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Autore: queenjane    03/08/2017    0 recensioni
Alessio Romanov, erede al trono di Russia, vive alla Stavka, ovvero il quartier generale delle truppe con suo padre, lo Zar. E' il 1915, ha 11 anni, soffre di emofilia, ogni urto può essere fatale ma è curioso, avido di vita. Nonostante o forse per la prima guerra mondiale. Un suo incontro, un suo inopinato amico, il principe Andres Fuentes dal misterioso passato, più grande di lui, che racconterà storie, avventure e molto altro. Collegato a The Phoenix. Buona lettura. Dal capitolo 9;" In quella notte del luglio 1918, mentre il buio lo sommergeva, Alessio si trovò d’un tratto sopra un baio, a cavalcare il vento, come un antico guerriero, in una valle piena di luci e suoni e profumi, il vento portava il rombo delle onde, diede di sprone e il suo ultimo sospiro fu lieve come il mare quando muore a riva. ."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Tacqui, la lingua tra i denti, mentre beveva tre bicchieri di vino uno dopo l’altro.  A digiuno. Ebbi foschi ricordi poi decisi  di parlare “Per ricordare, che credi. Proprio tu, che ti sei fatto tatuare il nome Xavier e 1901 sulla rosa che il leone rampante tiene tra le zampe, che hai dato la maggioranza delle tue rendite e dei tuoi ingaggi a scuole e orfanotrofi e ospedali..Proprio tu”
“Era mio figlio, non il suo.. Se ci fosse stato un ospedale.. Se..Se non avessi pensato a soccorrere gli altri e solo a loro” la voce gli salì di un paio di ottave.
“Se e ma..La via verso l’inferno è lastricata dalle buone intenzioni, che credi.. “ alzando i toni, gridavo a mio volta.
Non urlare con me..”
“Sei tu che sei fuori controllo..allora come è colpa di Enrique, lo è di Marianna, Jaime e tuo padre, dovevi spaccare denti e braccio pure a loro, anzi li ammazzavi tutti e facevi prima”come riusciva a tirare fuori il peggio di me.
“E’ atroce.. Loro non c’entrano nulla”
“E ti senti meglio a ubriacarti e a spaccare le cose?A essertene andato, sei diventato l’eroe di calle Mayor, il picador e la spia che volevi crepare, Andres, come me quando me ne sono andata.. Volevo crepare e tanto non mi è riuscito
Presi un bicchiere a mia volta e lo ingollai, rapida, per metà. Ci fissammo, onice contro smeraldo. “Ripeto.. non ne aveva diritto, era mio figlio, non il suo, me ne sono andato per non impazzire, magari scordavo”
“Andres, non dire balle, non raccontarti stronzate, ti sei fatto tatuare il nome Xavier e 1901 sulla rosa che il leone rampante tiene tra le zampe.. Non volevi dimenticare, non hai mai voluto dimenticare”
“COSA NE SAI?Possibile che tu.. Calmati, pensa al bambino”
“Io cosa? l’abbiamo fatto insieme, o sbaglio? Non ti ridarò Isabel o Xavier, la vita che avreste avuto, pure..”
“Io non sarò Luois, mai, né questo bambino sostituirà quelli che hai perso..”Bevve il quarto bicchiere.
“Smettila di bere così, non fare come il principe Raulov quando era ubriaco e picchiava mia madre o me, in verità lo faceva pure da sobrio. O mi frustava, le cicatrici che ho le hai ben viste.” Stavo perdendo il controllo dei nervi.
“Non sono Lui..”lo baciai, una pausa, dura e rapida, sapeva di uva  e disperazione, vino e fumo.  Percepii il suo desiderio che sorgeva,rapido.  E tanto se fossimo andati a letto in quei momenti a nulla sarebbe servito, lo desideravo, ero arrabbiata e stavo male, che mistura odiosa.
“Ti comporti, come Lui” ci scrutammo ancora, in silenzio. Onice contro giada scura, le mie iridi ancorate alle sue, erano diventate fosche,  poi andai fuori e incrociai mio zio e Alessio, rigidi ed impalati. Cosa avevano sentito?



Il fatto che fossimo nel nostro alloggio ci aveva fatto abbassare la guardia.
E litigavamo così forte, mescolando spagnolo, russo e inglese da non esserci accorti di nulla, poliglotti pure in quel frangente, quando mancava la frase in una lingua passavamo alle successive, le urla avevano coperto il loro arrivo ed il loro bussare.


“Ciao, vado a fare un giro. Scusatemi, ora sono troppo arrabbiata, scusami Zarevic, a dopo” mi inchinai, a ogni buon conto, il suo rango prevaleva sul mio “Se proprio devi andare vai..”mi trattenne per la manica, mi chinai sul suo orecchio, lui non aveva colpe se eravamo due imbecilli e tanto sarei tracimata di nuovo, a breve, prendendomela con lui che non vi incastrava nulla. “Devo, ci vediamo dopo verso le tre,va bene?” Scrutò il rossore che mi copriva gli zigomi, che ero ben tesa, annuì, riflettendo di sicuro che ben di rado mi aveva visto così in collera, gli strinsi le mani per un momento, accostandomelo addosso, “Torni?” “Sì, Zarevic. Sicuro .”  e schizzai via, salvo ritornare indietro dopo mezzo minuto o anche meno, di corsa, si era agitato, poco ma sicuro, sveglia Catherine, non lo puoi mollare così come un pacco, sei arrabbiata con Andres e sei isterica, il bambino non ha fatto nulla e si è ritrovato in mezzo al casino, come pensi che reagirà? Come se non ti ricordassi di come stavi quando i tuoi litigavano, del gelo e della rabbia e ti come ti sentissi impotente e frustrata...trottai indietro subito, appunto, Alessio non meritava quelle scenate.

 La postura rigida, i pugni stretti e serrati“Zarevic volete venire con me qualche minuto?” mio zio approvò, di sicuro avrebbe strozzato  me o Andres se gli succedeva qualcosa, e se mi calmavo un poco era meglio, di sicuro l’isteria non giova in gravidanza, e lo zarevic mi aveva serrato il braccio, con una stretta micidiale.


Andammo da Castore, la mia idea originale era di sellarlo e sparire per molte ore, soprassedetti per un poco. “Aleksej” “Sei arrabbiata nera”valutò. Eravamo in piedi, mi serrò la vita, così forte da lasciarmi senza fiato, il viso contro il mio stomaco, le spalle che sussultavano  “Aleksej..”deglutii cercando di staccarlo dai fianchi, dalle braccia, se non mi calmavo ci saremmo sentiti male entrambi, io e lui. Ti adora disgraziata, il sussurro di Olga, di molti mesi prima mi percosse come una staffilata, era sensibile, in fondo, meritava di stare bene, sempre e quelle scene erano un male “Ora ti calmi”mi ordinò, staccandosi alla fine, il viso arrossato, il tono fermo “Io rimango tranquillo e ti aspetto dopo, va bene?Ed è un ordine tassativo, principessa, guai a te se mi disobbedisci” “Va bene, vai da mio zio, per favore” “Ti ferma.. ??” “Anche no.. le principesse Raulov .. io e mia mamma..quando fanno così.. sono da mollare per la loro strada” “Ti aiuto a sellarlo, vuoi?E non salgo o monto, ora sei troppo nervosa” “Scusami, zarevic, scusami, ma non reggo altro..” gli sorrisi, a prescindere, ero la sua Cat, Catherine in modalità isterica, trattenni le sue mani tra le mie soffiando tra un dito e l’altro, mi devo calmare Alessio, porta pazienza, scusami, lui va bene. E sto tranquillo..



Pochi minuti dopo si sentì un cavallo che rompeva al galoppo più sfrenato nella tarda mattinata invernale, non nevicava e in tempo di poco eravamo spariti, affondavo i talloni nelle costole di Castore come un’indemoniata. Lui reagì con entusiasmo e rampò sulle zampe posteriori, risi per non piangere e appiattii la schiena, per farlo decollare, era nato per correre.


“Ha più buonsenso lo zarevic di tuo marito..”disse mio zio verso le tre. “E’ schizzato subito a cercarti, mentre lui ha detto che se doveva stare con voi per la giornata, aveva poco senso che ricomparisse dopo dieci minuti.  Rilevando che quando ti fossi calmata, saresti tornata. Così me lo sono portato dietro al mio studio..”R-R versione balia era una comica, annotai tra me. Poteva definire Aleksey viziato, ansioso e petulante, e, in fondo, gli voleva bene“Ora è di là..Solo, sei calma, non ti scatteranno i nervi con lo zarevic?”Ansioso “Appunto per non farmeli saltare sono uscita a cavallo, e prima ancora sono tornata che si era agitato” “Idiota, hai fatto dei numeri .. Prega di non sentirti male, di non abortire, che non voglio dovere consolare quel ragazzino se ti succede qualcosa..Dopo avere strozzato tuo marito. Coraggio o senso del limite..Tu mai, come tua madre e i suoi casini, quelli che le capitano e quelli che combina, da sempre, come Marianna de Cepeuda, tre matte in giro, Dio mi scampi e liberi da voi, come lo zarevic. Che, tanto per dire, è stato ben zitto, ha chiesto solo di poter mangiare qualcosa. E ha capito che eri nera, solo perché gli vuoi bene non sei schizzata via” “Gli avrei spaccato qualcosa in testa..” “Lui non è Raulov..” Un sussurro“Se si comporta come lui ho qualche pregiudizio.. Basta, non voglio discutere oltre, che la questione è tra me e Andres”Imponendomelo “E meno male che la maggior parte del litigio era in spagnolo, che non capisce..” “ E tu sì. Avete sentito tutto?.” ”Abbastanza..” “Zio, io sto con lo zarevic, avvisa Andres, prima che ammattisca del tutto a cercarmi. Ci troviamo a casa, tra qualche ora, sperando di essere più tranquilli!”


“Ciao, che fai?” “Studio.. O ci provo. “Posò il libro sul tavolo di legno intarsiato, lo studio di R- R era arredato con mobili di pregio, mappe alle parerti e volumi rilegati, di squisita fattura. Si alzò in piedi e mi prese una mano, osservando che era fredda, me la scaldò, gesti rovesciati di quello che facevo io con lui. “Eri arrabbiatissima” “ Sì Alessio, e non ero arrabbiata con te,  sono uscita per calmarmi. “ “Non mi volevi..” “Zarevic, ero fuori di me. Avrei rischiato di aprire bocca e dire cose che non pensavo..” “Cioè, ti fa arrabbiare qualcuno e te la prendi con qualcun altro..Molto maturo e poi il bambino sono io, come al solito” Mi strappò il primo sorriso della giornata. “E hai evitato.. Sparendo per ore.” Mi hai fatto preoccupare era sottointeso, pure.. “A volte ti arrabbi anche tu, e se qualcuno ti sta troppo addosso che fai..” “Scatto.. Quella volta della nonna, mi hai fatto calmare e poi.. Sapevo che eri lì, ma se mi facevi tante domande avrei fatto una bizza..E sapevo che tornavi, me lo avevi detto” Non insistetti oltre, ci eravamo intesi, pure aveva bisogno di essere rassicurato.  Dio, come mi aveva stretto quella mattina..Mi appoggiò il viso contro il plesso solare, gli circondai la schiena con le braccia, dandogli un bacio sulle mani. “E te ne vai, poi?”la sua paura”Senza dirmi nulla” “No, Zarevic, te lo già detto, non capiterà più che scompaia all’improvviso per un ghiribizzo” “Veramente è la prima, che lo dici a voce alta” Vero.. “E’ che.. una volta Andres mi ha detto che la sua casa era troppo piccola e il suo dolore troppo grande e se ne è andato. Te lo hai già fatto. Non era un ghiribizzo, come osservi. Era per i figli, Xavier.. Ma i tuoi bambini..” lo spagnolo non lo capiva?dicevamo, oppure era inglese o RUSSO quando ci eravamo presi a metaforiche coltellate? “Andiamo con ordine, zarevic. Ad Ahumada hanno aperto un ospedale intitolato “Emperatriz Alejandra”, come la tua mamma, e un reparto si chiama “Xavier Fuentes”, in onore e memoria di un bambino che è morto troppo presto, cioè il figlio di Andres.. Lui se ne è andato quando era un ragazzo per non impazzire per il dolore..E ne parla poco e mal volentieri, è una ferita ancora aperta..”Semplici sillabe, era teso, attento, in ascolto “Ed è bastato questo per farlo scattare..E tu?Figli ..”allibito, addolorato ”Ero incinta e li ho persi.. la seconda volta è stato quando mi hanno detto che era morto Luois. Anche io me ne sono andata per non impazzire, o almeno ero convinta di questo” una lacrima scivolò solitaria sulla guancia, me la asciugò con un bacio “Invece sei tornata. Hai me, hai Olga e le mie sorelle. Tua madre ti vuole bene, come Sasha.. E Andres ti adora, la risolverete” Sorrise per infondermi coraggio, un dono, come l’aver appreso che mi fidavo, davvero e sul serio di lui, che non eravamo complici solo nelle scemenze. “E i gemelli..” “Scherzaci, un precedente vi è..Sul serio” “Poi ti proteggo IO. Che precedente?” “I figli di Felipe  de Moguer…erano due” “Moguer..??” “Il nome spagnolo..” e passammo ad altro, alle sei lo salutai, o provai, speravo che Andres fosse ritornato e quella la dovevo affrontare senza distrazioni. “Domani ci sei?” “Sì. E il giorno dopo e quello dopo ancora, va bene?” “Sicura, davvero?” “Sì, zarevic” “ A domani, Cat”Mi strinse per un momento e lo sollevai, se non mi era venuto un accidente a cavalcare come un demonio lo potevo pure prendere in braccio. “Finalmente.. Era da tanto che non lo facevi più” “Allora per questo sei ancora d’accordo? Poi non ti lamentare se ti tratto come un bimbo piccolo”ironica e tenera  “Mi vizi, è diverso” l’ultima parola, la sua, come il sorriso, gli tirai un colpo scherzoso sui fianchi “A domani, tesoro”Un cenno. La violenza. Della guerra e degli abbandoni, mi aveva visto fuori di me e ora mi si era attaccato alle gambe, lo avevo già lasciato tante volte. Quella no..  Non si voleva staccare, cercare un contatto .. NO. Inespresso e per questo non meno violento, mi aveva descritto le scena con la zarina madre, un litigio portentoso e aveva assistito, in modo indiretto al mio con Andres, apprendendo come riuscissimo ad andare fuori controllo e ci amavamo, io e Fuentes. E te ne vai, senza dirmi nulla, le sue parole, la sua paura, lui che non aveva timore di nulla. “Anzi, resto ancora un poco, ti va?”Nessuna scusa verbale, lo serrai a caso. “Sì, grazie. Però non litigate di nuovo?” “Sa dove sono e che ci troviamo a casa” “Se non volevi non ti facevi trovare” “Probabile, zarevic” “Definirvi complicati ed infantili è banale, e tanto non mi rispondi, sorridi e basta “ ”SST, sei troppo saggio, zarevic” “Ho fame e prendimi in braccio” “Le due cose sono legate, presumo, vieni qui” “Non mi prendere in giro, dai ti prego” Vezzoso, sollevando un sopracciglio “Prevedo che sarai un grande rubacuori, Alexei, ci rigiri TUTTI” Rise, serrando il viso contro il mio collo. “Sì e no. Ti voglio tanto bene, Cat” “Colpita e affondata” tacqui un istante“ Alexius vir est..” “ E ora che hai detto?”  “Alessio è un eroe, in latino, davvero.. Vir, un termine che indicava l’uomo come forte e valoroso, la derivazione latina del greco eroe”, mi scrutò da sotto in su, le iridi azzurre e perplesse “Se è una battuta, non la capisco” Invece era un vero uomo, un eroe. “Lascia perdere, va bene, Cat..” me lo allacciai contro il busto, morbida. “Ti voglio bene Zarevic, ricordatelo sempre, sono sempre io, nonostante errori e arrabbiature”  Mugugnò un sì, mi si rannicchiò addosso, mi aveva amato quando ero cupa, fuori e dentro di me, con la tipica ostinazione dei bambini, si meritava più di ogni altra persona di non subire i miei malumori e crisi di nervi. Gli baciai il polso, annoverando divertita che batteva un poco più forte“Come si dice cavaliere in spagnolo?” “Cabellero” “Hai presente del cavaliere che mi dici, quello che beve qualche sorso di vino e ha baciato delle belle ragazze?” Annuii “ Io sono come il cavaliere” Mi raccontò che aveva preso qualche sorso di vino di contrabbando, e che aveva baciato Alexandra, la nipote di una dama di corte della zarina, doveva essere sulla guancia, invece lei aveva voltato la testa e le labbra si erano incontrate, un lieve sfiorarsi, delicato come una brezza estiva. Lei era molto carina, occhi scuri e capelli biondi, snella e ben proporzionata, aveva due anni più di lui, l’incidente era stato accolto da affettuose prese di giro dei presenti. Diventò rosso come un pomodoro virando quindi al mattone quando sancii che il cavaliere era lui. “Sei andato su Castore, qualche sorso di vino te lo sei ben bevuto, la ragazza l’hai baciata, anche se per sbaglio ..Gli amici ce li hai, ci siamo, Aleksej..” “E’ stato strano..” “Lo capirai meglio tra qualche anno.” “E Andres quanti anni aveva quando ha baciato una ragazza?se te lo ha detto, che un poco gelosa lo sei”acuto come sempre “14, io invece 15.. ed è stato prima, sarei assurda a essere gelosa del suo passato, o ci provo “Quella gli mancava. “ Invece con la figlia di Deverenko è stato per penitenza, pagava pegno e.. “ “ E bravo Aleksey vale quanto sopra, sarai un rubacuori, davvero precoce” avevi 12 anni e pochi mesi, che fare con te se non amarti? Mi sfiorasti l’angolo delle labbra con un bacio, scossi la testa, io non conto nella lista, tesoro. “Come no”
 “Maldita mujer, fui loco buscando para usted”aprendo la porta, eccolo. 
“Andres, estoy aquì”o ci mettevamo a ridere o litigavamo da capo o.. “Mi sono calmata e poi..”
“Io non sono Raulov.” Feci un cenno di assenso, osservando che era esausto “E non ti trovavo…quando sei schizzata a cavallo..Io.. Meno male che hai avvisato tuo zio e se non volevi mica ti saresti fatta trovare”
“TU..”Ognuno interrompeva l’altro, scusa, chiariamo, aspetta.. E tanto avremmo litigato ancora, negli anni a venire, sia per cose serie che banalità, parole frantumate e confuse, intanto iniziò a spogliarsi e..”Andres, ho una voglia” gli posai il dorso della mano sul petto, inebriandomi del suo profumo, traslammo a letto, riscaldandoci a vicenda, un atto di fiducia.
 
   
 
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