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Autore: changeling    02/08/2017    1 recensioni
Doveva essere una cosa rapida.
Un giorno solo, dicevano, più e una settimana di osservazione. Cinquecento dollari per non fare niente.
Doveva essere per il bene della scienza, anche, ma a rimetterci sono stato io.
Quell'esperimento ha stravolto totalmente la mia vita, il mio mondo, me stesso!
La colpa, ovviamente, è tutta degli scienziati, e il giorno in cui mi capiteranno tra le mani saprò come rifarmi. Ma c'è un'altra persona che ritengo responsabile. E' la causa principale di tutti i miei problemi da quel maledetto giorno. E' insopportabile, intrattabile, odiosa e, con mio sommo sconforto, sempre con me.
E' l'unica persona di cui non posso liberarmi. Perché è nella mia mente.
...
Agh! Ma che cazzo!
Genere: Mistero, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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#3_Reese
Guardai Milo defilarsi di soppiatto dal bar evitando di incrociare di nuovo ChiappeSode, l'Amichevole Cameriere. Tirai il frappè dalla cannuccia, pensando. Ci conoscevamo da circa due mesi, ed era stato lui a trovarmi. In realtà ci eravamo già visti un'altra volta prima, durante l'esperimento che aveva cambiato tutto: tutti e due volontari pagati, in un momento in cui nessuno aveva una storia per me e cinquecento dollari mi facevano comodo, come a chiunque. Lo scopo dell'esperimento mi aveva intrigato: inviare i miei pensieri nella testa di qualcun'altro mi sembrava un'idea eccellente, e tutt'ora è così, perchè sono convinta che il mondo abbia bisogno di più persone come me, piene di gioia di vita, curiosità e amore per il proprio meraviglioso fidanzato bellissimo e perfetto. Non avevo fatto caso a chi avrebbe fatto da ricevitore per i miei pensieri, e comunque sul momento non era parso funzionare, dunque avevo intascato i soldi e avevo prontamente dimenticato l'accaduto per far spazio ad altre cose. Fino a quando, quasi un mese dopo, avevo trovato un ragazzo sulla ventina ad aspettare accanto alla mia auto, pallido come un cadavere e così evidentemente turbato che all'inizio avevo pensato fosse un tossico in astinenza. Appena mi aveva visto, però, era diventato rosso di rabbia, e si era mosso verso di me. Io tenevo in borsa lo spray al peperoncino, ma prima che riuscissi a tirarlo fuori, il ragazzo mi si piantò davanti e cominciò a snocciolare tutti i miei dati personali, dal mio indirizzo al mio numero di previdenza sociale, alla copertura della mia assicurazione. Quando arrivò ad elencare tutti i ragazzi che avevo frequentato al college, lo interruppi, assicurandogli che aveva catturato la mia attenzione, e lui mi raccontò tutto. Milo in quei giorni era sull'orlo di una crisi nervosa. Non si radeva (nè, a giudicare dall'odore, lavava) da giorni, ed era sfinito dalla mancanza di sonno e dai mal di testa che lo tormentavano di continuo. Il poveretto mi aveva fatto una pena tale che gli avevo offerto il caffè e lo avevo portato a casa mia, dove aveva dato ulteriore prova di conoscere cose che non avrebbe dovuto prendendo piatti e posate dalle credenze e improvvisando un pranzo lì su due piedi, senza che io dovessi indicargli nulla. Da quell'esperienza avevo capito due cose: primo, l'esperimento per cui ci eravamo proposti aveva funzionato, secondo, il ragazzo che avevo davanti non era quello che sembrava. Se mi avessero mostrato una sua foto e detto che quel nerd cupo e con orribili occhiali cerchiati di corno era in grado di mettere su un pranzo con tutti i crismi con un pacco di spaghetti e tre fette di pancetta, gli avrei detto di smettere di sniffare colla industrale. E non solo. Milo era pieno di sorprese, e mano a mano che entravamo in confidenza ne scoprivo sempre di piú, e più ne scoprivo, più il ragazzo mi piaceva. Aveva dei problemi a gestire la rabbia, ed era represso al punto di star male, ma il suo humor nerd e il sarcasmo pungente erano spesso esilaranti, e il cervello nascosto sotto quella mappazza disordinata di capelli era incredibilmente fino. Non guastava il fatto che, a voler ignorare il cattivo gusto nel vestire, il ragazzo aveva un gran bel fisico, e senza quei paraurti oculistici che si ostinava a chiamare occhiali, i tratti marcati del viso e gli occhi grigio-azzurri facevano un figurone pazzesco.
Proprio perché mi piaceva tanto, però, a volte non riuscivo a fare a meno di sentirmi terribilmente in colpa, soprattutto perchè ero sollevata. Nel momento in cui avevo scoperto cosa avrebbe potuto succedermi se i nostri ruoli fossero stati invertiti avevo ringraziato tutti i santi che ero riuscita a ricordare dalla mia breve parentesi cattolica del catechismo, e anche quelli che non rammentavo, perché se fossi stata io il "ricevitore", allora non sarei mai riuscita a nasconderne gli effetti a Vincent, e la nostra storia sarebbe finita. Chiamare Jordan quando i nostri rapporti ancora erano sfilacciati era stato difficile, ma sentivo di doverlo a quel povero ragazzo a cui avevo involontariamente stravolto la vita. Succhiai il frullato alla fragola fino a che non tirai solo aria. Mentre mi alzavo per andare a pagare, però, pensai che era valsa la pena di ricontattare il mio vecchio migliore amico, e sorrisi. L'avevo chiamato stamattina, e gli avevo raccontato che Vincent mi aveva chiesto di sposarlo. L'avevo sentito sinceramente felice per me, ed entusiasta quando l'avevo invitato al matrimonio, e la gioia che avevo provato nel parlare con lui dei preparativi e di tutte le cose che avrei dovuto organizzare era stata quasi pari a quando Vincent mi si era inginocchiato davanti con un anello in mano. Il mio migliore amico era di nuovo con me. Ed ero ragionevolmente sicura che alla cerimonia, Milo avrebbe partecipato anche senza il mio invito, come suo più uno. Il ragazzo piaceva a Jordan ancora di più di quanto piacesse a me, anche se il diretto interessato non sembrava essersene reso pienamente conto. Se avessi dovuto tirare a indovinare, avrei detto che la cosa era reciproca.
Arrivai alla cassa, e per chissà quale fortuito caso, davanti a me si parò ChiappeSode, l'Adorabile Cameriere. Il suo viso era pressappoco anonimo, ma aveva l'aria di un bravo ragazzo. Mentre gli passavo i soldi, mi resi conto che mi aveva riconosciuta come la compagna di conversazione di Milo, perché le sue orecchie divennero rosse come pomodori, ed evitò palesemente il mio sguardo. Sentii il sorriso sulla mia faccia allargarsi maleficamente. Avvicinandomi oltre il bancone come se fossimo due amici, mi rivolsi a ChiappeSode, lo Scarlatto Cameriere, e scrissi un numero su un blocchetto di post-it lí accanto con una penna per le ordinazioni abbandonata. -Il ragazzo che prima parlava con me è dovuto scappare, ma mi ha chisto di lasciarti il suo numero di telefono. Dovresti chiamarlo.- gli consigliai facendogli l'occhiolino. Il ragazzo divenne, se possibile, ancora più rosso, e boccheggiò come se gli mancasse l'aria. Poteva essere che ChiappeSode fosse il... Vergine Cameriere? Con quel fondoschiena?
Il mio sorriso divenne puramente diabolico. Mi sporsi ancora un po' di più, e gli sussurrai: -Se farai il bravo sono sicura che ti mangerà.-
Presi il mio resto e mi diressi all'uscita. Milo mi avrebbe ucciso. Jordan si sarebbe crogiolato in un po' di sana gelosia. Io mi sarei divertita un sacco alle loro spese.
Adoravo i miei ragazzi.
Mentre spingevo la porta a vetri mi lanciai una occhiata veloce alle spalle, e vidi il ragazzo impietrito dietro la cassa. Il suo capo lo richiamò in fretta perché tornasse a servire ai tavoli, ma prima che schizzasse via avrei potuto giurare che si fosse infilato un post-it giallo in tasca.
  
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