo. Siamo una famiglia, no?” disse Rose. Gold sorrise e le accarezzò dolcemente una guancia. Anche Rose gli sorrise, ma entrambi voltarono lo sguardo quando una voce disse: “Vedo che siamo di facili sentimentalismi.” Videro Regina che teneva per mano suo figlio Henry.
Gold si rialzò e, dopo aver messo protettivamente Rose dietro di sé, disse: “Vostra maestà, non la credevo così solitaria. Dove si trova il vostro caro sceriffo?” e sorrise maliziosamente.
“Non so a cosa alluda ma, come può vedere, non sono da sola: ho accompagnato mio figlio Henry per il suo primo giorno d’asilo, anche se già so di pentirmene. Odio dover lasciare il mio adorato Henry nelle mani di quelle suore” disse Regina.
“La penso esattamente come lei ma, come ben sa, non possiamo tenere prigioniero qualcuno per molto tempo” disse Gold. Regina strinse forte la mano di Henry. Temeva che Gold avesse scoperto di… no, non era possibile. Gold non si ricordava nulla, oppure sì? Mentre i due adulti parlavano, Rose spuntò da dietro suo padre e guardò Henry. Lo aveva già visto in precedenza, ma non c’era mai stata vicina né gli aveva mai parlato. Lo aveva incontrato più volte al parco, ma con suo padre che la teneva costantemente sorvegliata non aveva mai avuto l’opportunità di andare da lui.
Regina lo guardò per poi, come aveva fatto precedentemente Gold, abbassarsi davanti a Henry e parlargli. Gold abbassò lo sguardo e mise una mano intorno alla figlia. Rose lo guardò, sorridendogli. Gold le sorrise a sua volta.
“E mi raccomando, sta' lontano da certe persone: potrebbero avere una brutta influenza su di te” finì Regina di dire a Henry. Gold e Rose li guardarono e sapevano benissimo che la donna si stava riferendo alla bambina. Regina li guardò e sorrise maliziosamente. Henry l’abbracciò e corse dentro l’edificio.
Rose si strinse al padre. Non voleva allontanarsi da lui. Gold la strinse a sé, ma poi le disse: “Ora devi andare. Ci vediamo oggi pomeriggio” Rose alzò lo sguardo dicendogli: “Ti voglio tanto bene, papà.”
“Te ne voglio tanto anche io, mio piccolo fiore” le disse sorridendo. Rose, con tristezza, entrò anche lei nell’edificio. Gold la guardava per poi sospirare.
“È dura quando si manda via una persona. Ma si tenga ben stretta la sua piccola mocciosa” disse Regina. Gold la guardò minacciosamente. La donna si limitò a sorridergli per poi voltarsi e andarsene.
Gold non si fidava di quella donna. Se solo avesse provato a toccare la sua adorata Rose, gliela avrebbe fatta pagare molto amaramente. E lui aveva il potere di farlo. Riguardò un’ultima volta l’asilo e poi se ne andò anche lui.
Passarono le ore, ma Rose non si era affatto integrata. Nessuno le stava accanto. La guardavano per poi fare gruppetto tra di loro. La evitavano spontaneamente. Non vedeva l’ora di ritornare da suo padre e andarsene da quel brutto posto. Persino le suore la guardavano quasi con indifferenza. Vedeva in loro quei loro sorrisi forzati solo per guadagnarsi la sua fiducia in modo che il padre non le sbattesse fuori dal convento. Ma così non si rendevano conto di peggiorare solo le cose.
Era tempo di ricreazione e Rose si trovava sola sotto a un albero. Gli altri bambini non l’avevano neanche presa in considerazione per giocare con loro. Aveva lo sguardo abbassato, ma lo alzò quando comparì un’ombra. Si trattava di Henry.
“Ciao” le disse semplicemente Henry.
“Ciao” contraccambiò lei. Ci fu silenzio ma poi Henry domandò: “Vuoi venire a giocare con me?”
“Vuoi veramente che giochi con te?” chiese stupita Rose.
“Certo. Perché, c’è qualcosa che non va?” domandò Henry.
“No… è che nessuno vuole mai giocare con me e cerca sempre di starmi alla larga” rispose Rose.
“Lo fanno per via di tuo padre. Ma tu non sei tuo padre. Tu sei diversa” disse Henry.
Rose fece un piccolo sorriso. Proprio in quel momento, una palla rotolò accanto a loro. Videro delle bambine correre verso di loro per poi fermarsi. Una di loro disse, ignorando completamente Rose: “Ehi Henry, dai, dacci la palla e poi vieni a giocare con noi.”
“Va bene, ma può venire anche Rose?” chiese Henry. Le bambine parlarono tra di loro sottovoce. Poi li riguardarono e la bambina di prima rispose: “Certo che no. È stramba come il padre e sicuramente farà qualche trucchetto per farci perdere tempo.”
Henry prese la palla e disse: “Allora rimango qua con lei” e lanciò la palla alla bambina, che stupita domandò: “Non starai dicendo sul serio?!”
“Certo che dico sul serio. Lei non è come suo padre. Dovreste imparare a conoscere meglio una persona prima di giudicarla” rispose Henry. Rose rimase senza parole. Quel bambino la stava difendendo.
La bambina alzò le spalle. Per poi dire: “Fa’ come ti pare. Perderai solo del tempo con lei.” E, insieme alle altre, se ne andò via.
“Invece siete voi che non sapete cosa vi state perdendo” disse Henry. Poi si voltò verso Rose. Quest’ultima gli disse: “Grazie. Nessuno mai prima d’ora, eccetto per mio padre, aveva preso le mie difese”
“Be', gli amici servono anche a questo, no?” disse Henry e Rose sorrise. Da quel giorno i due divennero amici inseparabili.



 
Note dell'autrice: Buona sera ed eccomi qua con la prima dell'ultimo capitolo....di questa prima stagione. Ebbene sì finalmente dopo tanto tempo, sono arrivata alla fine della prima stagione (in netto ritardo con il resto della serie ma, come si dice, meglio tardi che mai, no?) Comunque come noterete ho voluto cambiare un pò di cose (soprattutto lo vedrete nella seconda parte) e spero di essere riuscita a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle. Del perchè Rose sia rimasta piccola per ben 28 anni. Perchè Belle e Rose non erano con Tremotino e di come Excalibur (e non solo lei) sia stata fondamentale.
Con ciò ringrazio, come sempre, tutti coloro che hanno avuto pazienza nell'arrivare fin qua. Che recensiscono o leggono. Un grazie in particolare a Lucia e alla mia "sorellina" Laura
Vi aspetto al prossimo aggiornamento. All'ultimo per quanto riguarda la prima stagione.
Un buon proseguimento di serata, miei cari Oncers
  
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